venerdì 26 maggio 2017

Il Tar e la Salvaguardia «Cantiere da demolire»

«Dovrà essere presentato alla Soprintendenza un Piano di ripristino dei luoghi alla situazione corrispondente allo stato prima dell’inizio dei lavori». È una delle prescrizioni vincolanti con cui la Commissione di Salvaguardia aveva approvato il 31 luglio del 2007 la realizzazione di un cantiere per la fabbricazione dei cassoni di fondazione del Mose in cemento armato sulla spiaggia di Pellestrina. Un ostacolo quasi insormontabile al mantenimento della grande struttura, e dell’annesso villaggio per gli operai costruito dal Consorzio Venezia Nuova. Prescrizione ripresa nella sentenza con cui il Tar del Veneto presieduto da Bruno Amoroso aveva respinto nel 2008 il ricorso presentato dal Comune di Venezia sulla realizzazione dell’intervento. L’amministrazione veneziana guidata allora da Massimo Cacciari aveva deciso di impugnare il provvedimento affidandosi agli avvocati Federico Sorrentino e Nicolò Paoletti. «Illegittimità, eccesso di potere, contraddittorietà degli atti», scrivevano allora i legali del Comune. Nel la memoria tecnica presentata dai dirigenti e coordinata da Armando Danella, per anni dirigente dell’Ufficio Legge Speciale oggi cancellato, si ricordavano i numerosi vincoli a cui era sottoposta l’area di Santa Maria del Mare. Non solo nazionali ma anche europei, con Direttive che impedivano interventi pesanti a tutela dell’ambiente. «Ma so’ quattro uccellini» li avevano derisi Galan e l’allora presidente del Magistrato alle Acque Patrizio Cuccioletta. Il Tar aveva dato torto al Comune e ragione al Consorzio, come spesso succedeva. Ma la procedura di Infrazione europea aveva costretto il governo a presentare un «Piano di ripristino» con interventi di compensazione per i danni subiti. Non si è fatto più nulla. E adesso c’è qualcuno che vorrebbe mantenere la battigia in cemento e il villaggio. «Costa troppo demolirli». «Ma non si può fare», dice Danella, «come spesso succede chi si
occupa oggi di salvaguardia ignora la storia e i passaggi che hanno portato a certe decisioni. Bisogna studiarli, e procedere a confronti tecnici in vista dell’entrata in funzione del sistema Mose. La questione della risonanza delle paratoie, ad esempio, non è mai stata risolta». (a.v.)

martedì 23 maggio 2017

Piattaforma del Mose esposto in Corte dei Conti

Lo annuncia Italia Nostra, contraria ai progetti di riutilizzo di Porto e Iuav «Quell’enorme gettata di cemento è priva di autorizzazioni, va subito demolita» 

Un esposto alla Corte dei Conti perché gli 11 ettari di cemento armato dell’enorme piattaforma “temporanea” realizzata a Santa Maria del Mare, a Pellestrina, siano effettivamente smantellati - come previsto - dopo la realizzazione del Mose e non vengano spesi altri soldi pubblici per riconvertirli in mini porto off-shore, né tantomeno ospitino per tre anni gli studenti di Iuav e Mit di Boston per un progetto sul riuso dei luoghi, come invece prevede un recente accordo tra il commissario del Consorzio Venezia Nuova Ossola e lo Iuav.
A firmare l’ennesima denuncia “attorno” al Mose è Italia Nostra, nelle settimane in cui il presidente del Porto, Pino Musolino, ha annunciato la progettazione di un nuovo scalo per grandi navi porta-container nell’area della conca di navigazione in bocca di porto di Malamocco, e lo Iuav ha siglato con il Consorzio il progetto “Reinventing places, Venice Mose. Studio in un sito temporaneo tra mare e Laguna”, per trasformare la piattaforma in un villaggio dove gli studenti possano progettare in loco il recupero del “dopo cantiere”.
«Progetti che ci sorprendono», commenta Lidia Fersuoch, presidente di Italia Nostra Venezia, «ricordando che lo stesso presidente del Provveditorato alle opere pubbliche, Linetti, ha preso posizione per dire come “in quell’area già problematica per la navigazione, vista la presenza delle paratoie del Mose e della conca, aggiungere altre navi potrebbe aumentare i problemi”».
«Questa enorme piattaforma di cemento è stata costruita in un ambiente oggetto di vincoli paesaggistici e ambientali, priva di tutte le autorizzazioni», prosegue Fersuoch, «La Commissione europea aprì una procedura d’infrazione contro lo Stato, risoltasi nel 2009 con un’archiviazione “per ragioni di opportunità” perché lo Stato si era impegnato a fare delle opere di compensazione ambientale. Nella lettera di messa in mora si ribadiva che si trattava di un’opera temporanea, e che sarebbe stata rimossa conclusisi i lavori. Dieci anni dopo il Mose è ancora in fieri e se andrà bene sarà consegnato nel 2022. Il cantiere però è già in dismissione e i luoghi devono essere ripristinati da ora».
«Quello era l’impegno solennemente preso con i cittadini dal presidente della Regione, dal presidente del Magistrato alle acque, dal concessionario unico dello Stato: poco importa che tutti tre siano stati poi arrestati, rappresentavano lo Stato», conclude Italia Nostra, «le garanzie che i luoghi sarebbero stati ripristinati costituiva
un formale impegno con Venezia, il sindaco, gli abitanti di Pellestrina, defraudati della bellezza della loro isola. Erano opere non autorizzate in aree vincolate, imposte al territorio con la forza in virtù della loro temporaneità». (r.d.r.)

domenica 21 maggio 2017

Il “Sì, lo voglio” di Danny e Valeria

Municipalità di Lido e Pellestrina vestita a festa, ieri, per il matrimonio tra il presidente Danny Carella e la sua compagna Valeria Finocchi, nata a Roma, ma conquistata da Venezia tanto da essere a sua volta consigliera Pd per la municipalità di Venezia.

sabato 20 maggio 2017

Calcio. Il Nuovo San Pietro in Champions Cup

La squadra Giovanissimi del Nuovo San Pietro si è qualificata per la fase finale di Champions Cup, trofeo promosso dall'Udinese Academy tra tutte le società satelliti del club friulano. Il Nuovo San Pietro, guidato in panchina da Giampiero Scarpa Marta, prima ha fatto suo il titolo veneto, quindi quello del Nord Italia, e ora dovrà attendere le altre
sfidanti nella fase finale che si giocherà alla Dacia Arena di Udine con i Giovanissimi dell'Udinese e delle zone Centro e Sud Italia. Il titolo veneto è arrivato a Santa Giustina di Belluno superando 2-0 il Borsea, 1-0 la Fossaltese, 2-0 il Cadore e in finale 1-0 il Pizzocco. (s.b.)

venerdì 19 maggio 2017

Raffiche di vento e piccole trombe d'aria: due salvataggi

Interventi dei vigili del fuoco a Pellestrina e agli Alberoni per salvare l'equipaggio di una barca a vela e un surfista sorpresi dall'improvviso maltempo 
 
Raffiche di vento improvvise, problemi per le imbarcazioni tra Pellestrina e gli Alberoni. Lungo la Romea sono state segnalate piccole trombe d’aria che si sono fortunatamente dissolte prima di assumere dimensioni pericolose. 
 Due gli interventi dei vigili del fuoco. In un caso sono intervenuti, a Pellestrina, per una barca a vela lunga circa sei metri che era stata spinta verso gli scogli, e che non riusciva a liberarsi dalla morsa del vento.
 I vigili del fuoco, intervenuti con una imbarcazione di salvataggio, sono riusciti a portare in salvo tre persone e in seguti a mettere in sicurezza la barca. 
Il secondo intervento, più preccupante, ha riguardato, sempre intorno alle 18, un ragazzo che stava facendo kitesurf agli Alberoni, nei pressi del faro, quando da un momento all'altro si è trovato in balia delle onde. I vigili del fuoco sono intervenuti con un'imbarcazione, e in volo si è alzato anche l'elicottero, ma per fortuna una barca privata di passaggio è riuscito ad avvicinarlo e a portato in salvo. 
Una volta a riva il ragazzo si è ripreso dallo spavento al chiosco degli Alberoni, dove è stato raggiunto anche dai vigili del fuoco. Per lui un poì di paura ma nessuna complicazione.

Summer school Iuav nel villaggio Mose

Una distesa di cemento sulla spiaggia di Santa Maria del Mare per costruire gli enormi cassoni del Mose. E un villaggio per gli operai che ci hanno lavorato. Opere impattanti, che dovevano essere smantellate. «È tutto provvisorio, alla fine dei lavori sarà tolto», prometteva allora il padre-padrone del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati. Al contrario, la grande gettata in cemento è sempre lì – costa troppo smantellarla – e il villaggio diventare qualche altra cosa. Qualcuno già pensava a un possibile villaggio turistico, il primo nell'isola. Dieci anni dopo la costruzione e le polemiche, il commissario del Consorzio Venezia Nuova che si occupa della parte tecnica, l'ingegnere torinese Francesco Ossola, ha firmato una convenzione della durata di tre anni con l'Università Iuav per il riuso di quei luoghi. Il protocollo d'intesa riguarda una collaborazione tra Iuav e una parte della prestigiosa università di Boston, Il Mit. Una Summer school aperta a studenti e docenti dal titolo «Reinventing places, Venice Mose. Studio in un sito temporaneo tra mare e laguna». Una specie di concorso di idee sul «che fare» di quell'area un tempo tra le più belle della laguna, da quasi dieci anni trasformata in grande cantiere. Prima per la costruzione dei cassoni di fondo, poi per la posa delle paratoie e il montaggio delle cerniere. Adesso adocchiata da Porto e Comune per farci una sorta di «mini off-shore», cioè una banchina per il porto dagli alti fondali. Un nuovo porto commerciale in mare a Malamocco, dunque. Ma perché la convenzione con Iuav? L'Università di Architettura è stata negli anni tra i consulenti e i collaboratori del Consorzio. Dal Daest di Francesco Indovina ai progetti richiesti agli esperti, alle collaborazioni degli ex rettori Marino Folin e Carlo Magnani, a cui era stato commissionato uno studio per l'«abbellimento» delle opere già realizzate in laguna. Lo scandalo e gli arresti avevano bloccato tutto. E i commissari del Consorzio avevano messo nero su bianco che le spese sarebbero state ridotte e tagliati i costi non direttamente legati alla salvaguardia. Decine di milioni di euro nell'èra Mazzacurati. Adesso invece si legge nella Convenzione che «il Consorzio Venezia Nuova intende «applicare e sviluppare metodologìe di ricerca nell'analisi delle trasformazioni urbane, con particolare riguardo ai luoghi interessati da cantieri provvisori». Un workshop che dovrebbe servire per pensare, sia pure con anni di ritardo, a come «rimediare» ai danni provocati dai cantieri della grande opera, sanzionati anche dall'Unione europea. Danni che il Consorzio avrebbe dovuto pagare con le opere di compensazione, il cui costo però (circa 500 milioni) è stato messo a carico dello Stato. «Ma i tempi sono cambiati, questo seminario costerà poco e noi ci proponiamo di parlare con gli abitanti di Pellestrina e di cercare possibili soluzioni progettuali per il futuro di questi luoghi», dice Laura Fregolent, docente Iuav che insieme al rettore Alberto Ferlenga si occupa del progetto. I corsi prenderanno il via il 29 maggio e per ospitare docenti e studenti saranno rimesse a nuovo le casette usate in questi dieci anni per ospitare gli operai dei cassoni del Mose. Ma qualcuno storce il naso. Perché del progetto fanno parte anche esperti del Mit, che vent'anni fa aveva contribuito all'approvazione del progetto Mose con un «panel» di esperti di cui facevano parte anche i veneziani Andrea Rinaldo e Paola Malanotte.

"Herpeton", i rettili a Ca' Roman

La Lipu veneziana organizza per domenica prossima all'Oasi di Ca' Roman l'iniziativa "Herpeton", dedicata ai rettili che vivono nella riserva naturale. L'incontro, per tutti gli appassionati con visita guidata, si terrà dalle 10.40 alle 12.40. L'accesso alla cittadinanza è libero.

mercoledì 17 maggio 2017

San Camillo, 200 lavoratori al presidio

Mobilitazione dei dipendenti preoccupati per il futuro della struttura sanitaria. Le rassicurazioni della Regione 
 
Duecento persone hanno partecipato ieri al presidio di protesta in calle XXII marzo per chiedere un incontro ai rappresentanti della Regione che chiarisca il futuro dell’ospedale San Camillo. «Questo è l’epilogo di un percorso che riguarda la vendita del San Camillo e l’acquisto da parte della Regione. Il problema è che non riusciamo a capire cosa intendano fare riguardo a questa operazione. Vogliamo che la Regione esca dal buco e dica in modo chiaro se è interessata e come intende affrontare la situazione» afferma Pietro Pol (Uil). In ballo ci sono diversi aspetti. Il primo, quello occupazionale. Chi lavora per la Regione deve fare un concorso pubblico, quindi non sappiamo che fine faranno gli attuali lavoratori del San Camillo. «E poi non è ancora chiaro se vorranno mantenere i servizi al Lido», spiega Marco Busato della segreteria Fp Cgil. «Magari tutti verranno confermati come dipendenti, ma se poi tutto viene trasferito, come si vocifera, a Noale? Di 200 dipendenti, ben 170 vivono tra Lido, Pellestrina e Chioggia. È come se ci fosse detto: o vi trasferite o lasciate il lavoro».
A fianco dei dipendenti del San Camillo anche Danny Carella, presidente della municipalità Lido Pellestrina. «La vicenda è preoccupante e pericolosa. Oltre che per il futuro dei lavoratori, c’è molta preoccupazione anche per il territorio» sostiene Carella «Abbiamo già perso l’ospedale al Mare, le colonie degli Alberoni, ci manca solo di avere un altro buco nero al Lido. Portare via anche l’eccellenza del San Camillo significherebbe affossare il territorio. La Regione deve capire che il Lido ha già dato a sufficienza, in termini di perdita di servizi sanitari». Dello stesso avviso anche la consigliera regionale del Movimento 5 Stella Erika Baldin, che, incontrando i dipendenti e le organizzazioni sindacali a Palazzo Ferro Fini, così si è espressa: «Ho chiesto l’impegno della giunta regionale al mantenimento dei servizi erogati dal San Camillo e delle strutture presenti in isola, considerato anche il fatto che vi lavorano oltre 200 dipendenti altamente qualificati che oggi vivono una situazione di assoluta incertezza. Gli Irccs (istituti di ricovero e cura a carattere scientifico) sono ospedali di eccellenza. La Regione deve preservare questa realtà».
Roberto Ciambetti, presidente dell’assemblea regionale e Manuela Lanzarin, in rappresentanza della giunta, hanno preso l’impegno ad aprire un tavolo di confronto con le parti in causa. Il consigliere Bruno Pigozzo (Pd)
si è impegnato a presentare un ordine del giorno ad hoc. «Abbiamo finalmente trovato una grande apertura e disponibilità al dialogo» conclude Marco Busato della Fp Cgil «ora siamo in attesa, fiduciosi ma vigili. Perché alle parole dovranno seguire i fatti».

sabato 13 maggio 2017

Allarme ladri, erano gli addetti alle pompe

Residenti preoccupati per un furgone che girava nell’isola: avvisata anche la polizia 
 
Allarme giovedì sera a Pellestrina: e anche ieri, sui social, c’era chi cercava spiegazioni. Molti hanno temuto che fossero ladri a imperversare: invece erano addetti della manutenzione delle pompe idriche per l’acqua alta. È successo giovedì a tarda sera a Pellestrina.
Il furgone da lavoro scuro si aggirava avanti e indietro per l0isola, fermandosi di volta in volta in più punti, ovviamente per le verifiche del caso delle pompe idrovore. Ma i residenti non lo potevano sapere, e nessuno si è fatto avanti per chiedere ai diretti interessati cosa stessero facendo per la strada a quell’ora. Paura, preoccupazione per malintenzionati di passaggio e anche di più. Fatto sta che gli addetti hanno continuato tranquillamente il loro lavoro come se nulla fosse, e poi se ne sono tornati a casa.
Ieri il tam tam a Pellestrina si è innescato sin dall’alba, con numerosi residenti che si sono rivolti perfino alle forze dell’ordine. Alla fine si è scoperto chi fossero davvero quelle persone e cosa stessero facendo, ma ci è voluta più di mezza giornata. E sulla vicenda, che alla fine ha fatto anche sorridere molte persone, è intervenuto ieri anche il presidente della Municipalità, che è proprio di Pellestrina anche se da tempo abita al Lido. «Questa è la dimostrazione che a Pellestrina non servono i gruppi di vicinato»,
scherza Danny Carella. «Da sempre c’è grande attenzione sull'isola per cose di questo genere, e i residenti hanno sempre cercato di darsi una mano in vicende che hanno destato più preoccupazione. Tutto è bene quel che finisce bene, e adesso possiamo anche scherzarci su». (s.b.)

Il Consiglio dei ragazzi su ciclabili e futuro

Il Consiglio dei ragazzi si riunirà lunedì 22 maggio alle 9.15 alla scuola Loredan per discutere la relazione di fine anno, il progetto dell'itinerario ciclabile e i programmi futuri.

domenica 7 maggio 2017

Quando vince la passione

Giovanni Mucciardi appartiene ad una storica famiglia di San Pietro in Volta. Giovanni ora è in pensione. Ma da tutti è considerato un grande pescatore come del resto i fratelli e i cugini che fino agli anni Novanta sono considerati dei principi della flotta di Pellestrina. La fama di abili pescatori si sintetizza in una frase che spesso si sente ripetere sull'isola: se i Ballarin pescano un pesce, i Mucciardi ne pescano venti. E non è questione di fortuna o di benedizione divina, ma di profonda cultura del mare e dell'uso sapiente delle reti. Le reti o "arti", come si dice nel gergo dei pescatori di Pellestrina, hanno rappresentato il punto di forza dei Mucciardi. Famiglia che ha le sue origini in un marittimo napoletano che, all'inizio del secolo scorso, si era fermato sull'isola e sposato con una donna del luogo. Giovanni è il maestro che con la sua capacità di realizzare reti ha fatto la fortuna della famiglia, da autodidatta ha costruito reti che prima di lui, sull'isola, non si erano mai viste. Reti che realizzava a seconda del tipo di pesca a cui erano destinate o della corrente o del luogo dove venivano calate. Quando ancora oggi aggiusta o costruisce reti, le sue mani eseguono movimenti e intrecciano fili in geometrie che solo algoritmi complicati possono riprodurre al computer. I teoremi matematici lui li ha nella testa e li ha insegnati ad altri pescatori. Ma il suo sapere si sta perdendo perché sempre meno sono coloro che continuano a fare i pescatori conoscendo i fondamentali di questo mestiere. Nei suoi racconti non manca mai la fame patita da ragazzino, la bomba d'aereo che gli è esplosa a pochi metri mentre con lo zio a remi stava tornando da una battuta di pesca e il pesce spada da un quintale che i Mucciardi hanno pescato negli anni Ottanta. E poi gli "affreschi" verbali che fa quando spiega la pesca con le sanpierote che iniziava quando il sole calava dietro a Chioggia e finiva quando lo si vedeva sorgere dal Lido.

mercoledì 3 maggio 2017

“Aquagranda” cresce e diventa documentario

In un film tutte le fasi dell’opera sull’alluvione del ’66
 
Doppio appuntamento lunedì 8 maggio per la presentazione ufficiale del documentario “Aquagranda in crescendo”, un film che parla della storia e della cultura di Venezia, realizzato e prodotto da giovani veneziani: alle 17 alle Sale Apollinee Teatro La Fenice (su invito) e alle 19 al Cinema Rossini (su prenotazione: studiok@kamaproductions.eu / 348 3738375)
“Aquagranda in crescendo” racconta il Teatro La Fenice durante la realizzazione di “Aquagranda”, l’opera-evento che commemora i 50 anni dalla terribile alluvione che colpì Venezia il 4 novembre 1966. Attraverso le testimonianze di chi ha vissuto quella tremenda giornata e le interviste ai creatori dell’Opera (in primis il compositore Filippo Perocco, il regista Damiano Michieletto e i librettisti Luigi Cerantola e Roberto Bianchin), le musiche, i lavori di preparazione dello spettacolo, le impressionanti immagini di repertorio, il documentario narra un momento cruciale della storia della città lagunare; secondo gli autori, l’abbandono di molte case del centro storico come conseguenza dell’alluvione ha dato inizio alla trasformazione della città dei dogi in parco turistico.
L’opera Aquagranda ha aperto la stagione 2017/18 del Teatro La Fenice per volontà del sovrintendente Cristiano Chiarot e del direttore artistico Fortunato Ortombina, ed è stata recentemente insignita del prestigioso Premio speciale Abbiati 2017. A partire dal romanzo di Roberto Bianchin, “Acqua Granda. Il romanzo dell’alluvione” ogni maestranza ha contribuito a creare un’opera nuova, che parte dalla cronaca e arriva a una dimensione esistenziale, che usa il dialetto veneziano e una raffinata tecnologia nell’allestimento, che prevede lo svuotarsi di un gigantesco acquario in scena nell'evocazione del culmine dell’alluvione.
Il documentario racconta la costruzione dello spettacolo, dalla ricerca dei costumi all’idea scenografica, alle prove dei cantanti con il regista, le prove dell'orchestra, del coro, dei figuranti-ballerini. Il racconto delle prove ricalca la successione delle scene dello spettacolo; il film ricalca l'andamento di tutto lo spettacolo, ma nelle sue diverse fasi di produzione. “Aquagranda in crescendo” segue il crescere dell'opera, dalla fase di ideazione al primo giorno di prove fino alla sera della prima.
La doppia proiezione del film “Aquagranda in crescendo” al Teatro La Fenice (dove sarà presentato alle dal regista Giovanni Pellegrini, dal produttore Riccardo Biadene, da Cristiano Chiarot, da Fortunato Ortombina, e dal compositore delle musiche dell'opera Filippo Perocco) e al Cinema Rossini (introdotto da un breve saluto del regista e del produttore) in omaggio alla popolazione veneziana anticipa la trasmissione a livello nazionale in prima serata alle ore 21.15 su Rai 5 il giorno giovedì 11 maggio.
Giovane e veneziano il team del documentario: diretto da Giovanni Pellegrini, regista di documentari, cortometraggi e spot, e prodotto
da Riccardo Biadene, anch’egli regista e autore di film documentari premiati nel mondo. Veneziani anche la montatrice Chiara Andrich e i tecnici del suono Mattia Biadene e Alessandro Romano e la produzione con Fabrizio Weiss, Valentina Lacchin, e Tommaso Santinon.