venerdì 16 gennaio 2009

De Poli, il destino in una telefonata

Cacciari interpellerà le banche. I sindacati: no alla cassa integrazione e si rivolgeranno alla magistratura

 

Il destino dei Cantieri navali De Poli è legato ad una telefonata. La chiamata spetterà al sindaco Massimo Cacciari. Tutto si deciderà domani, venerdì. A lui l’arduo compito di interrogare gli istituti di credito che, a seconda della loro risposta, permetteranno o meno la continuazione dell’attività dell’impresa di Pellestrina. Insomma per l’azienda isolana restano ancora 24 ore con il fiato sospeso. Poi si vedrà. L’unico dato certo, finora, è quello della preoccupazione.
      É questo in sintesi il risultato dell’incontro tenutosi ieri pomeriggio a Ca’ Farsetti e che ha visto seduti attorno ad un tavolo il primo cittadino di Venezia, il presidente della Provincia, Davide Zoggia, una delegazione di lavoratori dell’azienda accompagnati da Giorgio Molin, segretario dei metalmeccanici Fiom-Cgil. «Venerdì (domani ndr) - hanno spiegato il sindaco e il presidente Zoggia - si conoscerà il destino di questa azienda. É evidente che tutto dipenderà dalla risposta delle banche. Se sarà positiva, si potrà continuare, malgrado le difficoltà a lavorare e completare così il lavoro iniziato per le tre navi ancora in costruzione nel cantiere; se la risposta sarà negativa, allora per l’azienda De Poli non ci potrà essere un grande futuro. Scatterà la procedura della liquidazione e a quel punto prenderà il via l’iter per il coinvolgimento di Unindustria e dei sindacati per trovare una soluzione accettabile per i lavoratori. La De Poli sarebbe costretta alla chiusura».
      Una situazione, quindi, sempre più drammatica e che, in qualche modo, ricorda altri momenti delicati vissuti dalla De Poli nel corso degli anni. Ma questa volta a rendere ancora più difficile la situazione vi è senz’altro la pesantezza della congiuntura economica mentre gli stessi vertici dell’azienda hanno smentito categoricamente le voci di una volontà di disimpegno della famiglia sulle attività dei cantieri. Ora per i lavoratori si apre una dura vertenza, ma c’è già chi dice che l’ipotesi al vaglio per un loro impiego possa essere quello di entrare a far parte delle maestranze del Mose. L’occasione giusta per restare a lavorare vicino a casa.
      Ma Giorgio Molin dei metalmeccanici Cgil non ci sta. A suo dire la questione De Poli pone più di qualche interrogativo. «Ora abbiamo un’azienda in liquidazione - dice il sindacalista - e allo stesso tempo, proprio dopo aver avviato questo iter, ha incredibilmente chiesto ai lavoratori di firmare un accordo per la cassa integrazione! Incredibile. É altrettanto evidente che ci siamo rifiutati di sottoscrivere alcunchè perchè di fronte a questa decisione della De Poli ci ritroviamo senza un piano dell’azienda, nessuna ipotesi di riconversione o di ristrutturazione. Nulla di nulla. E nel frattempo aspettiamo il "responso" delle banche».
      E a questo proposito, al di là delle iniziative del sindaco, Molin rivela che lunedì, al massimo martedì prossimo, si terrà un altro incontro sulla De Poli a Ca’ Corner, sede della Provincia. «Dobbiamo dircelo francamente - attacca Molin - i lavoratori non hanno ricevuto lo stipendio di dicembre e neanche la tredicesima e si vuole puntare tutto sulla cassa integrazione? Prima vogliamo vederci chiaro. Come è possibile che un cantiere che faceva 15/18 navi in cinque, sia finita così in disgrazia? Ci saranno pure delle responsabilità o no? E su questo vogliamo andare fino in fondo, pronti anche a rivolgerci alla magistratura».
      Intanto anche i lavoratori vanno all’attacco: il dito è puntato sulla famiglia De Poli, che per buona parte delle maestranze, non si sarebbe impegnata abbastanza per salvare la situazione. “Sappiamo - dice Ermenegildo Vianello della Rsu - che l’Arcoin, la loro società armatoriale, naviga in buone acque. Si sente dire che il bilancio del 2007 è stato chiuso con decine di milioni di euro d’attivo. Perché non impiegare parte del capitale anche per il cantiere? E’ ovvio che alla luce di quanto è accaduto, qualche pensiero ce lo siamo fatti, ed ora pensiamo che le mosse degli ultimi mesi, siano state pianificate a tavolino”.

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