martedì 13 novembre 2007

«Per Cacciari l'ultimo tentativo di danneggiare Venezia»


Lunedi' 12 Novembre 2007

 Il governatore Giancarlo Galan contesta al sindaco il ricorso al Tar per bloccare i cantieri del Mose. «E dire che aveva assicurato che non si sarebbe mai più opposto al progetto!»

L'accordo Galan-Cacciari per far fuori il presidente della Biennale era solo un episodio isolato nell'ambito di una guerra tra i due che prosegue ormai da lustri. Lo evidenzia il fatto che, non appena si torna a parlare di Mose (il sistema di dighe mobili per isolare la laguna in caso di alta marea superiore ai 110 centimetri), si ritorna alla trincea. La decisione della giunta guidata da Massimo Cacciari di impugnare la sostanziale "sanatoria" della Salvaguardia al gigantesco cantiere in cemento di fronte all'isola di Pellestrina , è stata il pretesto per dissotterrare l'ascia di guerra. L'inchiesta del Gazzettino sul degrado di Porto Marghera, oggi ridotta a rifugio di clandestini e disperati, ha offerto a Galan un'ulteriore occasione per riprendere le bordate contro un'amministrazione che egli accusa di non saper decidere, senza ricordare però che le sue dichiarazioni sulla chimica da tre anni a questa parte hanno contribuito ad alimentare quell'aria di incertezza e di disinvestimento che si respira anche tra gli stabilimenti in attività.

«È un ultimo tentativo per far danno - ha affermato ieri il governatore del Veneto - non saprei cos'altro dire nel commentare la notizia che il Comune di Venezia ha deciso di opporsi al via libera concesso dalla Commissione di salvaguardia a proposito dei cantieri del Mose. Ecco perché adesso ci troviamo di fronte all'ultimo tentativo di chi non vuole capire che così facendo fa solo il danno di Venezia e lo fa colpendo a morte la credibilità politica della maggioranza che guida quel Comune».

La decisione di impugnare il parere favorevole della Salvaguardia con cui si dava il via libera alla piattaforma di 15 ettari - tutta in cemento e già in costruzione - a Santa Maria del Mare ha destato abbastanza scalpore. Dopo il sì della Commissione del 31 luglio e il lungo silenzio che lo aveva seguito, il discorso sembrava chiuso. Invece, venerdì la Giunta veneziana ha approvato all'unanimità l'impugnazione di quell'atto a pochi giorni dalla scadenza del termine, invocando la lesione delle prerogative del Comune in campo autorizzativo. Quel cantiere esteso per 15 ettari serve per la prefabbricazione dei giganteschi cassoni in cemento armato che saranno affondati nelle tre bocche di porto e dovranno ospitare le paratoie mobili, ma sorge su un luogo soggetto a triplice vincolo paesaggistico. Il provvedimento era passato con l'assicurazione che l'opera è provvisoria e la situazione preesistente sarebbe stata ripristinata al termine dei lavori. Su questa possibilità, però, i pareri non son certo concordi.

«Non si sa se piangere o ridere - ha proseguito Galan - leggendo che il Comune si rivolge al Tar pur di accontentare la sua componente fondamentalista. E dire che il mio amico Cacciari aveva detto, dopo il famoso ultimo Comitatone, di non voler più opporsi alla realizzazione del Mose. Se solo penso - conclude - al senso di responsabilità politica dimostrata dalla Giunta di Venezia, con questo suo ultimo tentativo di causare un danno gravissimo a Venezia e alla sua laguna, non posso che temere il peggio anche per il futuro di Porto Marghera, le cui condizioni di orribile degrado sono state evidenziate proprio ieri dal Gazzettino».

Michele Fullin

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