Il Comitato dei danneggiati di Pellestrina scrive a Renzi: «Abbiamo
affrontato spese per due milioni, dopo sei anni ci dicano se vedremo
mai un centesimo»
Dopo tante promesse di aiuti mai
ricevuti, e dopo aver pagato di tasca propria i restauri a seguito del
passaggio della tromba d'aria che colpì l'isola nell'estate di sei anni
fa, i residenti di Pellestrina hanno scritto una lettera al presidente
del Consiglio Matteo Renzi. Il motivo? Un ultimo tentativo per capire se
mai riceveranno i rimborsi.
Il Comitato danneggiati tromba d'aria
era nato subito dopo i danni causati dal maltempo del 10 luglio 2010
che scoperchiò case, danneggiò imbarcazioni e automobili, distrusse
giardini e solo per un caso non provocò delle vittime. L'ammontare
totale dei danni subiti dai privati fu di circa due milioni di euro, e a
Pellestrina arrivarono perfino i vertici della Protezione civile con
Guido Bertolaso e la sua équipe. Ma dopo sei anni, neppure un centesimo è
finito nelle tasche di chi ha dovuto affrontare molte spese. «Ci fa
rabbia questa vicenda, perché abbiamo sentito tante promesse che nessuno
ha mantenuto», afferma Daniele Scarpa, coordinatore del comitato
cittadino che ha scritto a Renzi. «Diciamo che ci sentiamo ”trombati”
due volte: prima dalla stessa tromba d'aria che ha colpito le nostre
case, poi dallo Stato che di fatto non ha mantenuto le promesse
attraverso i suoi uomini. Ci siamo rivolti a Renzi per colmare il vuoto
di una politica distratta e latitante, insensibile ai suoi concittadini.
In questi giorni a Venezia si ricorda la drammatica vicenda
dell'alluvione del 4 novembre 1966, e anche a Pellestrina e San Pietro
in Volta si vissero momenti davvero drammatici, ma di tempo ne è passato
ormai parecchio e si è fatto molto da allora. Per i danni di questa
tromba d'aria invece c'è gente che si è indebitata, convinta che le
promesse venissero poi mantenute, invece a Roma si sono evidentemente
dimenticati dei pellestrinotti». Sull'isola la rabbia non è mai sopita
per come sono andate le cose, e tra chi si è rassegnato e chi lotta
ancora. Daniele Scarpa ha chiesto a Renzi che «per poter chiudere
definitivamente questa storia, in qualsiasi caso, ci dia una risposta,
un segnale almeno per farci
sapere se vale la pena continuare a sperare oppure no. Siamo
consapevoli dei drammi avvenuti negli ultimi tempi in Italia con i
terremoti, e abbiamo massimo rispetto per le persone che soffrono nel
centro Italia. Ma vorremo almeno sapere se a Roma stavolta qualcuno ci
terrà in considerazione».
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