giovedì 12 febbraio 2009

Pesca abusiva e droga, scattano 9 arresti

Martedì 10 Febbraio 2009

 

Conclusa l’indagine della Guardia di finanza sulle vongole prelevate nelle zone inquinate della laguna

 

(G.P.B.) "Fioi, xe drio rivar a finansa". È partendo da una di queste intercettazioni che i militari del Reparto operativo aeronavale sono riusciti a concludere una complessa indagine sulla pesca abusiva in laguna, con tanto di spaccio di droga. L’altra notte i militari hanno emesso nove ordini di carcerazione (cinque persone sono in cella, una si trova già in carcere, una è latitante mentre altre due sono ai domiciliari) e 13 persone hanno l’obbligo di dimora nel proprio Comune. L’indagine è durata, in tutto, due anni.
      Dalla fine del 2006, infatti, i militari del Gruppo navale si erano accorti che nel corso dei controlli contro il fenomeno della pesca abusiva in laguna, i risultati finali, seppur interessanti, non erano consistenti come in passato. A questo punto i militari hanno cercato di capire i motivi di questa strana calma, scoprendo che in realtà l’attività non era certo diminuita, ma che alcuni "pali" sistemati fuori dalla caserma della Giudecca, riuscivano a mettere in moto un meccanismo di allarme, vanificando le verifiche delle fiamme gialle. Grazie anche all’azione propulsiva del pubblico ministero Gava, i finanzieri hanno prima identificato le persone che si trovano appostate sui barchini alla Giudecca (c’era chi leggeva il giornale e chi fumava qualche sigaretta in attesa di vedere l’uscita dei mezzi militari) passando poi ad analizzare i tabulati telefonici e scoprendo, come temevano gli investigatori, che da quelle piccole barche partiva l’allarme per gli amici che si trovavano nella zona a ridosso del polo chimico. A questo punto gli inquirenti, seguendo le prime tracce raccolte, hanno effettuato un controllo a Pellestrina nel quale, nel febbraio del 2007, erano state individuate vongole pescate in zone proibite. In pratica gli inquirenti hanno trovato molluschi pronti per essere immessi sul mercato, che proveniva dall’area lagunare di Porto Marghera, prodotto raccolto senza alcun controllo sanitario e quindi pericoloso per i consumatori finali. Si è così scoperto che, dopo la raccolta, le vongole venivano vendute dai pescatori alla "Marinomar piccola scarl" di Pellestrina che a sua volta immetteva sul mercato prodotto inquinato, raccolto in laguna con modalità proibite e danneggiando l’ecosistema. Altro prodotto, invece, arrivava alla ditta "Produttore veraci" di Cavallino. Oltre che in provincia le vongole sono finite a Napoli e Reggio Calabria.
      Secondo gli investigatori, che hanno emesso gli arresti contestando l’associazione per delinquere con danno ambientale, i soldi ricavati dalla vendita sarebbero stati reinvestiti nel traffico di stupefacenti. Il responsabile principale del gruppo è Jurghen Micheli, 33 anni considerato la mente dell’organizzazione. In carcere sono finiti anche Federico Boscolo "Boscoletto", 40 anni di Chioggia e Marino Berton 61 anni di Cavallino (Marinomar), Amerigo Mantoan, 70 anni di Chioggia e Roberto Bullo, 47 anni di Chioggia (Produttori veraci).
      Giuliano Boscolo "Meneguolo", 41 anni e Mirco Pagan, 58 anni di Cavallino, sono invece agli arresti domiciliari, mentre Andrea Rizzi, 40 anni di Venezia si trova già in carcere per altre vicende. Resta poi da rintracciare il latitante marocchino El Kharmoudi Nor Eddine. Questi due anni di indagine hanno portato al sequestro di 15 chili di hascish, di due automobili, di una pistola e di 25 tonnellate di pesce. Sono stati anche rinvenuti 12 motori fuoribordo rubati in laguna. I finanzieri hanno effettuato 22 perquisizioni domiciliari e controllato 25 utenze telefoniche, impegnano oltre un centinaio di militari. «Da quanto abbiamo accertato - hanno detto ieri mattina il colonnello Alberto Catone e il maggiore Italo Spalvieri - i "pali" erano in grado di guadagnare anche 150-180 euro in tre ore. E il pesce che veniva venduto alle due ditte, una volta immesso sul mercato, quasi triplicava il proprio valore».
      La Guardia di finanza, sempre per questa inchiesta ribattezzata Lagoon storm, ha poi denunciato, a vario titolo, Andrea Zane, 47 anni Burano, Massimo D’Este, 47 anni Burano, Enrico Rossi, 34 anni Burano, Alessandro Dei Rossi, 40 anni Burano, Arberor Mocka 36 anni Burano, Alessandro Vio, 32 anni Burano, Giorgio Michieli, 58 anni Burano padre di Jurghen, Denis Micheili, 36 anni Burano, Mirko Simoncin, 23 anni Burano, Damiano Rossi, 28 anni, Cavallino, Massimo Dorotini, 36 anni Castello, Manuela Fongher 34 anni Pellestrina e Jessica Ghezzo, 29 anni Pellestrina.

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