martedì 27 novembre 2007

Si riunirà il 5 dicembre la camera di consiglio del Tar...

 

Si riunirà il 5 dicembre la camera di consiglio del Tar che potrebbe bloccare il cantiere del Mose sorto sulla spiaggia di Santa Maria del Mare. E l'Avvocatura civica sta preparando un ulteriore ricorso per conto del Comune, stavolta alla Corte Costituzionale, sulla composizione della commissione che autorizzò quel cantiere dove vengono realizzati i cassoni di calcestruzzo che costituiscono la struttura portante del Mose. Mentre il ricorso al Tar è stato presentato dal Comune contro la Commissione di salvaguardia, la Regione, il Magistrato alle acque, il Consorzio Venezia nuova e i ministeri dell'Ambiente e delle Infrastrutture. Tecnicamente l'atto impugna la delibera del 31 luglio scorso con la quale la Commissione di salvaguardia diede semaforo verde ai lavori. Nonostante il cantiere fosse già stato aperto prima della riunione della commissione stessa.E il Codice dei beni culturali vieta espressamente autorizzazioni successive mentre, in un'area soggetta a vincoli ambientali come Pellestrina , sarebbe servita "una preventiva autorizzazione paesaggistica". L'impugnazione verte inoltre sulla mancanza di una Via statale, mentre è stata concessa solo quella regionale, e di una relazione paesaggistica. Quest'ultima era peraltro impossibile da ottenere in quanto, essendo i lavori già iniziati, la commissione non aveva potuto valutare come si presentava il sito prima dell'apertura del cantiere. Per la preparazione del ricorso l'avvocato Guido Gidoni dell'avvocatura civica è stato coadiuvato da due principi del foro, Nicolò Paletti e Federico Sorrentino, entrambi di Roma. Paoletti direttore della "Rivista amministrativa della Repubblica italiana" è tra i massimi esperti di diritto ambiental.Sorrentino, ordinario di diritto costituzionale all'Università La Sapienza, starebbe collaborando anche alla preparazione del ricorso alla Consulta. Che verterebbe non sull'atto emesso dalla commissione ma sui poteri dei suoi membri. Viene contestato che il rappresentante del ministero dell'ambiente, che era Stefano Boato che si pronunciò contro il progetto delle dighe mobili, non avesse diritto di veto per le materie di propria competenza nell'ambito della commissione. Mentre tale diritto era riconosciuto ai rappresentanti di Soprintendenza, vigili del fuoco e Usll che espressero parere favorevole al progetto.

Pl.T.

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