domenica 1 febbraio 2009

Quel silenzio sornione del "poeta da bacaro"

L’ultima opera di Aldo Vianello

 

  «Il poeta non è mai totalmente sincero. Prende la parola e la ritorce, battendola sull’incudine...». Massimo Cacciari, non come sindaco – dice – bensì in veste di estimatore, è intervenuto a chiusura della serata alla Scola dei Calegheri riservata al poeta di Pellestrina Aldo Vianello, in occasione dell’uscita dell’ennesimo suo libro, "Il silenzio è un gatto che mi dà ragione", pubblicato come il gruppetto di altri, ad iniziare dal 1993, da Supernova . Ha detto tante cose ancora Cacciari, nei confronti di Vianello che silenzioso lo ascoltava. Ne ha parlato come di un poeta importante, autore di una poesia di idee, di poesia “pensante”, capace di incarnarsi in un determinato suo personale ritmo. Dandone anche convinta dimostrazione leggendo qualche verso. «Un fabbro, Vianello, forgiatore della parola». Che ricorda talora la poesia di Saba, in altre si scopre un andamento ungarettiano. E vi ha scherzato un po’ su, dicendo che fa bene al poeta un buon bicchiere di vino: «Non può esserci un poeta astemio!». Aldo Vianello gli regalato una copia del suo libro "Timide passioni", nella traduzione in inglese edita da Anvill Press Poety di Londra.
      La serata era stata introdotta da Giovanni Distefano per far conoscere il poeta nel suo intimo. Leggendo da "Il mare alle ginocchia" (un po’ di autobiografia), pubblicato da Rebellato nel lontano 1970, ne ha rivelato i giorni amari dell’infanzia, quelli della povertà assoluta, segnati dalla balbuzie causa di scherno da parte dei compagni di strada, i quattro anni trascorsi in manicomio dove egli subì ben sedici elettroshock. E la voglia ostinata di scrivere. Dopo varie anticamere anche umilianti, a pubblicare i suoi primi versi fu Giuseppe Longo, autorevole direttore negli anni sessanta del Gazzettino. Gli credette. E Vianello divenne d’improvviso “un caso letterario”. Con gli elogi di Diego Valeri, l’ammirazione di Pound e di Aldo Palazzeschi suo prefatore.
      Dall’esordio nel 1964 ha prodotto moltissimo. Ha letto alcune sue liriche. Armando Pajalich, docente a Ca’ Foscari, ne ha tracciato il profilo fecondo, le sue poetiche dichiarazioni di umiltà, di sincerità estrema, a volte spudorata. L’ironica autodefinizione di “poeta da bacaro”, per chi lo conosce il suo sorriso sornione. E l’incapacità, in questa Venezia, di attenuare il male di vivere che sempre lo ha accompagnato nella sua esistenza.
      Piero Zanotto

1 commento:

  1. Aldo Vianello è un grande poeta misconosciuto, nonostante il riconoscimento di Diego Valeri e Aldo Palazzeschi. Misconosciuto, anche a Pellestrina, forse perché ha una storia di sofferenza e disagio, non ultima la balbuzie. Lui appare come \'diverso\'. Grazie all\'associazione \'Murazzo\' (e alla sensibilità di Ottorino Fongher) è tornato talvolta in isola. Credo che Pellestrina dovrebbe dedicargli attenzioni, e soprattutto leggere le sue poesie. Bellissime, suggestive, dense. Rossella

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