sabato 28 febbraio 2009

Grande festa sull’isola per i 107 anni di nonna Amalia Trivellato

 

Amalia Trivellato compie oggi 107 anni. L’eccezionale traguardo è stato raggiunto presso la Casa di Riposo dell’Opera S.Maria della Carità a S.Maria del Mare, da un’esile e dolce nonnina, che continua, nonostante non sia più completamente autosufficiente, a mantenere una mente lucida e vivace. La grande festa, preparata in casa di riposo, slitterà di qualche giorno, perché Amalia si sta riprendendo da una brutta influenza che aveva fatto temere un po’ tutti, ma, come è tipico di lei, ha affrontato l’episodio con forza e caparbietà, superandolo. Veronese, classe 1902, per forza di cose è la memoria storica della casa, dove è arrivata in piena forma quindici anni fa, quindi già ultranovantenne. Una vita comune; il grande amore per il marito che la porta a trasferirsi a Venezia, dove nascono i suoi tre figli. La morte del coniuge e l’ulteriore trasferimento a Milano, da una delle figlie, dove rimane fintanto che entra in casa di riposo. Aspetto mite ma carattere di ferro, Amelia in questi anni è riuscita ad instaurare buoni rapporti con tutti, amici ospiti e personale, ed è pure riuscita a ritagliarsi quegli spazi necessari per coltivare le cose che le piacevano di più: leggere e lavorare a maglia, ora ovviamente un po’ abbandonati. A festeggiarla oggi, in modo tranquillo, i figli, il direttore Pier Paolo Perutto, le amate suore e il dottor De Micheli.
      Annalisa Busetto

«De Poli, garanzie per gli operai»

 

(A.B.) Buona nuova per i dipendenti del cantiere navale De Poli, a casa senza lavoro da dicembre. «Dopo l’approvazione della legge sul lavoro, bisogna dare il via libera ai sostegni economici per queste persone» dice Lucio Tiozzo, consigliere Regionale del Partito Democratico. «Ora che la legge quadro regionale sul lavoro è stata approvata e che, grazie agli emendamenti presentati dal PD, è stato istituito un fondo di rotazione che ha il compito di anticipare i soldi a chi è in attesa di ricevere il sostegno della cassa integrazione, per i dipendenti della De Poli, può arrivare finalmente una boccata d’ossigeno. Non credo ci possano essere dubbi sul fatto che la vicenda del cantiere pellestrinotto, va considerata tra le situazioni di maggiore emergenza a livello veneto. La regione deve coinvolgere urgentemente il sistema bancario regionale per applicare la legge regionale, dando il via libera agli stanziamenti indispensabili per evitare che tante famiglie si ritrovino sul lastrico».

La Municipalità vara il progetto di piazzale Zendrini

 

(L.M.) Presentato il progetto di riqualificazione di piazzale Zendrini a Pellestrina. Si tratta di un intervento, finanziato con una spesa di 250 mila euro, che verrà eseguito da Insula con l’obiettivo di essere ultimato e consegnato alla popolazione entro la fine 2009. L’intero piano, dopo essere stato illustrato in una seduta di commissione a Pellestrina, è stato presentato ufficialmente, giovedì sera, anche nel consiglio di municipalità. Così uno dei punti strategici di Pellestrina avrà una veste completamente rinnovata diventando anche un punto di aggregazione. Oltre alla sistemazione delle fognature ci sarà un ridisegno urbano. Previsti, una quarantina di posti auto per le macchine, ma anche una piazza fronte laguna, la sistemazione dello spazio verde, nuove panchine e aree di sosta pensando alle esigenze di mamme e bambini, una tettoia, in uno spazio scoperto, che consenta una permanenza anche al riparo dal sole o dalla pioggia. «Il concetto che siamo riusciti a far passare – spiega il presidente della municipalità Giovanni Gusso - è stato quello di “armonizzare” i vari interventi in un unico momento. Ovvero, approfittare dell’intervento alle fognature per riqualificare l’intera area senza dover poi aspettare un secondo momento per intervenire nuovamente. Così saremo in grado di consegnare, entro l’anno, una zona interamente ridisegnata. Un po’ la filosofia del progetto integrato. L’intervento sulle fognature è già a buon punto, ora il progetto di riqualificazione urbana andrà in commissione di salvaguardia. Altra cosa importante è stata che abbiamo chiesto, attraverso ad alcuni questionari, alla popolazione di segnalarci le loro richieste». La presentazione doveva essere accompagnata dalla votazione di un ordine del giorno, bloccato dalla protesta del centrodestra che ha fatto cadere il numero legale.

mercoledì 25 febbraio 2009

De Poli, gli operai in Regione per la cassa integrazione

Slitta a maggio l’udienza per il concordato. Intanto l’armatore che aveva commissionato tre navi ha stracciato il contratto e chiesto indietro 40 milioni

 

Un intervento della Giunta Veneta per accelerare le procedure di concessione della “cassa integrazione”, un intervento del Consiglio presso le banche interessate per chiedere l’anticipo del versamento della cassa stessa e il coinvolgimento di enti ed imprese, a cominciare dal Consorzio Venezia Nuova, per verificare la possibilità di ricollocazione occupazionale. Sono queste le tre possibili linee di azione emerse ieri, a Palazzo Ferro Fini, al termine di un confronto tra lavoratori del Cantiere navale De Poli di Pellestrina, sindacati, il commissario giudiziale designato dal Tribunale Emilio Borella, e il liquidatore, amministratore delegato dell’azienda, Giancarlo Galazzo, nella commissione Attività Produttive del Consiglio Regionale, presieduta da Giuliana Fontanella. Al centro del colloquio l’emergenza occupazionale, che vede i circa 90 dipendenti del cantiere senza stipendio dallo scorso dicembre, senza contare i circa 300 lavoratori dell’indotto, pure loro senza lavoro. All’incontro, che era stato promosso dal consigliere Lucio Tiozzo, hanno partecipato il vicepresidente del consiglio regionale Carlo Alberto Tesserin e parecchi consiglieri. Le tappe della crisi sono state spiegate da Giorgio Molin della Fiom-Cgil. «La crisi dell’azienda- ha detto - ha subito un’accellerazione l’estate scorsa, a causa dell’interruzione delle coperture creditizie di alcune banche, non si sa se per motivi legati alla crisi generale o perché non convinte circa il futuro dell’azienda di Pellestrina. La situazione dei cantieri De Poli è peculiare, dal momento che la decisione di cessare l’attività è stata presa con ben tre navi in costruzione». Il liquidatore dell’azienda, Giancarlo Galazzo ha motivato invece la situazione creatasi con ragioni contingenti al raddoppio del costo delle materie prime a cui si sono aggiunti alcuni errori di progettazione. Polemico il consigliere Tiozzo per la mancanza, in sede alla commissione, dell’assessore Donazzan «che a differenza di quanto aveva promesso, ha disertato l’incontro, sfuggendo la dimensione di una crisi che sta diventando esplosiva».
      Tra i lavoratori continua a serpeggiare la disperazione; il concordato che doveva avvenire il 20 febbraio e che poteva decidere la ripresa del lavoro, tra il dott. Emilio Borella, commissario giudiziale e i fornitori-creditori della De Poli, è slittato al 5 maggio, per permettere l’acquisizione completa delle informazioni. L’armatore norvegese delle tre navi ancora in fase di completamento, avrebbe inoltre stracciato il contratto, avviando richiesta dalle banche norvegesi a quelle italiane della restituzione di tutti gli acconti versati. Richiesta che sarebbe stata accolta una decina di giorni fa, quando le banche italiane hanno restituito, per fideiussione, un importo di circa 40 milioni di euro all’ex committente.
      Annalisa Busetto

sabato 21 febbraio 2009

Cantieri De Poli, vincono i vicini

Venerdì 20 Febbraio 2009

 

Il Tribunale ha ordinato all’azienda di Pellestrina di ridurre i rumori dei propri cantieri

 

(r.br.) Il Tribunale ha accolto il ricorso dei vicini dei cantieri navali De Poli di Pellestrina, che da oltre un decennio si lamentavano per i rumori provocati dalle lavorazioni. E così, se mai riprenderanno l’attività, questi cantieri attualmente in liquidazione, dovranno rispettare i limiti sonori ribaditi dai giudici, nonché le distanze dalle abitazioni per le lavorazioni. La sentenza, emessa dalla terza sezione del Tribunale civile, presidente Roberta Marchiori, è stata depositata ieri. Il cantiere è fermo ormai da un paio di mesi e in queste settimane il Tribunale si sta occupando proprio del concordato preventivo. A detta dei vicini, assistiti dall’avvocato Antonella Pietrobon, i cantieri avevano violato un accordo siglato nel ’95. Questo sia per quel che riguarda i rumori prodotti, avendo superato i decibel massimi imposti dalla legge, sia per l’area usata per le lavorazioni, estesa fin sotto le case. Di qui un primo ricorso d’urgenza dell’anno scorso che il Tribunale aveva respinto, a cui è seguito questo reclamo che è stato, invece, accolto.
      Nella nuova sentenza i giudici accolgono la tesi dei ricorrenti, secondo cui i cantieri dovevano rispettare non solo la soglia massima di decibel, ma anche quella differenziale che tiene conto del rumore di fondo. E sottolineano come l’Ulss 12, con un parere dell’agosto scorso, avesse segnalato i «numerosi pericoli per la salute provocati dalle immissioni sonore provenienti dalle attività del cantiere De Poli, dando atto che da diversi anni le misurazioni Arpav hanno accertato valori di rumore ambientale superiori ai limiti di legge». Accolto anche il reclamo per l’estensione dell’area del cantiere. I cantieri, nella loro difesa, avevano sostenuto che essendo in concordato, con le attività interrotte, non c’era pericolo per i ricorrenti di ripresa dei lavori e quindi delle immissioni. Ma il Tribunale replica citando lo stesso sito Internet della società dove si dichiara l’intenzione di completare la costruzione delle tre navi, di cui due a Venezia.
      «É altamente probabile - concludono i giudici - che in assenza di adeguate misure di risanamento si riproducano le condizioni di inquinamento acustico». In conclusione, i giudici condannano la De Poli a pagare anche le spese di lite, circa 7.500 euro, più quelle per i consulenti. Proprio oggi, in Tribunale, è fissata l’adunanza dei creditori che dovranno esprimere parere sul concordato. Mentre martedì in Regione si terrà un incontro. «È necessario - dice il consigliere del Pd, Lucio Tiozzo - che vengano prese decisioni con effetto immediato e che la Regione si faccia carico di dare ai lavoratori della De Poli nuove prospettive occupazionali».

mercoledì 18 febbraio 2009

Autonomia, raccolte 400 firme per progettare il futuro all’isola

 

Si è riunito lunedì il gruppo di lavoro formato da cittadini di Pellestrina per parlare del futuro dell’isola.
      Durante la riunione si è discusso a lungo sulle possibili strade da percorrere per pervenire ad una possibile maggiore autonomia locale ed è stato affrontato il problema del vuoto istituzionale che affligge l’isola, facendola sentire abbandonata e scarsamente considerata.
      All’incontro erano presenti numerosi giovani; rappresentanti di tutte le formazioni politiche e delle varie associazioni dell’isola, accomunati da un unico obiettivo, quello di offrire a Pellestrina una migliore rappresentanza per affrontare e risolvere i vari problemi.
      Nel corso della riunione è stato fatto anche il punto della situazione sulla raccolta firme per l’autonomia: in tempi record ne sono state già raccolte 400, e con molte probabilità se ne aggiungeranno numerose altre nei prossimi giorni. Informata così la popolazione e ottenuti i necessari documenti, si potrà fissare un appuntamento in Comune a Venezia con il Sindaco per trovare una soluzione.
      «Rimango pienamente convinto che l’isola necessita di una rappresentanza locale, come potrebbe essere un Consiglio di quartiere con delle deleghe o una municipalità formata da consiglieri del posto che conoscono bene l’isola, le problematiche e le abitudini della popolazione locale - commenta il consigliere di Municipalità Alessandro Scarpa - In particolare vanno risolte le serie problematiche relative al cantiere navale De Poli, nonché quelle concernenti la pesca e i negozi costretti a chiudere. Bisogna intervenire urgentemente - conclude Scarpa - tanto più in questo periodo di crisi economica e sociale che si riflette sull’isola di Pellestrina».

Pellestrina, record di obesi e di ipertensione

 

A Pellestrina si mangia poco pesce e anche poca verdura. Si preferisce la carne, soprattutto se accompagnata da un bel bicchiere di vino, anche due. A tracciare le abitudini alimentari dei residenti è uno studio elaborato dal Comune di Venezia per comprendere gli stili di vita e di salute di una popolazione specifica della laguna di Venezia, contrassegnata storicamente da una forte endogamia e quindi anche con un marcatore genetico del tutto particolare. Ad interessare i ricercatori sono stati anche alcuni dati che si discostano dalle percentuali nazionali: ad esempio il numero di obesi, superiore alla media nazionale. Per quanto riguarda le donne, la percentuale è superiore del 4.8 per cento rispetto alla media nazionale (13.9 nell'isola contro il 9.1 nel resto del Paese). Di queste il 61.4 per cento ha un'età compresa tra i 30 e i 65 anni, il 4.8 ha meno di trent'anni, mentre il 34.5 ha più di 65 anni. Le signore in sovrappreso sono il 31.9 per cento contro 26.6 a livello italiano. Ma anche i maschietti non se la passano bene: gli obesi a Pellestrina sono il 4.3 per cento in più rispetto al resto della popolazione italiana. Ben il 24.9 per cento degli uomini dell'isola è obeso o in sovrappeso.
      Sono questi alcuni dei dati presentati ieri mattina nella riunione della III commissione consiliare (Programmazione sanitaria) riunitasi a Ca' Farsetti che ha ascoltato i primi risultati dell'indagine condotta dai medici Giorgio Levedianos e Filippo Brocadello per conto del Comune e in collaborazione con l'Ulss 12. L'indagine, un vero e proprio screening demografico, ha visto l'elaborazione di duemila questionati distribuiti alla popolazione dell'isola che ha collaborato. Da questi dati è emerso ad esempio che sull'isola pochi svolgono attività fisica in periodo extralavorativo; che vi è una massiccia abitudine al fumo, al consumo di alcol con un comportamento alimentare che predilige la carne a scapito di pesce e verdura. Offronto spunti di riflessione anche i dati relativi alle patologie dichiarate: dai trent'anni in su, le malattie che più colpiscono i residenti sull'isola sono soprattutto l'ipertensione arteriosa e il diabete. Levedianos ha rivelato che un'indagine ad hoc compiuta su un campione di 362 bambini ha consentito di verificare che, proprio tenendo conto delle particolarità di una popolazione storicamente "chiusa" ovvero con poca o pochissima dinamica genetica, quindi con fortissima endogamia, si è avuto modo di accertare come il 21 per cento dei bimbi sia portatore sano del fattore di Leiden ovvero con una maggiore propensione nel corso del tempo a patologie cardiologiche di una certa rilevanza. La percentuale nazionale si attesta al 2-3 per cento. Levedianos ha auspicato che la ricerca sulla popolazione di Pellestrina proseguire: ma serve un adeguato finanziamento (almeno un milione di euro) e un osservatorio/laboratorio in un luogo centrale dell'isola per continuare nell'azione di controllo e di indagine epidemiologica.

 

giovedì 12 febbraio 2009

Pellestrina, con il "San Giorgio" tornano code e polemiche

 

Ritorna a sorpresa, in isola, il ferryboat San Giorgio e scoppia la protesta. Da anni i pellestrinotti e i loro rappresentanti politici lottano perché il S.Giorgio, vecchissimo, anche se indistruttibile, piccolo e insufficiente per i bisogni dell’isola, venga messo, almeno per questa zona, definitivamente da parte. Invece, periodicamente e in casi di necessità, come questo, visto che Actv ha quattro motozattere in cantiere, viene piazzato a Pellestrina. Ieri mattina si sono formate code, soprattutto di mezzi di lavoro, sia a S.Maria del Mare che agli Alberoni Rocchetta, e si sono avuti i primi sintomi di insofferenza da parte degli utenti. C’è da dire, che con l’attuale situazione, che vede un continuo viavai di articolati pesanti per gli interventi sul Mose, spesso risultano insufficienti pure le altre motozattere, figurarsi il San Giorgio.«Lo sapevo che finiva così - commenta infuriato il consigliere di Municipalità Alessandro Scarpa - da qualche giorno vi erano movimenti strani; prima l’Ammiana, il nostro ferry che si rompe e viene sostituito dal Pellestrina, dopo pochi giorni via il Pellestrina perché anche questo ha dei problemi, e arriva il San Marco, che ovviamente serve alla linea 17, e dopo un paio di giorni se ne va pure lui lasciandoci il San Giorgio. E’ vergognoso che un’azienda pubblica come Actv non sia in grado di gestire le manutenzioni».
      «E’ una storia annosa quella del San Giorgio - gli fa eco Pietro Ballarin pure lui consigliere di Municipalità - da tempo infinito chiediamo e pretendiamo che questa non sia la nostra motozattera. Possiamo accettare la sua presenza per qualche ora, non di più. Actv deve prendere atto che la Pellestrina di oggi non è quella di 20 anni fa, e che da e per l’isola vi è un movimento continuo, che deve necessariamente essere supportato da un servizio pubblico efficiente. Se pensiamo che Actv oggi ha sette ferry, compreso il Salamina, e quattro di questi sono in cantiere, forse tanto efficiente non lo è».
      Annalisa Busetto

«A Pellestrina il record dei finanziamenti»

Mercoledì 11 Febbraio 2009

 

Il presidente della municipalità, Giovanni Gusso, risponde alle richieste di autonomia dell’isola e quantifica l’ammontare degli stanziamenti

 

(L.M.) «Pellestrina è, probabilmente, la località d’Italia in cui si è speso di più, se si rapportano l’entità dei finanziamenti al numero di residenti».
      Il presidente della municipalità del Lido e Pellestrina, Giovanni Gusso, annuncia così l’avvio di una piccola indagine per capire quanto, dati alla mano, si sia effettivamente speso per Pellestrina. Una replica, anche se indiretta, alle critiche arrivate negli ultimi tempi, dai residenti che hanno contestato uno scarso interesse per l’isola, a loro giudizio, troppo spesso confinata ad un ruolo di secondo piano rispetto al Lido.
      «Se queste sono le sensazioni – ripete Gusso – vorrà dire che, anche per me, si aprirà un momento di riflessione. Credo però che, a conclusione della ricerca con i dai ufficiali, possa venire tranquillamente fuori che Pellestrina, in questi quattro anni, sia stata la località d’Italia che, se rapportato al numero di abitanti, abbia avuto il maggior numero di finanziamenti. Perciò, a mio giudizio, parlare di scarsa attenzione è una valutazione non corretta. Lo dico sulla base degli interventi fatti».
      Gusso ripete il suo conteggio. «Ho esaminato che, in questi quattro anni, siano stati investiti almeno trenta milioni di euro per gli interventi, e questo solo per i grandi progetti. Se poi si sommano tanti altri lavori “minori” fatti dalla municipalità il totale sale ancora. Ma anche trenta milioni di euro, in un’isola con circa 4mila residenti, sono un impegno finanziario che ha pochi eguali. Dividiamo la cifra per i quattromila residenti e si capirà come lo sforzo economico per abitante sia assolutamente di rilievo. Ingiusto, dunque, parlare di abbandono, o disinteresse delle istituzioni».
      Per il presidente della municipalità, ad ogni modo, questo conteggio non significa che Pellestrina non abbia bisogno di nulla o che non ci sia più niente sui cui lavorare. «Anzi - prosegue Giovanni Gusso – Pellestrina ha bisogno ancora di tante cose, e di circa 20 milioni di euro per completare l’opera di riqualificazione. Non ci illudiamo che tutto sia bello e risolto. Per questo motivo già domani (oggi ndr) presenteremo il primo di quattro grandi progetti che decolleranno entro quest’anno. Dalla riqualificazione di piazzale Zendrini, ad un nuovo parco giochi a Portosecco. Nei progetti da sviluppare ci sono una rivisitazione complessiva della viabilità, per aumentare la sicurezza a Portosecco, e il completamento del piano di pensiline per le fermate bus Actv».

Burano e Pellestrina, dopo l’inchiesta il silenzio

Mercoledì 11 Febbraio 2009

 

Rabbia e sorpresa tra i residenti per gli arresti. «Non ce l’aspettavamo, ma non criminalizziamo tutti i vongolari»

 

Il giorno dopo l’operazione della Guardia di Finanza che ha portato all’arresto di 8 persone ed alla misura cautelare dell’obbligo di dimora per altre 13, a Burano non si parla d’altro. La piccola isola ieri mattina si è svegliata sotto shock. In piazza e nei bar la maggior parte delle persone ha la bocca cucita. Nessuno vuole parlare, nessuno vuole esporsi. L’impressione è che per molti la notizia sia stata un autentico fulmine a ciel sereno.
      A dimostrazione di quanto i provvedimenti giudiziari abbiano scosso la piccola comunità, il fatto che già intorno alle 8 i quotidiani locali erano stati venduti. «I tremila abitanti di Burano – spiega un anziano – si conoscono tutti. E’ evidente che un simile evento abbia profondamente scosso la popolazione. Sono andato a comprare il giornale alle 8.30 ed era già finito. Sono riuscito a leggere la notizia solo perché un mio amico mi ha portato un quotidiano da Cà Savio».
      Tra le poche persone che hanno voglia di parlare sono alcuni pescatori. «La prima cosa che non bisogna fare – spiega Luciano Rossi – è quella di criminalizzare la categoria. La cooperativa di pesca di Burano conta circa un centinaio di iscritti. Può succedere che qualcuno sbagli, ma non per questo tutti gli altri sono delinquenti. Droga e pesca sono cose ben distinte. Se della prima non so assolutamente nulla, della seconda si. Stando alle regole attuali abbiamo l’autorizzazione a pescare al massimo sei, sette volte l’anno. E’ troppo poco per vivere facendo questo mestiere». «Sarà la magistratura a spiegare cos’è successo veramente – spiega Sebastiano, pescatore – Quello che è sicuro è che i buranelli pescano nelle zone attorno a Burano, e non vanno certo fino a Marghera».
      In un clima di preoccupazione e tensione, c’è chi guarda avanti e prendendo atto di quanto successo, lancia una proposta. «Ho già chiamato la Guardia di Finanza, domani parlerò con la scuola – racconta Filippo Lazzarini, segretario della locale sezione Udc – Non voglio strumentalizzare la cosa, ma vorrei organizzare un incontro, magari già dopo Carnevale, tra gli studenti e alcuni medici specializzati nel trattamento delle tossicodipendenze, e la Guardia di Finanza. Dai medici vorrei che spiegassero ai ragazzini i rischi che si corrono ad assumere la droga, dai finanzieri vorrei una lezione sulla pericolosità e sulle conseguenze nelle quali si può incorrere comprendo o vendendo sostanze stupefacenti».
      Poco lontano Pellestrina sta cercando faticosamente di voltare pagina, di lasciarsi alle spalle quel modo di “lavorare” assai redditizio, ma fuori dalle regole. I caparozzolanti stanno arrancando alla ricerca di una nuova professionalità: non più pescatori o caparozzolanti, ma allevatori. Il percorso è tutto in salita, con moltissime difficoltà e delusioni, ma di abusivismo non ne vogliono più sentir parlare. La parola “legalità”, forse per il cambio generazionale delle persone coinvolte, è diventata sinomino di lavoro.
      Dall’altra parte, pur in questo clima, che comunque è tuttaltro che disteso, l’affare “Marinomar” è piombato come un macigno. Nessuno ne vuol parlare, anche se poi qualche parola ci scappa. «Quello che succedeva lì - racconta un pescatore - non ha nulla a che vedere con noi e con il nostro lavoro. Lì portavamo il pescato prestabilito e controllato. Fine». L’edificio che ospitava la “Marinomar Piccola scarl”, era sorto una decina di anni fa, come centro di stabulazione, proprio per raccogliere il pescato delle cooperative dell’isola, che puntavano alla certificazione di qualità del loro prodotto. Era stato affidato con un contratto per ramo d’azienda, recesso poco più di un anno fa per morosità, visto che gli affidatari da otto, nove mesi, non pagavano l’affitto. Ora è diventato sede della Cooperativa di San Pietro in Volta. «Abbiamo fatto le nostre scelte qualche tempo fa - dicono due pescatori - quando è stato deciso che non potevamo più continuare a lavorare senza regole. Ci hanno affidato alcune zone, dove poter pescare e seminare. Questo abbiamo scelto, e questo stiamo facendo.Il nostro timore è che questa brutta storia finisca con il nuocerci, anche se noi ne siamo completamente estranei».
     
Davide Calimani    
      Annalisa Busetto

Pesca abusiva e droga, scattano 9 arresti

Martedì 10 Febbraio 2009

 

Conclusa l’indagine della Guardia di finanza sulle vongole prelevate nelle zone inquinate della laguna

 

(G.P.B.) "Fioi, xe drio rivar a finansa". È partendo da una di queste intercettazioni che i militari del Reparto operativo aeronavale sono riusciti a concludere una complessa indagine sulla pesca abusiva in laguna, con tanto di spaccio di droga. L’altra notte i militari hanno emesso nove ordini di carcerazione (cinque persone sono in cella, una si trova già in carcere, una è latitante mentre altre due sono ai domiciliari) e 13 persone hanno l’obbligo di dimora nel proprio Comune. L’indagine è durata, in tutto, due anni.
      Dalla fine del 2006, infatti, i militari del Gruppo navale si erano accorti che nel corso dei controlli contro il fenomeno della pesca abusiva in laguna, i risultati finali, seppur interessanti, non erano consistenti come in passato. A questo punto i militari hanno cercato di capire i motivi di questa strana calma, scoprendo che in realtà l’attività non era certo diminuita, ma che alcuni "pali" sistemati fuori dalla caserma della Giudecca, riuscivano a mettere in moto un meccanismo di allarme, vanificando le verifiche delle fiamme gialle. Grazie anche all’azione propulsiva del pubblico ministero Gava, i finanzieri hanno prima identificato le persone che si trovano appostate sui barchini alla Giudecca (c’era chi leggeva il giornale e chi fumava qualche sigaretta in attesa di vedere l’uscita dei mezzi militari) passando poi ad analizzare i tabulati telefonici e scoprendo, come temevano gli investigatori, che da quelle piccole barche partiva l’allarme per gli amici che si trovavano nella zona a ridosso del polo chimico. A questo punto gli inquirenti, seguendo le prime tracce raccolte, hanno effettuato un controllo a Pellestrina nel quale, nel febbraio del 2007, erano state individuate vongole pescate in zone proibite. In pratica gli inquirenti hanno trovato molluschi pronti per essere immessi sul mercato, che proveniva dall’area lagunare di Porto Marghera, prodotto raccolto senza alcun controllo sanitario e quindi pericoloso per i consumatori finali. Si è così scoperto che, dopo la raccolta, le vongole venivano vendute dai pescatori alla "Marinomar piccola scarl" di Pellestrina che a sua volta immetteva sul mercato prodotto inquinato, raccolto in laguna con modalità proibite e danneggiando l’ecosistema. Altro prodotto, invece, arrivava alla ditta "Produttore veraci" di Cavallino. Oltre che in provincia le vongole sono finite a Napoli e Reggio Calabria.
      Secondo gli investigatori, che hanno emesso gli arresti contestando l’associazione per delinquere con danno ambientale, i soldi ricavati dalla vendita sarebbero stati reinvestiti nel traffico di stupefacenti. Il responsabile principale del gruppo è Jurghen Micheli, 33 anni considerato la mente dell’organizzazione. In carcere sono finiti anche Federico Boscolo "Boscoletto", 40 anni di Chioggia e Marino Berton 61 anni di Cavallino (Marinomar), Amerigo Mantoan, 70 anni di Chioggia e Roberto Bullo, 47 anni di Chioggia (Produttori veraci).
      Giuliano Boscolo "Meneguolo", 41 anni e Mirco Pagan, 58 anni di Cavallino, sono invece agli arresti domiciliari, mentre Andrea Rizzi, 40 anni di Venezia si trova già in carcere per altre vicende. Resta poi da rintracciare il latitante marocchino El Kharmoudi Nor Eddine. Questi due anni di indagine hanno portato al sequestro di 15 chili di hascish, di due automobili, di una pistola e di 25 tonnellate di pesce. Sono stati anche rinvenuti 12 motori fuoribordo rubati in laguna. I finanzieri hanno effettuato 22 perquisizioni domiciliari e controllato 25 utenze telefoniche, impegnano oltre un centinaio di militari. «Da quanto abbiamo accertato - hanno detto ieri mattina il colonnello Alberto Catone e il maggiore Italo Spalvieri - i "pali" erano in grado di guadagnare anche 150-180 euro in tre ore. E il pesce che veniva venduto alle due ditte, una volta immesso sul mercato, quasi triplicava il proprio valore».
      La Guardia di finanza, sempre per questa inchiesta ribattezzata Lagoon storm, ha poi denunciato, a vario titolo, Andrea Zane, 47 anni Burano, Massimo D’Este, 47 anni Burano, Enrico Rossi, 34 anni Burano, Alessandro Dei Rossi, 40 anni Burano, Arberor Mocka 36 anni Burano, Alessandro Vio, 32 anni Burano, Giorgio Michieli, 58 anni Burano padre di Jurghen, Denis Micheili, 36 anni Burano, Mirko Simoncin, 23 anni Burano, Damiano Rossi, 28 anni, Cavallino, Massimo Dorotini, 36 anni Castello, Manuela Fongher 34 anni Pellestrina e Jessica Ghezzo, 29 anni Pellestrina.

martedì 10 febbraio 2009

Mose, il Comune potrebbe rinunciare ai ricorsi

L’atto, auspicato dalla giunta regionale, sarebbe un segnale di distensione e porterebbe forse alla compensazione delle spese legali

 

(m.f.) Il Comune potrebbe rinunciare ai ricorsi pendenti in Consiglio di Stato, lanciando un segnale di distensione al Governo e alla Regione e probabilmente contando in un sostanzioso risparmio delle spese legali. In caso di rinuncia al contenzioso, è probabile che le parti si accordino per la compensazione delle spese legali, evitando di spendere ulteriori denari soprattutto in un momento come questo di "magra" per i conti pubblici.
      Di fronte al Consiglio di Stato è la sentenza del Tar dell’ottobre 2008 che aveva respinto i ricorsi del Comune sull’enorme cantiere per la prefabbricazione dei cassoni a Santa Maria del Mare, esteso 15 ettari, e il progetto del contiguo villaggio per gli operai. I giudici amministrativi veneziani avevano ritenuto il ricorso contro la spianata tardivo, mentre per il villaggio il ricorso era stato dichiarato irricevibile.
      A fine 2004, invece, il Consiglio di Stato respinse i ricorsi del Comune e degli ambientalisti sulla questione della mancanza della Valutazione di impatto ambientale per le opere alle bocche di porto.
      Da allora il clima è giocoforza cambiato e la discriminante è stata l’acqua alta eccezionale del primo dicembre 2008, che ha messo in ginocchio la città a pochi giorni dalla riunione del Comitatone che avrebbe dovuto ripartire i fondi di Legge speciale tra Mose e (non accadeva da anni) al Comune. Il sindaco e la sua giunta avevano rinunciato all’ostruzionismo ad oltranza, pur mantenendo la propria opinione sull’opera e i modo con cui si è arrivati alla realizzazione. Quest’atto è stato determinante ai fini della distensione con il Governo, che ha risposto con un rifinanziamento della Legge speciale inferiore alle aspettative, ma comunque cospicuo che consentirà al Comune di erogare al più presto fondi per il restauro di immobili privati e per continuare le opere di manutenzione pubblica.

domenica 8 febbraio 2009

L’essenziale poesia di Aldo Vianello

di Anna Renda

 

Venezia/ring of streets,/calm coral voice/in the glitter of rocking water…, Venezia/cerchio di vie,/voce corale serena…, così comincia una delle numerose poesie che Aldo Vianello dedica all’amata città, la prima con cui si apre l’antologia "Selected poems" (£ 9.95) recentemente pubblicata, con testo italiano a fronte, dalla casa editrice londinese Amil Press Poetry. Bella, buona poesia che regge alla traduzione e non si slabbra, non perde la sua musicalità né la freschezza emotiva da cui trae vigore. Una poesia essenziale, pulita, che il lettore avverte subito tesa, come un sottile filo di seta, tra la semplicità del verso e l’insondabile profondità dell’esperienza. Nato settantadue anni fa a Pellestrina, Vianello ha esordito nel mondo della poesia nel 1964 con Timide passioni, pubblicata con l’editore Rebellato, che subito fece parlare di lui come di “un caso letterario”. La sua opera non sfuggì allora all’attenzione di alcuni illustri scrittori e poeti tra cui Diego Valeri, Aldo Palazzeschi e persino Ezra Pound che gli scrisse in una lettera “Mi piace l’onestà della sua poesia, che riflette un’anima”. Non è lirica impetuosa, non lava via l’angoscia dell’esperire ma la racconta con un linguaggio fresco, dipingendola con i colori dell’emozione e colmandola di meraviglia. Poesia che procede per immagini dunque. E non stupisce affatto ritrovarla affiancata a delle opere d’arte. Come nel libro-catalogo Il profondo è blu (Pancheri), dove i versi di Vianello accompagnano lavori di Maria Baldan, pittrice di Dolo diplomatasi all’Accademia di Belle Arti di Venezia sotto la guida di Giuseppe Santomaso. Liriche e quadri che a tratti si completano ma spesso procedono paralleli, in piena autonomia, per avvicinarsi a un ideale ambìto da ogni artista, quello di dipingere con i versi e di far poesia con i colori e, per Maria Baldan, anche utilizzando altri materiali: Vianello ci prova e apre il libro materializzando in parole “Una spada di ricordi”, Baldan risponde evocando “L’acqua e il torrente” con rilievi metallici su un pannello a sfondo blu.

sabato 7 febbraio 2009

Piccolo Museo della laguna sud

 

Oggi alle 10 nella ex scuola Goldoni di San Pietro in Volta sarà riaperto il “Piccolo Museo della Laguna Sud”, realizzato dalla Municipalità di Lido-Pellestrina con la collaborazione dell'associazione Abitanti in Isola. Il museo attualmente consta di due sezioni, “Storia dei Murazzi – l’isola e le difese a mare” e “4 novembre 1966 - la grande paura”, che sono visitabili il sabato e la domenica dalle ore 10 alle ore 12.

giovedì 5 febbraio 2009

Operai della De Poli verso il Mose

Il Consorzio Venezia Nuova disponibile ad assumere un centinaio di lavoratori del cantiere in crisi

 

Il Consorzio Venezia Nuova è intenzionato ad assumere, per i lavori del Mose, anche operai e maestranze eventualmente in esubero dai Cantieri Navali De Poli a Pellestrina.
      Così la disponibilità “strappata” poco prima di Natale dal presidente della municipalità del Lido, Giovanni Gusso, ha già fatto passi concreti in avanti.
      Dopo un primo sondaggio sull’eventualità di questa ipotesi, si è passati ad una disponibilità ribadita anche ieri. Il presidente del Consorzio, Giovanni Mazzacurati, dal canto suo, ha confermato piena collaborazione. Ovviamente anzitutto andranno fatte delle valutazioni sul futuro dei cantieri De Poli, quindi la parola passerà ai sindacati e a chi di dovere per presentare, nel caso fosse avvallata questa strada, formale richiesta.
      In previsione ad un villaggio che dovrebbe sorgere a Pellestrina per ospitare 400 operai impegnati nella costruzione delle dighe mobili, cento persone potrebbe essere attinte anche da maestranze veneziane e del posto.
      «Confermiamo questa disponibilità già espressa in un colloquio tra Mazzacurati e Gusso – spiegano dal Consorzio Venezia Nuova – detto questo però non abbiamo ricevuto ancora alcuna richiesta formale, da chi di dovere. Eventualmente, poi, il piano occupazionale andrebbe discusso con i sindacati e, naturalmente, con gli stessi lavoratori. Si dovrà inoltre capire che tipo di professionalità, con quali mansioni, potrebbero essere utili e funzionali ai nostri lavori. Come, insomma, “incrociare” le varie disponibilità».
      Da parte sua, il presidente della municipalità è soddisfatto.
      «La disponibilità del Consorzio – rileva Gusso – è stata straordinaria. Non è certo nei compiti del Consorzio Venezia Nuova rispondere ad un problema occupazionale che coinvolge Pellestrina, ma che non lo riguarda direttamente. Quindi avrebbe tranquillamente potuto rispondere declinando la richiesta. Invece, parlando direttamente con l’ingegner Mazzacurati, ho trovato una grande sensibilità ed ora la questione è passata in mano all’ingegner Strocca per gli approfondimenti».
      Il presidente della municipalità va per gradi. «Intanto andrà capito il futuro dei De Poli – prosegue Gusso – anche se lo scenario che si sta determinando mi pare, purtroppo, di non facile soluzione. Per quanto riguarda i lavori del Mose a giorni si dovrebbe venire a conoscenza anche delle prossime scelte, compreso il villaggio di 400 operai che si dovrebbe insediare a Pellestrina. Di questi 400 operai, compatibilmente con ciò che richiedono i lavori, un centinaio di maestranze potrebbero essere scelte in loco».
      Lorenzo Mayer

Pellestrina "autonoma". Il Comune apre al dialogo

 

(A.B.) Continua la “lunga marcia” del gruppo “Pellestrina c’è!”, per affermare la volontà dell’isola di esserci dal punto di vista di una rappresentanza autonoma, staccata dall’attuale Municipalità del Lido-Pellestrina. Al nuovo incontro, avvenuto la scorsa sera nella sede dell’ex cinema Perla, erano stati invitati i rappresentanti delle categorie economiche, che hanno partecipato numerosi. Presenti quasi tutti i negozianti e parecchi pescatori, insieme ad Aldo Marmi, presidente di una delle Cooperative di pesca isolane. La nota dominante degli interventi, è stata la presa di coscienza della pesantezza della crisi economica che grava sull’isola, e l’ansia per il futuro. «Io voglio capire se ci sono speranze di sopravvivenza qui per i miei figli» ha detto in modo accorato un negoziante, dando voce ad un pensiero comune tra i presenti. Emilio Ballarin e Rossella Favero, i due portavoce del gruppo, hanno informato i partecipanti sulla disponibilità di alcuni assessori e anche del gabinetto del sindaco, all’ascolto e al dialogo con l’isola, in questo particolare momento in cui è in corso un processo di revisione delle Municipalità, all’insegna di una rivisitazione della macchina amministrativa, che non sia onerosa e che punti sulla razionalizzazione e sull’utilizzo funzionale delle risorse. «Non ci interessa un miniparlamentino con miniassessorati che siano brutte fotocopie onerose e mal funzionanti della struttura comunale - hanno concordato i presenti - ci interessa una rappresentanza che tenga conto della nostra identità ed abbia riferimenti e deleghe precise». E’ stato preparato quindi un testo rivolto alla popolazione per iniziare una raccolta firme nei luoghi pubblici: un appello a pensare insieme il futuro delle nuove generazioni assieme a quello dell’isola. Parola d’ordine; esprimere il disagio, ottenere una rappresentanza autonoma e rispettosa dell’identità dell’isola, cominciare ad immaginare il futuro. Presenza silenziose ed attenta, il presidente della Municipalità dell’estuario Giovanni Gusso e il consigliere Maurizio Pozzobon.

martedì 3 febbraio 2009

De Poli in crisi, incubo disoccupazione a Chioggia

Lunedì 2 Febbraio 2009

Il futuro dei cantieri navali di Pellestrina sembra avviato
all’amministrazione controllata. Gli operai sperano almeno nella cassa
integrazione


È una situazione a dir poco paradossale quella che dipingono i
dipendenti (o ex dipendenti) del cantiere navale De Poli di
Pellestrina. «La nostra – osservano - è un’azienda che ha lavoro, che
ci consentiva una grande quantità di straordinario eppure ora non ci fa
lavorare e davanti a noi c’è lo spettro della disoccupazione». Parlano
i dipendenti diretti, una novantina che, per così dire, si trovano in
una situazione privilegiata rispetto a quelli delle cooperative, oltre
duecento, per i quali non si prevedono ammortizzatori sociali.

     
La cassa integrazione, che non è scattata un mese fa per la mancata
sottoscrizione dei sindacati, partirà quasi sicuramente dopo che
l’azienda s’è rivolta al Tribunale chiedendo un periodo di
amministrazione controllata in modo da poter completare le tre navi
attualmente in costruzione. Come stiano effettivamente le cose dentro
la De Poli non si sa con esattezza. C’è chi parla di un’esposizione
finanziaria dell’azienda per 80 milioni di euro, ma anche chi la
quantifica in 120. Quanto alle navi, se ne potrebbero ricavare una
volta finite 27 milioni l’una, ma è insorta la contestazione del
committente che protesta, e forse non le vuole più, per il protrarsi
eccessivo dei tempi di consegna. Il giorno della verità, l’incontro tra
azienda e creditori, è fissato per il 20 febbraio.

      Sabato
mattina una folta delegazione dei dipendenti dei cantieri De Poli ha
incontrato il consigliere regionale del Pd, Lucio Tiozzo. Un incontro
che avviene dopo quello con il sindaco Romano Tiozzo, che ha assicurato
il proprio impegno ed un suo intervento presso i la proprietà
dell’azienda.

      Il consigliere Tiozzo, confidando che
l’emergenza possa risolversi almeno attenuarsi con la concessione della
cassa integrazione (ai dipendenti non è stata corrisposta la
tredicesima e neppure lo stipendio di gennaio), punta a coinvolgere
Provincia e Regione.

      «La Provincia – dichiara Lucio Tiozzo -
dispone del fondo di un milione per le emergenze. Va verificato se
parte può essere utilizzato, magari come anticipo, per i lavoratori del
cantiere. Quanto alla Regione, vedremo il da farsi in un incontro che
chiederò all’assessore Donazzan».

      Per quanto riguarda le
prospettive future, si punta ad una cooperativa che opererebbe
nell’orbita del Mose o all’interno dello stesso cantiere se la
situazione dovesse risolversi con l’arrivo di una nuova gestione.

      Giorgio Boscolo

domenica 1 febbraio 2009

Quel silenzio sornione del "poeta da bacaro"

L’ultima opera di Aldo Vianello

 

  «Il poeta non è mai totalmente sincero. Prende la parola e la ritorce, battendola sull’incudine...». Massimo Cacciari, non come sindaco – dice – bensì in veste di estimatore, è intervenuto a chiusura della serata alla Scola dei Calegheri riservata al poeta di Pellestrina Aldo Vianello, in occasione dell’uscita dell’ennesimo suo libro, "Il silenzio è un gatto che mi dà ragione", pubblicato come il gruppetto di altri, ad iniziare dal 1993, da Supernova . Ha detto tante cose ancora Cacciari, nei confronti di Vianello che silenzioso lo ascoltava. Ne ha parlato come di un poeta importante, autore di una poesia di idee, di poesia “pensante”, capace di incarnarsi in un determinato suo personale ritmo. Dandone anche convinta dimostrazione leggendo qualche verso. «Un fabbro, Vianello, forgiatore della parola». Che ricorda talora la poesia di Saba, in altre si scopre un andamento ungarettiano. E vi ha scherzato un po’ su, dicendo che fa bene al poeta un buon bicchiere di vino: «Non può esserci un poeta astemio!». Aldo Vianello gli regalato una copia del suo libro "Timide passioni", nella traduzione in inglese edita da Anvill Press Poety di Londra.
      La serata era stata introdotta da Giovanni Distefano per far conoscere il poeta nel suo intimo. Leggendo da "Il mare alle ginocchia" (un po’ di autobiografia), pubblicato da Rebellato nel lontano 1970, ne ha rivelato i giorni amari dell’infanzia, quelli della povertà assoluta, segnati dalla balbuzie causa di scherno da parte dei compagni di strada, i quattro anni trascorsi in manicomio dove egli subì ben sedici elettroshock. E la voglia ostinata di scrivere. Dopo varie anticamere anche umilianti, a pubblicare i suoi primi versi fu Giuseppe Longo, autorevole direttore negli anni sessanta del Gazzettino. Gli credette. E Vianello divenne d’improvviso “un caso letterario”. Con gli elogi di Diego Valeri, l’ammirazione di Pound e di Aldo Palazzeschi suo prefatore.
      Dall’esordio nel 1964 ha prodotto moltissimo. Ha letto alcune sue liriche. Armando Pajalich, docente a Ca’ Foscari, ne ha tracciato il profilo fecondo, le sue poetiche dichiarazioni di umiltà, di sincerità estrema, a volte spudorata. L’ironica autodefinizione di “poeta da bacaro”, per chi lo conosce il suo sorriso sornione. E l’incapacità, in questa Venezia, di attenuare il male di vivere che sempre lo ha accompagnato nella sua esistenza.
      Piero Zanotto

«Due uscite in mare Non ci soddisfano»

Pescatori in rivolta per il blocco

 

(L.M.) Il Gral riaprirà da domani (lunedì), ma solo per quindici giorni, la pesca gestita a Pellestrina. Una campagna “emergenziale”, visto il momento delicato che sta vivendo l’isola sotto il punto di vista produttivo ed occupazionale, che però non ha mancato di sollevare polemiche tra gli stessi pescatori. Due settimane di pesca, distribuite per il numero di partecipanti, significa che ciascun pescatore potrà uscire al lavoro in laguna solo per due volte. Numero, a detta degli associati, assolutamente irrisorio per affrontare la situazione attuale, dove circa 400 famiglie in isola vengono segnalate, dopo le vicissitudini anche ai cantieri navali De Poli di Pellestrina, in grave crisi economica. Per questo sono intervenuti, chiedendo una revisione e un prolungamento della campagna di pesca, il presidente del consiglio comunale di Venezia, Renato Boraso (Forza Italia) e il consigliere azzurro di municipalità al Lido e Pellestrina, Nicola Scarpa, quest’ultimo iscritto alla Cooperativa di pescatori “Piccola Pesca a Pellestrina”, realtà che conta circa 110 associati. Boraso, inoltre, ha annunciato che domani scriverà anche al ministro Luca Zaia per chiedere un suo intervento e all’assessore regionale Isi Coppola. Nel mirino c’è soprattutto il Gral, ovvero il consorzio, gestito in maggioranza dalla Provincia, che disciplina l’attività di pesca. «Quindici giorni di pesca – attacca Nicola Scarpa – sono niente rispetto alle esigenze. A questa attività partecipano circa un centinaio di pescatori con barche e barchini, ciò significa che ogni associato potrà uscire, in media, due volte. Troppo poco per una realtà ormai al collasso: si pensi che, fino a tre anni fa, c’erano 224 pescatori iscritti. Oggi, dopo tre anni, siamo pressoché dimezzati e rimasti in 110. La pesca è stato, forse, il primo settore ad entrare in sofferenza, ancor prima della crisi economica mondiale». Sotto accusa anche le spese del Gral. «In questo momento dobbiamo anche mantenere le spese di gestione di questo consorzio». Anche Boraso non è andato giù tanto per il sottile. «Due uscite di pesca – rileva il presidente del consiglio comunale – a fronte di 400 famiglie che abbiamo sull’astrico a Pellestrina sono una presa per i fondelli dei cittadini. Ed inoltre sono un’operazione puramente elettorale dell’amministrazione provinciale. Per dare un po’ di respiro alla produttività occorreva riaprire la pesca, per quattro o cinque mesi, garantendo a ciascun associato almeno due uscite a settimana. Il Gral andrebbe al più presto commissariato».