venerdì 19 maggio 2017

Summer school Iuav nel villaggio Mose

Una distesa di cemento sulla spiaggia di Santa Maria del Mare per costruire gli enormi cassoni del Mose. E un villaggio per gli operai che ci hanno lavorato. Opere impattanti, che dovevano essere smantellate. «È tutto provvisorio, alla fine dei lavori sarà tolto», prometteva allora il padre-padrone del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati. Al contrario, la grande gettata in cemento è sempre lì – costa troppo smantellarla – e il villaggio diventare qualche altra cosa. Qualcuno già pensava a un possibile villaggio turistico, il primo nell'isola. Dieci anni dopo la costruzione e le polemiche, il commissario del Consorzio Venezia Nuova che si occupa della parte tecnica, l'ingegnere torinese Francesco Ossola, ha firmato una convenzione della durata di tre anni con l'Università Iuav per il riuso di quei luoghi. Il protocollo d'intesa riguarda una collaborazione tra Iuav e una parte della prestigiosa università di Boston, Il Mit. Una Summer school aperta a studenti e docenti dal titolo «Reinventing places, Venice Mose. Studio in un sito temporaneo tra mare e laguna». Una specie di concorso di idee sul «che fare» di quell'area un tempo tra le più belle della laguna, da quasi dieci anni trasformata in grande cantiere. Prima per la costruzione dei cassoni di fondo, poi per la posa delle paratoie e il montaggio delle cerniere. Adesso adocchiata da Porto e Comune per farci una sorta di «mini off-shore», cioè una banchina per il porto dagli alti fondali. Un nuovo porto commerciale in mare a Malamocco, dunque. Ma perché la convenzione con Iuav? L'Università di Architettura è stata negli anni tra i consulenti e i collaboratori del Consorzio. Dal Daest di Francesco Indovina ai progetti richiesti agli esperti, alle collaborazioni degli ex rettori Marino Folin e Carlo Magnani, a cui era stato commissionato uno studio per l'«abbellimento» delle opere già realizzate in laguna. Lo scandalo e gli arresti avevano bloccato tutto. E i commissari del Consorzio avevano messo nero su bianco che le spese sarebbero state ridotte e tagliati i costi non direttamente legati alla salvaguardia. Decine di milioni di euro nell'èra Mazzacurati. Adesso invece si legge nella Convenzione che «il Consorzio Venezia Nuova intende «applicare e sviluppare metodologìe di ricerca nell'analisi delle trasformazioni urbane, con particolare riguardo ai luoghi interessati da cantieri provvisori». Un workshop che dovrebbe servire per pensare, sia pure con anni di ritardo, a come «rimediare» ai danni provocati dai cantieri della grande opera, sanzionati anche dall'Unione europea. Danni che il Consorzio avrebbe dovuto pagare con le opere di compensazione, il cui costo però (circa 500 milioni) è stato messo a carico dello Stato. «Ma i tempi sono cambiati, questo seminario costerà poco e noi ci proponiamo di parlare con gli abitanti di Pellestrina e di cercare possibili soluzioni progettuali per il futuro di questi luoghi», dice Laura Fregolent, docente Iuav che insieme al rettore Alberto Ferlenga si occupa del progetto. I corsi prenderanno il via il 29 maggio e per ospitare docenti e studenti saranno rimesse a nuovo le casette usate in questi dieci anni per ospitare gli operai dei cassoni del Mose. Ma qualcuno storce il naso. Perché del progetto fanno parte anche esperti del Mit, che vent'anni fa aveva contribuito all'approvazione del progetto Mose con un «panel» di esperti di cui facevano parte anche i veneziani Andrea Rinaldo e Paola Malanotte.

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