sabato 21 febbraio 2009

Cantieri De Poli, vincono i vicini

Venerdì 20 Febbraio 2009

 

Il Tribunale ha ordinato all’azienda di Pellestrina di ridurre i rumori dei propri cantieri

 

(r.br.) Il Tribunale ha accolto il ricorso dei vicini dei cantieri navali De Poli di Pellestrina, che da oltre un decennio si lamentavano per i rumori provocati dalle lavorazioni. E così, se mai riprenderanno l’attività, questi cantieri attualmente in liquidazione, dovranno rispettare i limiti sonori ribaditi dai giudici, nonché le distanze dalle abitazioni per le lavorazioni. La sentenza, emessa dalla terza sezione del Tribunale civile, presidente Roberta Marchiori, è stata depositata ieri. Il cantiere è fermo ormai da un paio di mesi e in queste settimane il Tribunale si sta occupando proprio del concordato preventivo. A detta dei vicini, assistiti dall’avvocato Antonella Pietrobon, i cantieri avevano violato un accordo siglato nel ’95. Questo sia per quel che riguarda i rumori prodotti, avendo superato i decibel massimi imposti dalla legge, sia per l’area usata per le lavorazioni, estesa fin sotto le case. Di qui un primo ricorso d’urgenza dell’anno scorso che il Tribunale aveva respinto, a cui è seguito questo reclamo che è stato, invece, accolto.
      Nella nuova sentenza i giudici accolgono la tesi dei ricorrenti, secondo cui i cantieri dovevano rispettare non solo la soglia massima di decibel, ma anche quella differenziale che tiene conto del rumore di fondo. E sottolineano come l’Ulss 12, con un parere dell’agosto scorso, avesse segnalato i «numerosi pericoli per la salute provocati dalle immissioni sonore provenienti dalle attività del cantiere De Poli, dando atto che da diversi anni le misurazioni Arpav hanno accertato valori di rumore ambientale superiori ai limiti di legge». Accolto anche il reclamo per l’estensione dell’area del cantiere. I cantieri, nella loro difesa, avevano sostenuto che essendo in concordato, con le attività interrotte, non c’era pericolo per i ricorrenti di ripresa dei lavori e quindi delle immissioni. Ma il Tribunale replica citando lo stesso sito Internet della società dove si dichiara l’intenzione di completare la costruzione delle tre navi, di cui due a Venezia.
      «É altamente probabile - concludono i giudici - che in assenza di adeguate misure di risanamento si riproducano le condizioni di inquinamento acustico». In conclusione, i giudici condannano la De Poli a pagare anche le spese di lite, circa 7.500 euro, più quelle per i consulenti. Proprio oggi, in Tribunale, è fissata l’adunanza dei creditori che dovranno esprimere parere sul concordato. Mentre martedì in Regione si terrà un incontro. «È necessario - dice il consigliere del Pd, Lucio Tiozzo - che vengano prese decisioni con effetto immediato e che la Regione si faccia carico di dare ai lavoratori della De Poli nuove prospettive occupazionali».

1 commento:

  1. Sicuramente con le navi costruite in Cina,Corea,India,Turchia il rumore non si sentirà piu.

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