mercoledì 8 giugno 2011

«Passeggeri esposti alle intemperie»

Le condizioni dell’imbarcadero di Pellestrina sono sempre più precarie, con lavori continui di manutenzione che ed ora diventano oggetto di una interrogazione comunale. A presentarla è stato il consigliere Alessandro Scarpa, che si è fatto portavoce di un crescente sentimento di protesta degli abitanti dell’isola nei confronti di Actv e Comune.
 «Il pontile della fermata ex cimitero», si legge nell’interrogazione, «è stato sostituito recentemente con uno provvisorio causa lavori di manutenzione. Ora gli utenti si trovano esposti alle intemperie e ai venti, in quanto il pontile provvisorio è completamente sprovvisto di qualsiasi tipo di protezione laterale e la fermata è frequentata giornalmente da centinaia di cittadini, residenti, pendolari, e soprattutto in questa stagione estiva, anche da turisti con l’utilizzo di due battelli foranei».
 Viste le attese anche di venti minuti, le richieste urgenti sonono per l’installazione di protezioni adeguate laterali anche telonate, in quanto la fermata è situata in una posizione esposta a tutti i venti e intemperie, e che venga ripristinata la pensilina fissa dell’Actv situata all’imbarcadero del vaporetto dalla quale lateralmente si è completamente staccato un pannello.
 Inoltre, il consigliere Scarpa chiede a Comune e Actv precise informazioni sulla durata dei lavori di manutenzione prevista da Actv e Pmv, nonché la data presunta di fine lavori, visto che entrambe non risultano essere state comunicate agli abitanti. (ma.to.)

Vince «Stai e vai»

«Stai e vai» vince il primo premio del concorso «La progettazione partecipata dello spazio pubblico». La giuria del concorso ha infatti conferito il decimo premio della sezione città storica al progetto «Stai e vai, spazi pubblici e mobilità a Pellestrina», il piano generale degli interventi di riqualificazione degli spazi pubblici dell’isola realizzato da Studio Tamassociati e Laboratorio l’Ombrello.

martedì 7 giugno 2011

Muore per salvare il suo peschereccio

Morto mentre cercava di salvare la sua barca. Luigino Vianello, 52 anni, originario di Pellestrina e chioggiotto d’adozione, ha fatto di tutto per evitare che il suo unico capitale, la «Anna II» sulla quale aveva lavorato tanti anni, andasse a fondo.
 Non c’è riuscito e lui stesso ha trovato la morte, intrappolato dentro la sala macchine dove, probabilmente, aveva cercato di azionare una pompa di emergenza. Il marinaio che era a bordo con lui, Flavio Bullo, non ha potuto fare nulla per aiutarlo ma, fortunatamente, si è salvato gettandosi in mare poco prima che la barca si rovesciasse.
 La tragedia è iniziata verso le 7.30 di ieri, quando la «Anna II», un peschereccio di 14 metri che era uscito durante la notte, per una battuta di pesca volante, assieme a un’altra imbarcazione, la Centauro, ha cominciato ad imbarcare acqua. Le due barche erano a un miglio e mezzo da Punta Maistra, sulla strada del ritorno a Chioggia. Tra l’altro avevano fatto una buona pesca e il loro doveva essere un rientro sereno. Dalla Centauro, alle otto e cinque minuti, hanno visto un uomo, Bullo, che si gettava in mare e, subito dopo, la «Anna II» che si rovesciava sul fianco destro. Immediato l’SOS che, rimbalzando sulle radio dei pescherecci in zona, è arrivato alla sala operativa della Capitaneria di Chioggia. Il naufrago, intanto, nuotava verso l’altra imbarcazione e quando è salito a bordo è rimasto anche lui, con gli altri pescatori, a guardare inutilmente la superficie del mare, sperando di vedere emergere Luigi Vianello. Bullo, nella speranza di poter fare qualcosa, si è anche tuffato per esaminare la barca appoggiata in quel fondale di appena 10 metri, ma non ha trovato nulla. All’arrivo dei mezzi di soccorso della Guardia Costiera, da Chioggia e da Porto Levante, le speranze che il pescatore potesse essere sopravvissuto erano già nulle. Ma tutti, comprese altre imbarcazioni, con pescatori di Pila e Chioggia, giunte nel frattempo, e i vigli del fuoco di Adria, perlustravano la zona. E’ toccato ai sommozzatori dei vigili del fuoco di Vicenza immergersi per cercare il corpo di Luigi nel relitto. L’hanno trovato verso le 11.30, dentro la sala macchine. La spiegazione più plausibile è che volesse azionare qualche pompa di emergenza e che uno sbandamento della barca lo abbia intrappolato mentre scendeva, o era appena sceso, dal boccaporto. Del resto Luigi Vianello non aveva risposto ai richiami del marinaio che, al momento della tragedia, si trovava a poppa a sistemare le cassette di pesce e l’aveva visto, ma solo per un attimo, chino sul boccaporto, e neppure a quelli di Marco Perini, il capobarca della Centauro che cercava di prestare soccorso. Il corpo di Luigi Vianello, che abitava vicino alla chiesa di Sant’Andrea, insieme alla moglie Rossella Ballarin, 47 anni, e a due figlie adulte, è stato poi trasportato all’obitorio di Chioggia.

Amarcord, libro e moschetto

Presentato il volume "Tutti sull’attenti, la scuola nella memoria"
L’idea nata dopo il ritrovamento a Pellestrina di 180 registri

«Tutti sull'attenti, la scuola nella memoria». È questo il libro realizzato e pubblicato dall'Istituto Comprensivo
Loredan di Pellestrina, e presentato nei giorni scorsi nell'Auditorium, dinnanzi ad un numeroso pubblico, composto da alunni, insegnanti, genitori, popolazione e rappresentanti del mondo associazionistico locale. L'idea per questa pubblicazione è nata dopo il ritrovamento, avvenuto qualche anno fa, di circa 180 registri scolastici risalenti al periodo compreso tra gli anni precedenti e gli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale. Nei registri, oltre alla documentazione delle assenze e le valutazioni sugli alunni, veniva trascritto il piano di lavoro annuale e, come in un diario, venivano annotati episodi significativi della vita scolastica. Questi vecchi documenti costituiscono una preziosa fonte di informazioni storiche, non soltanto riguardanti i vari aspetti della vita scolastica, della didattica e delle scelte educative del tempo, ma anche e soprattutto della vita sociale, economica e culturale di Pellestrina. Dopo il ritrovamento si è costituito subito un gruppo di lavoro, composto da sette insegnanti, e si è avviato il progetto pluriennale: "La scuola nella Memoria", con lo scopo di analizzare, raccogliere e far conoscere il materiale più interessante. Un lavoro corale, a cui hanno partecipato alunni, genitori, nonni, i servizi sociali della Municipalità del Lido-Pellestrina, e la cooperativa Macramé che ha allestito un laboratorio e uno spettacolo teatrale. In questo volume, edito dalla Demont Ambiente srl - che si è fatta carico del costo - emerge lo stato di estrema povertà materiale e culturale del tempo. Compare con evidenza il fenomeno dell'abbandono scolastico; bambini che andavano a lavorare con i padri, bimbe che badavano ai fratellini. E la propaganda fascista: i maestri parlavano agli alunni, del re, del duce, della guerra in Africa e li invitavano ai sacrifici per la patria. «Questa pubblicazione - ha affermato la dirigente scolastica Giuseppina Papa - ci offre degli importanti spunti di riflessione». «Soprattutto - ha aggiunto Roberto Sintini, il preside con cui ha avuto inizio il lavoro - le storie del tempo passato non sono nostalgia, ma fondamento della nostra cultura». Il libro è dedicato al maestro pellestrinotto Lauro Vianello, scomparso qualche tempo fa.
      Annalisa Busetto

«É stata una morte annunciata»

Gottardo, responsabile della Legacoop pesca, punta il dito sulle nuove norme

 «Questa è la cronaca di una morte annunciata. É innegabile che le nuove normative europee, quelle che hanno bandito la nostra pesca tradizionale entro le tre miglia, abbiano costretto tanti pescatori a rischiare di più, con delle barche nate per fare altro. E così ci è scappato il morto...». É scosso e arrabbiato, Antonio Gottardo, responsabile per la pesca della Legacoop. Ha appena sentito i colleghi di Luigino Vianello che gli hanno riferito di questa tragica morte in mare. «L’"Anna II" era uno dei tanti pescherecci nati per la pesca a strascico entro le tre miglie - sottolinea -. Ora, con le nuove direttive, queste imbarcazioni sono costrette a riconvertirsi ad una nuova tipologia di pesca, quella a volante, che si fa al largo con due barche in coppia che trascinano un’unica rete. Ma questi piccoli pescherecci, per la stessa potenza del loro motore, fanno fatica... É come andare sulle montagne con una cinquecento, si può fare ma si rischia».
      Per Gottardo, insomma, Vianello è una «vittima delle nuove normative - denuncia -. Tra l’altro, era la prima volta, dopo tanti tentennamenti, che pescava al volante. Anche lui, come tanti, aveva un’impresa da mandare avanti, una famiglia da matenere, ha dovuto riconvertirsi e rischiare. Era in regola con tutte le autorizzazioni, ma lavorare in mare non è come stare in ufficio». (r. br.)

«Una bravissima persona meticolosa e cosciente»

Al bar "Bragosso" tutti conoscevano bene il pescatore morto
Non è ancora chiaro cosa possa aver provocato l’incidente 

L'ambiente peschereccio è sconvolto. Sono tutti vicini alla famiglia del collega colato a picco con la sua
imbarcazione. Lungo la fondamenta Lombardo, nei
pressi del luogo ove l'Anna II attraccava solitamente, i marinai si domandano cosa possa aver provocato la tragedia e si preoccupano per il dolore e le difficoltà cui andranno incontro la moglie Rossella Ballarin e le giovani figlie Diana ed Evelyn. «Conoscevo bene Luigino Vianello», commenta Patrizia Schiavon (nella foto), titolare del bar Bragosso, ove lo sfortunato pescatore si recava abitualmente prima di imbarcarsi e dopo il rientro dal mare. «Era una bravissima persona - aggiunge - benvoluta dalla mia clientela, formata quasi esclusivamente da armatori e marinai. Per molti, egli costituiva un esempio da imitare». L'esercente, commossa, racconta che Vianello non si tratteneva a lungo nel locale: «era sempre indaffarato; entrava, salutava gli amici; si concedeva qualche minuto di riposo per poi tornasene alla barca». La signora conosceva bene anche il marinaio Flavio Bullo, autentico braccio destro del capobarca. «Non avrei mai potuto immaginare - prosegue - che Luigino potesse rimanere vittima di una simile disgrazia».
      Gli fanno eco tutti gli altri frequentatori del bar, osservando che l'Anna II era una barca di buon aspetto, priva di evidenti difetti. Vianello era un armatore meticoloso e cosciente, poco incline al lasciar correre sulla manutenzione. Passava molto tempo a bordo proprio per verificare e riparare gli attrezzi e le apparecchiature. Qualcosa, però, questa volta deve essergli sfuggito. Non si spiegherebbe altrimenti il capovolgimento dell'Anna II proprio mentre stava navigando a normale velocità, lungo una rotta diritta e ben nota. A circa un miglio e mezzo dal Delta, il fondale sabbioso, profondo una decina di metri, è privo di ostacoli. Si tende, inoltre, ad escludere la collisione con oggetti fluttuanti a mezz'acqua: sarebbero stati visti dall'elicottero.
Le condizioni del mare, infine, non suscitavano alcuna preoccupazione. Anche la visibilità e la trasparenza del mare erano più che soddisfacenti. «Destino ha voluto che capitasse proprio a lui, che sicuramente non se lo meritava», commenta amaramente un pescatore che frequentava Luigino Vianello. «Anche se facciamo di tutto per tenere bene le nostre barche - aggiunge - la pesca rimane un mestiere pericoloso, pieno di imprevisti». (r.per.)

«È affondato in pochi minuti»

La testimonianza del superstite: Vianello ha cercato invano di ribilanciare lo scafo che sbandava

L'Anna II è affondato nell'arco di due o tre minuti. Lo testimoniano Flavio Bullo, salvatosi gettandosi a mare,
e l'equipaggio di un altro peschereccio che, ammutolito, ha assistito impotente alla tragedia. Si tratta del Centauro, un'imbarcazione di 14 metri, in ferro simile a quella affondata, recentemente attrezzata per la pesca col metodo delle barche accoppiate, alla prima uscita in collaborazione con l'Anna II. Il marinaio, che assisteva Luigino Vianello in tutte le operazioni di pesca, benché ancora sotto choc, ricorda i momenti immediatamente precedenti la disgrazia. Ha infatti riferito ai conoscenti che il capobarca, accortosi dell'emergenza, aveva chiesto via radio al Centauro di ridurre l'andatura e di rimanere nei paraggi aggiungendo che stava accadendo qualcosa di non ancora definito e che personalmente avrebbe tentato di rimediare alla situazione. Sta di fatto che la barca sbandava progressivamente e che, lì per lì, non si riusciva a capire cosa stesse provocando il cambiamento d'assetto. Sempre secondo le testimonianze, per rimediare al problema, l'equipaggio avrebbero pensato di ribilanciare lo scafo colmando d'acqua alcuni vasconi di plastica per il pesce, preventivamente collocati sul lato opposto rispetto a quello che si stava pericolosamente abbassando. Secondo i pescatori, si sarebbe senza dubbio trattato della misura più opportuna, nell'attesa di un ulteriore intervento che purtroppo s'è rivelato fatale. Qualora l'operazione fosse riuscita, dicono i marinai, l'Anna II non si sarebbe affatto capovolta: nella peggiore delle ipotesi, sarebbe
affondata lentamente, garantendo la salvezza dell'equipaggio. Invece, secondo il racconto del marinaio,
confermato in linea di massima dall'equipaggio del Centauro, la situazione sarebbe ben presto sfuggita al controllo del capobarca il quale, dimostrando un'enorme dose di coraggio, ha tentato l'impossibile. Dopo aver ordinato al marinaio di gettarsi a mare, s'è, infatti, calato nel locale macchine presumibilmente sperando ancora di poter salvare la barca. I pescatori presumono fosse sua intenzione raggiungere la leva che comanda la valvola della presa esterna. Lo affermano perché la rottura del dispositivo che preleva l'acqua marina destinata a raffreddare i cilindri del motore è un guasto subdolo ed abbastanza ricorrente. Il peschereccio si è però improvvisamente capovolto dopo un minimo accenno di rollio, ancor prima che Vianello riuscisse a raggiungere la maniglia e risalire in coperta. Sotto lo sguardo attonito dell'equipaggio del Centauro, l'Anna II si è rivoltata con il fondo verso l'alto ed è quindi di colata a picco trascinando con sè lo sfortunato armatore. (R.Per.)

Muore intrappolato nel peschereccio

L’incidente al largo di Punta Maestra provocato probabilmente da un’avaria a bordo
Luigino Vianello, 53 anni, è annegato dopo che la barca si era capovolta. Salvo il suo collega

Tragedia al largo di Punta Maestra. Un pescatore è rimasto intrappolato nello scafo della sua imbarcazione,
capovoltasi a causa di un improvviso guasto, ed è annegato. L'Anna II, lunga 14 metri, è colata a picco in pochi istanti. Luigino Vianello, 53 anni, originario di Pellestrina, ma residente a Chioggia lascia la moglie Rossella Ballarin e le figlie Diana ed Evelyn. La famiglia risiede in Rione Sant'Andrea 643, nelle immediata adiacenze del ristorante El Gato. È, invece, riuscito a salvarsi il marinaio Flavio Bullo, di 50 anni: sollecitato dal capobarca, s'è gettato a mare pochi istanti prima dell'incidente.
      La salma di Vianello è stata recuperata dai sommozzatori dei Vigili del fuoco. L'allarme è scattato ieri alle 8, per iniziativa dell'equipaggio dal peschereccio Centauro che, fino a qualche minuto prima, aveva trascinato la rete in coppia con l'Anna II. La sciagura si è verificata quando ormai le due barche avevano salpato gli attrezzi e stavano facendo rotta verso Chioggia, cariche del pesce catturato durante la notte e nelle prime ore del mattino. Non appena ricevuta la richiesta di soccorso, la Guardia costiera ha disposto l'uscita in mare di tutti i mezzi disponibili, è intervenuto anche un elicottero dei Carabinieri. Tutti speravano che Luigino Vianello fosse caduto in mare ancora vivo e che, grazie alla buona visibilità, lo si sarebbe potuto localizzare non lontano dal punto del naufragio. Anche il comandante del Centauro Marco Perini era convinto che il collega fosse riuscito a salvarsi.
      Qualche decina di minuti dopo, però, l'equipaggio della motovedetta e degli altri mezzi nautici sal
pati da Porto Levante hanno cominciato a temere il peggio. Neppure le sofisticate attrezzature in dotazione all'elicottero segnalavano la presenza dell'uomo. Poco dopo, i sommozzatori introdottisi nella barca capovolta che nel frattempo s'era adagiata sulla sabbia, a circa 10 metri di profondità, sono riemersi per riferire che ogni ulteriore ricerca sarebbe stata vana. Per qualche istante, anche i sub avevano sperato di poter trovare il pescatore ancora vivo, come talvolta accade, con la testa all'interno di una bolla d'aria trattenuta in una sezione stagna della barca. A questo punto, i sommozzatori non hanno potuto far altro che reimmergersi per recuperare il corpo. Imbarcata sulla motovedetta, la salma è stata depositata sulla banchina della vecchia Marittima, all'Isola dei Saloni. È stata, quindi, prelevata e trasportata all'obitorio, in vista dell'autopsia. Dovrà essere chiarito se Vianello sia morto per annegamento oppure se abbia perso i sensi, colto da malore, proprio mentre la barca stava per rovesciarsi. La Guardia Costiera, nel frattempo, ha formulato alcune ipotesi sulle cause del tragico incidente. Il comandante capitano di fregata Andrea Conte propende per l'avaria. Si tende ad escludere l'errore di manovra perché Luigino Vianello era considerato un capobarca prudente, rispettoso del Codice della navigazione, rigoroso nell'imporre il rispetto delle norme di sicurezza a tutti i marinai.

lunedì 6 giugno 2011

AntennaTre - Morto intrappolato nel suo peschereccio

Peschereccio affonda al largo di Chioggia: un 52enne muore intrappolato in cabina

L'incidente questa mattina: la barca avrebbe urtato qualcosa sul fondale. Il sopravvissuto è in ospedale in buone condizioni

Un peschereccio è affondato questa mattina a circa a un paio di chilometri a sud di Chioggia (Venezia) e uno dei due uomini dell'equipaggio è morto. L'altro uomo imbarcato sul motopesca "Anna II" è stato tratto in salvo, e le sue condizioni di salute appaiono buone, anche se è stato portato in ospedale per controlli.
La vittima si chiamava Luigi Vianello, 52 anni, originario di Pellestrina ma residente a Chioggia. Secondo quanto si è appreso l'uomo, la cui moglie figura come armatrice dell'Anna II, sarebbe rimasto intrappolato nella cabina di pilotaggio al momento dell'affondamento a circa un miglio dal porto di Chioggia. L'altro pescatore, tratto in salvo subito dopo il naufragio, si sarebbe salvato perché avrebbe fatto in tempo a lanciarsi in acqua prima che la barca si inabissasse.
Tra le ipotesi dell'incidente si fa largo quella secondo cui il peschereccio, particolarmente carico dopo una buona nottata di pesca, mentre faceva ritorno a Chioggia con a fianco una seconda imbarcazione che aveva partecipato in coppia alla pesca, abbia urtato qualcosa nel fondale che ha reso il mezzo ingovernabile. Per accertare, comunque, le cause del naufragio e della morte del pescatore bisognerà attendere la ricostruzione dei fatti da parte della Capitaneria di porto.