venerdì 24 aprile 2015

La Lipu festeggia i 50 anni con una giornata a Ca’ Roman

In occasione dei festeggiamenti per i 50 anni della Lega italiana protezione degli uccelli, per domenica è stata organizzata una speciale giornata dedicata ad ambiente e fauna all’interno dell’oasi naturale di Ca’ Roman, gestita proprio dalla Lipu. Sono previste passeggiate e laboratori virtuali attraverso i percorsi della storia e dell’ecosistema di Ca’ Roman. Dalla nascita del Forte Barbarigo alla realizzazione dei bunker; dalle prime battaglie ambientaliste per la difesa degli uccelli nidificanti sulla spiaggia alla capacità di ammirare il peculiare ambiente dunale, la sua vegetazione e gli habitat endemici, imparando qualcosa di più sugli animali che si vedono facilmente e su quelli più elusivi e più difficili da osservare. Tutto questo sarà possibile con una prima sessione di lavori che inizierà dall’accoglienza e registrazione alle 9.30 per iniziare poi le attività
alle 10 e proseguirle fino a mezzogiorno circa. La seconda sessione inizierà alle 14.30 e si concluderà verso le 17. L’ingresso è libero con prenotazione obbligatoria scrivendo ad oasi.caroman@lipu.it oppure chiamando il numero 340.6192175. Se pioverà l’evento sarà annullato. (s.b.)

giovedì 16 aprile 2015

Vandali mettono fuori uso il gommone della Protezione civile

Danni per 4 mila euro e mezzo di soccorso per ora inutilizzabile

Vandali e incoscienti. Solo una cieca stupidità, infatti,  può spingere qualcuno a danneggiare e mettere fuori uso - con danni per 4 mila euro - il gommone in alluminio del Gruppo comunale Volontari di Protezione civile di Pellestrina San Pietro in Volta, fondamentale per il soccorso agli abitanti in caso di emergenza.
L'episodio è accaduto la settimana scorsa e ora  stanno indagando i carabinieri dell’isola, che mercoledì hanno raccolto la denuncia sporta dal responsabile del gruppo, Silvano Baseggio, che parla  “di un gesto tanto assurdo, a scapito di un natante da soccorso la cui palese utilità e importanza per la collettività dovrebbero costituire, di per sé, garanzia di rispetto e considerazione da parte di tutti”.
    L’ufficio comunale di Protezione civile intanto si è già attivato per l’affidamento degli interventi tecnici di ripristino necessari a garantire quanto prima il ritorno all’operatività del gommone. Sono stati stimati danni per circa quattro mila euro.

martedì 14 aprile 2015

Pesca abusiva, patteggiano 31 vongolari

Prime conclusioni dell’indagine della Procura e della Finanza. Nei guai pescatori di Chioggia, Cavallino, Burano e Pellestrina

Prime sentenze per l’indagine del pubblico ministero di Venezia Giorgio Gava sulla pesca abusiva delle vongole. Ieri numerosi imputati hanno raggiunto l’accordo con l’accusa e il giudice Alberto Scaramuzza ha accolto il patteggiamento. Questi i nomi dei 31 imputati che lo hanno ottenuto. Marco Ballarin (52 anni, Pellestrina) un anno e sei mesi di reclusione e 800 euro di multa, Nicola Ballarin (47, Pellestrina), un anno e sei mesi e 800 euro, Sante Ballarin (58, Pellestrina) un anno, Massimo Boscolo Chielon (57, Chioggia) sei mesi, Sandro Boscolo Nata (49, Chioggia) sei mesi, Josef Bullo (34, Chioggia) un mese e dieci giorni, Stefano Busetto (39, Pellestrina) dieci mesi, Emanuel Casson (36, Chioggia) un anno e mezzo e 1200 euro, Renzo Costantini (53, Burano) un mese e 10 giorni, Enrico Dei Rossi (32, Burano) sei mesi, Stefano Dei Rossi (54, Burano) cinque mesi e 20 giorni, Fabio Fossati (43, Genova) sei mesi, Mario Marella (44, Pellestrina) dieci mesi e 20 giorni, Paolo Padoan (45, Murano) 3750 euro invece di 15 giorni, Omar Ravagnan (41, Chioggia) nove mesi, Eros Rosso (34, Cavallino) un mese, Devis Rosteghin (36, Chioggia) dieci mesi e 20 giorni, Giuseppe Rotolo (52, Catania) nove mesi, Gaetano Scarpa (44, Pellestrina) quattro mesi, Luca Scarpa (46, Chioggia) quattro mesi, Emanuele Seno (42, Cavallino) un mese e 10 giorni, Maurizio Seno (40, Cavallino) 40 giorni, Sandro Tagliapietra (50, Burano) sette mesi, Sebastiano Tagliapietra (40, Burano) un mese e 10 giorni, Stefano Tagliapietra (49, Burano) quattrro mesi, Alessio Torre (43, Genova) sei mesi, Massimo Tossetto (41, Ferrara) un mese e 10 giorni, Enrico Trevisan (36, Burano) dieci mesi e 20 giorni, Michele Turcato (33, Chioggia) nove mesi, Michele Vitturi (36, Burano) quattro mesi, Roberto Zennaro (48, Chioggia) nove mesi.
Hanno patteggiato sanzioni da diecimila euro tre delle società coinvolte, sono «L’Acquaviva srl » di Porto Viro (Rovigo), la «Effetto Mare srl» di Genova e la «Euroittica srl» di Goro (Rovigo), mentre la «Talian srl» di San Pietro in Volta ha patteggiato una sanzione di 18 mila 200 euro. Per impedire da un lato l'ulteriore danneggiamento dei fondali della laguna con le eliche dei motori montati sulle fiancate dei veloci barchini e con le rasche, dall'altro l'invasione nei mercati del pesce di mezza Italia e di conseguenza l'arrivo sulle tavole dei consumatori delle vongole veraci inquinate, i finanzieri del Reparto aeronavale di Venezia avevano indagato per ben due anni. Alla fine avevano scoperto quelle che il pubblico ministero Gava ha indicato come due vere e proprie associazioni a delinquere (una nell'area Chioggia-Pellestrina, l'altra Cavallino-Burano) finalizzate alla ricettazione delle vongole veraci, provento del reato di danneggiamento del fondale.
Gli altri reati contestati sono la frode in commercio e il falso ideologico. In sette erano finiti in carcere, altri 17 sono finiti agli arresti domiciliari e, 16 avevano l'obbligo di dimora, infine sono stati almeno centoventi gli altri indagati. Molti, il prossimo 19 maggio, affronteranno l’udienza preliminare dopo che il pm ha chiesto il giudizio. Lo s corso anno erano finite sotto sequestro tre ditte, quelle che raccoglievano il pescato per poi commercializzarlo, sigilli anche ad un casone costruito su palafitte in laguna, di fronte al porto di Chioggia, e a 16 imbarcazioni da pesca. Per un valore di cinque milioni di euro. Le tre aziende raccoglievano il 40 per cento delle vongole in Veneto.
Giorgio Cecchetti

Si scontra con un Tir, muore a 31 anni

Davide Tiozzo, originario di Pellestrina, viveva nel Veronese con la moglie ed era direttore dell’autogrill di Desenzano 

Due schianti in rapida successione. Il camion impazzito che vola dal cavalcavia e finisce contro un’altra auto. Il bilancio è di un morto, due feriti, quattro veicoli danneggiati in modo serio. Un bilancio drammatico che poteva, però, essere ancora più grave, se solo l’incidente fosse accaduto pochi metri più avanti o pochi istanti dopo.
Il terribile schianto è accaduto ieri mattina intorno alle 8 sul tratto veronese di Regionale 22 che arriva da Cavalcaselle e porta ad Affi: pochi metri più avanti quella strada diventa la Statale 450 che porta dritto al casello di Affi dell’Autobrennero. L’incidente avviene in due fasi distinte, ma drammaticamente collegate tra loro.
Sul cavalcavia che attraversa la gigantesca rotonda che divide Castelnuovo da Lazise e Cavalcaselle viaggia la Renault Twingo bianca di Davide Tiozzo, 31 anni, originario di Pellestrina, ma residente con la compagna e i genitori a Pescantina, in via Madonna.
Tiozzo è il direttore dell’autogrill di Desenzano, sulla Serenissima. Sta andando al lavoro. In senso contrario arriva il tir dell’autotrasporti Annoni con un uomo al volante. Nel rimorchio ci sono isolante e contenitori in plastica di urea, un addittivo usato dai camion per abbattere le emissioni inquinanti. Improvvisamente, per cause in corso di accertamento, la vettura urta la parte anteriore del camion e ruota su se stessa: l’impatto è violentissimo. Il camion sbanda, centra con le ruote la fiancata di un’altra auto, un’Audi A4 grigia, che arriva da Affi in direzione di Cavalcaselle.
Un altro impatto che innesca la seconda fase dell’incidente. Ormai il camionista non riesce più a controllare il mezzo che sbanda verso sinistra proprio mentre arriva una terza vettura.
Il conducente, un giovane che stava andando a Milano per lavoro, riesce a sterzare deviando bruscamente sulla sua sinistra: una manovra efficace, l’unica da fare, che gli salva la vita.
Il camion impazzito abbatte il guardrail del cavalcavia come fosse di legno e piomba dopo un volo di un paio di metri sullo svincolo che immette dalla rotonda sulla regionale in direzione di Cavalcaselle e finisce la sua corsa disteso lungo il nastro d’asfalto. Per un caso in quel momento c’è solo una vettura in transito; normalmente, a quell’ora, il traffico è particolarmente intenso.
Al volante di una Volkswagen Polo grigia c’è un quarantaduenne di origini cinesi: il camion piomba verso la vettura muso contro muso. Il conducente della Polo frena, lo spigolo del rimorchio sfonda il parabrezza e la carrozzeria del lato del conducente. L’uomo al volante è ferito e sotto choc, ma riesce a cavarsela. È ferito anche il camionista: scatta l’allarme. Verona emergenza invia sul posto l’elicottero e le ambulanze.
Quando arrivano i medici, per Tiozzo non c’è già più nulla da fare. È morto praticamente sul colpo per le gravi ferite riportate. Il camionista e il conducente della Polo vengono portato in ospedale. Il cavalcavia, in entrambe le direzioni, viene chiuso al traffico così come, ovviamente, lo svincolo in cui è adagiato il camion.
Per tutta la mattina il traffico subisce dei rallentamenti soprattutto da Cavalcaselle in direzione di Peschiera e nel tratto di statale da Affi a Cavalcaselle. Sul posto sono intervenute le pattuglie della polizia stradale, con il dirigente Montereali: gli agenti hanno eseguito i rilievi del caso e ricostruito la dinamica dell’accaduto. Per l’occasione hanno sperimentato anche un drone di proprietà di un poliziotto per le riprese video e foto dall’alto. A dar man forte ai poliziotti per la viabilità sono intervenuti anche i vigili urbani di Castelnuovo e Lazise e i carabinieri del radiomobile di Peschiera.
Per l’intervento di recupero del camion sono intervenute due gigantesche gru della Lepanto che hanno issato prima la cabina sul cavalcavia dove c’era ad attenderla un camion, e poi il rimorchio. Per completare l’opera di pulizia sono intervenuti i dipendenti di Veneto strade.

domenica 12 aprile 2015

Protezione civile, danneggiato il gommone

Ignoti hanno danneggiato l’imbarcazione nuova di zecca che il Comune aveva assegnato a inizio gennaio al nucleo di Protezione civile dell’isola. Un gommone Mancini in alluminio acquistato grazie ai fondi messi a disposizione dalla Regione e dallo stesso Comune, per consentire ai volontari di Pellestrina rapidi spostamenti e interventi anche in caso di incendio boschivo agli Alberoni oppure a Ca’ Roman.
Il gommone era custodito negli spazi della Remiera Pellestrina, un’area di proprietà del Comune, poggiato su un carrello con le ruote per agevolarne gli spostamenti. Chi ha agito, evidentemente sapeva bene come muoversi in quegli spazi, dal momento che sono circondati da case abitate e non a cielo aperto. Il gommone è al coperto, anche se l’accesso è facile non essendo chiuso sottochiave.
Quando ieri i volontari hanno scoperto l’accaduto, dalla prima stima sembra che i danni ammontino ad almeno 5 mila euro. «Hanno portato via il lampeggiante, un faro, hanno tagliato gli pneumatici del carrello rimorchio e tutti i fili dell’impianto elettrico», spiega Silvano Baseggio, responsabile del nucleo di Protezione civile di Pellestrina. «L’imbarcazione era nuova di zecca, non l’avevamo ancora messa in acqua neppure una volta. Ci era stata consegnata i primi giorni di gennaio, perché avevamo una barca vecchia, ma avendo la specializzazione in incendi boschivi, ci sarebbe servita per raggiungere più facilmente certe zone. Hanno danneggiato solo il nostro gommone, quindi pensiamo a un’azione mirata. Siamo molto delusi perché a Pellestrina facciamo solo del bene con il nostro lavoro, e poi ci vengono anche a fare queste cose». Il nucleo dell’isola conta su 25 volontari pronti a intervenire sull’arco di tutte le ventiquattro ore. (s.b.)

mercoledì 8 aprile 2015

L’appello di Debora la regatante: «Sfamo 150 gatti, ho bisogno d’aiuto»

La vincitrice della Regata Storica 2014 è da anni in prima fila nella cura dei felini. «È sempre più dura, non ci sono fondi» 

 Dalle regate di voga alla veneta all’assistenza dei gatti abbandonati a Pellestrina. Di mezzo tanti sacrifici, l’amore incondizionato per gli animali e la necessità di un aiuto concreto per assistere le decine di felini che si trovano sparpagliati nei pochi chilometri di questa isola. Protagonista della storia è Debora Scarpa, una che con il remo non scherza, e che da anni è ai vertici della disciplina in laguna. Ma è sicuramente in vetta anche alla classifica dell’amore per gli animali, visto che da anni si dedica anima e corpo a loro.
Cinque anni fa erano 120, oggi sono almeno 150 i gatti che nutre e cura con passione nelle undici colonie feline che segue a Pellestrina. «È dura perché ci vuole tempo e non hai nessuno che ti aiuta, ma anche perché servono soldi per potergli portare qualcosa da mangiare ogni giorno», racconta Debora Scarpa. «Sono abbandonati, non hanno nessuno che li segue e non ci sono fondi o sovvenzioni di sorta. Ho poche amiche che mi supportano con grande amicizia, ma trovare volontari in giro è una impresa, e così sono sola da anni in questa attività».
Le giornate sono intense: le ore al lavoro, quelle ad allenarsi in barca per vincere le regate e poi quelle a girare tra le varie colonie feline per portare del cibo, cambiare l’acqua, curare chi ne ha bisogno e donare una carezza ai tanti gatti che ci sono. «Il problema più grande è il cibo», aggiunge la vincitrice dell’ultima Regata Storica in coppia con Valentina Tosi, «Non chiedo direttamente soldi a nessuno, semmai una donazione in scatolette o croccantini. Il problema è che quando lanci un appello in tanti sono pronti a dire che ti aiutano, poi troppe promesse rimangono tali. I premi vinti alle regate, poche centinaia di euro, li utilizzo per acquistare cibo e medicinali. Mi rendo anche conto che siamo in un periodo di crisi e di difficoltà, e so che per chiunque è difficile dare un aiuto anche a una causa come la mia, ma dovrebbero esser egli enti a farlo, non i singoli cittadini. E così lavoro anche quando sono malata per poter poi aiutare questi gatti. Ho chiesto a ristoranti e supermercati di regalarmi gli avanzi, ma per legge dicono di non potermeli dare e di dover buttare tutto. Sarebbe invece un grande aiuto. Chi volesse aiutarmi mi può chiamare al 333.3742659».

domenica 5 aprile 2015

Esce per pescare le seppie lo trovano morto in riva

Pellestrina. Amedeo Carbonin, 62 anni, cuoco all’ospedale, era uscito venerdì sera Ieri mattina l’allarme della moglie. Malore o annegamento: lo stabilirà l’autopsia 

 Era andato a pescare le seppie, come era solito fare in questa stagione, ma non era rientrato a casa. La moglie, Santina, aveva dato l'allarme, ma solo verso le 10 di ieri mattina le ricerche condotte dai carabinieri e dai vigili del fuoco e dai volontari della Protezione civile di Pellestrina hanno portato al ritrovamento del corpo: Amedeo Carbonin, 62 anni, giaceva morto, disteso sulla riva e parzialmente coperto dall'acqua della laguna, probabilmente colpito da un malore. Era originario di Chioggia ma il lavoro, come cuoco, all'ospedale civile Santi Giovanni e Paolo di Venezia e il matrimonio con Santina, l'avevano portato ad abitare a Pellestrina da parecchi anni.
«Un uomo spiritoso, sempre pronto alla battuta e allegro nei rapporti con gli altri» ricorda una cugina della moglie, nella casa in cui la famiglia si è riunita dopo la disgrazia, per stare vicino a Santina e al figlio ventenne della coppia, Manuel. «La sua passione più grande era la pesca. Con quello che prendeva, ogni tanto, si facevano delle grigliate in famiglia. Aveva anche una barca ma spesso, come l'altra sera, usciva per pescare da terra» conclude la cugina. Erano, infatti, poco più delle 21 di venerdì quando Amedeo aveva preso gli attrezzi da pesca e la sua Panda per andare a pescare nel solito posto, vicino al cimitero. Di solito andava e tornava nel giro di un paio d'ore. All'una la moglie si era svegliata e non vedendolo ancora aveva pensato che si fosse attardato, dato che sabato aveva il giorno libero. Ma, verso le tre, si era ridestata di nuovo e il letto vuoto l'aveva fatta preoccupare.
Amedeo non aveva telefonino e, quindi, Santina si era alzata ed era uscita a cercarlo nelle vicinanze di casa. Niente. Ore di angoscia, poi la chiamata ai parenti che l'hanno convinta a chiamare i carabinieri dell’isola, i quali hanno iniziato la ricerca al mattino, verso le 8. Poi il ritrovamento del corpo. Non aveva fatto in tempo neppure a estrarre il bilancino per pescare dal bagagliaio dell'auto. La sua Panda era lì, a poche decine di metri, aperta, e lui era in acqua, probabilmente caduto in seguito a un malore che l'aveva colpito, ore prima, appena era arrivato sul posto. Se sia stato questo malore a ucciderlo o se sia annegato, o soffocato, dopo la caduta lo potrà stabilire solo l'autopsia. Il corpo è stato portato all'obitorio del cimitero dell'isola, ora è a disposizione del pubblico ministero di turno.