Un operaio croato fu trovato con la testa sfondata: cinque indagati
Torna dal passato in un’aula del
Tribunale l’inchiesta sulla morte bianca di un operaio al cantiere
navale De Poli di Pellestrina, con il processo con rito abbreviato ai
tre ex responsabili del cantiere - Massimo Juris, allora direttore
generale; Gianluca Pagan, capo reparto; Marco Capon, responsabile della
sicurezza - e l’apertura al patteggiamento ad un anno di reclusione per i
fratelli croati Teranovich, dell’impresa subappaltatrice Dmt Doo, per
la quale lavorava l’uomo, trovato con la testa sfondata nel febbraio del
2007. Così ha disposto, ieri, la giudice Marchiori, aggiornando
l’udienza all’11 novembre, per risentire - a tanta distanza di tempo - i
consulenti tecnici di accusa e difesa e il responsabile dello Spisal
che seguì l’incidente. Sono passati quasi dieci anni da quel 7 febbraio,
quando venne trovato esanime Marijan Panic, 47 anni, croato residente
nell’isola. La ricostruzione dello Spisal individuò come causa del
decesso, una caduta accidentale da 5-6 metri d’altezza, mentre l’uomo
stava lavorando a una nave. Le consulenze medico legali misero però in
crisi questa ricostruzione, dal momento che Panic non presentava
alcun’altra lesione: potrebbe essere stato colpito da un oggetto caduto
dall’alto? Il pm cambiò sede e di quell’inchiesta non si seppe più
nulla, fino al Natale 2014, quando la pm Carlotta Franceschetti (alla
quale è
infine arrivato il fascicolo) notificò l’iscrizione al registro degli
indagati. La tesi difensiva degli avvocati Rampinelli, Ravagnan, Galli è
che l’incidente sia avvenuto nell’area di esclusiva competenza della
Dmt, oltre a rilevare l’incongruenza sulla dinamica del sinistro. (r.d.r.)
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