venerdì 30 gennaio 2009

È morto Giuseppe Campolonghi

Protagonista per decenni della Dc veneziana, fu due volte assessore. Domani mattina i funerali

 

Domenica scorsa aveva appena compiuto i suoi 83 anni. Pochi giorni dopo, è morto improvvisamente, nella sua casa in via da Asola a Ca’ Bianca al Lido, Giuseppe Campolonghi, uno dei grandi pionieri della Democrazia Cristiana, figura politica di spicco e riferimento per decenni nella vita politica veneziana, molto conosciuta in città. A Ca’ Farsetti aveva ricoperto vari ruoli: da delegato del sindaco, a consigliere comunale fino ad assessore. Campolonghi, aveva militato, fin da giovanissimo, tra le fila della Dc, proseguendo sempre nella fedeltà al partito fino a quando è esistito. Non è un caso, dunque, che una volta scioltasi la Dc avesse deciso di ritirarsi dalla vita politica locale rifiutando, negli ultimi tempi, non pochi inviti. Ma il suo compito è sempre stato caratterizzato un legame forte con Venezia, le sue isole e la laguna. Nato a San Pietro in Volta nel 1926, il suo primo incarico pubblico era stato proprio quello, negli anni ’60, di delegato de sindaco Favaretto Fisca per Pellestrina e la laguna sud. Prezioso fu anche il suo ruolo nella ricostruzione dopo l’alluvione del ’66: una foto lo ritrae ai Murazzi in compagnia di Robert Kennedy che era andato a ricevere. Dopo l’esperienza di consigliere comunale, per due mandati è stato assessore della giunta Longo alle licenze commerciali ed ai tributi.
      Ma Campolonghi era anche uno della famiglia del Gazzettino: lavorava all’ufficio abbonamenti del nostro giornale, posto di lavoro che aveva lasciato circa a metà degli anni ’80 per andare in pensione.
      Giuseppe Campolonghi lascia la moglie Agata e le figlie Cristina, giornalista professionista per alcuni anni anche della cronaca del Gazzettino, e Roberta. I funerali verranno celebrati domani mattina (sabato) alle 11 nella chiesa di Sant’Ignazio a Ca’ Bianca.
      Lorenzo Mayer

giovedì 29 gennaio 2009

De Poli, il prefetto vuole intervenire sulle banche

In questo modo i lavoratori del cantiere navale di Pellestrina potrebbero ottenere il pagamento degli arretrati

 

Sono senza stipendio da due mesi e non nutrono più alcuna illusione di conservare il loro posto di lavoro. E l’unica speranza cui si aggrappano è quella di essere ricollocati nella realizzazione delle grandi opere, a partire dal Mose.
      Sono i 92 operai e impiegati dei cantieri navali De Poli, azienda a serio rischio di chiusura, “tra cui 7 apprendisti che in caso di licenziamento non godrebbero nemmeno degli ammortizzatori sociali”, come ha ricordato Giorgio Molin, segretario generale Fiom-Cgil che ha guidato una loro delegazione, di circa 50 persone, ad un incontro ieri con il prefetto Guido Nardone.
      Il prefetto ha assicurato il suo impegno sia ad aiutare i dipendenti De Poli a ricollocarsi sul mercato del lavoro sia per ottenere un intervento delle banche che assicuri il pagamento dei loro stipendi arretrati.
      Esclusa invece dai rappresentanti dei lavoratori l’ipotesi, sostenuta dai vertici aziendali, di un rientro in cantiere solo per completare le navi ancora in costruzione.
      «Da una parte è tutto da vedere se gli armatori norvegesi sono interessati ancora all’acquisto delle navi, data la situazione, poi è impossibile che le ditte esterne, il cui apporto è indispensabile, si impegnino con il rischio di non essere poi pagate, e su questi punti il prefetto ha condiviso tutti i nostri dubbi – secondo Molin – ma soprattutto non si può chiedere a queste persone di prolungare la propria agonia lavorativa in una situazione di tale precarietà non solo economica, ma anche sotto il profilo della sicurezza. Vogliamo rischiare un altro paio di morti per chiudere in bellezza?»
      Restano le due richieste urgenti formulate dai lavoratori.
      «La professionalità di questi lavoratori è tale che possono certamente essere ricollocati nella realizzazione della parte meccanica del Mose – ha ribadito Molin – inoltre serve che le banche, dietro parere del commissario del tribunale, si facciano carico in tempi rapidi degli stipendi dei lavoratori rifacendosi sull’azienda».
      Ma resta anche, ad aggravare la crisi, l’incertezza sul destino dei circa 250 dipendenti delle ditte esterne che lavoravano prevalentemente per la De Poli oltre all’incertezza sul futuro economico di un’intera area, quella di Pellestrina, di cui il cantiere navale è di gran lunga la maggiore attività produttiva.
      Dal loro canto i dipendenti dei cantieri, oltre a subire il danno, si sentono beffati.
      «Lo stipendio di dicembre non è mai arrivato, mentre per quanto riguarda la tredicesima abbiamo ricevuto la busta paga – sbottano - ma senza un soldo, solo la ricevuta insomma ma non l’accredito, una beffa».
      Lo stipendio medio degli operai è di poco più di mille euro al mese e «non abbiamo risparmi per andare avanti – scandiscono - I De Poli hanno passato un bel Natale comunque, molti di noi non hanno potuto fare un regalo ai bambini».
      Pierluigi Tamburrini

mercoledì 28 gennaio 2009

Gruppo 'Pellestrina c'è!'

Alcune affermazioni degli assessori intervenuti al convegno organizzato dal Comune di Venezia sul
futuro dell’isola di Pellestrina e alcuni articoli della stampa in quest’ultimo periodo ci hanno fatto
comprendere che il modello organizzativo previsto dallo statuto del comune di Venezia non gode
della fiducia da parte degli stessi attuali amministratori del Comune.
La suddivisione del territorio in cinque municipalità ha prodotto cinque fotocopie burocratiche del
Comune di Venezia, con poteri che molto spesso tendono a sovrapporsi o a scontrarsi con quelli
dell’organizzazione centrale e dove i confini delle competenze molto spesso appaiono confusi.
L’isola di Pellestrina ha da sempre dichiarato la propria contrarietà rispetto a questo modello,
ritenendolo eccessivamente penalizzante nei confronti della propria realtà territoriale, che ne
sarebbe uscita sminuita e svilita, con il sacrificio della propria identità e peculiarità. I documenti
che in tal senso l’ultimo consiglio di quartiere aveva prodotto e proposto hanno allora aperto un
dibattito che l’Amministrazione e il Consiglio comunale di Venezia hanno sottovalutato, ritenendo
che la perdita di identità avrebbe potuto essere sacrificata alle esigenze di una più corretta ed
efficiente organizzazione comunale.
A distanza di quattro anni constatiamo che sono gli stessi amministratori del Comune di Venezia a
mettere in discussione quel modello amministrativo.
In questa situazione non possiamo non pretendere che l’isola di Pellestrina venga ascoltata, e che
venga valutata la possibilità di valorizzarne identità e peculiarità.
La valorizzazione di identità e peculiarità non passa per un’ulteriore riduzione del numero di
municipalità, ma per una razionalizzazione delle funzioni e delle strutture delle stesse. E’ inutile
fare cinque microstrutture comunali, se poi non si fanno funzionare o non si attribuiscono deleghe
reali. E’ facile poi dire che non funzionano.
A nostro giudizio, il decentramento non deve essere burocratico, ma funzionale e funzionante, e
rispettoso delle realtà locali.
Prevedere un aumento delle municipalità potrebbe sembrare un’operazione irrealizzabile, se
all’aumento corrispondesse il pari aumento delle strutture burocratiche, per cui ci troveremmo ad
avere 10 o 12 municipalità e 10 o 12 ministrutture burocratiche, che presenterebbero gli stessi difetti
di quelle già esistenti.
Un incremento delle municipalità con una contestuale riduzione delle strutture burocratiche, con
una razionalizzazione e definizione seria e precisa di compiti e funzioni, può rappresentare invece la
vera sfida per l’Amministrazione comunale.

Su questo vogliamo discutere con l’Amministrazione comunale, perché non riteniamo che ancora
una volta i destini dell’isola di Pellestrina vengano decisi senza ascoltarne la voce.
Il proporre l’istituzione di un organismo, che sia rappresentativo dell’isola, sia esso municipalità o
quartiere o altro, è dare voce a una identità e alla sua cultura, per valorizzarne la ricchezza.

     Rossella Favero

«Pellestrina non è Cenerentola»

Domenica 25 gennaio 2009

 

Acque mosse a Pellestrina dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi sulla presunta «secessione» dell’isola dalla Municipalità di cui fa parte con il Lido. Un trentina di cittadini si sono ritrovati venerdì sera all’ex cinema Perla, dove hanno messo a fuoco i problemi dell’isola e hanno gettato le basi per le azioni da attuare allo scopo di riuscire ad essere più presenti, come comunità, nella vita politica del Comune.  «Vogliamo porci come un interlocutore attivo e rappresentante dei bisogni dell’isola», commenta Rossella Favaro promotrice dell’iniziativa, «gli stessi amministratori del Comune mettono in dubbio l’efficacia delle Municipalità».  E’ proprio questo il tasto dolente: il modello non funziona e l’isola non è rappresentata a dovere. Le soluzioni al momento devono ancora essere studiate, anche se sono state avanzate ipotesi a livello embrionale. Come dice Emilio Ballarin «per andare avanti serve un cambiamento dello statuto che ha previsto le Municipalità, servono deleghe e strutture coerenti con le caratteristiche del posto». O, come sostiene Natale Vianello, «dobbiamo puntare ad avere una figura interessata solo alle isole e che abbia il potere di cambiare le cose come potrebbe essere un assessore nominato ad hoc».  Ma queste sono tutte cose che verranno in seguito. Da subito si comincerà a sensibilizzare l’opinione pubblica. Il gruppo, che ha deciso il nome di «Pellestrina C’è», si troverà il 2 febbraio per cominciare la raccolta firme ed avere così la legittimazione a parlare a nome della comunità. «Non vogliamo partire con connotazioni politiche», ribadisce Emilio Ballarin, «serve unità di intenti per l’isola e le sue esigenze, per questo aspetteremo di essere in tanti. Abbiamo una proposta seria e punteremo sulle tematiche più urgenti». Sono usciti ancora gli ormai storici problemi dell’isola: la sanità con servizi carenti, l’aridità turistica e la questione arenile. Ma non solo: «Adesso parlano delle tegnùe e ci sarà un incontro per parlare del polo scientifico che vogliono fare: ma qualcuno dell’isola ne sa qualcosa?», chiede Mario Sambo. La cosa certa e che non si tratta di lagnanze campanilistiche, ma di problemi concreti che il gruppo vuole siano risolti al più presto.

     Marco Vianello

 

De Poli, braccio di ferro con l’armatore norvegese

Tutto ruota attorno a una nave che il committente non vorrebbe più, ma l’azienda replica. Ieri la protesta dei lavoratori

 

Braccio di ferro tra i cantieri De Poli e l’armatore norvegese che ha affidato all’industria di Pellestrina la costruzione di una nave. Ieri tra i lavoratori dei cantieri correva la voce che l’armatore avesse disdetto il contratto, per la situazione finanziaria dell’azienda. Nel sito della sua società infatti, sull’elenco delle nuove navi, le commesse affidate a Pellestrina non compaiono. L’armatore scandinavo avrebbe anche inviato una lettera ai De Poli, con cui rinunciava alla commessa.
      La De Poli, tuttavia, nel confermare che nel sito non c’è traccia della nave in costruzione a Pellestrina, ha sostenuto che si tratterebbe di un percorso per poter avviare una "trattativa" per ridurre il costo finale, che per metà è già stato pagato. E alla De Poli, al momento, non è arrivata alcuna disdetta.
      Tutto questo mentre eri mattina a Pallestrina si è vissuta una protesta dei lavoratori, dalle 7.30 alle 13, conclusa con l’annuncio di un incontro previsto per oggi, alle 10.30, con il prefetto. Erano presenti tutte le tute blu della De Poli in sit in, dinnanzi al cantiere, sulla strada fronte mare, con striscioni di protesta poggiati sul terrapieno del murazzo. Una protesta tutto sommato pacifica, con solo qualche momento di tensione, mediata dalla presenza dei carabinieri. La prima mossa fatta dagli operai è stata la chiusura di tutte le entrate esterne del cantiere, con catene e lucchetti, per impedire l’entrata degli amministratori, che, scesi dall’autobus e visto il movimento, si sono subito allontanati. Anche il blocco momentaneo degli autobus in circolazione non ha provocato tutto sommato esagerate proteste.
      La De Poli, però, non ha gradito l’azione di lotta.
      «Pur comprendendo le ragioni della manifestazione di protesta - afferma l’azienda in una nota - troviamo riprovevole gli atteggiamenti di violazione privata contro la proprietà e il lancio di insulti di cui, ieri, sono stati fatti oggetto alcuni esponenti dell’azienda. Di fronte alla richiesta di versamento degli stipendi, l’azienda sottolinea che proprio a partire dalla seconda metà di dicembre questi non siano potuti essere stati percepiti a causa del rifiuto da parte del sindacato della sottoscrizione della Cassa Integrazione richiesta nel mese di dicembre stesso. Tale rifiuto ha dunque comportato un arresto obbligato degli stipendi, che altrimenti sarebbero stati versati grazie all’intervento degli ammortizzatori sociali». Per i lavoratori la situazione sta diventando ingovernabile, vista la mancanza di informazioni e di decisioni immediate. Infatti, anche se il cantiere ha chiesto il concordato preventivo, e la direzione dell’azienda sarà assunta da un professionista nominato dal tribunale, anche se due banche hanno accettato di finanziare la conclusione delle navi in costruzione, l’incontro tra il commissario giudiziale e i creditori del cantiere avverrà soltanto il 22 febbraio. «Non sappiamo più che cosa fare - dicono gli operai - siamo soltanto contenti, a questo punto, che i De Poli, il Cda, gli amministratori, siano estromessi dalla proprietà, anche se in realtà si sono estromessi da soli».
      Annalisa Busetto

martedì 27 gennaio 2009

Pellestrina. In mattinata protesta degli operai della De Poli

 

Giornata di protesta oggi al Cantiere Navale De Poli. L’appuntamento, confermato dalle Rsu aziendali, per un picchetto che potrebbe durare anche tutto il giorno è alle 7.30. «Non riusciamo ancora a capire che cosa succederà, quale sarà il nostro futuro - dicono gli operai - si sono fatte tante ipotesi, ma qualcosa di abbastanza certo, che ci faccia intravedere una speranza, non esiste. Vogliamo sensibilizzare i residenti sulla gravità della situazione». Da un mese è arrivata la crisi, con lo spettro per i lavoratori, della cassa integrazione e della chiusura. L’ultimo passaggio, il commissariamento dell’azienda da parte del tribunale. «Ora - dice qualcuno - tutto il lavoro che è stato fatto è solo per rientrare in possesso di soldi già dati, già finanziati. Noi ci siamo soltanto come comparse, per completare le navi, ma non abbiamo nessuna prospettiva per il dopo. Stiamo ancora aspettando il salario di dicembre e la tredicesima. Se tutto va bene, vedremo questi soldi a marzo. Nessuno però si chiede come facciamo a vivere. Siamo operai e non imprenditori, e questo ritardo sta uccidendo noi e le nostre famiglie». E’proprio questa incertezza, questa cortina di nebbia posata sul loro futuro che non sopportano. Gente che qui ci ha passato mezza vita, che aveva fatto del posto di lavoro la sua seconda casa, e proprio per questo si è sentita doppiamente tradita. «Qui eravamo come una grande famiglia - concludono - è tutta una fregatura perché in famiglia si parla, si discute, si informa. Ad oggi, dopo oltre un mese, nessuno ha mai parlato con noi».
      Annalisa Busetto

lunedì 26 gennaio 2009

È gravemente malata e vorrebbe sposarsi in ospedale, ma i fratelli vogliono bloccare le nozze

Domenica 25 Gennaio 2009

 

Tutto è pronto per celebrare il rito civile domani. Tuttavia secondo i parenti della donna non sarebbe la sua precisa volontà

 

È gravemente malata e dovrebbe sposarsi domani all’ospedale di Mestre, ma i familiari hanno chiesto ufficialmente di bloccare il matrimonio. Ed ora si prepara una battaglia a colpi di carte bollate, che non si sa a che esito possa portare. Un “caso” comunque destinato, certamente, ad aprire un dibattito.
      Tutto era già stato predisposto nei minimi particolari: domani mattina alle 11, all’ospedale dell’Angelo, avrebbe dovuto presentarsi l’ufficiale di Stato civile del Comune di Venezia per celebrare l’unione. Una donna originaria di Pellestrina, di 57 anni, degente nel reparto di Neurologia dell’ospedale di Mestre ma per tanti anni dipendente di un bar del Lido, dovrebbe sposarsi con il suo convivente, conosciuto da molti anni.
      Ma nessuno probabilmente immaginava che si sarebbe scatenata la tempesta. I familiari della donna, ed in particolare uno dei fratelli, venuti a conoscenza casualmente solo nei giorni scorsi dal personale ospedaliero durante una visita alla sorella ricoverata, si sono ribellati. Immediatamente si sono opposti ed hanno dato mandato ad un legale affinché faccia annullare, in extremis, il matrimonio. I fratelli sostengono, infatti, che in tanti anni di conoscenza della coppia, la sorella non ha mai voluto sposarsi, contestando quindi ora una decisione che potrebbe risultare, proprio in un momento così delicato per la sorella, affrettata e tardiva. A detta della famiglia d’origine della donna, inoltre, non ci sarebbe stata, in passato, alcuna avvisaglia della volontà di contrarre matriomonio. L’avvocat Francesco Mario d’Elia, ieri mattina, su incarico dei familiari ha perciò inviato un fax urgente al sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, quale ufficiale di Stato civile, ed alla direzione sanitaria dell’ospedale per chiedere che vengano fatte alcune verifiche, in merito alle nozze contestate, prima di procedere, eventualmente, al rito civile. In particolare, nell’esposto si chiede se non sia il caso di nominare un tutore giuridico che possa meglio verificare le reali volontà della donna. Viene anche sottolineato nel documento inviato al sindaco e all’Ulss 12 (quest’ultima come ente a cui è affidata la responsabilità dei pazienti ricoverati) di meglio valutare se, le condizioni psicofisiche in cui attualmente si trova la donna, siano idonee in questo momento a farle assumere una decisione così importante come quella di un matrimonio in cui si prendono precisi doveri civili, giuridici ed anche etici e morali.
      Intanto ieri, a quanto pare, la donna sarebbe stata trasferita in un’altra struttura sanitaria sempre in terraferma. E solo domani si saprà se il matrimonio andrà a buon fine.
      Lorenzo Mayer

Pellestrina verso l’autonomia

Domenica 25 Gennaio 2009

 

È stata costituita l’associazione che punta a staccare l’isola dalla municipalità del Lido

 

Nessuna unione con Chioggia, anche se i pellestrinotti e i chioggiotti hanno tante cose in comune, e godono di rispettosa amicizia, nessun referendum per la divisione da Venezia. «Tutte storie montate ad arte» commenta Lorenza Vianello. Di vero c’è soltanto la nascita ufficiale del “gruppo Pellestrina c’è”, avvenuta la scorsa sera nella sala dell’ex cinema Perla. Quindici giorni fa il primo incontro, tra persone con situazioni e credi politici diversi, impegnati in vari settori della vita sociale dell’isola, uniti però da un comune intento: essere parte attiva nella rinascita di Pellestrina, oggi isola sconfitta e sommersa da problematiche derivanti dalla crisi della pesca e della cantieristica, che hanno tolto a questa realtà, oltre 400 posti di lavoro.
      Un unico obiettivo comune: Pellestrina deve tornare ad avere una realtà politica autonoma.
      L’esperienza della Municipalità accorpata al Lido, per i più è stata un fallimento. Non per le persone che compongono il parlamentino, ma proprio per la struttura stessa, che non ha tenuto conto dell’identità chiara e definita dell’isola. «Pellestrina ha da sempre dichiarato la propria contrarietà rispetto alle Municipalità - fa sapere il gruppo - perché questa manovra ha prodotto cinque fotocopie burocratiche del Comune di Venezia, con poteri che molto spesso tendono a sovrapporsi o a scontrarsi con quelli dell’organizzazione centrale e dove i confini delle competenze appaiono confusi. Nel caso specifico nostro poi, tale modello è risultato eccessivamente penalizzante. I documenti che l’ultimo Consiglio di Quartiere aveva prodotto e proposto, avevano aperto un dibattito che l’amministrazione e il Consiglio comunale hanno sottovalutato, ritenendo che la paventata nostra perdita di identità, avrebbe potuto essere sacrificata alle esigenze di una più corretta ed efficiente organizzazione comunale».
      Così non è stato, tanto che oggi sono gli stessi amministratori del comune a mettere in discussione questo modello amministrativo. «In questa situazione - continuano - non possiamo non pretendere che Pellestrina venga ascoltata, e che venga valutata la possibilità di valorizzarne identità e peculiarità». E la valorizzazione di ciò che è così importante per i pellestrinotti, non passa per un’ulteriore riduzione del numero di municipalità, ma per una razionalizzazione delle funzioni e delle strutture delle stesse. «Un incremento delle municipalità - dice Rossella Favero, portavoce di “Pellestrina c’è” - con una contestuale riduzione delle strutture burocratiche, con una razionalizzazione e definizione seria e precisa di compiti e funzioni, può rappresentare invece la vera sfida per l’amministrazione comunale. Serve un organismo che sia rappresentativo dell’isola, sia esso municipalità o quartiere o altro, e che dia voce ad una identità e alla sua cultura, per valorizzarne la ricchezza».
      Annalisa Busetto

sabato 24 gennaio 2009

Cantieri De Poli, debiti per 120 milioni di euro

L’azienda di Pellestrina ammessa dal Tribunale al concordato preventivo offrendo ai creditori 33 milioni

 

I Cantieri navali De Poli di Pellestrina hanno accumulato debiti per 120 milioni di euro e il liquidatore della società, Giancarlo Galazzo, ha proposto un piano attraverso il quale potrebbe essere realizzato un attivo di 33 milioni, vendendo proprietà e attività finanziarie, per soddisfare tutti i creditori privilegiati e una parte di quelli chirografari. In modo che i Cantieri, in futuro, possano riprendere l’attività senza debiti.
      La proposta dell’azienda è stata presa in esame dal Tribunale di Venezia il quale ieri ha deliberato di ammetterla al concordato preventivo, una procedura "pilotata" per evitare il fallimento e cercare di soddisfare il maggior numero possibile di creditori, in gran parte istituti bancari (oltre 60 milioni di euro) e fornitori (circa 20 milioni). Il Tribunale ha nominato giudice delegato il dottor Luca Marini e ha designato commissario giudiziale il commercialista di Mestre Emilio Borella, al quale spetterà il compito di gestire materialmente la complessa procedura. Il prossimo 20 febbraio si terrà l’adunanza dei creditori che dovrà dare il proprio gradimento sulla proposta dell’azienda.
      Nella richiesta di ammissione al concordato preventivo, i legali dei De Poli sostengono che l’attuale crisi in cui versano i cantieri di Pellestrina è legata alla costruzioni delle tre navi chimichiere ordinate da una società norvegese, la Utkilen. I tempi per la realizzazione delle tre imbarcazioni si sono allungati per problemi di varia natura e i costi sono sensibilmente lievitati con il passare del tempo, costringendo l’azienda ad elevare il già consistente livello di indebitamento a cui era ricorsa per poter iniziare la costruzione. Il prezzo medio di ciascuna nave era stimato in circa 25 milioni, poi lievitato ad oltre 30.
      Nel pomeriggio di ieri l’ufficio stampa dei cantieri De Poli ha diramato un comunicato nel quale viene dichiarato che intenzione della società «è quella di proseguire l’attività cantieristica fino a completamento delle tre navi attualmente in opera presso i cantieri sociali, sotto il controllo e supervisione del Tribunale di Venezia e del commissario nominato, dottor Emilio Borella. Si specifica, inoltre - prosegue l’azienda - come tale procedura garantisca, a norma di legge, la miglior tutela per tutte le parti interessate, dai creditori ai fornitori ed alle maestranze, proprio nell'auspicabile prospettiva di una prosecuzione dell'attività che i Cantieri Navali De Poli augurano possa avvenire a completamento della procedura, e con il ricostituirsi delle idonee condizioni di mercato e finanziarie necessarie ad una ripresa dell’economia».
      Gianluca Amadori

giovedì 22 gennaio 2009

De Poli, i lavoratori rifiutano la cassa integrazione

Nel frattempo la direzione aziendale, dopo l’incontro di ieri con i sindacati, afferma che tutti gli operai del cantiere navale verranno regolarmente riassorbiti

 

(L.M.) Gli operai dei cantieri navali De Poli di Pellestrina rifiutano la messa in cassa integrazione. È stata una fumata nera, quella arrivata dall’incontro di ieri tra azienda e sindacati che non hanno sottoscritto l’accordo per la messa in cassa integrazione degli operai, nonostante le banche, nella giornata di martedì, abbiano fatto intravedere spiragli positivi per il salvataggio del cantiere. «L’azienda è priva di un progetto industriale - dice Giorgio Molin della Fiom-Cgil in un comunicato - non c’è futuro per i lavoratori, la richiesta di Cigs è per cessata attività. Non si può chiedere al sindacato di condividere la chiusura dell’azienda e di sostenerla con un accordo. L’azienda si è dichiarata non in grado di pagare i dipendenti».
      Ora la palla, così come previsto dalla legge, passa al ministero che da Roma dovrà valutare la situazione. Diversa la posizione dell’azienda. «I sindacati si sono rifiutati di sottoscrivere l’accordo, nonostante ci sia stata la disponibilità da parte dell’azienda di riprendere l’attività produttiva e di conseguenza di reintegrare al lavoro, in tempi brevi, tutti gli operai ora in cassa integrazione. Nessuno rimarrà senza lavoro ma ci vogliono i tempi previsti dalle normative. Una società in liquidazione, infatti, ha tempi precisi che stabiliscono delle priorità. I primi ad essere saldati devono essere i creditori principali, quindi deve avvenire l’acquisto per il materiale delle tre navi in costruzione, e di conseguenza il reintegro a scaglioni per tutti i lavoratori. Perciò è necessario del tempo». Secondo la De Poli la cassa integrazione sarebbe durata, qualora fosse stata sottoscritta ieri, meno di due mesi e mezzo. «La firma dell’accordo - riprendono dalla De Poli - avrebbe comportato che immediatamente i lavoratori avrebbero percepito il mese di dicembre e la tredicesima così come maturato nel corso del 2008, e poi avrebbero avuto, se non al 100 per cento, l’80 per cento di stipendio per gennaio e febbraio». «C’è la volontà - ha detto Davide De Poli - di reintegrare al lavoro, seppure a scaglioni tutti gli operai. Ma entro breve il cantiere tornerà ad operare per cui anche chi sarà chiamato più tardi non dovrà stare in cassa integrazione più di due mesi e mezzo».

«A Pellestrina investiti 30 milioni»

Immediata replica del presidente Giovanni Gusso a chi vuole la separazione dal Lido

 

«Per l’isola di Pellestrina sono stati investiti, in questi anni, oltre trenta milioni di euro». Così il presidente della municipalità del Lido e Pellestrina, Giovanni Gusso, risponde alle accuse di scarsa attenzione da parte della municipalità alle problematiche di Pellestrina, mentre associazioni e comitati si mobilitano per raccogliere firme per istituire un referendum che dia voce ai cittadini in merito alla separazione tra Lido e Pellestrina ed anche ad una possibile annessione di Pellestrina al comune di Chioggia.
      L’avvocato Francesco Mario d’Elia, presidente del movimento per la separazione di Venezia, ha infatti dichiarato pieno appoggio alle richieste di autonomia di Pellestrina, anche a nome del comitato utenti e consumatori, annunciando che è pronta una raccolta di firme per dare forza alla richiesta.
      «Pieno appoggio alle richieste dei cittadini – ha detto D’Elia – d’altro canto è evidente che Lido e Pellestrina abbiano problematiche completamente differenti. Dire che non si può istituire una municipalità con meno di ventimila abitanti è semplicemente una scusa. Se la mettiamo così allora le municipalità non avrebbero neppure potuto essere istituite dall’amministrazione, visto che la popolazione residente a Venezia è nettamente sotto i trecentomila abitanti. La verità è che quando si vuole si trovano le deroghe, quando non si ha interesse no. Vinceremo la raccolta di firme convinti di aver l’appoggio non solo dei residenti del Lido ma anche di quelli di Pellestrina». Sulla bontà di un’autonomia di Pellestrina si è espressa ufficialmente già da tempo anche l’Udc, che ha confermato anche ieri la sua posizione, mentre il dibattito in corso innesterà la presa di posizione anche di tutti gli altri partiti politici. Chi non è affatto concorde con questa opinione è invece il presidente Gusso che ieri si è messo al lavoro per redigere un elenco che ha passato in rassegna i risultati principali ottenuti dalla municipalità in questi anni.
      «Chi dice che non abbiamo fatto nulla – ha ribattuto Gusso – dà una sua opinione che però contrasta con tutti i finanziamenti che sono stati approvati e che dimostrano come le cose non stiano così. Va anche detto che gli interventi che ora arrivano al dunque sono il frutto di un cammino preparatorio che dura anni, e non certo cose fatte dall’oggi al domani. Quando siamo arrivati noi va anche ricordato che non esisteva nessun progetto e nessun finanziamento per Pellestrina».
      Lorenzo Mayer

mercoledì 21 gennaio 2009

Pellestrina chiede l’autonomia dal Lido e punta a Chioggia

Documento ufficiale della delegazione di zona per staccarsi dalla Municipalità, mentre l’associazione "Tra mare e laguna" guarda agli eterni rivali

 

Pellestrina chiede l’autonomia dal Lido e intanto c’è chi guarda a Chioggia. Mentre da una parte la delegazione di zona ha impegnato la sua prima riunione dopo 18 mesi di inattività per stilare un documento ufficiale con cui chiede il distacco dalla Municiplità del Lido, dall’altra l’assocazione "Tra mare e laguna", forte dei suoi 300 iscritti, guarda all’annessione con i rivali di sempre, con quei chioggiotti da cui i pellestrinotti sono stati storicamente separati da ben più della spola di un traghetto.
      A Pellestrina però non si parla d’altro. L’isola è divisa tra chi mai accetterebbe di passare, di buon grado, sotto “l’ala protettrice” di Chioggia, in nome ad antiche contrapposizioni ancora aperte, e chi invece, spinto da uno spirito più progressista e meno nostalgico, volentieri metterebbe da parte, per una volta, le “lotte di campanile”. La discussione tra i cittadini è aperta: qualcuno pensa di organizzare, entro primavera, a Pellestrina, una sorta di referendum, con tanto di schede e scrutinio finale, per sentire la voce della popolazione.
      Quel che è certo è che in isola è sempre più in crescita la voglia di autonomia dal Lido, l’isola vicina, con cui attualmente compone un’unica municipalità e da cui gran parte dei pellestrinotti vorrebbe dividersi. Lorenza Vianello, dell’associazione "Tra mare e laguna", si è spinta oltre lanciando il sasso e una provocazione. «L’isola – ha spiegato – da tempo viene esclusa e non vediamo alcuna volontà di rilancio di attività in crisi oppure tentativi per creare nuovi settori produttivi per i 3.500 abitanti. Il solo spiraglio potrebbe essere rappresentato dalla separazione dal Lido per magari confluire sotto Chioggia». «Non sia mai – le ha risposto Domenico Gorin, presidente della delegazione di zona a Pellestrina – in fondo ci sentiamo veneziani. Anche se Chioggia è molto più sensibile verso alcune tematiche che interessano Pellestrina. A Chioggia, ad esempio c’è un assessorato che segue la pesca, cosa che a Venezia non esiste. Il Comune di Venezia dovrebbe essere più attivo, e sostenere maggiormente, anche a livello economico, questi settori che per noi, e per il futuro di Pellestrina, sono fondamentali. Ciò che noi, come delegazione di zona, chiediamo è invece l’autonomia dal Lido. Vogliamo essere indipendenti».
      Da circa diciotto mesi, però, la delegazione di zona non si riunisce formalmente per una riunione. «È vero – conferma Gorin – siamo fermi a livello ufficiale da un bel pezzo. Il motivo è facile: la delegazione di zona è una scatola vuota, non serve a nulla. Personalmente però sono impegnato nel quotidiano per stare vicino alla gente e per interessarmi delle questioni più importanti di Pellestrina».
      A distanza, però, è arrivata, puntuale, la replica del presidente della municipalità isolana, Giovanni Gusso. «Ognuno è libero di fare le sue valutazioni – ha detto Gusso – ma per Pellestrina abbiamo fatto tantissime cose, impegno che è stato riconosciuto anche da un consigliere di Pellestrina. Possiamo dire che sei su dieci del nostro impegno è stato dedicato a Pellestrina. È stato poi spiegato ai residenti che per essere municipalità autonoma, devono esserci almeno ventimila abitanti, cosa impossibile scindendo solo Pellestrina».
      Lorenzo Mayer

De Poli, via libera delle banche al prestito

Unicredit e Montepaschi garantiscono il finanziamento che permetterà al cantiere di continuare l’attività per tutto il 2009

 

Per la De Poli la fine del tunnel è ancora distante, ma l’attesa di una soluzione a breve termine è finita, e in modo positivo. Le banche Unicredit e Monte dei Paschi di Siena hanno confermato che erogheranno all’azienda di Pellestrina nel minor tempo possibile un prestito che consentirà alla De Poli di proseguire l’attività di cantieristica per tutto il 2009. La notizia non è ancora stata confermata dalla famiglia De Poli, ma fonti molto vicine all’azienda affermano che l’ok degli istituti di credito è effettivamente arrivato nella giornata di ieri.
      Ora si tratta di capire quanto lunghi saranno i tempi tecnici necessari a far partire il finanziamento, del quale non sono ancora noti gli importi chiesti dall’azienda. Non è altresì possibile sapere come e quando avverrà la ripresa dell’attività cantieristica nello stabilimento di Pellestrina, fermo rertando che lo scopo del prestito delle banche è consentire all’azienda di continuare la produzione fino al completamento delle tre navi attualmente in linea e con l’auspicio che la crisi si concluda nel più breve tempo possibile.
      Tra i dipendenti, intanto, rimane la paura di perdere il posto di lavoro e la fonte di sostentamento per le loro famiglie.
      «Indubbiamente - avevano detto alcuni lavoratori qualche giorno fa - dovremo iniziare a guardarci in giro. Per i giovani, forse i problemi sono minori, perché hanno più possibilità di rimettersi in gioco, ma ci sono anche persone con 30 ed oltre anni di lavoro, a cui mancava poco per andare in pensione. Che faranno questi?».
      C’è anche chi si augura che, con l’arrivo dei finanziamenti bancari l’azienda possa pagare lo stipendio di dicembre e la tredicesima, rimaste congelate allo scoppio della crisi.
      Davino De Poli, 74 anni, proprio dalle pagine del Gazzettino ha assicurato che combatterà fino all’ultimo per difendere il cantiere e i suoi lavoratori: «Sono qui pronto a combattere e non mando all’aria i sacrifici di una vita. Ho sentito tante storie, e anche molte calunnie, che rispedisco al mittente».
      Sul fronte sindacale, il clima resta comunque rovente, con la Cgil che intende vederci chiaro e intanto si rifiuta di firmare l’accordo della cassa integrazione prima di conoscere un piano sul futuro dell’azienda. Domani, intanto, nella sede mestrina della Provincia, si terrà l’incontro con l’Ispettorato del Lavoro e il commissario liquidatore del cantiere, Giancarlo Galazzo.
      M.F.

martedì 20 gennaio 2009

De Poli, un altro giorno per le banche

La decisione degli istituti di credito sul salvataggio dell’azienda dovrebbe arrivare oggi

 

(L.M.) E’ stata rinviata ad oggi la decisione delle banche sul futuro dei Cantieri navali De Poli a Pellestrina. Intanto, ieri pomeriggio, l’azienda è voluta intervenire in merito all’inchiesta, aperta dalla Procura della Repubblica, per verificare la legittimità di fondi dell’Unione Europea. “Qui da noi i carabinieri non sono mai venuti – fanno sapere – l’esposto è una cosa datata che si è già risolta, e la Finanza i nostri libri contabili ce li ha, ma da un bel pezzo. Si tratta di una vicenda che non ha nulla a che vedere con la situazione attuale. Ad ogni modo, ribadiamo che non abbiamo nulla da nascondere i bilanci poi si possono consultare tranquillamente anche tramite internet da chiunque lo voglia. Perciò il problema non esiste. Non c’è stato nessun blitz dei carabinieri che non abbiamo mai visto. Inoltre ci rammarichiamo che tutto questo, possa essere stato messo in relazione con la situazione attuale, proprio subito dopo che Davino De Poli aveva spiegato esattamente come, a nostro giudizio, stiano veramente le cose.. Infine ribadiamo che non abbiamo licenziato nessun operaio, ma avviato la Cassa integrazione, cosa ben diversa”.

De Poli, i lavoratori chiedono certezze

Lunedì 19 Gennaio 2009

 

Mercoledì l’incontro a Mestre per discutere sul futuro dei cantieri dopo l’avvio dell’iter per la liquidazione

 

È la paura, il timore per il futuro, lo stato d’animo prevalente tra i dipendenti del Cantiere Navale De Poli di Pellestrina, alla luce dell’avvio dell’iter per la liquidazione del cantiere. Qualcuno tra di loro, ipotizzava questa mossa appena avviata la richiesta della cassa integrazione straordinaria. «Ma tra l’ipotizzare e la conferma reale, vi è molta differenza - affermano - prima di tutto perché così si continuava a sperare, ed oggi siamo nella più nera disperazione, e poi perché, e non è di secondaria importanza, continua ad esserci questa mancanza chiarificatrice con la proprietà».
      «In questi giorni dovremmo avere la risposta definitiva sui possibili finanziamenti delle banche», racconta Ermenegildo Vianello, delle Rsu. Il suo tono è pacato, anche se in qualche momento si sente che la preoccupazione è alle stelle. «Sapremo così se per il 2009 si potrà lavorare o meno. E comunque, indubbiamente, dovremo iniziare a guardarci in giro. Per i giovani, forse i problemi sono minori, perché hanno più possibilità di rimettersi in gioco, ma ci sono anche persone con 30 ed oltre anni di lavoro, a cui mancava poco per andare in pensione. Che faranno questi?»
      Qualcun altro fa notare che, per terminare le navi, ci vogliono le ditte esterne, quelle che ai primi di dicembre hanno lasciato l’isola e il cantiere perché non venivano pagati. «Da circa 10 anni - dicono - noi, operai, siamo stati tolti dalla produzione e messi in assistenza alle ditte. La loro presenza è indispensabile, ma alla luce di quanto è successo, accetteranno di tornare?».
      Domande, tante domande, continue domande. L’ultima riguarda il mancato pagamento, sino ad oggi, di tredicesima e salario del mese di dicembre. «Anche qui non ci sono risposte certe. E nel caso dovessimo trovare un nuovo lavoro, ci troviamo con le mani legate. Nel nostro nuovo contratto, si recita che se la ditta è inadempiente, come in questo caso, il lavoratore può licenziarsi senza preavviso. La direzione ci dice di no, che il preavviso di tre mesi è dovuto. Non ci pagano, chiudono il cantiere, ma noi non possiamo trovarci un lavoro se non tra tre o quattro mesi».
      Mercoledì l’incontro a Mestre, in Provincia, con l’Ispettorato del Lavoro e l’amministratore delegato, oggi commissario liquidatore del cantiere, Giancarlo Galazzo.
      Sul fronte politico l’Udc chiede che il sindaco Cacciari e l’assessore Bortolussi cerchino tutte le possibili alternative alla tragica chiusura, tutelando i lavoratori nel loro diritto al lavoro, garantendo, nella peggiore delle ipotesi, la ricollocazione di tutti. L’Udc, infine, reputa poi sbagliato l’accorpamento in un’unica Municipalità di Lido e Pellestrina.
      Annalisa Busetto

domenica 18 gennaio 2009

De Poli, inchiesta sull’utilizzo di fondi europei

Blitz dei carabinieri ai cantieri di Pellestrina, ma anche la Finanza ha acquisito la documentazione sui bilanci

 

La Procura della Repubblica di Venezia ha aperto un’inchiesta per verificare la legittimità dell’utilizzo di fondi dell’Unione Europea per la costruzione di alcune navi ai cantieri De Poli di Pellestrina.
      A far scattare le indagini è stata la segnalazione di un avvocato veneziano, formalizzata ancora nel marzo dello scorso anno. L’atto, vista la crisi in cui versa in quest’ultimo periodo il cantiere di Pellestrina, proprio in questi giorni è tornato alla ribalta ed di stretta attualità.
      Per questo motivo guardia di finanza e carabinieri che, da mesi stavano lavorando dietro le quinte, sono usciti allo scoperto acquisendo varia documentazione riguardante la contabilità dell’azienda. Non solo: contemporaneamente sono state anche acquisite alcune testimonianze. Interpellati a vario titolo dalle forze dell’ordine sono stati anche alcuni residenti dell’isola, ed ora le indagini, avvolte da uno stretto riserbo, proseguono.
      L’obiettivo degli investigatori, coordinati dal procuratore aggiunto Carlo Mastelloni e dal sostituto procuratore Gianni Pipeschi è quello di verificare se i finanziamenti pubblici siano stati utilizzati per la costruzione di navi idonee a quelle per le quali è prevista l’erogazione di fondi della Comunità Europea. Il 27 giugno 2002, infatti, dal Consiglio dell’Unione Europea è stata istituita una norma che consente l’erogazione di contributi speciali per la costruzione di navi per il trasporto di gas naturale liquefatto. Un provvedimento che intendeva favorire la produzione europea e superare così la concorrenza, definita sleale, di altri stati, come ad esempio la Corea, verso i cantieri europei.
      In Italia il provvedimento è stato recepito, nel 2005 dal Ministero infrastrutture con un decreto attuativo del regolamento per la concessione ed erogazione di un contributo , firmato dal ministro Lunardi. Per accedere a questo finanziamento le navi devono essere classificate dal Rina come navi chimichere adibite al trasporto di gas naturale e non gasiere (gas da petrolio), quest’ultime non soggette al contributo.
      Le navi, per le quali la De Poli ha percepito il contributo (fino a 1,5 milioni di euro per ciascuna nave) che sono finite oggetto dell’esposto depositato in Procura potrebbero essere, secondo quanto segnalato, non pienamente conformi ha questa distinzione e già rivendute, in passato, come gasiere, ancor prima del varo.
      Complessivamente, oggetto degli accertamenti sarebbero finiti stanziamenti europei per circa cinque milioni di euro. La Procura della Repubblica sta conducendo verifiche anche sul fronte di eventuali reati anche di carattere fiscale.
      Lorenzo Mayer

sabato 17 gennaio 2009

De Poli: scontro tra azienda e sindacato

La Fiom Cgil: «Tracollo inspiegabile e repentino». L’imprenditore querela, le banche chiedono tempo

 

Le banche hanno chiesto qualche giorno in più. Un vero e proprio supplemento di indagine per capire se "aiutare" i cantieri navali De Poli. E se gli istituti di credito prendono tempo per verificare lo "stato di salute" della fabbrica, lunedì prossimo a Mestre, nella sede della Provincia, ci sarà un incontro tra una delegazione dell’Ispettorato del Lavoro e l’amministratore delegato dell’impresa, ora commissario liquidatore, Giancarlo Galazzo. Intanto fonti aziendali non nascondono la loro soddisfazione per la posizione delle banche di rinviare alla prossima settimana ogni decisione. Un segnale con una doppia lettura: da una parte inevitabili dubbi da parte del sistema creditizio, dall’altro la possibilità che ci possano essere spazi di manovra per "salvare" il cantiere, almeno temporaneamente. E in questo clima scende in campo nuovamente il sindacato. Tocca a Giorgio Molin (Fiom-Cgil) rispondere alla proprietà.
      «E di fronte a tutto questo la proprietà evita il confronto con i lavoratori e il sindacato e molti si interrogano su un tracollo inspiegabile e inaspettato, Anche noi siamo rimasti colpiti dalla repentinità di questa crisi e dalla decisione di liquidare il cantiere, ma qualche idea ce la siamo fatta. La crisi generale c’entra poco. Il cantiere ha goduto, al pari di tanti altri, di una condizione di mercato straordinaria. Sono aumentati i traffici e decine e decine di navi sono state varate. E allora quando il lavoro c’è e le aziende vanno male vuol dire che sono state amministrate male oppure che sono state compiute scelte sbagliate».
      Un duro atto d’accusa da parte del sindacato. «La gran parte delle navi costruite - punta il dito Molin - sono state commissionate dalla società armatoriale Arcoin, con sede in Olanda, di cui i De Poli sono proprietari. Azzardiamo: se i prezzi delle navi sono bassi il cantiere ci rimette ma l’Arcoin ci guadagna. Pare che questa abbia rivenduto tutte le navi costruite a Pellestrina e sia ormai una scatola vuota. Molti spiegano così la crisi di Pellestrina e gli affari in Olanda. Adesso il cantiere De Poli è in liquidazione per cessata attività, ma vorrebbe liquidare, consegnando le ultime due commesse per non pagare le penali agli armatori, penali che graverebbero sui conti già in rosso del cantiere. Queste due navi, più una terza in costruzione a Trieste, sono state cedute infatti ad una società norvegese. L’indebitamento del cantiere sembra essere elevato e così le perdite a bilancio. Probabilmente le banche, per riaprire i rubinetti chiederanno garanzie personali alla proprietà che non sappiamo se sarà disposta a darle». A seguito delle dichiarazioni di Molin, la De Poli ha dato mandato agli avvocati di fiducia per una querela nei confronti del segretario Fiom.

De Poli: «Lotterò fino all’ultimo per la mia azienda»

Venerdì 16 Gennaio 2009

 

L’imprenditore di Pellestrina: «Non ho speculato sui cantieri. É una calunnia». Oggi la risposta delle banche

 

La voce è come al solito forte e chiara. Anche il tono è di quelli conosciuti: battagliero. Davino De Poli, 74 anni, ha deciso di scendere in campo. L’obiettivo è difendere la sua azienda, combattere contro chi specula sulle difficoltà di un cantiere posizionato in un’area delicata come quella di Pellestrina, ma soprattutto dimostrare che venderà cara la pelle. «Sono qui pronto a combattere - dice l’imprenditore di Pellestrina - Non mando all’aria i sacrifici di una vita e sfido chiunque a darmi torto. Ce l’ho con tutti quelli che mi hanno accusato di "disimpegnarmi" dalla mia azienda. Ho sentito tante storie, e anche molte calunnie».
      Davino De Poli non nasconde le difficoltà. Questa mattina si capirà il destino dei Cantieri navali di Pellestrina. L’ultima parola spetterà alle banche, a quegli istituti di credito che dovrebbero sostenere l’azienda in questa fase molto delicata con i lavoratori in cassa integrazione, e con tre navi in costruzione nei bacini di carenaggio. Gioia e dolori per l’azienda. «Ho tre navi da completare - attacca De Poli - e sono anche la mia speranza. Possono essere la cartina di tornasole per continuare l’attività. Le banche stanno valutando anche questo. Sto subendo, come tanti altri imprenditori di settore e non, i contraccolpi della crisi economica mondiale. E questa tocca tutti, nessuno escluso. Ma quelle tre navi possono essere anche la nostra salvezza. Riuscire a completare quelle tre imbarcazioni potrebbe voler dire ridare fiato ad una azienda che ha sessant’anni di vita e verso la quale ho sacrificato tutto!».
      L’imprenditore di Pellestrina, pur con la voce tonante, non nasconde un momento di commozione. «Stiamo senz’altro vivendo un momento delicato - ammette - e io per primo sto soffrendo di quello che sta accadendo. Come altri devo fare i conti con la crisi. Ne ho superato tante e per fortuna che, negli anni c’è stata la società armatoriale Arco.In, che ha permesso di dare lavoro alle maestranze del cantiere per anni. Lo ripeto: per anni! E pensare che, adesso come soprattutto in passato, ho dovuto fare i conti con numerose contestazioni e con gli effetti della concorrenza sleale proveniente soprattutto dall’Estremo Oriente. Ma ce l’abbiamo sempre fatta. Ora la crisi mondiale ha peggiorato dappertutto la situazione. E così ci sono caduto anch’io».
      E poi l’assist degno di un centravanti. «Ho letto e visto dichiarazioni pesantissime nei miei confronti, che ero uno sprovveduto, che sono una speculatore. Rispedisco tutto al mittente. Ho sempre lavorato, cercato di far vivere al meglio il cantiere». E il pensiero non va solo alle passate stagioni, per De Poli c’è anche un presente amaro non solo per le vicissitudini dell’azienda, ma anche per i recenti infortuni mortali sul lavoro accaduti nello stabilimento. «Ho sofferto moltissimo - sottolinea De Poli - Una sofferenza inaudita. Non era mai successo. E anche sulle tre navi da costruire, sapevo che stavo rischiando, ma come imprenditore non avevo scelta. Purtroppo non ho la sfera di cristallo e ora ne porto le conseguenze. Certo è che se le banche daranno un "responso" positivo, potremo andare avanti per la conclusione delle tre navi e magari guardare al 2010 con maggiore fiducia. Il mercato si rimetterà in moto». Ma al di là delle prospettive di lavoro, come un’onda in piena, De Poli non nasconde la sua rabbia. É uno sfogo duro, sofferto, decisivo. «Vogliamo dirlo con chiarezza - tuona De Poli - In tanti anni sono stato aiutato davvero poco. E non accetto, anzi rispedisco al mittente anche le dichiarazioni sulla nostra situazione finanziaria espresse dell’assessore alle Attività produttive, Giuseppe Bortolussi, che mi sono sembrate veramente fuori luogo».
      Ma i cantieri De Poli chiuderanno? De Poli tira fuori tutto il fiato che ha in corpo. «É sempre stata e rimane la mia creatura. Lotterò ancora per salvare la mia azienda - dice - Tutto dipende dalle banche, ma non intendo fare pressioni. In questo momento ho tre navi da completare. Sono lì e devono essere finite. Sono il modo per mandare avanti tutta l’azienda. Odio la superficialità e odio tutti coloro che si sono espressi così attaccandomi duramente. Ho sempre lavorato con il cuore. L’azienda è la mia creatura e sempre rimarrà tale». Intanto oggi si conoscerà la decisione delle banche per garantire o meno il futuro dei cantieri De Poli. L’ultima parola, come si dice in questi casi, spetta al cassiere. A lui toccherà intonare il "de profundis" per i cantieri De Poli o dare una speranza.
      Paolo Navarro Dina

venerdì 16 gennaio 2009

«Una sublagunare verso Pellestrina»

 

 Un collegamento d’altri tempi quello tra Chioggia e Pellestrina tra le quali l’intescambio per motivi di studio e di lavoro e per il flusso turistico durante la buona stagione è assai frequente. Il solito vaporetto come avveniva più d’un secolo fa. Eppure, sottolinea Narciso Girotto, segretario del Pd, la Regione sta investendo in maniera consistente nel settore della mobilità. In particolare, a Venezia, si progetta una costosa sublagunare. “Perché, con le modalità di questo progetto – propone Girotto - non possono sfruttare i lavori del Mose, che prevedono grandi scavi per la posa dei cassoni contenitori delle pareti mobili realizzando un collegamento sublagunare tra Pellestrina e Sottomarina?”
      Un servizio del genere sarebbe una risposta all’isolamento denunciato dagli abitanti di Pellestrina, argomenta Girotto, ma anche la premessa per “incentivare le attività economiche che godrebbero dei vantaggi di una mobilità agevolata. In poche parole, una risposta forte ai problemi dei lavoratori pendolari che quotidianamente si spostano da e per Pellestrina ed Alberoni”.
      Lo stesso comparto turistico, secondo Girotto, ne avrebbe notevoli vantaggi. Il costo dell’opera risulterebbe inferiore a quanto preventivato per la sublagunare veneziana se si approfittasse delle possibilità offerte dai cantieri del Mose.
      Il segretario del Pd è del parere che la particolarità e complessità della crisi economica comporta di pensare a soluzioni straordinarie per “far uscire Chioggia dall’isolamento nel quale è costretta da una situazione infrastrutturale che si commenta da sola”.

De Poli, il destino in una telefonata

Cacciari interpellerà le banche. I sindacati: no alla cassa integrazione e si rivolgeranno alla magistratura

 

Il destino dei Cantieri navali De Poli è legato ad una telefonata. La chiamata spetterà al sindaco Massimo Cacciari. Tutto si deciderà domani, venerdì. A lui l’arduo compito di interrogare gli istituti di credito che, a seconda della loro risposta, permetteranno o meno la continuazione dell’attività dell’impresa di Pellestrina. Insomma per l’azienda isolana restano ancora 24 ore con il fiato sospeso. Poi si vedrà. L’unico dato certo, finora, è quello della preoccupazione.
      É questo in sintesi il risultato dell’incontro tenutosi ieri pomeriggio a Ca’ Farsetti e che ha visto seduti attorno ad un tavolo il primo cittadino di Venezia, il presidente della Provincia, Davide Zoggia, una delegazione di lavoratori dell’azienda accompagnati da Giorgio Molin, segretario dei metalmeccanici Fiom-Cgil. «Venerdì (domani ndr) - hanno spiegato il sindaco e il presidente Zoggia - si conoscerà il destino di questa azienda. É evidente che tutto dipenderà dalla risposta delle banche. Se sarà positiva, si potrà continuare, malgrado le difficoltà a lavorare e completare così il lavoro iniziato per le tre navi ancora in costruzione nel cantiere; se la risposta sarà negativa, allora per l’azienda De Poli non ci potrà essere un grande futuro. Scatterà la procedura della liquidazione e a quel punto prenderà il via l’iter per il coinvolgimento di Unindustria e dei sindacati per trovare una soluzione accettabile per i lavoratori. La De Poli sarebbe costretta alla chiusura».
      Una situazione, quindi, sempre più drammatica e che, in qualche modo, ricorda altri momenti delicati vissuti dalla De Poli nel corso degli anni. Ma questa volta a rendere ancora più difficile la situazione vi è senz’altro la pesantezza della congiuntura economica mentre gli stessi vertici dell’azienda hanno smentito categoricamente le voci di una volontà di disimpegno della famiglia sulle attività dei cantieri. Ora per i lavoratori si apre una dura vertenza, ma c’è già chi dice che l’ipotesi al vaglio per un loro impiego possa essere quello di entrare a far parte delle maestranze del Mose. L’occasione giusta per restare a lavorare vicino a casa.
      Ma Giorgio Molin dei metalmeccanici Cgil non ci sta. A suo dire la questione De Poli pone più di qualche interrogativo. «Ora abbiamo un’azienda in liquidazione - dice il sindacalista - e allo stesso tempo, proprio dopo aver avviato questo iter, ha incredibilmente chiesto ai lavoratori di firmare un accordo per la cassa integrazione! Incredibile. É altrettanto evidente che ci siamo rifiutati di sottoscrivere alcunchè perchè di fronte a questa decisione della De Poli ci ritroviamo senza un piano dell’azienda, nessuna ipotesi di riconversione o di ristrutturazione. Nulla di nulla. E nel frattempo aspettiamo il "responso" delle banche».
      E a questo proposito, al di là delle iniziative del sindaco, Molin rivela che lunedì, al massimo martedì prossimo, si terrà un altro incontro sulla De Poli a Ca’ Corner, sede della Provincia. «Dobbiamo dircelo francamente - attacca Molin - i lavoratori non hanno ricevuto lo stipendio di dicembre e neanche la tredicesima e si vuole puntare tutto sulla cassa integrazione? Prima vogliamo vederci chiaro. Come è possibile che un cantiere che faceva 15/18 navi in cinque, sia finita così in disgrazia? Ci saranno pure delle responsabilità o no? E su questo vogliamo andare fino in fondo, pronti anche a rivolgerci alla magistratura».
      Intanto anche i lavoratori vanno all’attacco: il dito è puntato sulla famiglia De Poli, che per buona parte delle maestranze, non si sarebbe impegnata abbastanza per salvare la situazione. “Sappiamo - dice Ermenegildo Vianello della Rsu - che l’Arcoin, la loro società armatoriale, naviga in buone acque. Si sente dire che il bilancio del 2007 è stato chiuso con decine di milioni di euro d’attivo. Perché non impiegare parte del capitale anche per il cantiere? E’ ovvio che alla luce di quanto è accaduto, qualche pensiero ce lo siamo fatti, ed ora pensiamo che le mosse degli ultimi mesi, siano state pianificate a tavolino”.

mercoledì 14 gennaio 2009

I residenti gettano le basi per progettare un futuro basato sullo sviluppo turistico

 

Pellestrina e i suoi abitanti hanno un grande desiderio di rinnovamento e di protagonismo nella costruzione di un piano di sviluppo per il futuro dell’isola.
      E’ quanto emerso la scorsa sera, in un’affollata sala dell’ex cinema Perla, durante un incontro, proposto da un gruppo di cittadini, con diversa storia ed estrazione politica, e rivolto, in modo trasversale, alle associazioni e alle persone di “buona volontà”, che hanno risposto in modo corale.
      «Uno stimolo importante ad incontrarsi - ha detto Rossella Favero, una delle organizzatrici nel discorso d’esordio - è venuto dal convegno organizzato in isola ad ottobre, dall’assessore all’ambiente Piergiorgio Belcaro».
      Il convegno in questione, trattava del possibile prossimo futuro sviluppo turistico dell’isola, anche in relazione alla presenza delle nuove spiagge. Da qui l’imput e la necessità di incontrarsi per essere attivi e partecipi del futuro del loro territorio.
      «Un territorio ricco di stimoli e storia - ha fatto notare qualcuno - ma vuoto di rappresentanza istituzionale».
      Punto caldo questo, che ha dato vita ad un acceso dibattito. I presenti, qualcuno facendo pure autocritica, hanno iniziato a parlare dello stato delle cose dal punto di vista del presente e del futuro istituzionale, hanno affermato di non avere nessuna voglia di separarsi da Venezia, se non in modo provocatorio, ma hanno evidenziato la necessità di un cambiamento.
      «Niente da dire sull’operato della Municipalità e delle persone che la compongono - ha detto qualcuno - ma questo non è il bene di Pellestrina».
      L’incontro si è concluso con dei proponimenti: la volontà di formare un gruppo di lavoro che si proponga come interlocutore rispetto al comune in questa fase di vuoto di rappresentanza, che elabori proposte ed obiettivi, e di elaborare loro stessi una proposta nuova di rappresentanza, non a tutto campo, ma con deleghe mirate e specifiche, che permettano la valorizzazione delle peculiarità e unicità dell’isola.
      «Bisogna esserci - hanno detto- per il piano dell’arenile, per il turismo, per il futuro», che in questa difficile fase della vita di Pellestrina (crisi della pesca e della cantieristica), diventano obiettivi strategici.
      Come ultimo, è stata espressa la volontà di avere parte attiva nel processo di revisione delle Municipalità, aperto dal Comune, a cui sta lavorando Maurizio Calligaro del gabinetto del sindaco.
      Annalisa Busetto

De Poli, avviato l’iter della liquidazione

L’assemblea dei soci ha approvato la procedura ma si augura al più presto l’intervento delle banche

 

Probabilmente è una delle ultime mosse. Un po’ per disperazione, un po’ per speranza. L’estrema occasione per cercare non tanto di rimanere a galla, ma soprattutto per portare avanti una sfida. Difficilissima, ardua, ma indispensabile per la vita di un’isola, come Pellestrina, e per il lavoro di un centinaio di persone. Ieri pomeriggio l’assemblea straordinaria dei soci dei Cantieri Navali De Poli ha deciso di avviare tutte le procedure per l’avvio dell’iter di richiesta della liquidazione volontaria. Incaricato del procedimento sarà l’attuale amministratore delegato Giancarlo Galazzo. A lui spetterà gestire questo delicato momento e soprattuto dare il via ad una procedura che, nel suo insieme, rappresenta e può rappresentare l’ultimo aggancio per la De Poli che, altrimenti, potrebbe essere costretta a chiudere i battenti in un momento di pesante congiuntura economica come quella che si prospetta per l’imprenditoria in questo inizio del 2009.
      «Questo processo - spiega una nota dell’azienda di Pellestrina - è dovuto alla pesante crisi economica mondiale che sta riguardando tutti i settori della produzione e quindi, immancabilmente, anche le attività marittime e della cantieristica navale. Una situazione che va ad aggravare una condizione già particolarmente delicata dovuta alla crescita esponenziale dei costi delle materie prime e della componentistica navale». In un certo qual modo per la De Poli è forse il momento del vero e proprio spartiacque, anzi probabilmente il tentativo finale per continuare un’attività secolare e che, da un momento per l’altro, senza l’apporto e il sostegno delle banche, rischia di arrivare alla chiusura.
      E ad aggravare la situazione vi è senz’altro la "ritrosia" - almeno in questa fase della vicenda che accompagna la crisi della De Poli - da parte degli istituti di credito a sostenere con nuovi finanziamenti l’attività del cantiere di Pellestrina. Un presupposto non certo facile dovuto evidentemente alla situazione finanziaria nazionale e internazionale che non favorisce di certo l’«impegno» degli istituti di credito. «Tuttavia - spiega ancora la nota della De Poli - in relazione alla liquidazione della società, dobbiamo precisare che tale decisione rappresenta un passaggio necessario, ma che d’altro canto rimane ferma l’intenzione di continuare e completare, con il sostegno degli istituti di credito, maestranze e committenti, la costruzione delle tre navi attualmente in opera nei nostri cantieri». Una procedura studiata a tavolino, ma che in qualche modo mette a riparo i soci da una drammatica ipotesi di bancarotta. In un certo senso proprio questa rimane la cartina di tornasole di tutta l’operazione di salvataggio della De Poli da una fine traumatica. Le tre navi rappresentano non solo un onere per l’impresa dell’isola, ma anche l’àncora di salvezza nella speranza che proprio gli istituti di credito consegnino nuovi fondi all’azienda in modo che, superata anche parzialmente la congiuntura economica negativa anche a livello internazionale, si possa poi ripartire con l’attività produttiva. In caso contrario per la De Poli ci sarebbe solo lo spettro della chiusura definitiva.
      Paolo Navarro Dina

giovedì 8 gennaio 2009

Il Comune avvia il progetto per lo studio e la valorizzazione delle "Tegnue" del Lido e di Pellestrina. Nasce un comitato scientifico


Via libera alla tutela e allo studio delle tegnue del Lido e
Pellestrina.
     
È stato presentato ieri il progetto del Comune relativo all’
“Allestimento di basi di informazione e formazione sia a terra che in
mare e nelle zone di tutela biologica marina al largo del litorale del
Comune di Venezia”, finanziato dalla Regione.

      L’assessore
all’Ambiente, Pierantonio Belcaro, insieme a Andrea Falconi di Cam
Idrografica Sas, partner operativo marittimo del progetto, e al
presidente della Municipalità di Lido
Pellestrina,
Giovanni Gusso, ha annunciato l’insediamento del Comitato tecnico di
indirizzo del progetto, del quale è egli stesso presidente.

      Ci
saranno Alberto Baroni, biologo dell’Università di Padova
vicepresidente e coordinatore scientifico del Comitato, Andrea Falconi
segretario, mentre altri due componenti sono il direttore Ambiente e
sicurezza del territorio del Comune di Venezia, Gian Luigi Penzo, e
Giovanni Gusso. Le “Tegnue” (così definite dai pescatori locali per la
loro resistenza alle attività di pesca a strascico) sono degli
affioramenti denominati “beach rocks” se di origina clastica (detriti
di roccia) o “formazioni organogene” se di origine biologica. In
pratica costituiscono delle vere e proprie oasi naturali di
ripopolamento ittico.

      L’area inclusa nel progetto va da poche
centinaia di metri dalla costa fino a 12 miglia, ed è compresa fra la
diga sud di San Nicolò e quella nord di
Pellestrina-Ca’
Roman. Con questo progetto si mira ad individuare e localizzare le
“tegnue” per mezzo di una campagna idrografica, seguite dalla bonifica
bellica e pulizia subacquee dei siti.

      In un secondo tempo è
previsto il posizionamento di segnali marittimi e punti di ormeggio
sorvegliati (segnalati da boe ecocompatibili) per evitare ancoraggi
indiscriminati. Infine si provvederà alla creazione di percorsi
subacquei che consentiranno di organizzare visite guidate e immersioni
a scopi scientifici, turistici e ricreativi.

      Il progetto si
propone di diffondere e divulgare l’ecologia e la biologia degli
ambienti marini costieri e delle peculiari caratteristiche ambientali e
geomorfologiche delle zone di tutela biologica. A questo scopo saranno
a breve istituiti due punti di formazione e informazione sul tema: a
Malamocco, nel Palazzo Pretorio, e a San Piero in Volta, nel Piccolo
Museo della Laguna, e sarà creato un sito internet dedicato al progetto.

venerdì 2 gennaio 2009

Tre giovani promesse nell’orbita del Calcio Padova

Si consolida il rapporto di collaborazione tra la società sportiva dell’isola e i biancoscudati che militano in serie C1 


(L.M.) Il Calcio Pellestrina mette in mostra i suoi “campioni”. Nicola Scarpa, nato nel 1995, centrocampista, Fabio Busetto, attaccante classe ’96, ed il portiere Alex Vianello, sono entrati nell’orbita del Padova calcio, società di serie C1. Scarpa è stato riconfermato con la maglia biancoscudata dopo la positiva esperienza dello scorso anno, mentre per Busetto si tratta in questa stagione 2008-09 della prima avventura nel calcio che conta, Vianello, invece, ha provato l’emozione di essere convocato per il ritiro estivo della prima squadra a San Candido Bolzano. Tutti e tre (nella foto) sono giovani promesse cresciute nel Settore giovanile del Pellestrina, a riprova anche dell’ottimo lavoro del vivaio isolano. E tra Pellestrina e Padova si va così consolidando un ottimo rapporto di amicizia e collaborazione, improntato su valori importanti come chiarezza negli obiettivi, sincerità ed onestà. Tre ragazzi che possono ora sognare la scalata al grande calcio. Sono una bella favola natalizia. “Senza contare – rilevano dal direttivo del Pellestrina – altri giovani dati in prestito e in prova a società vicine a noi. Tutto ciò è il frutto del grosso lavoro svolto in questi anni dalla società e, in particolare, dai nostri collaboratori tecnici che hanno potuto lavorare in un ambiente bello e sano, senza pressioni esterne all’ambiente calcistico” Un risultato per il quale il direttivo intende ringraziare l’operato dei suoi collaboratori. “La società – prosegue la nota – vuole ringraziare tutte le persone – compresi i genitori che per noi hanno un ruolo determinante anche nell’organizzazione di trasferte o feste - che insieme agli allenatori hanno contribuito a preparare, atleticamente e mentalmente, questi ragazzi al salto di categoria. Vanno inoltre ricordati coloro che, dal 1911 (data di nascita della società) ad oggi hanno partecipato, nei momenti felici ed anche i quelli più bui, alla vita della società, facendola maturare e sviluppare da un gruppo giovane alle prime armi”. L’orientamento del consiglio direttivo è chiaro. “Il nostro motto - si legge – è sintetizzato nella frase: “Il centro sportivo è anche tuo”. A tale proposito cerchiamo di collaborare e coinvolgere le parrocchie, le catechiste, ma anche le scuole di Pellestrina e del Lido, oltre alle famiglie”.