sabato 31 dicembre 2016

Il San Pietro cresce con Cerilli «Per adesso obiettivo playoff»

Dopo la salvezza ottenuta nella passata stagione, il Nuovo San Pietro in Volta, griffato Franco Cerilli, sta veleggiando quest'anno nei quartieri alti della classifica nel girone L di Seconda categoria. Terzo posto in classifica per i “sanpierotti”, dietro la super corazzata San Martino di Pippo Maniero (13 vittorie ed un pareggio in 14 gare disputate) e all'inseguimento dei Lions Villanova, avanti di 6 punti rispetto agli isolani ma con una partita in meno giocata. «Il nostro obiettivo» spiega proprio il chioggiotto, ex vicentino dei tempi di Paolo Rossi «è quello di non subire un distacco dalla seconda superiore ai sette punti, per giocarci i playoff». San Pietro in Volta molto diverso rispetto allo scorso campionato. Il presidente Giorgio Antiga, che di professione fa il dentista, ha organizzato la società e la squadra per una stagione di alto livello. Il ds Piero Scarpa, il dt Luca Scarpa ed il factotum Daniele Scarpa, autentica icona del calcio sanpierotto, hanno fatto un buon lavoro ed i risultati si vedono sul campo. «Si riesce a lavorare bene» conferma Cerilli «ognuno nel rispetto dei propri ruoli. Ho una buona squadra, una rosa folta al punto giusto composta da un ottimo mix tra giocatori giovani e giocatori più esperti, con molti calciatori del posto che sono ritornati dopo le esperienza fatte fuori dall'isola. Si sta anche costruendo un buon settore giovanile con due tecnici preparati e bravi come Andrea Ghezzo e Daniele Vianello, entrambi ex giocatori del Chioggia Sottomarina, che può contare su circa un centinaio di ragazzini e la collaborazione con il settore giovanile dell'Udinese».
Eppure fare calcio a San Pietro in Volta non sembra facilissimo, visto che ad ogni trasferta bisogna prima prendere il vaporetto e poi la macchina. «In realtà essere stati inseriti nel girone padovano ci ha notevolmente avvantaggiato nelle trasferte» precisa il tecnico «certo, mancano i derby, ma va benissimo così. E comunque io ero stanco di prendere la macchina per andare ad allenare, meglio il vaporetto».
Cerilli continua dunque ad allenare fuori Chioggia. «Da
altre parti» dice con una vena di amarezza «forse sarei un punto di riferimento. Sono stato l'unico a portare il nome della mia città in giro per il mondo, però a Chioggia ho allenato solamente per due anni. Si vede che è proprio vero che nessuno è profeta in patria». Daniele Zennaro

venerdì 30 dicembre 2016

Anziano vessato da ragazzini preoccupazione nell’isola


È una persona benvoluta da tutti, alla quale da sempre non solo gli amici, ma tutti gli abitanti dell'isola hanno sempre dato una mano con piacere nei momenti di difficoltà. Eppure, da qualche tempo alcuni ragazzi, per noia e per mancanza di altro da fare che per vera e propria cattiveria, hanno cominciato a prendere di mira proprio lui, anziano e facile bersaglio, per una serie di scherzi iniziati con piccoli insulti e proseguiti poi fino agli atti di vandalismo contro la sua casa.
Ma ora, guidata dal presidente della Municipalità Danny Carella, l'intera Pellestrina è pronta a dare man forte alla vittima, vigilando sulla sua sicurezza e preparandosi, nel caso limite, a una denuncia contro gli autori del fatto per maltrattamenti. La notizia si è diffusa via internet proprio alla vigilia di Natale. A un anziano residente a Pellestrina, ben conosciuto nel l'isola, era stata rotta la porta di casa da un gruppo di 18enni del posto. Con il passare delle ore, si è appreso che il fatto risulta essere solo il culmine di una serie di derisioni e insulti che questo gruppetto di ragazzi rivolge all'anziano. «L’ ho visto», riportano su Facebook, «visibilmente agitato e spaesato per la paura mentre rincorreva dei ragazzi che lo deridevano in mezzo alla strada con le macchine che passavano». La reazione degli abitanti è stata una dura condanna e i ragazzi, se riconosciuti, ora potrebbero rischiare la denuncia. Sulla questione bullismo, interviene proprio il presidente Danny Carella. «Visto che Capodanno si avvicina»,
afferma, «mi appello al buonsenso di lidensi e pellestrinotti (soprattutto i più giovani) Ci si può divertire anche senza bruciare o rovesciare cassonetti, buttare megapetardi in prossimità di abitazioni, vandalizzare muri, stabili e monumenti ed essere molesti».Massimo Tonizzo

mercoledì 21 dicembre 2016

Bricola affiorante sfonda la prua della barca

Nel canale di San Pietro in Volta lo squarcio ha messo in pericolo il galleggiamento dell’imbarcazione 

 Barca di 12 metri rischia l'affondamento per lo schianto contro un “coccodrillo” nei pressi di Pellestrina. Lo sfondamento della chiglia causato da una bricola affiorante in laguna è avvenuto domenica mattina alle 8.30 a circa 30 metri dalla riva di fronte all'asilo comunale di San Pietro in Volta e poteva costare l'incolumità di due diportisti residenti a Pellestrina, che improvvisamente in piena navigazione hanno udito il botto provenire dalla prua dell'imbarcazione. Appena i due si sono accorti del danno importante che li poteva far affondare, hanno manovrato per rientrare in cantiere, dove hanno ricoverato la barca in attesa di riparazione. Una falla di grosse dimensioni aveva infatti danneggiato il lato destro della prua per un danno che ammonta a circa 500 euro. La bricola si è spaccata, dopo essere stata corrosa dai bivalvi, ed è parte di un gruppo di bricole poco distante dal luogo dell'accaduto. La bricola killer rappresenta ancora un pericolo nello stesso specchio di laguna nei pressi di Pellestrina. La segnalazione dell'incidente durante la navigazione è arrivata al gruppo “Diportisti Laguna Veneta”. «Le istituzioni responsabili delle manutenzioni della segnaletica in laguna», commenta il portavoce del gruppo Mirco Bodi, «visto che ad oggi non sappiamo se è il Provveditorato alle opere pubbliche o la Città Metropolitana, a suon di rimpalli fra chi deve stanziare i fondi, stanno assistendo impassibili ad una vera e propria roulette russa che fa rischiare la vita a chiunque percorra la laguna. Ringrazio per questa segnalazione il nostro iscritto che ci permette di sottolineare
quanto siano pericolose le bricole vaganti, in questo periodo soprattutto per la navigazione del servizio di trasporto pubblico. Segnaliamo fra le zone più pericolose per le bricole danneggiate il canale nord di Sant'Erasmo. Carente anche l'illuminazione in laguna».Francesco Macaluso

martedì 20 dicembre 2016

Operaio morto al cantiere «Un anno di reclusione»

Caduto dall’impalcatura della nave in costruzione alla ex De Poli di Pellestrina La pm Franceschetti ha chiesto la condanna di tre imputati per omicidio colposo 

 In tre mesi erano morti in due, entrambi operai delle ditte che lavoravano in subappalto all’interno del cantiere De Poli di Pellestrina, ora acquisito dall’Actv. Ditte che della velocità dell’esecuzione dei lavori facevano il loro principale obiettivo e che imponevano ai dipendenti ritmi spesso insopportabili. Ieri, nell’udienza per l’omicidio colposo di Marijan Panic, la pubblico ministero Carlotta Franceschetti ha chiesto la condanna a un anno di reclusione per l’ex dirigente del cantiere, Massimo Iuris, per il responsabile del servizio prevenzione Marco Cappon e per il capo dei carpentieri Gianluca Pagan, i cui difensori (gli avvocati Luigi Ravagnan, Alessandro Rampinelli e Andrea Galli hanno chiesto il rito abbreviato). Mentre i titolari della ditta di cui era dipendente Panic, i fratelli croati Damir e Marian Peranovic) hanno raggiunto l’accordo con la rappresentante della Procura per patteggiare un anno.
Il giudice ha rinviato l’udienza al 7 febbraio per la sentenza. L’avvocato Piero Pozzan, che rappresentava i familiari della vittima, non si è costituito parte civile perché la famiglia è stata risarcita.
I fatti sono del lontano 7 febbraio 2007. Tre mesi dopo, nello stesso cantiere, sarebbe deceduto un altro operaio, questa volta di origini romene. Panic era un carpentiere e mentre gli altri dipendenti erano in mensa a mangiare lui era sulle impalcature a lavorare, stava svolgendo lavori di carpenteria sulla nuova nave che i De Poli stavano costruendo. Stando alla pubblico ministero, che ieri ha tenuto la sua requisitoria nei confronti dei tre imputati italiani, la vittima sarebbe caduto in sala macchine da un’impalcatura da un’altezza tra i cinque e i sei metri, battendo la testa e spirando quasi subito a causa di un gravissimo trauma cranico. La difesa, invece, sostiene, utilizzando anche le conclusioni alle quali sarebbe giunto il medico legale, che il decesso sarebbe stato causato sì dal trauma cranico, che però non sarebbe stato provocato dalla caduta ma da un pesante oggetto che avrebbe sfondato il cranio mentre Panic si trovava a terra. Il medico legale, infatti, sostiene che se l’operaio croato fosse caduto da sei metri avrebbe riportato anche fratture in altre parti del corpo, cosa che non è accaduta.
Ora, toccherà al giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Venezia Roberta Marchiori soppesare le richieste
della rappresentante dell’accusa e quelle dei tre agguerriti difensori, che puntano ad una assoluzione o comunque ad una condanna meno pesante. Tra l’altro Iuris ha già patteggiato una pena di oltre un anno per la morte dell’operaio romeno.Giorgio Cecchetti

sabato 17 dicembre 2016

Karate Pellestrina, festa e amicizia

Una quarantina di giovani hanno partecipato nei giorni scorsi al 19° Trofeo ScuolaSport di karate organizzato nell'aula magna della scuola media Loredan di Pellestrina. Protagonisti dentro e fuori il tatami sono stati atleti e dirigenti del Gruppo Karate Pellestrina per i quali il trofeo valeva anche come gara sociale di fine anno. Clima di festa in vista del Natale che si avvicina, ma anche un sano agonismo hanno completato la giornata di sport sull'isola. Una occasione nella quale le famiglie degli atleti hanno mostrato ancora una volta lo spirito solidale di Pellestrina e dei suoi abitanti, raccogliendo fondi per poter aiutare i terremotati del centro Italia. Per il locale Gruppo Karate un altro passo avanti a livello societario in vista anche dei prossimi appuntamenti agonistici. (s.b.)

mercoledì 14 dicembre 2016

Il presidente Carella «Poche luminarie nelle nostre isole»

Poche luminarie disponibili, e così il presidente della Municipalità manifesta il proprio disappunto per la «poca considerazione» rivolta alle isole del Lido e Pellestrina dall'amministrazione comunale in vista del prossimo Natale. «Per carità», aggiunge Danny Carella, «è pur vero che sono stati messi degli abeti nelle piazze delle due isole, però è indubbio che Mestre e la terraferma hanno ricevuto attenzioni decisamente differenti. Qui ci si è arrangiati come si è potuto, con il solito sforzo da parte dei commercianti e degli esercenti, con i residenti che stanno addobbando e illuminando balconi e giardini, ma le strade sono senza luminarie». In passato, la Municipalità disponeva di un buon numero di fili di luce, ma con il passare degli anni ne sono stati persi l'80 per cento tra malfunzionamenti e usura. «Ci sono rimasti circa venti metri di luminarie, ma cosa possiamo farci per due isole?», si chiede Carella. «Il decentramento non ha soldi per iniziative più importanti e urgenti, tanto più per acquistarne di nuove e costano parecchio, sarebbe dovuto semmai intervenire il Comune, destinando anche alle nostre due isole un po' di luci per abbellire le strade principali. Ma negli ultimi anni la situazione non è purtroppo mai cambiata» conclude il presidente della Municipalità. (s.b.)

giovedì 8 dicembre 2016

Le isole si fanno belle arriva il concorso per luci e addobbi

Ci sono poche luminarie tra Lido e Pellestrina? Ecco che gli stessi residenti possono fare qualcosa per rendere ancora più belle le case, i giardini e i negozi. Dopo un’ulteriore proroga per le tante domande ricevute, scadrà lunedì il termine per iscriversi al concorso di Natale “Balconi e vetrine addobbati e illuminati”.
La Municipalità, nel contesto delle varie iniziative per le feste, ha indetto il concorso per rendere nel periodo festivo ancora più gradevoli le due isole e lo ha aperto sia agli abitanti per decorare case e giardini, che ai negozianti per le loro vetrine. Basterà ritirare la scheda di partecipazione nelle sedi municipali di Lido e Pellestrina o a Palazzo del Podestà di Malamocco, oppure scaricandola da Internet dal sito istituzionale del decentramento. Poi, entro le 12 di lunedì, bisogna consegnarla, adeguatamente compilata, agli uffici degli Affari Istituzionali o inviarla ad assistenzaorgani.lido@comune.venezia.it.
Gli allestimenti esposti dovranno rimanere ben visibili fino al 5 gennaio prossimo. Sempre lunedì sarà comunicata la composizione della giuria che dovrà poi decidere quali saranno gli addobbi migliori,
con i primi tre classificati nella categoria delle abitazioni e altrettanti per quella delle attività commerciali. La proclamazione dei vincitori è prevista nelle sedi municipali il 21 dicembre, mentre le premiazioni il 12 gennaio alle 17.30 nella sala consiliare del Lido. (s.b.)

mercoledì 23 novembre 2016

Guarì dopo le preghiere, per la scienza non c’era speranza

Prima i drammatici sintomi e una diagnosi che non lascia speranze, poi un’improvvisa guarigione. Il protagonista di quello che tutti a Pellestrina considerano un miracolo è un uomo di 40 anni che oggi, a dieci anni dalla scoperta di una malattia ritenuta incurabile, ha una vita normale. All’epoca dell’episodio aveva 30 anni. I medici gli diagnosticano una malattia molto grave, con un’aspettativa di vita di massimo due anni. L’uomo non viene sottoposto ad alcuna operazione chirurgica, ma all’improvviso la malattia sparisce. «Noi crediamo che il merito sia tutto di padre Raimondo», raccontano alcuni membri del Postulato per la causa di canonizzazione, «il giovane e tutta la famiglia si affidarono nella preghiera a padre Calcagno, chiesero a lui un’intercessione per la guarigione. In questa fase non possiamo svelare le generalità del giovane. Lui e la sua famiglia sono testimoni importanti nel processo di canonizzazione. La scienza non ha una spiegazione per quello che è successo. Per la medicina il destino del giovane era segnato. Oggi, dopo le preghiere, è invece in piena salute. I controlli eseguiti periodicamente da allora non hanno
mai più rilevato traccia del male, tanto che oggi i medici hanno decretato che non sono più nemmeno necessari i controlli». Il caso è stato seguito da medici locali, ma è stato anche sottoposto, per ulteriori verifiche, agli specialisti che seguono a Roma le cause di canonizzazione.

Padre Raimondo Calcagno verso la beatificazione

I membri del Tribunale ecclesiastico accerteranno se ha compiuto un miracolo Nato nel 1888, si formò dai Filippini. Fu benvoluto da tutti per la sua bontà 

 Aperto il processo canonico per verificare se padre Raimondo Calcagno, già dichiarato venerabile da papa Francesco il 7 novembre 2014, abbia compiuto un miracolo dopo la morte, guarendo un giovane di Pellestrina. Il miracolo è un elemento che si aggiunge ai molti altri requisiti per la beatificazione che i fedeli di Chioggia inseguono dal 1991.
Padre Raimondo era un filippino, educatore, biblista ed esperto in diritto canonico. Lunedì scorso il vescovo monsignor Adriano Tessarollo ha nominato il Tribunale ecclesiastico che si occuperà di verificare se l’episodio di guarigione del giovane di Pellestrina, affidatosi nella preghiera a padre Calcagno, sia da considerarsi presupposto certo per la beatificazione. Si avvia così un’ulteriore tappa di un iter che non sarà di certo breve.
Per la comunità di Chioggia padre Raimondo è sempre stato considerato un santo, prima e al di là dell’episodio di Pellestrina che si è verificato una decina di anni fa. Di santità se n’era già parlato subito dopo la sua morte, avvenuta nel 1964, perché la sua vita e la sua professione sacerdotale sono sempre state considerate “straordinarie”. Il religioso fu punto di riferimento indiscusso per bambini, giovani e famiglie. A lui si deve l’istituzione dell’oratorio dei Padri Filippini dove trovarono una casa anche molti orfani del Dopoguerra, quando il mare spesso impediva il ritorno a casa dei capifamiglia.
Padre Calcagno nacque nel 1888. Nel 1914 istituì l’oratorio ricreatorio San Filippo Neri e diresse dal 1921 al 1947 il patronato San Girolamo Emiliani. Qui raccolse e formò, civilmente e cristianamente, tanti bambini, giovani abbandonati nelle calli e orfani della città. Fu assiduo confessore, padre spirituale di sacerdoti e seminaristi, apprezzato teologo e giurista.
La causa di canonizzazione si è aperta nel 1991 a Chioggia, sotto la guida dell’allora vescovo Alfredo Magarotto, per poi spostarsi a Roma, alla Congregazione delle cause dei santi. Il presupposto per la richiesta di beatificazione faceva leva sulla profonda carità del sacerdote, sulla sua spiritualità e sulle gesta a favore dei poveri e degli ultimi.
Oggi però nel percorso verso la santità si è inserito un nuovo elemento, la guarigione del giovane di Pellestrina. Ai primi di ottobre padre Ermanno Caccia dell’Oratorio filippino di Chioggia, postulatore della causa di canonizzazione, dopo aver consultato medici specialisti e con il parere della Congregazione delle cause dei santi, ha presentato al vescovo Tessarollo la richiesta di prendere in esame e di istituire un processo canonico proprio su questo episodio.
Alla richiesta ha allegato una “Relazione particolareggiata del caso” e un elenco di testimoni, tra cui il medico curante del giovane e i familiari. Il vescovo Adriano, dopo alcune consulenze, lunedì ha nominato i membri del Tribunale ecclesiastico che sarà formato dall’arcivescovo emerito di Gorizia monsignor Dino De Antoni, dal monsignor Alfredo Mozzato e dal professor Paolo Padoan. Dopo la nomina, i membri hanno prestato giuramento, come previsto dalle norme canoniche.
Lo scopo del processo è accertare la natura e la gravità della malattia, la guarigione inspiegabile alla luce della scienza medica e se tale guarigione sia da attribuirsi all’intercessione
del venerabile padre Calcagno. Si apre quindi un altro capitolo nel percorso di canonizzazione che, se si concluderà positivamente come i fedeli chioggiotti auspicano, porterà alla beatificazione di padre Raimondo. Elisabetta Boscolo Anzoletti

domenica 20 novembre 2016

Nominato il consiglio municipale dei ragazzi

Il Lido e Pellestrina hanno il loro Consiglio dei Ragazzi. Con la nomina dei ventuno membri, equamente divisi tra alunni di prima, seconda e terza media, la prossima settimana potrà iniziare a riunirsi nella sala consiliare della Municipalità in via Sandro Gallo. Un’esperienza unica nel panorama comunale, che vuole portare i ragazzi a esaminare Lido e Pellestrina dal loro punto di vista di giovani studenti, che può essere anche migliore di come vedono le due isole gli adulti, e al fare proposte utili per loro e per migliorare la qualità della vita dei residenti.
«Credo che sia un’esperienza bellissima di cui i residenti debbano essere fieri», dice il presidente municipale Danny Carella. «La collaborazione con l’Istituto comprensivo delle due isole è stata basilare e ora si passa ai fatti concreti. Mercoledìi ospiteremo gli studenti in sala
consiliare, e questi dovranno eleggere il loro coordinatore che avrà per il Consiglio dei Ragazzi un ruolo come il mio, anche se con competenze differenti. Il primo punto di discussione sarà la gestione degli alberi sulle due isole e l’analisi di dove poterne piantare di nuovi». (s.b.)

venerdì 18 novembre 2016

«Tromba d’aria, promesse ma nessun risarcimento»

Il Comitato dei danneggiati di Pellestrina scrive a Renzi: «Abbiamo affrontato spese per due milioni, dopo sei anni ci dicano se vedremo mai un centesimo» 
 
Dopo tante promesse di aiuti mai ricevuti, e dopo aver pagato di tasca propria i restauri a seguito del passaggio della tromba d'aria che colpì l'isola nell'estate di sei anni fa, i residenti di Pellestrina hanno scritto una lettera al presidente del Consiglio Matteo Renzi. Il motivo? Un ultimo tentativo per capire se mai riceveranno i rimborsi.
Il Comitato danneggiati tromba d'aria era nato subito dopo i danni causati dal maltempo del 10 luglio 2010 che scoperchiò case, danneggiò imbarcazioni e automobili, distrusse giardini e solo per un caso non provocò delle vittime. L'ammontare totale dei danni subiti dai privati fu di circa due milioni di euro, e a Pellestrina arrivarono perfino i vertici della Protezione civile con Guido Bertolaso e la sua équipe. Ma dopo sei anni, neppure un centesimo è finito nelle tasche di chi ha dovuto affrontare molte spese. «Ci fa rabbia questa vicenda, perché abbiamo sentito tante promesse che nessuno ha mantenuto», afferma Daniele Scarpa, coordinatore del comitato cittadino che ha scritto a Renzi. «Diciamo che ci sentiamo ”trombati” due volte: prima dalla stessa tromba d'aria che ha colpito le nostre case, poi dallo Stato che di fatto non ha mantenuto le promesse attraverso i suoi uomini. Ci siamo rivolti a Renzi per colmare il vuoto di una politica distratta e latitante, insensibile ai suoi concittadini. In questi giorni a Venezia si ricorda la drammatica vicenda dell'alluvione del 4 novembre 1966, e anche a Pellestrina e San Pietro in Volta si vissero momenti davvero drammatici, ma di tempo ne è passato ormai parecchio e si è fatto molto da allora. Per i danni di questa tromba d'aria invece c'è gente che si è indebitata, convinta che le promesse venissero poi mantenute, invece a Roma si sono evidentemente dimenticati dei pellestrinotti». Sull'isola la rabbia non è mai sopita per come sono andate le cose, e tra chi si è rassegnato e chi lotta ancora. Daniele Scarpa ha chiesto a Renzi che «per poter chiudere definitivamente questa storia, in qualsiasi caso, ci dia una risposta, un segnale almeno per farci
sapere se vale la pena continuare a sperare oppure no. Siamo consapevoli dei drammi avvenuti negli ultimi tempi in Italia con i terremoti, e abbiamo massimo rispetto per le persone che soffrono nel centro Italia. Ma vorremo almeno sapere se a Roma stavolta qualcuno ci terrà in considerazione».

mercoledì 16 novembre 2016

Al via i lavori della pista ciclabile a Portosecco

In esecuzione della delibera di giunta comunale proposta dall'assessore ai Lavori pubblici, Francesca Zaccariotto, partono i lavori per la realizzazione di un tratto di percorso ciclopedonale, lungo il margine della laguna, tra le frazioni di Portosecco e Pellestrina, all’altezza dei cantieri navali Actv (ex cantieri De Poli).
Il progetto, tanto atteso dagli abitanti dell'isola, è stato elaborato da Insula, su proposta dell'Amministrazione comunale, con l’obiettivo di mettere in collegamento la pista ciclabile “Ibrahim”, realizzata nel 2010, con i tratti di pista ciclabile realizzati dal Magistrato alle Acque sul lato laguna. «Con questo nuovo intervento», ha dichiarato l'assessore Zaccariotto, «si rende possibile percorrere ben oltre metà dell’isola di Pellestrina in bicicletta, in condizioni di tranquillità, adempiendo così in pieno alle indicazioni degli strumenti programmatori e pianificatori e raggiungendo l’obiettivo di incentivare un utilizzo anche turistico a ridotto impatto ambientale del litorale lagunare, interagendo così con il percorso della ciclovia Venezia- Torino. Questo ultimo progetto è finanziato dal ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti e dalla Regione Veneto e il Comune di Venezia dovrà candidarsi per acquisire le nuove risorse potenzialmente disponibili». Il nuovo tratto, lungo 1600 metri lineari, sarà ad uso sia dei ciclisti che dei pedoni. I lavori dureranno complessivamente circa tre mesi.

martedì 15 novembre 2016

Balconi addobbati via alle domande

La Municipalità promuove il concorso pubblico "Balconi e vetrine addobbati e illuminati" per Natale. Potranno partecipare abitanti e commercianti di Lido e Pellestrina; domanda entro il 7 dicembre. Esposizione dell'allestimento dal 9 dicembre al 5 gennaio.

sabato 12 novembre 2016

«No al biglietto per il conducente» Raccolte 1300 firme

Ha raggiunto le 1.300 firme raccolte, la petizione promossa al Lido e a Pellestrina contro l'obbligo per il conducente degli automezzi di pagare il biglietto per salire sui ferry boat. I promotori intendono chiedere a Comune e Actv di tornare alle regole di qualche anno fa, ritenendo che sia sufficiente già pagare il biglietto per l'automezzo. Da tre settimane la raccolta firme ha visto impegnati numerosi cittadini e commercianti delle due isole, dopo la multa salata comminata dai controllori a una ragazza di San Donà alla quale, oltretutto, non sarebbe stato neppure detto in precedenza di dover pagare il ticket oltre a quello riservato alla vettura. Dopo la modifica introdotta da Actv, e il biglietto da 1,50 euro aggiuntivo per il conducente, il tema era sempre stato osteggiato da lidensi e pellestrinotti alle prese con i ferry boat di linea 11 e 17, finché la multa delle scorse settimane ha fatto esplodere la contestazione su questo aspetto, iniziando a raccogliere firme e aprendo una pagina dedicata su Facebook che ha raccolto rapidamente oltre 600 seguaci.
L'obiettivo dei promotori
è quello di raggiungere le duemila firme e quindi, con il supporto della Municipalità, rivolgersi a Comune e Actv sperando in una marcia indietro sul biglietto per il conducente. A questo argomento potrebbero poi aggiungersene anche altri, allargando il fronte della protesta. (s.b.)

giovedì 3 novembre 2016

Tutta Pellestrina alla Fenice: la paura diventa spettacolo

Prova generale di “Aquagranda” alla presenza dei seicento abitanti dell’isola, venerdì la prima. Il sindaco Brugnaro: «Una giornata straordinaria, così il teatro torna ad essere dei cittadini» 

L’acqua a secchiate, a onde, a spruzzi, con le bolle come nell’oblò della lavatrice o con la schiuma come in una vasca. L’acqua grande, quella «sporca, porca, lorda e ingorda» del 4 novembre 1966, sale infine in palcoscenico, entra in un immenso parallelepipedo trasparente e si abbatte come un nubifragio sull’opera che domani sera inaugurerà la stagione della Fenice e che ieri pomeriggio, nella sua prova generale, è stata presentata agli abitanti di Pellestrina.

In seicento, a bordo di una motonave, capitanati dal parroco e accolti dalla banda dell’isola schierata sui gradini del teatro, arrivano in campo San Fantin, chi per la prima volta, chi per ricordare meglio, chi per saperne di più, come in una grande memoria collettiva, tutti insieme per vedere “Aquagranda” di Filippo Pedrocco, su libretto di Roberto Bianchin e Luigi Cerantola con la regia di Damiano Michieletto e, soprattutto, con i piedi all’asciutto.
 Raggiante il sindaco Luigi Brugnaro che prima promette di restituire i cinque euro del biglietto ai quaranta musicisti (i pellestrinotti hanno pagato un biglietto simbolico) e poi dice: «È una giornata straordinaria, la Fenice ritorna il teatro dei cittadini, dell’intera città metropolitana. Pellestrina è uno dei luoghi che abbiamo avuto sin dall’inizio più a cuore intervenendo con grande convinzione in più punti dell’isola. Abbiamo approvato i lavori di manutenzione dei collettori idrici, abbiamo finanziato il tratto di percorso ciclopedonale. Dobbiamo continuare a insistere sulla messa in sicurezza del territorio, sulla gestione del Mose e le bonifiche».


«È stata una bella impresa, sono felice che siano venuti i pellestrinotti, sono loro i veri protagonisti», spiega il soprintendente Cristiano Chiarot accogliendo il gruppone guidato dal consigliere delegato alle isole Alessandro Scarpa “Marta” e dal presidente della Municipalità Danny Carella, oltre naturalmente a Ernesto Ballarin, il figlio di pescatori che voleva fare il cameriere e che insieme alla sua famiglia è protagonista dell’opera.

Passano le immagini, i video, i frammenti di quei giorni di tregenda e poi le gigantografie si fanno liquide, l’acqua “cresse”, si gonfia, diventa muro, boato, cannone, esplosione in faccia all’angoscia dell’isola.
Cinquant’anni dopo, nel tepore della F
enice, l’alluvione è anche terribilmente “cool” e difatti le pellestrinotte si agitano sulla scena indossando sottovesti di seta color sirena mentre i pellestrinotti (tutti palestrati) malediscono il mare al riparo di cerate da nostromo, stivaloni alla coscia e impermeabili di gabardin.
Un’ora e venti di spettacolo ipnotico, e forse per questo un po’ lento nonostante la brevità, con passaggi in dialetto, e il coro della Fenice che diventa la voce della laguna. «La cresse», «la cala»: non si diceva altro, quella notte, quando l’isoletta rimase appesa al filo (rosso, in scena) del suo destino, fino all’ordine di evacuazione emanato dal maresciallo dei carabinieri Giovanni Cester.
«Acqua grande, sporca, porca, fosca, lorda, ingorda, sorda». Acqua limpida, mezzo secolo più tardi, che trasforma il palcoscenico in un immenso acquario con encomiabile sprezzo del raffreddore da parte degli interpreti.
La lingerie si affloscia, rivoli scorrono in scena, il pubblico applaude. Forse non c’è tutto, forse la paura ha un altro odore, forse non fa abbastanza freddo, mancano qualche brivido lungo la schiena, le facce frustate dal vento, gli schiocchi del vento «perché sempre la laguna la governa la natura».
Domani la prima e poi repliche fino a domenica 13 novembre.






Aquagranda, i pescatori con gli occhi lucidi

«Una data storica, il modo migliore per ricordare la tragedia che ci ha colpito» 
 

Merlettaie, casalinghe, pescatori, dottori, preti, studenti, anche la banda: ieri quasi 600 residenti dell'isola di Pellestrina hanno assistito al teatro La Fenice all’anteprima di “Aquagranda”. Arrivati in motonave erano emozionati. In campo San Fantin, prima della rappresentazione dell’opera, tanti i loro ricordi del 1966: l’acqua esondava, il vento sibilava, il cielo scuro, la paura e tanto coraggio.
Marco Vianello, 50 anni, suona la tromba. «La nostra isola», spiega, «ha vissuto una tragedia. Questo è il modo miglior per ricordarla. Avevo due mesi. La mia famiglia mi ha raccontato che da Venezia arrivarono i rimorchiatori. Ci salvammo con il cambio del vento». «Sono la mamma di due bandiste, Enslenie, 11 anni, e Frehiwot, 13 anni», dice la 45enne Sabrina Doria, «e sono felice. So che mia nonna è scappata via con la gabbia degli uccellini. Il resto l'ha lasciato a casa».
Incancellabili sono i ricordi del signor Tino Bigon, 76 anni, abita al Lido, nel 1966 viveva a Pellestrina. «È una data molto importante», annota l’uomo. «Ero a casa appena arrivato da Suez, ero un navigante. Sono andato nelle scuole che erano in difficoltà, ho visto franare il murazzo e arrivare il ferry boat. In quel momento ho capito la gravità della situazione. Mi sono gettato in acqua perché il mezzo non riusciva a ormeggiare. Gli uomini lanciavano la cima sulle bricole che erano a filo d'acqua. Li ho aiutati prendendo quella cima. Mio padre era all'ospedale per un intervento chirurgico. In casa c’erano mia madre e i miei quattro fratelli più piccoli. Siamo stati i primi a salire. Ero giovane, incosciente ma rifarei tutto. È la mia indole».
Tino Fongher, classe 1940, ha gli occhi lucidi: «È una data memorabile. Pellestrina poteva non esserci più. Avevo paura ma andavo ad aiutare le persone. Ero scalzo. Mio padre, pescatore, mi disse: è la fine del
mondo». Nel 1966 don Damiano Vianello della diocesi di Chioggia non era nato. Oggi accompagnato da don Stefanio Dardelli dice: «Quest’opera ricorda la nostra storia». Poi tutti in teatro. Alla fine gli applausi, la commozione e i commenti: «Sorprendente quella massa d’acqua dentro alla Felice».

mercoledì 2 novembre 2016

La storia come cronaca: l'onda dell'Aquagranda rivive sul palcoscenico

Roberto Bianchin, autore del libro e coautore del libretto racconta l'opera che da venerdì va in scena a Venezia 

 Il destino di questo libro, nato come un omaggio alla città e alla memoria, è quello di tornare ogni dieci anni. Nel 1996 era stato un piccolo editore veneziano a cogliere il valore del racconto. A trent'anni dall'alluvione che aveva messo in ginocchio mezza Italia e profondamente ferito Venezia, Filippi aveva pubblicato "Aqua Granda", di Roberto Bianchin.
 Prefazione di Gian Antonio Cibotto, già autore di scritti sull'alluvione del Polesine, e fotografie di Gianfranco Tagliapietra. Dieci anni dopo, quando l'anniversario era il quarantennale, ci tornò su il Comune di Venezia: nuova edizione, prefazione di Massimo Cacciari, illustrazioni di Fabio Visintin. Per i cinquant'anni, dopodomani, il libro nasce nella sua terza vita: lo pubblica Marsilio (prefazione di Cristiano Chiarot, contributi di Valerio Cappelli, Paolo Petazzi e Luigi Magistro), assieme al libretto dell'opera tratta dal testo con la quale la Fenice inaugura venerdì la nuova stagione. Una produzione che parte da lontano, e che lontano è destinata ad arrivare dopo le repliche veneziane: richieste sono già arrivate dal Giappone e dalla Germania.
 «Il primo contatto con la Fenice risale a tre anni fa» racconta Bianchin, giornalista di professione e uomo di teatro per passione «quando sono stato chiamato dal sovrintendente Cristiano Chiarot, che già iniziava a pensare all'anniversario dell'alluvione». La proposta, sulle prime, lascia l'autore interdetto: «Del mio libro c'era già stata una riduzione teatrale, una pièce con Roberto Citran. Ma quando mi hanno chiesto di scrivere un libretto sono rimasto perplesso: non lo avevo mai fatto. "Provaci", mi hanno detto».
 Dalla prima stesura si è arrivati alla messa in versi: «per quella, ha lavorato Luigi Cerantola, davvero non avevo idea di come si facesse», ma in realtà - dice Bianchin - «la cifra di questo lavoro è quello di un'opera collettiva, nella quale si è poi inserito naturalmente il regista Damiano Michieletto, e collettiva è una parola che mi piace molto». Il risultato «è un libretto che mi assomiglia molto e mantiene il punto di partenza del libro, la scelta di raccontare il dramma di Venezia da un'angolazione specifica, Pellestrina, perché è da Pellestrina che il mare è passato, è lì che l'onda ha sfondato». Nel 1966 Roberto Bianchin aveva 17 anni: «Allora le scuole il 4 novembre erano chiuse, quindi ero a casa mia, al Lido, e al mattino dal letto sentivo il rumore del mare, un rumore mai sentito prima, un ruggito pieno di rabbia».
 La curiosità è troppa: il ragazzo vuole andare a vedere quel che succede, deve rinunciare alla bicicletta perché le strade sono allagate e raggiunge a piedi i Murazzi: «Ho visto l'onda arrivare e ho cominciato a fuggire, era alta almeno quattro volte me. Sono scappato verso quella che allora era campagna, l'onda mi ha preso e sono finito nell'acqua fino alla cintura, ma senza farmi portare via». A Pellestrina sfonda; mare forza 8, vento a 120 nodi, onde alte da otto a venti metri. Da lì a San Marco c'erano 18 chilometri: «Il mare perse forza e questo salvò la città, pur sommergendola come mai era accaduto prima». Pellestrina allora è il punto di osservazione speciale, attraverso gli occhi di Ernesto Ballarin, il figlio di pescatori che voleva fare il cameriere: «Mentre nel libro c'è una voce narrante, la mia di autore, in teatro questa non c'è: i sette personaggi dialogano, il coro è la voce della laguna. E mentre il libro è in italiano, l'opera ha passaggi in dialetto nella calata tipica di Pellestrina». I personaggi sono tutti reali:Ballarin, la madre e il padre, gli amici, il farmacista, il maresciallo dei carabinieri Giovanni Cester, che del disastro tenne un diario annotando tutti i dati che hanno consentito al giornalista Bianchin di farsi cronista del passato per raccontare, da scrittore, la sua storia. L'opera è nata in teatro, nelle prove e nei confronti «grazie anche a Damiano Michieletto, una persona meravigliosa. Lui che è un numero uno si pone nei confronti degli altri con dolcezza, ha una grande sensibilità e una disponibilità infinita». C'è naturalmente l'orgoglio di andare in scena, da autore, alla
Fenice che è un tempio mondiale e che è anche il teatro della sua città: «È stato fatto un investimento importante, che rinsalda il rapporto fra la città e il suo teatro».
Certo, mai Bianchin avrebbe pensato a un simile cammino per il suo libro: «L'ho scritto per una ragione molto semplice, perché su quell'acqua granda una storia non era mai stata raccontata. O meglio c'era Obici, che aveva scritto "Venezia fino a quando", ma io volevo raccontare quel giorno e quei giorni da un punto di vista diverso».
Fu un disastro naturale di enorme portata: «Non poteva essere previsto ma nemmeno escluso, risalendo indietro nei secoli si sa che ne erano già accaduti e anche se tra l'una e l'altra risultano intervalli lunghissimi, oggi noi non possiamo dire di avere messo Venezia in sicurezza. Cinquant'anni dopo la città è ancora indifesa, se arrivasse oggi un'onda come quella del 1966 non credo che il Mose, con tutti i soldi che è costato, cambierebbe le cose, tra cassoni che non si alzano, ruggine e conchiglie». Paura per il debutto? «La generale di mercoledì è decisiva. È riservata al pubblico di Pellestrina, se "Aquagranda" passa questa prova è fatta».

martedì 1 novembre 2016

Dall’anteprima dell’opera alle voci dei testimoni

Domani alla Fenice lo spettacolo di Michieletto riservato agli abitanti di Pellestrina Giovedì alle 18 alla Querini Stampalia otto voci testimoni della tragedia collettiva 
 
È dedicata a Pellestrina e ai suoi abitanti la antegenerale di “Aqua granda” - lo spettacolo dell’apertura della stagione della Fenice in occasione dei cinquant’anni dalla grande alluvione del ’66, il 4 novembre - in programma al Teatro La Fenice domani alle 15.30. La prova è infatti riservata ai residenti dell’isola che, in quella eccezionale alluvione del 4 novembre 1966 cui la Fenice dedica il ricordo con l’inaugurazione della sua stagione lirica 2016-2017, fu per prima esposta alle conseguenze della rottura dei murazzi e all’irrompere del mare in laguna; inoltre ad accogliere gli spettatori all’ingresso del teatro ci sarà la Banda Musicale di Pellestrina che, al termine della recita, terrà un concerto nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice. La première di «Aquagranda», opera commissionata dalla Fenice al compositore Filippo Perocco in occasione del cinquantennale dell’acqua alta, con la regia di Damiano Michieletto e la direzione musicale di Marco Angius, avrà luogo due giorni dopo, venerdì 4 novembre 2016.
Testimoni giovedì alla Fenice. Giovedì 3 novembre un nuovo appuntamento con i testimoni dell’acqua alta del 1966 nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice: dopo i racconti di Ernesto Ballarin, Arrigo Cipriani, Giovanna Nepi Scirè, Lady Frances Clarke, degli ex sindaci Paolo Costa e Mario Rigo, di Leopoldo Pietragnoli, Duilio Stigher e Gianfranco Tagliapietra, giovedì alle 17, si svolgerà la presentazione del volume “Aquagranda” edito da Marsilio, che raccoglie il libretto dell’opera omonima, di Roberto Bianchin e Luigi Cerantola, e il libro dello stesso Bianchin da cui l’opera è tratta.
Parteciperanno il sovrintendente del Teatro La Fenice Cristiano Chiarot e l’editore Cesare De Michelis, presidente della Marsilio. Interverranno inoltre alcuni testimoni oculari dell’alluvione, come Natale Vianello “Nini” che all’evento ha dedicato una composizione in versi e in dialetto, Gianfranco Scarpa “Barche”, Elio Scarpa ‘Bolla’, Ferruccio Gard, che nel 1966 lavorava come cronista per la Rai di Venezia, e gli esponenti dell’Associazione Murazzo di Pellestrina. Incontro coordinato da Roberto Bianchin.
Voci dall’Acqua Granda alla Querini. La Fondazione Querini Stampalia rievoca l’accaduto con “Voci dall’Aqua granda. Una narrazione tra teatro e storia orale”, per la regia di Marco Paladini, con Marco Tizianel e musiche di Sergio Marchesini, in programma giovedì 3 novembre, alle 18.Otto voci protagoniste, per otto testimonianze che in vari modi si ricollegano al racconto collettivo di quella tragedia e alle sue conseguenze, anche a lungo termine. Ciascuna voce legata ad un luogo, ad una situazione, ad un oggetto; tutte accomunate dal medesimo senso di “sospensione”, di incredulità, di attesa dell’irreparabile, davanti alla marea che pare non volersi più ritirare.
Aqualand per immagini. Al Circolo I Antichi (Dorsoduro 250) venerdì alle 17 si inaugurerà la mostra fotografica «Aqualand» con le immagini del fotografo Andrea Merola. Una mostra per documentare come nella percezione collettiva l'acqua alta si sia trasformata da disastro a distrazione, con un'accelerazione vertiginosa negli ultimi anni. Da fenomeno meteorologico a fenomeno del turismo di massa.
Quel 4 novembre al Florian. Giovedì alle 11 al Caffè Florian verrà inaugurata la mostra Il 4 novembre 1966 a Venezia, esposizione di foto in bianco e nero di Gianfranco Tagliapietra, decano dei fotografi di cronaca veneziani. Le immagini, che testimoniano i drammatici momenti di quella fatidica giornata di quarant’anni fa che ha segnato in modo irreversibile la storia della città, verranno esposte contemporaneamente a Venezia e al Caffè Florian di Firenze di via del Parione. Nella Sala Liberty del Florian di Venezia saranno, inoltre, in mostra alcune immagini dell’alluvione di Firenze, in una sorta di gemellaggio solidale tra le due città che subirono danni incalcolabili in quel terribile 4 novembre del 1966.
L’acqua e la Piazza. Il Fai di Venezia con l’Associazione Piazza San Marco e l’associazione We Are Here Venice presentano al Negozio Olivetti il progetto “L’acqua e la Piazza” dedicato a Francesco Valcanover. Un racconto a più voci sul rapporto tra gli abitanti, l’acqua e il cuore di Venezia, Piazza San Marco. Venerdì alle 11 verrà inaugurata la mostra fotografica “Ritorno in Piazza” di Anna Zemella che si propone come un percorso emozionale di riappropriazione della piazza cittadina, dall’acqua e le pietre alle antiche figure.
La mostra diffusa “Acqua in Piazza” curata da We are here Venice ed Eleonora Sovrani raccoglie invece un insieme di testimonianze e materiali che raccontano il faticoso rapporto quotidiano con il giungere delle maree nei locali degli aderenti all’Associazione Piazza San Marco. (e.t.)

«I sassi in volo come fogli di carta e dopo non c’erano più i murazzi»

La drammatica testimonianza di Marina Sara Mazzuccato che all’epoca aveva un bambino di un anno «I pescatori venivano a prenderci nelle case, ci hanno portato sul ferry e salvato: li ringrazierò sempre» 
 
«Cosa sono quei fogli bianchi?». La mattina del 4 novembre 1966 Marina Sara Mazzuccato, moglie del pellestrinotto Attilio Vianello, si affaccia alla finestra del primo piano della sua casetta di San Pietro in Volta e vede delle forme strane volare nell’aria. «Ho guardato bene e mi sono accorta che erano i sassi dei Murazzi, pesanti quintali, che schizzavano ovunque come fogli di carta» racconta cinquant’anni dopo «Le onde erano altissime con la cresta bianca, non c’erano più i Murazzi, ma cascate del Niagara che si riversavano sull’isola».
Negli ultimi giorni la signora ha ritrovato negli scatolini le foto di suo padre Mario che andò a prendere la figlia e il nipote Marco il giorno dopo l’«aqua granda» per portarle a Padova, la sua città natale. Dalla terraferma si era trasferita a Pellestrina per sposare nel 1964 Attilio. Dalla loro unione sarebbe nato Marco che il giorno dell’alluvione aveva solo un anno. Marina comunque le immagini di quelle foto non le ha mai dimenticate, a volte tornano all’improvviso negli incubi.
Il 4 novembre 1966 Attilio, proprietario della bottega di alimentari, si sveglia per andare a vedere in che stato è il negozio. «C’era uno scirocco fortissimo» ricorda «e la sera prima continuava a piovere, ma tanto. Non c’erano messaggi di allerta e nemmeno previsioni, quindi pensavamo si trattasse di una brutta acqua alta». Marina sente dei suoni da parata provenire da fuori. «Era il giorno dei caduti» riprende Marina «e ho visto sfilare tanti signori con le bandiere. Sembrava una scena surreale, l’acqua si stava alzando sempre di più, ma loro proseguivano con la cerimonia».
Attilio pensa che la moglie sia al sicuro in casa, ma le onde si fanno sempre più alte fino a quando l’acqua raggiunge quasi il bordo della finestra. Lei è sola con il figlio Marco. Fuori l’apocalisse, con il mare impetuoso che s’ingoia la laguna. «I pescatori hanno fatto tantissimo» ribadisce più volte «senza di loro non so come mi sarei salvata. È passata una barca che diceva con un altoparlante che bisognava evacuare. I pescatori venivano a prenderci nelle case e ci portavano sul ferry boat».
Il problema è che il vento di scirocco soffia ancora e non è facile per le barche attraccare. «Non pioveva più, ma ogni volta che la barca si avvicinava alla finestra il vento la spingeva via. Alla fine sono riuscita a salire lasciando dietro di me ogni cosa, ma quando siamo arrivati al ferry ho dovuto per montare lasciare mio figlio sulla barca che poi non riusciva più ad avvicinarsi al ferry da quanto vento c’era, ero disperata. Poi dopo molti tentativi l’ho riabbracciato e siamo stati portati al Lido, dove c’è l’imbarcadero per andare a Chioggia».
Lì la situazione è migliore, ma l’acqua arriva comunque alla cintura degli uomini. «Quando siamo scesi dal Ferry gli uomini ci hanno presi in braccio. Non c’era elettricità, né gas, i frigoriferi non funzionavano e nemmeno le linee telefoniche».
Il giorno dopo il padre parte in treno da Padova per andare a prendere figlia e nipote al Lido, mentre Attilio rimane a dare una mano nell’isola. Mario Mazzuccato porta con sé una macchina fotografica. Gli servirà per documentare il disastro inimmaginabile che gli si para davanti agli occhi. Venezia è letteralmente sventrata. Pellestrina mostra le viscere vive. La barriera di sassi è crollata come un castello di carta.
«Mio figlio Marco» ricorda «ha imparato quella volta a bere da un bicchiere perché non c’era niente, non potevamo nemmeno lavarci. Mi sono sempre chiesta che cos’abbia provato. Mi sembrava molto piccolo, ma quando siamo tornati a casa a Pellestrina ha detto pù acca, cioè più acqua». Il peggio viene scongiurato quando finalmente arriva il garbin, il libeccio, che spazza via lo scirocco, evitando che le isole vengano devastate. «I pescatori urlavano che era arrivato il garbin» ricorda «dicevano è cambiato il vento! è cambiato il vento!».
Il mare si ritrae e la collettività inizia a rialzarsi. Dopo 20 giorni Marina e Marco tornano
a casa e ritrovano Attilio, mancato otto anni fa. «Sono sempre rimasta qui a Pellestrina» afferma «da qui vedo dei tramonti meravigliosi e la laguna mi riempie di tranquillità. Ogni tanto sogno ancora quel giorno, ma non ho mai pensato di andarmene da Pellestrina».

domenica 30 ottobre 2016

“Aquagranda” Il disastro in un’opera lirica

Ultimi giorni di prove sul palco della Fenice per "Aquagranda" di Filippo Perocco, la nuova opera lirica commissionata della Fondazione Teatro La Fenice che inaugura la stagione lirica proprio venerdì 4 novembre, ricorrenza del 50° anniversario della tragica alluvione che colpì Venezia e laguna. L'allestimento, con libretto di Luigi Cerantola e del giornalista Roberto Bianchin (a cui si deve il romanzo dell'alluvione da cui è tratta l'opera), sarà affidato ala direzione del maestro Marco Angius, mentre Damiano Michieletto - il quarantenne regista veneto affermatosi in Europa e nel mondo per l'attualizzazione che connota gli allestimenti lirici da lui firmati - curerà la regia della messa in scena realizzata con il sostegno del Freundeskreis des Teatro La Fenice. La presenza dell'acqua segnerà fisicamente lo spettacolo: così hanno voluto il regista e lo scenografo Paolo Fantin che, per evocare il tragico momento in cui si ruppero i Murazzi a Pellestrina, ha ideato una soluzione tecnica di grande effetto. Ma la laguna e i suoi canti sono anche il punto di partenza del lavoro di ideazione e creazione del compositore trevigiano Filippo Perocco. A completare il cast ci sono i costumi di Carla Teti, le luci di Alessandro Carletti, i video sono a cura di Carmen Zimmermann & Roland Horvath e Davide Tiso è il regista del suono. In scena, fino al 13 novembre, Andrea Mastroni e Francesco Milanese cantano nel ruolo di Fortunato; Mirko Guadagnini e Paolo Antognetti sono Ernesto, Giulia Bolcato e Livia Rado come Lilli; Silvia Regazzo e Valeria Girardello diventano Leda; Vincenzo Nizzardo canta nel ruolo di Nane; William Corrò e Tommaso Barea sono Luciano; Marcello Nardis e Christian Collia come Cester. Ben nove le recite in programma dal 4 al 13 novembre (di cui tre al mattino per le scuole) a sottolineare il valore identitario che per il teatro e la città è avvenuta assumendo un'operazione su cui Fondazione e direzione artistica hanno coraggiosamente investito le sempre più modeste risorse. Anche in questa chiave di lettura vanno visti gli eventi che ci attendono da qui alla "prima": il 2 novembre alle 15,30 è in programma una prova generale riservata esclusivamente agli abitanti di Pellestrina, dove è ambientata la vicenda, che vedrà anche la partecipazione della Banda di Pellestrina, chiamata ad eseguire alcuni brani del suo repertorio alla fine della prova . Giovedì 3 novembre, infine, alle 17 ultimo appuntamento del ciclo di incontri "Verso Aquagranda: testimonianze e racconti dell'alluvione del 1966" dedicato alla presentazione del volume Aquagranda, edito da Marsilio, che raccoglie il libretto dell'opera omonima, di Roberto Bianchin e Luigi Cerantola, e il libro dello stesso Bianchin da cui l'opera è tratta. Parteciperanno il Sovrintendente del Teatro La Fenice Cristiano Chiarot e l'editore Cesare De Michelis, presidente della Marsilio. Interverranno testimoni dell'alluvione, come Natale Vianello ‘Nini' che all'evento ha dedicato una composizione in versi e in dialetto, Gianfranco Scarpa "Barche", Elio Scarpa "Bolla", e gli esponenti dell'Associazione Murazzo di Pellestrina. 
Giuseppe Barbanti

mercoledì 26 ottobre 2016

Manca un pezzo da 450 euro autobotte ferma in cantiere

Protezione civile in allarme a Pellestrina. Carella: «Non c’è una rete antincendio In caso di rogo possiamo contare su due idranti per tutta l’isola e non bastano» 

 Servono 450 euro per aggiustare la pompa di erogazione dell'acqua, ma da giugno una delle due autobotti della Protezione civile di Pellestrina è bloccata in cantiere. Un problema non da poco, segnalato in queste ore da alcuni residenti che sono preoccupati, dal momento che in caso di emergenza il nucleo di volontari si ritroverebbe con il 50 per cento in meno di disponibilità antincendio. Il mezzo è del 1999 e può trasportare 600 litri di acqua. Con l'altro a disposizione della Protezione civile di Pellestrina costituisce la prima risposta efficace in caso di emergenza, dal momento che sull'isola non ci sono comandi dei Vigili del fuoco, ma solo i carabinieri quale forza dell'ordine. Anche nell'agosto scorso la zona La Mara è stata interessata da un incendio, quasi certamente doloso, e i volontari locali sono intervenuti con l'unico mezzo disponibile, poi supportati dall'arrivo dei pompieri dal Lido e da Venezia. Gli abitanti di Pellestrina sono ovviamente preoccupati, ed è lo stesso presidente della Municipalità a raccogliere la segnalazione e a spiegarne i motivi, visto che a intervenire dovrebbe essere il Comune.
«Si discute da tempo della situazione a Pellestrina sotto il profilo delle possibili emergenze», commenta Danny Carella. «Qui non abbiamo una rete antincendio vera e propria, ma solo due idranti che non possono ovviamente coprire tutta la necessità dell'isola in caso di rogo. I volontari di Protezione civile sono in genere i primi ad arrivare, perché
i Vigili del fuoco dal Lido devono prendere il ferry boat, mentre da Venezia o Chioggia devono spostarsi con i motoscafi. Allora credo che questo problema tecnico debba essere risolto in tempi molto rapidi, per garantire la piena efficienza dei mezzi ai nostri volontari». Simone Bianchi

martedì 25 ottobre 2016

Aqua granda, una messa e una mostra per non dimenticare

Isola mobilitata, coinvolti anche gli studenti. Rilanciato il Piccolo museo della laguna sud 

 L’isola si mobiliterà venerdì 4 novembre per ricordare i fatti seguiti alla grande alluvione che non risparmiò neppure Pellestrina e i suoi abitanti. Sarà celebrata alle 10 una messa nella chiesa di Portosecco, e a seguire è previsto un momento di ricordo di fronte il cippo commemorativo che si trova poco distante, il solo presente in tutta l’isola.
Ma in questa tappa storica a 50 anni di distanza dagli eventi distruttivi del secolo scorso, saranno coinvolte anche le scuole medie ed elementari di Pellestrina, e verranno messi a disposizione degli studenti che rappresentano la nuova generazione, numerosi filmati che riportano le ore vissute dagli abitanti in quel drammatico 4 novembre 1966.
Il Piccolo Museo della laguna sud ospiterà in seguito la mostra fotografica che attualmente è al Centro Candiani di Mestre. Uno spazio museale che già di suo raccoglie ricordi di quella alluvione.
Nella ex scuola Goldoni di San Pietro in Volta dal dicembre del 2007 è aperto al pubblico il primo nucleo del Piccolo Museo della laguna sud, alla cui realizzazione hanno contribuito vari soggetti. In particolare le associazioni Abitanti in Isola ed El Fughero che hanno curato la stesura del progetto e il coordinamento dei lavori, fornendo inoltre i materiali documentari raccolti in decenni di paziente attività. Quindi la Municipalità che ha accolto e finanziato l'idea, l'architetto Renato Vidal che ha ideato e progettato la struttura delle due sale, e infine Florian Egger, artigiano e artista del cartongesso.
Al visitatore si offre un breve percorso espositivo organizzato in due sezioni: la storia dei Murazzi e 4 novembre 1966, la grande paura. Il materiale storico-documentario è frutto di una donazione da parte dell'associazione El Fughero e della ricerca dell’associazione Abitanti in Isola, che ha organizzato con il Comune nel 1996 la mostra
4 novembre 1966/La grande paura. Con la mostra fotografica in arrivo dal Candiani e dopo il passaggio di questa stessa anche a Ca’ Farsetti, il museo di Pellestrina potrà offrire per alcuni giorni un quadro completo di ciò che accadde in laguna cinquant’anni fa. (s.b.)

La notte da incubo di Pellestrina tutti salvi a bordo della motonave

La disperazione dei 4 mila residenti imprigionati di fronte all’acqua che inesorabilmente si alzava La prima a cedere, alle 10 del mattino, fu la diga di Portosecco i cui massi furono divelti dalle onde 

 Urla, pianti e la fuga generale da quasi ogni casa dell'isola per trovare rifugio altrove sotto il sibilo del vento da sud e le onde del mare che sferzavano la incolpevole diga protettiva dei centri abitati. L'incubo per i pellestrinotti è stato reale quel 4 novembre di cinquanta anni fa. In quel sottile lembo di terra che è stato divorato dal mare e dalla laguna, invaso dall'acqua senza la possibilità per i cittadini di proteggersi in alcun modo, mentre la gente fuggiva come da un conflitto dove gli eserciti che li accerchiavano era composti da vento e onde, elementi implacabili della natura. I racconti di chi c'era allora, dopo cinque decenni, sono ancora pieni di emozione e di quella paura che al solo pensiero vela ancora i loro stanchi occhi. Una esperienza indimenticabile per chi c'era, e che alle nuove generazioni è stata tramandata come un monito per tutelare la storia di quel piccolo intermezzo tra mare e laguna. Ore d'angoscia. Quelle che i circa quattromila residenti hanno vissuto sin dalla sera del 3 novembre, mentre il mare si ingrossava alle spalle degli abitati di Pellestrina, San Pietro in Volta e Portosecco. Lo scirocco che non dava tregua e la laguna che inesorabilmente si alzava senza il normale giro dell'acqua erano un tutt'uno. Durante la notte la situazione peggiorò e alle 5 del mattino successivo il fronte lagunare di Pellestrina era già invaso dall'acqua, mentre alle 10 la prima a cedere fu la diga a Portosecco, con i primi grandi massi letteralmente divelti dalla forza del mare. Imprigionati da una parte e dall'altra, gli abitanti non poterono fare altro che chiedere aiuto, mentre alle 11 dietro Pellestrina la diga cedette per un fronte di quasi duecento metri, con l'acqua salmastra lesta a creare autentici canali tra le case. Le famiglie trovarono scampo a bordo delle motonavi che le portarono altrove, lasciandosi alle spalle il timore della distruzione totale per le case, e la perdita dei loro averi, delle imbarcazioni da pesca e tutto ciò che rappresentava il minimo sostentamento. Nel tardo pomeriggio l'acqua raggiunse il soffitto delle case ai piani più bassi, e chi con coraggio rimase a fare la "guardia" ai piani alti delle abitazioni, visse attimi di terrore invocando l'aiuto della Madonna, cui da secoli i residenti sono votati. La quiete che seguì il 5 novembre, servì solo a fare la conta dei danni, tra distruzione e dolore, con la consapevolezza che almeno non vi furono vittime tra i residenti, ma rimasero grandi ferite interiori nelle persone. Lavori. Il presidente della Municipalità di Lido e Pellestrina ha voluto prendere spunto da quei fatti e dalle imminenti commemorazioni per fare una riflessione sullo stato attuale delle difese dell'isola, e per chiedere interventi a tutela degli abitanti. Danny Carella non era ancora nato quel 4 novembre 1966 ma anche la sua famiglia, come molte altre, ricorda ancora quel disastro e ha tramandato quei momenti da incubo. «Nessuno ha scordato ciò che avvenne in quelle ore, e proprio per questo mi auguro che nelle stanze che contano, a Roma come qui in Veneto, si arrivi a capire la necessità di interventi per l'isola», afferma. «Ci troviamo con la necessità di un ripascimento effettivo in determinati tratti del nuovo arenile costruito dal Magistrato alle Acque oltre dieci anni fa, e serve un rinforzo e una sistemazione del Murazzo che in alcuni punti preoccupa parecchio, con crepe e buchi tra le pietre. Lo diciamo da tempo ma a tante parole non hanno fatto seguito i fatti. Negli ultimi anni più volte il mare si è fatto sentire, e bisogna che qualcosa si concretizzi per dare nuove garanzie». Ma il fronte del mare Adriatico non è il solo problema, e così Carella parla anche di quello lagunare. «La situazione del muro e dell'argine che si affaccia sulla laguna, in numerosi punti ormai lascia a desiderare, con l'acqua che esce a fiotti tra i mattoni se la marea è più sostenuta», prosegue il presidente della Municipalità. «E poi c'è la questione legata alle pompe idrovore. Molte sono vecchie e già in alcune occasioni non hanno fatto il loro lavoro. Non sono cose che ci inventiamo, ma reali necessità. Il Comune fa la manutenzione, ma forse non basta visti i guasti che si sono succeduti nel tempo». Appello. I cinquant'anni dalla grande alluvione verranno celebrati in tutta la gronda lagunare, ma Danny Carella lancia anche un messaggio specifico. «Questa vuole essere una sorta di commemorazione, ma noi vogliamo che sia un momento anche di riflessione e un passo avanti per garantire che nulla più di tutto quel che è successo, possa ripetersi»

domenica 23 ottobre 2016

Carella con i passeggeri Actv protestano per i ticket sui ferry

Anche il presidente della Municipalità Danny Carella si schiera con i residenti, che stanno raccogliendo firme per chiedere ad Actv di abolire il biglietto che è costretto a pagare il conducente dei mezzi che vengono imbarcati sui ferry boat del Lido. Una questione legata alle motozattere in linea 17 (tra Lido e Tronchetto) e linea 11 (tra Lido e Pellestrina). «La gente fa bene a chiedere questo cambiamento», sottolinea Carella, «e come presidente sarò al fianco di lidensi e pellestrinotti in questa battaglia. La petizione è sacrosanta, dal momento che per decenni quel biglietto non è mai stato pagato, visto che già la vettura era soggetta a un ticket costoso che comprendeva pure il conducente. Una scelta insensata, quella di aggiungere un aggravio di costi ora arrivato a 1,50 euro per chi guida, evidentemente solo per far cassa. Sono pertanto a disposizione di promotori di questa iniziativa, e spero che lo siano anche gli altri colleghi consiglieri municipali nel momento ci dovessimo esprimere su questo argomento».Intanto, al Lido e a Pellestrina sono stati distribuiti in bar, ristoranti e negozi, numerosi moduli per la raccolta delle firme, e la pagina Facebook dedicata a questa protesta ha raggiunto in 4 giorni le seicento adesioni.
Per aderire alla petizione ci sarà tempo soltanto una settimana, per puntare già per la prossima a consegnare e protocollare le firme in Municipalità e in Comune. Da sempre la scelta di obbligare il conducente a pagare il biglietto non era piaciuta ai residenti, ma la goccia che ha fatto traboccare
il vaso è stata la multa di 70 euro contestata ad una giovane sandonatese la scorsa settimana, che per giunta neppure sapeva del biglietto aggiuntivo, ma una volta a bordo del ferry boat, durante un controllo da parte dell’ispettore dell’Actvi, non ha potuto fare nulla. Simone Bianchi

venerdì 21 ottobre 2016

Insulta l’arbitro tre giornate di stop a Vianello (Pellestrina)

Tre giornate di squalifica, nella Terza Categoria veneziana, per Devid Vianello, del Pellestrina, «perché», si legge nelle motivazioni del giudice sportivo, «dalla panchina entrava nel terreno di gioco cercando di aggredire e offendendo un avversario, da fuori campo insultava l’arbitro».
Sempre in Terza Categoria, ma nel girone del Basso Piave, mano pesante del giudice sportivo sul Meolo, con tre giocatori squalificati. Ecco le altre decisioni del giudice sportivo. Seconda Categoria. Nel girone N una giornata di squalifica per Christian Trivellato (Lido di Venezia), Simone Predosin (Saccafisola), Gil Roncato (Campocroce) e Andrea Berton (Zianigo). Nel girone O, giurisdizione del comitato di San Donà- Portogruaro, il giudice sportivo ha squalificato per due turni Luca Culin, del Gainiga. Una giornata di stop per Daniele Pizzolitto (Cesarolo) e Davide Campagna (Gainiga). Terza Categoria. Oltre alle tre giornate a Devid Vianello, nel girone veneziano di Terza Categoria il giudice ha inflitto un turno di stop a due giocatori del Riva Malcontenta, Paolo Bortoluz e Alessandro De Ruvo. Infine, nel girone di Terza Categoria del Veneto Orientale, mano pesante del giudice sportivo sul Meolo, di cui sono stati stoppati tre giocatori: due turni di squalifica a testa per Davide De Bernardin e Andrea Fava, una giornata invece per Andrea Donè. Un turno di stop anche
per Thomas Agnolon, dell’Annonese. Variazioni. Nel girone N di Seconda Categoria la gara in programma domenica tra Città di Mirano e Sant’Erasmo si giocherà al “Tonello” di Spinea. Nel girone O il Calcio San Donà disputerà tutte le gare casalinghe allo “Zanutto”. (g.mon.)

giovedì 20 ottobre 2016

«Sul ferry boat deve pagare soltanto l’auto»

Le proteste dei lidensi su Facebook per la multa a una passeggera che non aveva il ticket 
  
L'ultima multa affibbiata dai controllori Actv alla conducente di un'auto, e trovata senza il biglietto per sé a bordo di un ferry boat, ha scatenato la protesta dei lidensi e non solo. In poche ore sono già quasi cinquecento le persone che hanno aderito alla pagina Facebook «Basta biglietto ferry al guidatore», un numero certamente destinato ad aumentare. Una protesta che parte da lontano, perché mai i residenti di Lido e Pellestrina hanno digerito la scelta di Actv di obbligare anche chi guida l'automezzo a pagare un biglietto per imbarcarsi sul ferry boat di linea 17 tra Lido e Tronchetto, e di linea 11 tra Alberoni e Santa Maria del Mare. In precedenza bastava l'abbonamento intestato all'auto, e semmai erano i passeggeri che viaggiavano sull'auto a dover pagare il biglietto aggiuntivo. I 70 euro di multa presi dalla ragazza sandonatese, che aveva pagato il biglietto dell'auto ma non il suo da 1,50 euro, sono stati la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E così nell'epoca dei social network, immediata è stata l'apertura della pagina Facebook, nella quale si sono riversati centinaia di residenti pronti a far valere le proprie proteste. I gestori della pagina si stanno organizzando anche per dar vita a una raccolta di firme da consegnare in Comune, non prima di aver discusso la questione anche con la Municipalità. E tra questi c'è anche l'avvocato e consigliera municipale, Antonella Stefani. «Stiamo cercando di fare le cose nel modo migliore e mi impegnerò anche per portare questa istanza direttamente ai responsabili della Navigazione di Actv», conferma l'avvocato Stefani. «Il biglietto del conducente va abolito e le cose devono tornare come una volta, non solo per i residenti, ma anche per i turisti e per chi lavora. Se paga già, e tanto, il veicolo non si può infierire anche sul proprietario». Questa potrebbe essere solo la prima fase di una protesta che rischia di allargarsi anche ad altre questioni, come quella del biglietto per la valigia o per i bambini, quando ad esempio un cane di grossa taglia non paga. E tra le provocazioni dei lidensi, ieri sul social è comparsa anche la proposta di consegnare ai marinai del ferry boat le chiavi dell'auto, lasciandola imbarcare a loro mentre si va a bere un caffè da «passeggero» pagante. Simone Bianchi

mercoledì 19 ottobre 2016

Morte bianca, processo 10 anni dopo

Un operaio croato fu trovato con la testa sfondata: cinque indagati 

 Torna dal passato in un’aula del Tribunale l’inchiesta sulla morte bianca di un operaio al cantiere navale De Poli di Pellestrina, con il processo con rito abbreviato ai tre ex responsabili del cantiere - Massimo Juris, allora direttore generale; Gianluca Pagan, capo reparto; Marco Capon, responsabile della sicurezza - e l’apertura al patteggiamento ad un anno di reclusione per i fratelli croati Teranovich, dell’impresa subappaltatrice Dmt Doo, per la quale lavorava l’uomo, trovato con la testa sfondata nel febbraio del 2007. Così ha disposto, ieri, la giudice Marchiori, aggiornando l’udienza all’11 novembre, per risentire - a tanta distanza di tempo - i consulenti tecnici di accusa e difesa e il responsabile dello Spisal che seguì l’incidente. Sono passati quasi dieci anni da quel 7 febbraio, quando venne trovato esanime Marijan Panic, 47 anni, croato residente nell’isola. La ricostruzione dello Spisal individuò come causa del decesso, una caduta accidentale da 5-6 metri d’altezza, mentre l’uomo stava lavorando a una nave. Le consulenze medico legali misero però in crisi questa ricostruzione, dal momento che Panic non presentava alcun’altra lesione: potrebbe essere stato colpito da un oggetto caduto dall’alto? Il pm cambiò sede e di quell’inchiesta non si seppe più nulla, fino al Natale 2014, quando la pm Carlotta Franceschetti (alla quale è
infine arrivato il fascicolo) notificò l’iscrizione al registro degli indagati. La tesi difensiva degli avvocati Rampinelli, Ravagnan, Galli è che l’incidente sia avvenuto nell’area di esclusiva competenza della Dmt, oltre a rilevare l’incongruenza sulla dinamica del sinistro. (r.d.r.)

Nuovo San Pietro, incontro con i tecnici dell’Udinese Academy

Esordio stagionale dell'Udinese Academy, un grande appuntamento che ha coinvolto decine di ragazzi sul campo sportivo dell’isola. Ed è stato anche il primo atto del nuovo rapporto di collaborazione avviata tra il Nuovo Calcio San Pietro e il club friulano. Il primo appuntamento si è basato su un programma tecnico-didattico che ha interessato le categorie Allievi e Giovanissimi (nella foto) accompagnati dai loro allenatori Mario Busetto e Gian Pietro Scarpa Marta.
E' stato questo il primo incontro dei sette programmati nel corso di tutta la stagione sportiva. Grande attenzione è stata data al lavoro svolto in campo dagli allenatori locali
e dai tecnici dell'Udinese Academy Daniele Bisanti (responsabile per il Veneto) e dal suo collaboratore Fabrizio Pepe. Al termine tutti gli allenatori del settore giovanile hanno potuto partecipare a un aggiornamento tecnico-didattico sulle nuove metodologie di insegnamento. (s.b.)

Il romanzo dell’alluvione un’opera lirica alla Fenice

L'acqua granda, anzi grandissima, simbolo di distruzione ma anche di rinascita, entrerà nei teatri e nei musei, avrà intorno a se studiosi ed esperti, mostrerà la propria storia e anticiperà il futuro, sarà narrazione, coro e brividi lungo la schiena di chi quel giorno c'era e temette che il mare si mangiasse Venezia, Chioggia e Pellestrina in un sol boccone, lungo quarantotto ore. Cinquant'anni dopo la città ha la memoria lunga e restituirà onda su onda, risacca dopo risacca, quel 4 novembre di tregenda; lo farà con una serie di celebrazioni denominate "Aqua Granda" presentate ieri a Ca' Farsetti e promosse dal Comune con la collaborazione di un Comitato scientifico al quale hanno partecipato tutti: Biennale, Ca' Foscari, Iuav, le Soprintendenze alle belle arti, Fondazione Musei civici, Biblioteca Nazionale Marciana, Querini Stampalia, Rai, Fai, Italia Nostra, Patriarcato di Venezia, Archivio di Stato, Ateneo Veneto, Unesco, CNR, Consorzio Venezia Nuova, Provveditorato Interregionale Opere Pubbliche, l'associazione Piazza San Marco, We are here Venice e naturalmente il teatro La Fenice dove, il 4 novembre, andrà in scena in prima assoluta "Aquagranda" di Filippo Perocco. L'opera, commissionata al compositore veneto e basata su libretto di Roberto Bianchin e Luigi Cerantola tratto da "Aqua Granda. Il romanzo dell'alluvione" di Bianchin, con la bacchetta di Marco Angius e la regia di Damiano Michieletto, inaugurerà anche la Stagione lirica del teatro in una coincidenza (voluta) di date e significati e sarà preceduta dalla messa del patriarca Francesco Moraglia in basilica di San Marco. «Aquagranda è prima di tutto un'operazione culturale», spiega il sovrintendente Cristiano Chiarot, «un'operazione radicata nella storia della nostra città che ha l'obiettivo di trasferire sul palcoscenico un evento realmente accaduto sotto forma di trasponibile in una proposta artistica a tutto tondo». Nessuno, alla fine, ha voluto mancare; è così sarà tutto un fiorire di mostre - soprattutto fotografiche - che documenteranno la tragicità di quei giorni, quando l'acqua avanzò tempestosa dal mare, invase la laguna, annullò i confini dei canali e tutto divenne liquido. Mostre allestite al Centro Culturale Candiani, nella sala monumentale della Biblioteca marciana, alla Bevilacqua La Masa, al Museo Correr, e anche laggiù, nel piccolo museo della Laguna sud di Pellestrina, lì dove il mare s'infranse con tutta la sua furia e dov'è ambientata l'opera di Perocco. Ricco anche il cartellone dei convegni: il 21 a Palazzo Ducale si approfondirà il tema della Legge speciale per Venezia, il 25 ottobre nelle sale di Ca' Giustinian esperti affronteranno il tema del restauro e delle evoluzioni delle pratiche di intervento sul patrimonio urbano; e ancora il 27 ottobre nelle Sale Apollinee della Fenice l'argomento oggetto di dibattito sarà quello dell'ingegneria idraulica. Tra gli eventi di teatro, musica e performance artistiche, il 7, 11, 14 e 18 novembre un vaporetto Actv sarà a disposizione degli studenti, la mattina, e dei veneziani, il pomeriggio, per raggiungere il punto informativo del Cnr ai Bacini.

martedì 18 ottobre 2016

Il ricordo dell'Aqua Granda, 50 anni dalla grande paura

Da mercoledì 19 iniziano le mostre e gli eventi per il mezzo secolo dall'alluvione del 4 novembre del 1966, quando l'acqua alta eccezionale scavalcò i Murazzi di Pellestrina e spazzò la laguna invadendo tutta la città. Anche la Fenice il 4 novembre aprirà la stagione con l'opera "Aquagranda"

 Mezzo secolo dalla grande paura. Ruota attorno alla messa solenne presieduta dal patriarca Francesco Moraglia, che si terrà il 4 novembre alle 18 in Basilica di San Marco, il calendario, organizzato dal comitato presieduto dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, per il cinquantesimo dell'Aqua granda, l'alluvione che mise in ginocchio la città nel 1966.
 Il calendario di mostre, convegni ed eventi, partirà mercoledì 19 ottobre con la mostra, che sarà aperta fino al 30 ottobre al Centro Candiani. Ricca, tra le altre mostre, anche quella alla Biblioteca Nazionale Marciana (28 ottobre-27 novembre), così come quelle alla Fondazione Bevilacqua La Masa (31 ottobre-14 novembre), al Museo Correr (3 novembre-31 dicembre), al Negozio Olivetti di Piazza San Marco (4 novembre-8 gennaio), al Piccolo Museo della Laguna sud di Pellestrina (16 dicembre-8 gennaio), a Ca' Farsetti-Ca' Loredan (22 novembre-11 dicembre) e al Teatro La Fenice (2 novembre-20 novembre), che inaugurerà la propria stagione lirica il 4 novembre proprio con l'opera 'Aquagranda'. 
Tra gli eventi, coinvolti ancora il Teatro La Fenice, la Fondazione Querini Stampalia e l'Ateneo Veneto, oltre al laboratorio itinerante dedicato a studenti e cittadinanza, a cura del Comune e del Consorzio Venezia Nuova. I convegni, infine, inizieranno il 21 ottobre a Palazzo Ducale (pomeriggio dedicato alla legislazione speciale per Venezia), per proseguire a Ca' Giustinian, sede della Biennale, (25 ottobre), Teatro La Fenice (27 ottobre), Arsenale (29 ottobre), Consorzio di Bonifica del Veneto Orientale di San Donà di Piave (3 e 4 novembre) e Palazzo Labia, sede della Rai del Veneto, il 10 e l'11 novembre.
 "Queste celebrazioni non devono essere solo un ricordo: al Governo dico che penso che sia il momento di ricordarsi anche di Venezia". Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, lo ha sottolineato durante la presentazione del calendario. Il sindaco ha voluto subito rimarcare il carattere “di terraferma” della sua azione: «Mi fa piacere - ha introdotto Brugnaro - trovare tante istituzioni e veneziani raccolti attorno al Comune e all'idea di città. Ognuno sta facendo il suo per descrivere un evento così grande che, voglio ricordare, ha coinvolto il Centro storico, ma anche tutto il territorio metropolitano".
"Quel che interessa al Comune e deve interessare a tutti - ha rilevato - è spiegare cosa successo, in seguito all'Aqua granda. In cinquant'anni, si fatto tanto lavoro e, grazie soprattutto a un giornalista come Giorgio Lago, si raccontata a tutt'Italia l'importanza di Venezia, creando un senso di solidarietà e aiuto che ha portato alla creazione di una legge speciale per la città ed è durato fino a dieci anni fa. Poi, per la presunzione di alcuni, è passato invece il concetto che questa città non ha bisogno di nessuno".
Ma la legge speciale, ha chiarito, "c'è ancora ed esiste ancora il dovere da parte dello Stato di finanziarla. E non basta pensare ai singoli edifici o alle singole istituzioni, che pure continuano a vivere anche per l'aiuto dello Stato, perch la città nel suo insieme è molto più complessa e anche le manutenzioni ordinarie diventano straordinarie. Oggi stiamo vivendo più o meno la situazione di allora: ci mancano i finanziamenti e c'è quindi bisogno di rifinanziare la legge speciale".
 Brugnaro poi tornato sulla polemica con l'Unesco, che ha inserito Venezia tra le città a rischio a causa dei flussi turistici incontrollati. "La loro lettera - ha detto Brugnaro - non ha quasi riconosciuto quanto è stato  fatto, attaccando in primis dallo Stato italiano, che non è vero che non ha fatto niente - ha concluso - Pur riconoscendo la situazione difficile, quel che sto cercando di spiegare allo Stato è solo l'importanza di questa città per il rilancio dell'intera economia italiana". 
"La legge speciale fa il paio con il Mose, che per me è una grande opera di ingegneria, ma può piacere o non piacere. Adesso non sappiamo esattamente quando finiranno i lavori, ma vorrei ricordare soprattutto che c'è un preciso patto politico e sociale stretto tra la città e il Governo di allora: il dovere di garantire l'accessibilità al porto ed è per questo che è stata realizzata la conca di navigazione a Malamocco".
"La realtà è che il mondo cambia e la conca, così com'è, non garantisce questa accessibilità: è per questo che l'Autorità portuale ha chiesto di realizzare il porto offshore - ha chiarito - per il quale chiediamo si arrivi al più presto al Cipe per il finanziamento. Il Mose va finito e va anche ridato alla città il ruolo che le compete nella gestione delle acque".
"Le città del mondo - ha concluso il sindaco - ci guardano: non vogliamo elemosine, ma abbiamo costi veramente speciali. Venezia è un patrimonio dell'umanità, ma soprattutto dell'Italia: le polemiche tra noi non convengono al futuro di questa città e dei suoi bambini, per cui dobbiamo smettere di farne".
 

domenica 16 ottobre 2016

Al via lavori per 300 mila euro di manutenzione a Pellestrina

Insula ha avviato in questi giorni le procedure di gara relative a una serie di lavori di manutenzione previsti a Pellestrina e approvati dalla giunta comunale per un finanziamento complessivo di 300 mila euro. Gli interventi inizieranno entro fine ottobre per concludersi nel corso a dicembre. I lavori sulla pavimentazione saranno sia di tipo esteso con il ripristino di ampie superfici, che puntuali per eliminare difetti singoli sugli elementi, e riguarderanno oltre a quelle in asfalto, anche superfici in trachite, porfido e in misto, rispettando l'attuale quota dei piani stradali rendendone omogenei i livelli. Una volta terminati i lavori si provvederà poi al ripristino della segnaletica orizzontale. Le attività saranno svolte cercando di arrecare il minor disagio possibile alla circolazione degli autoveicoli. «Questi lavori costituiscono un altro tassello importante per Pellestrina», commenta l'assessore ai Lavori pubblici
Francesca Zaccariotto, «isola che ha visto questa amministrazione dare una costante e continua risposta a una molteplicità di problemi tra asfaltature, pista ciclabile, sistema fognario, interventi diffusi per le scuole e sulle rive. Per anni Pellestrina era stata trascurata». (s.b.)