venerdì 30 novembre 2007

Il magico Cagnaccio a Scorzè

 

SCORZÈ - (R.F.) Vernissage prestigiosa oggi, alle 18.30 in Villa Orsini ex biblioteca comunale a Scorzè. Titolo dell'esposizione "Il realismo magico" dove figurano opere di rilievo di Cagnaccio Di San Pietro, pseudonimo di Natale Bentivoglio Scarpa (nella foto), artista provocatorio, non sempre amato dalla critica, morto negletto all'ospedale al mare del Lido di Venezia il 1946. Alle sue spalle esperienze futuriste e metafisiche con inserimento delle sue opere nelle Biennali di Venezia e Quadriennali romane dal 1922. A tutt'oggi a San Pietro in Volta una targa sull'intonaco di una piccola casetta fronte laguna testimonia la sua vita nell'isola di pescatori, terra di origine dei suoi genitori e dove egli ha precocemente rivelato il suo talento. La mostra non mette in evidenza solo l'opera di Cagnaccio . Accanto alle sue opere artisti come Cesare Laurenti, Guido Cadorin, Egisto Lancerotto, Felice Castegnaro, Lino Selvatico, Mario De Maria, Attilio Polato, Livio Bondi e Vincenzo De Stefani. La presentazione avverrà stasera nella Sala degli Affreschi di Villa Orsini con interventi di Antonella Alban e Ivo Prandin. Apertura fino il 10 febbraio. (Orari: giovedì, venerdì 14.30 - 19; sabato, domenica 10 - 19. Info. 041-5848273).

giovedì 29 novembre 2007

A Pellestrina arriveranno i campionati Italiani, Europei e Mondiali di pallacanestro giovanile

 

A Pellestrina , isola di cinquemila abitanti, arriveranno i campionati Italiani, Europei e Mondiali di pallacanestro giovanile. Questo è il frutto di un'intesa raggiunta tra Comune comitato regionale della Federazione italiana pallacanestro. A giugno del 2008 saranno, infatti, i campionati italiani di basket giovanile, in cui verranno assegnati i titoli tricolori under 19 sia maschile che femminile, ad inaugurare ufficialmente il nuovo Palazzetto dello sport che si trova in località Portosecco, adiacente al campo sportivo, nell'isola di Pellestrina . I campionati italiani apriranno, però, di fatto, un quadriennio di eventi che, al termine, nel 2011, dovranno portare in isola i Campionati del Mondo. L'intesa è stata raggiunta dopo un sopralluogo svoltosi l'altra mattina, che ha visto arrivare al Palazzetto di Portosecco, tra gli altri, l'assessore allo sport di Ca' Farsetti Sandro Simionato e il presidente del comitato regionale della Federazione, Eugenio Crotti. «Venezia - spiega l'assessore Simionato - è una città molto ambita per ospitare le finali dei vari campionati. Quando i responsabili federali sono venuti da me, in cerca di una possibile sede logistica, più che al centro storico e al Lido, ho pensato subito al palazzotto di Pellestrina ». I campionati italiani del prossimo giugno, coinvolgeranno almeno 350 giovani, da tutta Italia, il palazzetto di Portosecco, sarà il fulcro dell'evento, mentre per il pernottamento degli atleti saranno utilizzati il centro sportivo Ca' del Moro e la foresteria del centro di San Servolo in collaborazione con la Provincia. «Poi - riprende Simionato - abbiamo steso un programma più ampio. Dopo i campionati italiani, per i successivi due anni, nel 2009 e 2010, sempre a Pellestrina verranno ospitati i campionati europei, un anno maschili e l'altro femminili, per concludersi nel 2011 con i Mondiali».

Lorenzo Mayer

Telecom, l'impossibile trasloco di linea

 


Scrivo per informare tutti i cittadini sulla tempestività di intervento della Telecom in caso di trasloco della linea telefonica. Io abito in un'isola della laguna di Venezia, a San Pietro in Volta, e il 4 giugno scorso ho traslocato in località Portosecco , spostandomi di circa un chilometro dall'abitazione precedente. Immediatamente ho provveduto a richiedere il trasloco della linea telefonica, e con molta sorpresa la Telecom mi aveva stimato il termine ultimo per il completamento dei lavori in quindici giorni, fissandomi fin da subito un incontro, avvisandomi prima via e-mail, e poi con una serie di Sms. A quell'incontro però non si è presentato alcun tecnico Telecom, l'unica persona presente ero io, ed infastidito ho iniziato a chiamare il 187. Da lì a pochi giorni mi hanno fissato un ulteriore appuntamento, e naturalmente anche in quella seconda occasione non si è presentato nessuno, e così è iniziato un susseguirsi di slittamenti e, soprattutto, di mie telefonate al 187, purtroppo senza ottenere risposte concreta.

Dalla fine di ottobre ho cambiato strategia, e, oltre a contattare il servizio clienti, ho iniziato ad inoltrare dei fax al numero 803308187, invitandoli a chiamarmi al cellulare per chiarire le cause che impedivano il trasloco della linea telefonica. Nel frattempo, sul complesso residenziale dove mi sono trasferito, sono venute ad abitare altre quattro famiglie, e tra queste ci sono anziani e bambini, tra cui una persona anziana che non può utilizzare il "telesoccorso" non potendo avere una linea telefonica. Ora a sei mesi dalla mia richiesta di trasloco, sono venuto a conoscenza, non certo dal servizio clienti Telecom, che il Comune di Venezia non autorizza la Telecom ad effettuare dei nuovi scavi, non avendo la stessa provveduto a sistemare il suolo pubblico in occasione di precedenti concessioni. In conclusione, mi ritrovo ad essere senza telefono da sei mesi, senza poter avere nessuna stima di completamento del trasloco, e cosa ancor peggiore, sono costretto a pagare il canone Telecom, altrimenti i lavori di trasloco possono venire bloccati.

Giuseppe Ghezzo Venezia

mercoledì 28 novembre 2007

Pellestrina. Quando l'attesa di un'idroambulanza è infinita

 

Da qualche giorno avvertiva dolore ad una gamba, che si era pure gonfiata. Il sabato non ha retto più, e si è recato in distretto a Pellestrina , da dove gli operatori, dopo avergli fatto un'iniezione per una sospetta trombosi, hanno richiesto l'arrivo dell'idroambulanza.

Erano le 20.30; alle 22.15 gli operatori del Suem dell'isola, che l'avevano in carico, sono stati avvisati che l'idroambulanza non sarebbe mai arrivata perché era in avaria. All'uomo è stato riferito quindi di recarsi a casa e di presentarsi in distretto il mattino dopo, domenica, alle 7.30.

L'uomo arriva puntuale, ancora dolorante e con la gamba gonfia, sperando che l'idro arrivi subito. E, invece, beffa nella beffa, attende altre tre ore, fino alle 10.30, prima di imbarcarsi sul mezzo che lo porterà nel nosocomio veneziano, dov'è ricoverato oggi, ormai non più per un sospetto, ma per una trombosi.

Perchè tre ore di ritardo? La famiglia racconta di un'idroambulanza con una maniglia danneggiata, che non permetteva l'entrata del malato, e di un altro mezzo partito senza aver effettuano il pieno di carburante.

E allora? Naturalmente questo caso non era un codice rosso, certo che, nonostante tutti i discorsi e le rassicurazioni sulla sicurezza e bontà della sanità veneziana, Pellestrina non può certamente stare tranquilla.

«Sono venuto a conoscenza del caso - dichiara il consigliere di Municipalità Alessandro Scarpa Marta - e devo dire che sono rimasto disgustato. Avevamo prodotto in commissione un documento in cui si facevano precise richieste all'Ulss per la nostra isola. Come sempre, perché non ci sono interessi per una popolazione di poco meno di 5.000 anime, non si è mosso nulla. Devo dire che la situazione è grave, perché questo raccontato è soltanto uno dei tanti episodi che accadono senza che nessuno sappia nulla, per paura e timore di non so che cosa. Chi deve intervenire - conclude - aspetta a farlo quando ci scappa il morto? Pellestrina chiede risposte».

Annalisa Busetto

Contro il Mose ricorre anche il Wwf

Insieme a Ca’Farsetti gli ambientalisti contestano la Commissione di salvaguardia

 

Nuovo ricorso al Tar del Veneto per fermare i lavori del Mose. Il giorno successivo alla presentazione del ricorso alla giustizia amministrativa da parte del Comune di Venezia, è il Wwf a contestare la delibera della Commissione di salvaguardia che autorizzava l'apertura del cantiere per il Mose sulla spiaggia di Santa Maria del Mare. E l'udienza che deciderà sui due ricorsi è stata fissata nello stesso giorno, il 5 dicembre. Anche se il Comune stesso è nell'elenco dei convenuti richiesti dal ricorso, insieme alla Commissione, alla Regione, al Magistrato e al Consorzio Venezia nuova.

«Il Comune è citato solo in quanto gli è stato comunicato ufficialmente il ricorso come soggetto interessato - spiega Angelo Pozzan, già avvocato civico che, insieme a Alfiero Farinea è uno dei legali che ha preparato l'atto - il ricorso del Wwf in realtà è molto simile a quello del Comune e se ne differenzia perché è maggiormente puntato sulla tematica ambientalista».

Il Wwf , quindi, si concentra sul carattere vincolato della zona di Santa Maria del Mare, area protetta anche in quanto sito di interesse comunitario. Il punto nodale però è lo stesso del ricorso del Comune. Cioè l'ipotesi che la delibera della Commissione di salvaguardia fosse illegittima in quanto emanata successivamente all'inizio dei lavori. In caso venisse accolta la richiesta dei ricorrenti, il Comune sarebbe autorizzato ad emettere un atto di sospensione urgente dei lavori che, a quel punto, sarebbero abusivi.

«Mi auguro che il Tar decida in tempi brevi - conclude l'avvocato Pozzan - altrimenti si rischia di intervenire quando è troppo tardi». Altri ricorsi del Wwf contro il Mose erano stati respinti dal Tar nel maggio del 2004, dopo un iter lunghissimo e complesso. Il primo ricorso era già stato presentato nel 2001 contro la decisione del Comitatone di dare l'ok ai lavori alle bocche di porto. A questo ricorso se ne aggiunsero altri tre presentati insieme a Italia Nostra, Lipu e altre associazioni, sulla decisione del Cipe di inserire il Mose tra le opere strategiche, sulla mancanza di Via nazionale e su altre delibere minori.

Dopo vari rinvii l'udienza era stata fissata nel febbraio 2004. Ma la decisione slittò di nuovo a maggio e fu sfavorevole per le associazioni ambientaliste.

Pierluigi Tamburrini

 

martedì 27 novembre 2007

Si riunirà il 5 dicembre la camera di consiglio del Tar...

 

Si riunirà il 5 dicembre la camera di consiglio del Tar che potrebbe bloccare il cantiere del Mose sorto sulla spiaggia di Santa Maria del Mare. E l'Avvocatura civica sta preparando un ulteriore ricorso per conto del Comune, stavolta alla Corte Costituzionale, sulla composizione della commissione che autorizzò quel cantiere dove vengono realizzati i cassoni di calcestruzzo che costituiscono la struttura portante del Mose. Mentre il ricorso al Tar è stato presentato dal Comune contro la Commissione di salvaguardia, la Regione, il Magistrato alle acque, il Consorzio Venezia nuova e i ministeri dell'Ambiente e delle Infrastrutture. Tecnicamente l'atto impugna la delibera del 31 luglio scorso con la quale la Commissione di salvaguardia diede semaforo verde ai lavori. Nonostante il cantiere fosse già stato aperto prima della riunione della commissione stessa.E il Codice dei beni culturali vieta espressamente autorizzazioni successive mentre, in un'area soggetta a vincoli ambientali come Pellestrina , sarebbe servita "una preventiva autorizzazione paesaggistica". L'impugnazione verte inoltre sulla mancanza di una Via statale, mentre è stata concessa solo quella regionale, e di una relazione paesaggistica. Quest'ultima era peraltro impossibile da ottenere in quanto, essendo i lavori già iniziati, la commissione non aveva potuto valutare come si presentava il sito prima dell'apertura del cantiere. Per la preparazione del ricorso l'avvocato Guido Gidoni dell'avvocatura civica è stato coadiuvato da due principi del foro, Nicolò Paletti e Federico Sorrentino, entrambi di Roma. Paoletti direttore della "Rivista amministrativa della Repubblica italiana" è tra i massimi esperti di diritto ambiental.Sorrentino, ordinario di diritto costituzionale all'Università La Sapienza, starebbe collaborando anche alla preparazione del ricorso alla Consulta. Che verterebbe non sull'atto emesso dalla commissione ma sui poteri dei suoi membri. Viene contestato che il rappresentante del ministero dell'ambiente, che era Stefano Boato che si pronunciò contro il progetto delle dighe mobili, non avesse diritto di veto per le materie di propria competenza nell'ambito della commissione. Mentre tale diritto era riconosciuto ai rappresentanti di Soprintendenza, vigili del fuoco e Usll che espressero parere favorevole al progetto.

Pl.T.

giovedì 22 novembre 2007

Uno slogan per la città: il primo premio alla scuola media De Conti di Sant'Anna

Chioggia

La fantasia, l'inventiva di un migliaio di ragazzi, tutti studenti delle medie inferiori di Chioggia, Sottomarina e Pellestrina , a servizio del turismo. L'idea di un concorso per uno slogan accattivante è della filiale di Chioggia della Cassa di Risparmio di Venezia per celebrare l'83. Giornata del risparmio. All'iniziativa hanno partecipato 47 classi sulle 69 costituite tra Chioggia, Sottomarina e Pellestrina . Ieri ci sono state presso l'auditorium di San Nicolò le premiazioni. Primo premio assoluto alla terza I della sezione di Sant'Anna della media De Conti. L'immagine stilizzata di Chioggia è accompagnata da questo slogan: "viaggio di sola andata". Come a dire che chi vi giunge resta ammaliato da una realtà che lo costringe a restare. Gli altri elaborati, tutti belli ed originali, alcuni anche di grande qualità grafica, hanno preso in considerazione le caratteristiche di Chioggia, "città d'aMare", l'insularità di Pellestrina , la realtà di Sottomarina, la spiaggia e tutto il resto.

La Cassa di Risparmio ha previsto tre premi per ogni plesso scolastico, più il primo assoluto andato alla terza I di Sant'Anna. Questo logo rappresenterà l'intestazione dei documenti dell'Asa, Associazione albergatori di Sottomarina, che ha sostenuto l'iniziativa. Quanto ai premi, la giuria li ha assegnati alla 2 I, 1 E e 3 f (rispettivamente primo, secondo e terzo) della scuola Pascoli-Galilei, alla 1 A, 2 B, 2 C della Pellico-Olivi, 2 H, 2 C, 3 I della De Conti, 3 B, 3 A, 1 A della Loredan di Pellestrina . Alla premiazione con studenti, docenti e dirigenti scolastici, il sindaco Romano Tiozzo, gli assessori Nicola Pecchie e Massimiliano Malaspina, il presidente dell'Apr di Venezia, Alessandro Peruch, Renzo Bonivento e Giuliano Boscolo per l'Asa.

G.B.

martedì 20 novembre 2007

Conto alla rovescia per il piccolo museo della laguna sud

La struttura, che contiene numerose testimonianze storiche, probabilmente verrà inaugurata il prossimo 15 dicembre

 

Pellestrina ha il suo museo. La realizzazione del "Piccolo museo della laguna sud" infatti è in fase conclusiva, e probabilmente sarà inaugurato il prossimo 15 dicembre.

Il progetto, nacque qualche anno fa, con l'ultimo Consiglio di Quartiere, rinforzato dal fatto che, l'Associazione "El Fughero" era intenzionata a lasciare proprio all'istituzione tutti i materiali realizzati durante la sua attività, in primis i plastici sulle difese a mare nel corso dei secoli.

Sparito il quartiere, l'eredità è stata raccolta dall'AAII (associazione abitanti in isola), che ha riproposto alla Municipalità il progetto, accettato in toto senza esitazioni. E' stata avviata cosi' una convenzione, e si è dato inizio al lavoro, in collaborazione anche con l'architetto Renato Vidal del Comune di Venezia. Gli ambienti adattati a quello che si profila essere un magnifico percorso di storia dell'isola, sono alcuni locali della ex scuola elementare di S.Pietro in Volta.

Due sono le stanze quasi completate, e che daranno l'avvio all'esposizione: la rosa, dal colore delle sue pareti, che, con una struttura particolare, realizzata in cartongesso, ospiterà i plastici del Fughero, sulla storia delle difese a mare, e la nera, che mostrerà con video ed immagini, l'isola prima e dopo l'alluvione del 66.

Un exscursus storico quindi, che svelerà ai visitatori (il museo è già stato inserito nei circuiti didattici del Comune), il vero volto di quest'isola, realizzato con materiali d'impatto, come foto, video, testimonianze, soprattutto sull'alluvione, e d'ingegno, come appunto i plastici e le ricerche.

«Ma non è finita qui - aggiunge Rossella Favero, dell'AAII - poiché vi è il progetto di ampliare l'esposizione con una sala dedicata alla pesca, la principale attività che da secoli caratterizza Pellestrina ».

Intanto continua la ricerca del materiale, anche multimediale, sugli antichi mestieri che andrà ad aggiungersi a quello numerosissimo già raccolto. «Un ringraziamento particolare - dicono dall'AAII - va alla Municipalità che ha permesso la realizzazione di tutto, ed in particolare al delegato alla cultura, Stefano Stipitivich che ha creduto fino in fondo al nostro progetto e ci ha supportato».

Annalisa Busetto

"L'isola che c'è", Pellestrina nel libro di don Angelo Busetto

 

Un parroco, don Angelo Busetto, da più di vent'anni nella parrocchia di borgo San Giovanni e che ha il cuore a Pellestrina , "l'isola che c'è" e nella quale è nato ormai più di sessant'anni fa. "L'Isola che c'è" è il titolo di un libro che don Angelo ha dedicato alla sua terra, pubblicato dalla Libreria editrice "Il leggio", che lo presenta venerdì, 23 novembre, ore 18,30, a palazzo Grassi in collaborazione col Circolo culturale San Giovanni Battista. Un'occasione che procura una rimpatriata a monsignor Dino De Antoni, arcivescovo di Gorizia. "Un prete in navigazione" recita il sottotitolo alludendo all'impegno di don Angelo. Una navigazione che ha nei cromosomi posto che a Pellestrina s'impara prima ad andare in barca che a camminare. Oltre al dato concreto il sottotitolo ne richiama anche uno simbolico ma forse più pregnante e che riguarda l'impegno pastorale, il seguire con attenzione cercando di anticiparle per sapervi rispondere le trasformazioni che riguardano la società. Pellestrina non è più quella dì un tempo. La gente ha lavorato e guadagnato ed i segni esteriori si vedono. Don Angelo, che pur li apprezza, non si ferma però a quei segni.

 

venerdì 16 novembre 2007

Ecco perchè il Tar deve fermare il Mose



Il ricorso al Tar del Veneto contro i cantieri del Mose a Pellestrina
è pronto. Il Comune lo sta notificando in questi giorni a tutte le
parti interessate: oltre alla Commissione di salvaguardia e alla
Regione, il Magistrato alle acque, il Consorzio Venezia Nuova, i
ministeri alle Infrastrutture e all'Ambiente. Un malloppo da una
cinquantina di pagine - a firma del professor Federico Sorrentino e
degli avvocati Nicolò Paoletti e Giulio Gidoni - che si chiude con la
richiesta di sospensiva della delibera del 31 luglio scorso con cui la
Commissione di salvaguardia diede il via libera al contestato cantiere
sorto sulla spiaggia di Santa Maria del Mare. E il Tar, ancora prima di
entrare nel merito, dovrà esaminare innanzitutto quest'istanza (in
genere l'udienza viene fissata nel giro di una decina di giorni). Ma su
che cosa si fonda il nuovo ricorso al Tar? Tanti gli argomenti noti:
l'autorizzazione paesaggistica contestata, l'illegittimità di un parere
che di fatto è una sanatoria, la mancanza di una Via statale (c'è solo
quella regionale). I legali del Comune, poi, sollevano anche
un'eccezione di costituzionalità perché la norma attuale non prevede il
potere di veto per il rappresentante in commissione del ministero
dell'Ambiente.

Tutto,
ovviamente, ruota attorno a questo enorme cantiere le cui dimensione
vengono ribadite, a più riprese, nel ricorso: 15 ettari di estensione
per una «piattaforma situata sopra la spiaggia e costituita da una
sovrastruttura (alta 2,60 metri, con bordi alti 3 metri) che si
protende in mare per altri 450 metri, con ulteriore struttura in
avanzamento verso il mare per l'alaggio dei cassoni di circa 200
metri», dove per realizzare i cassoni «ci sarà un movimento di
materiali pari a un milione di metri cubi». Ebbene, per quest'opera che
inizialmente doveva sorgere altrove (Cagliari, Ravenna o Brindisi) e
realizzata invece in un'area soggetta a plurimi vincoli come Pellestrina
non c'è stata una «preventiva autorizzazione paesaggistica». Il via
libera della salvaguardia, in particolare, è arrivato a lavori già
ampiamente realizzati: una sorta di "sanatoria" espressamente vietata -
sottolinea il ricorso - in materia paesaggistica dal Codice dei beni
culturali. Così la commissione non ha nemmeno potuto esaminare i dati
tecnici sull'area prima dell'intervento. Il ricorso, a questo
proposito, cita vari stralci della seduta: la battuta del
rappresentante dell'ambiente, Stefano Boato ("Manca la relazione
paesaggistica, la chiediamo perfino per altane e finestre"); ma
soprattutto alcune dichiarazioni della soprintendente Renata Codello
("Non possiamo avere la sfera di cristallo per dire con certezza oggi
se quei luoghi torneranno a essere paesaggisticamente e
morfologicamente analoghi a quelli liberi", "Non possiamo fare un
processo né ai fatti, né ai tempi, né ai materiali, perché nessuno di
noi sa di preciso quale sia il modo di smaltirli, il modo di smontarli,
cosa resti sotto"). Per il Comune «è evidente la gravità di tali
affermazioni»: «in definitiva la commissione ha autorizzato un cantiere
sulla fiducia, ossia facendo affidamento sull'impegno del Consorzio
Venezia Nuova di ripristinare lo stato dei luoghi, non avendo però
accertato né l'effettiva possibilità di tale operazione, né le
modalità, né i tempi».

Ma
il ricorso ipotizza anche altre violazioni: per la composizione della
commissione di quel 31 luglio a cui parteciparono 3 rappresentanti
della Soprintendenza (anziché 2 o 1) e 2 delle Ulss (anziché 1); per la
mancata Via statale per un'opera contro cui si era espresso sia il
ministero dell'ambiente che la commissione europea (per le direttive
Habitat e Uccelli). Infine c'è la questione dell'illegittimità
costituzionale di una commissione in cui rappresentante del ministero
dell'ambiente (che sul Mose votò contro) non ha il potere di veto per
le materie di propria competenza, a differenza di soprintendenza, Ulss,
vigili del fuoco (che votarono a favore). Su questo i legali del Comune
chiedono che si esprimi la Consulta. Ma la decisione spetta al Tar.

Roberta Brunetti

martedì 13 novembre 2007

«Per Cacciari l'ultimo tentativo di danneggiare Venezia»


Lunedi' 12 Novembre 2007

 Il governatore Giancarlo Galan contesta al sindaco il ricorso al Tar per bloccare i cantieri del Mose. «E dire che aveva assicurato che non si sarebbe mai più opposto al progetto!»

L'accordo Galan-Cacciari per far fuori il presidente della Biennale era solo un episodio isolato nell'ambito di una guerra tra i due che prosegue ormai da lustri. Lo evidenzia il fatto che, non appena si torna a parlare di Mose (il sistema di dighe mobili per isolare la laguna in caso di alta marea superiore ai 110 centimetri), si ritorna alla trincea. La decisione della giunta guidata da Massimo Cacciari di impugnare la sostanziale "sanatoria" della Salvaguardia al gigantesco cantiere in cemento di fronte all'isola di Pellestrina , è stata il pretesto per dissotterrare l'ascia di guerra. L'inchiesta del Gazzettino sul degrado di Porto Marghera, oggi ridotta a rifugio di clandestini e disperati, ha offerto a Galan un'ulteriore occasione per riprendere le bordate contro un'amministrazione che egli accusa di non saper decidere, senza ricordare però che le sue dichiarazioni sulla chimica da tre anni a questa parte hanno contribuito ad alimentare quell'aria di incertezza e di disinvestimento che si respira anche tra gli stabilimenti in attività.

«È un ultimo tentativo per far danno - ha affermato ieri il governatore del Veneto - non saprei cos'altro dire nel commentare la notizia che il Comune di Venezia ha deciso di opporsi al via libera concesso dalla Commissione di salvaguardia a proposito dei cantieri del Mose. Ecco perché adesso ci troviamo di fronte all'ultimo tentativo di chi non vuole capire che così facendo fa solo il danno di Venezia e lo fa colpendo a morte la credibilità politica della maggioranza che guida quel Comune».

La decisione di impugnare il parere favorevole della Salvaguardia con cui si dava il via libera alla piattaforma di 15 ettari - tutta in cemento e già in costruzione - a Santa Maria del Mare ha destato abbastanza scalpore. Dopo il sì della Commissione del 31 luglio e il lungo silenzio che lo aveva seguito, il discorso sembrava chiuso. Invece, venerdì la Giunta veneziana ha approvato all'unanimità l'impugnazione di quell'atto a pochi giorni dalla scadenza del termine, invocando la lesione delle prerogative del Comune in campo autorizzativo. Quel cantiere esteso per 15 ettari serve per la prefabbricazione dei giganteschi cassoni in cemento armato che saranno affondati nelle tre bocche di porto e dovranno ospitare le paratoie mobili, ma sorge su un luogo soggetto a triplice vincolo paesaggistico. Il provvedimento era passato con l'assicurazione che l'opera è provvisoria e la situazione preesistente sarebbe stata ripristinata al termine dei lavori. Su questa possibilità, però, i pareri non son certo concordi.

«Non si sa se piangere o ridere - ha proseguito Galan - leggendo che il Comune si rivolge al Tar pur di accontentare la sua componente fondamentalista. E dire che il mio amico Cacciari aveva detto, dopo il famoso ultimo Comitatone, di non voler più opporsi alla realizzazione del Mose. Se solo penso - conclude - al senso di responsabilità politica dimostrata dalla Giunta di Venezia, con questo suo ultimo tentativo di causare un danno gravissimo a Venezia e alla sua laguna, non posso che temere il peggio anche per il futuro di Porto Marghera, le cui condizioni di orribile degrado sono state evidenziate proprio ieri dal Gazzettino».

Michele Fullin

domenica 11 novembre 2007

Mose, il comune ricorre al Tar


 

La decisione è stata presa. Il Comune di Venezia ricorrerà al Tar del Veneto contro il parere favorevole della commissione di salvaguardia che, il 31 luglio scorso, ha di fatto "sanato" i mega cantieri per la costruzione dei cassoni del Mose a Pellestrina . Il via libera è arrivato dalla Giunta dell'altro giorno: gli assessori, all'unanimità, hanno dato mandato al sindaco Massimo Cacciari di impugnare il provvedimento davanti al tribunale amministrativo regionale. Ora il ricorso sarà predisposto dall'Avvocatura civica che ha tempi strettissimi per depositarlo. La decisione, infatti, è arrivata in zona Cesarini (i termini per l'impugnazione scadono a giorni) e non era affatto scontata. Non più tardi di un mese fa, infatti, il capo di gabinetto del sindaco, Maurizio Calligaro, aveva chiarito che l'amministrazione non voleva imbarcarsi in una battaglia persa in partenza. «Non vogliamo fare un ricorso, se poi non ci sono buone possibilità di vincerlo».

Così il Comune si è preso tutto il tempo utile: i 60 giorni normalmente previsti per l'impugnazione davanti al Tar, più il mese e mezzo ulteriore legato alla sospensione dell'attività giudiziaria dal 1. agosto fino al 15 settembre. In queste ultime settimane, in particolare, si sono moltiplicati gli incontri tecnici per valutare la fattibilità di quest'azione legale. Approfondimenti che devono aver convinto la Giunta a dare il via libero definitivo al sindaco per impugnare. «I motivi sono noti - ribadisce Calligaro - riteniamo di essere di fronte a una lesione grave delle prerogative in campo autorizzativo dell'ente Comune». Sotto accusa, dunque, la procedura. Ma il parere favorevole della salvaguardia, come noto, era stato criticato anche nel merito, per l'impatto di quello che è stato definito il "cantiere più grande d'Europa": una piattaforma di 15 ettari ricoperta di cemento, sulla quale saranno costruiti i cassoni, in una zona super vincolata come la spiaggia di Santa Maria del Mare. Il via libera del 31 luglio, tra l'altro, era arrivato a maggioranza: a favore, tra gli altri, la Soprintendenza; contro ministero dell'Ambiente e Comune.

Cacciari, all'epoca, aveva tuonato: «La decisione della commissione di salvaguardia mi appare semplicemente incomprensibile perché siamo di fronte a un intervento che con assoluta evidenza modifica profondamente e permanenetemente lo stato dei luoghi, che doveva essere sottoposto a una valutazione di tipo paesaggistico e ambientale. La decisione assunta dalla salvaguardia, che spesso di segnala per il rigoroso, a volte addirittura "punitivo" ossequio delle norme nei confronti del comune cittadino, rappresenta l'ennesimo atto che intende sanare a posteriori ciò che non era stato autorizzato, nè potrebbe risultare sanabile ai sensi delle vigenti leggi. Il Comune è deciso a far valere il proprio punto di vista in ogni sede a tutela anche delle sue specifiche e non surrogabili competenze». Questione spinosa su cui ora si dovranno esprimerere i giudici del Tar.

Roberta Brunetti

sabato 10 novembre 2007

La nuova ala del cimitero invasa dalle pantegane

 

Pantegane in cimitero a San Pietro in Volta, avvistate nella zona nuova costruita qualche anno fa. «Mia madre - racconta L.G. - era andata a far visita a mio papà, sepolto da poco, quando ha notato un grosso topo che correva per il campo, e la corona di fiori era rosicchiata». Anche un paio di signore confermano di aver notato tre o quattro volte "grossi topi che scorrazzano nei campi del nuovo cimitero". Qualcuno si lamenta che forse non è curato come dovrebbe essere, ma le segnalazioni ricevute ormai da qualche mese sulla presenza di pantegane in isola, è molto più generalizzata.

La loro "comparsa" è avvenuta quest'estate sull'arenile, grazie anche alla complicità involontaria di qualche maleducato che lasciava resti di cibo sulle dighe o sulla spiaggia. Venne fatta una disinfestazione e la situazione si è calmata per un po', ma da qualche tempo topi e pantegane sono ricomparse, e le segnalazioni sono sempre più frequenti, come sempre più frequente è vederle schiacciate per la strada lato mare.

Vengono dalla spiaggia? Dagli orti? Dai terreni incolti? In isola mai come quest'anno si era notata la loro presenza. E, soprattutto, mai in cimitero. «Noi veniamo qui a pregare e a curare i nostri morti - afferma un'anziana signora -. I nostri cimiteri sono giardini, e ci sembra uno sfregio vedere in questo posto animali del genere».

Annalisa Busetto

L'immobilismo politico del Comune

 

Con queste poche righe volevo fare una pausa di riflessione ed informare i cittadini sul lavoro che è stato fatto e su come stanno andando le cose riguardo il problema verde e ambiente a Pellestrina .

Dopo le molte riunioni con i cittadini e i lunghi dibattiti all'interno delle commissioni in Municipalità del Lido e a Pellestrina in materia di ambiente e igiene pubblica, l'Assessore all'ambiente del Comune di Venezia, dopo vari inviti, ha finalmente accettato di venire in Isola il 5 luglio 2007 ed ha potuto così constatare con i suoi occhi lo stato di degrado e di abbandono in cui essa verte.

In questo sopralluogo, di cui ringrazio per la presenza e l'interessamento l'Assessore all'ambiente, il Delegato all'ambiente della Municipalità e dei tecnici dell'Assessorato, sono state evidenziate le seguenti problematiche:

- discariche: solo tre in un'isola lunga soli 11 km, una delle quali si trova nel centro del paese, creando seri problemi ai residenti essendo situata a pochi metri dalle case.

- spiaggia, lasciata completamente andare dopo la realizzazione iniziata ben 12 anni fa, ed ancora oggi ritenuta cantiere con divieto di balneazione.

- presenza di topi, pantegane e grossi scorpioni nei pressi della spiaggia e nei giardini dei residenti;

- cabine di attesa presso le fermate dell'Actv quasi inesistenti e troppo piccole per consentire la sosta delle persone sulla strada comunale del Murazzo lato mare, ove transitano vetture spesso ad alta velocità.

Dopo questo sopralluogo ci siamo ritrovati il 3 agosto 2007, rientrando nel mio caso dalle ferie, per rivedere il tutto. Erano presenti oltre al Delegato della Municipalità anche il Presidente e i tecnici dell'Ambiente. Ne è uscito un bell'incontro, che ha trovato massima collaborazione e intesa tra le parti per portare avanti molte pratiche ferme da tempo.

Dopo tutti questi mesi, pur ringraziando tutti per l'interessamento, devo ammettere la mia delusione e amarezza nel vedere che tutto ciò che è stato detto e prefissato è rimasto lettera morta.

Le pantegane ci sono ancora, nonostante la derattizzazione (bisogna probabilmente operare in modo più tempestivo e con interventi ordinari programmati nel tempo); i campi comunali vicino alle case sono ancora invasi dagli scorpioni; le discariche sono ancora là al centro del paese, e la spiaggia rimane incurata e incustodita.

Mi chiedo il perché di tutto questo immobilismo, perché i lavori non vengano fatti, se per carenza di fondi o se ci siano dei motivi politici in Comune di Venezia per cui le problematiche non vengono risolte.

Gradirei tanto avere una risposta dall'Assessore, cui abbiamo trasmesso tutte le informazioni circa i disagi. Il guaio è che purtroppo il tempo passa e chi ne rimette è sempre il cittadino, che vive in un ambiente trascurato e poco igienico e che a questo punto non sa più a chi rivolgersi, se non al Comune che dovrebbe rappresentarlo.

 

Alessandro Scarpa

consigliere Udc Municipalità Lido Pellestrina

martedì 6 novembre 2007

Scritte sui muri del planetario in lungomare D'Annunzio. E a Pellestrina presi di mira i lampioni

 

(L.M.) I writers deturpano il planetario in lungomare D'Annunzio. Ancora vandalismi al Lido e Pellestrina . Questa volta i soliti ignoti sono entrati in azione, durante la notte, nel lungo ponte festivo della scorsa settimana. "Armati" di alcune bombolette spray i writers hanno lasciato la loro "firma" dipingendo, con graffiti e scritte nella facciata del planetario, sede degli "Astrofili Veneziani". Nel mirino dei vandali pure le strutture interne al "Parco delle pace" in lungomare D'Annunzio (ex Luna Park) e i servizi igienici. Ma a lasciare amareggiati è stato soprattutto il danneggiamento al planetario, per il cui restauro, nel 2003, erano stati investiti parecchi soldi con finanziamenti pubblici, anche in accordo con la Sopraintendenza che ha curato alcuni dettagli nella ristrutturazione per conservare la storicità del luogo (ad esempio la tonalità dei colori). Ora tutto è stato compromesso dal blitz vandalico e sarà perciò necessario un intervento di accurata pulizia e riordino.

Episodi analoghi a Pellestrina . Qui danneggiamenti si sono registrati ai lampioni dell'illuminazione pubblica che sono finiti in frantumi, mandandoli fuori uso. Probabilmente si tratta di bravate commesse da gruppi di ragazzi per concludere una serata in compagnia. La situazione, sempre più ripetuta, ha però spinto il presidente della municipalità Giovanni Gusso, visibilmente amareggiato per quanto accaduto, a fare un appello ai cittadini sul comune senso di responsabilità. «Ci sono rimasto male - ha sottolineato il presidente - come comunità del Lido e Pellestrina siamo chiamati tutti ad uno scatto in avanti e salto di qualità ulteriore. Non può essere, dai furti dei fiori ai danneggiamenti, che periodicamente ci siano queste situazioni».

domenica 4 novembre 2007

Lido e Pellestrina tornano alla carica

 

Dopo Burano, anche il Lido e Pellestrina tornano a chiedere, in modi diversi, l'autonomia da Venezia. Cresce lo spirito autonomista, e il centro storico rischia di perdere pezzi pregiati.

E al Lido c'è chi vedrebbe di buon occhio anche l'ingresso all'interno del Comune di Cavallino-Treporti, piuttosto che rimanere legati al centro storico.

A dirlo è l'avvocato Francesco Mario d'Elia, leader del movimento per l'autonomia del Lido.

«Il Lido - ribadisce d'Elia - avrebbe tutti i requisiti per rendersi Comune autonomo. Voglio ricordare che c'è già, depositato in Regione, da parte del sottoscritto, un progetto di legge d'iniziativa popolare per indire un referendum sulla separazione del Lido. Questo è il primo passo per avviare l'iter e raccogliere le 5mila firme per richiedere il referendum. Il concetto è semplice: già Venezia, centro storico, è diventata ormai periferia estrema di Mestre e della sua terraferma, figurarsi il Lido che è ormai diventato l'ultimo "fronte dell'impero". Teniamo presente, infine, che il Lido ha sempre avuto uno spirito autonomista, tanto che, in occasione dell'ultimo referendum per la separazione di Venezia e Mestre, è stato l'unico quartiere dove hanno vinto i "sì". Questo segnale vuol certo dire qualcosa».

Se non sarà possibile l'autonomia, almeno l'ingresso nel Comune di Cavallino.

«Stiamo studiando - riprende d'Elia - se, dal punto di vista burocratico e amministrativo, ci sono gli estremi per realizzarla. Istituire così il Comune de "I Lidi di Venezia"». Anche a Pellestrina , dalla delegazione di zona, si respira un po' di malumore per l'accorpamento con la municipalità del Lido. Il presidente di delegazione di zona Domenico Gorin, (Forza Italia) promette novità per il 2008. «Ora staremo a vedere l'evolversi della situazione - sottolinea Gorin - il prossimo anno agiremo di conseguenza. Nella Municipalità del Lido non ci sentiamo molto considerati, ma, dopo aver lanciato più volte questo grido d'allarme, sempre inascoltato, ora non è più il tempo dei proclami. Bisogna solo entrare in azione. «La nostra isola - dice - non ha paragoni con il resto d'Italia, qui è quasi impossibile fare politica. Ho già inviato la mia relazione a Ca' Farsetti, sostenendo che, a mio modo di vedere, le Municipalità e rispettive Delegazioni, non servono a nulla».

Lorenzo Mayer