I lavoratori Cav a rischio e all’Arsenale lo storico Bacino piccolo è
abbandonato Il presidente Scalabrin: «Una scelta già operativa che non
abbiamo fatto noi»
Cinquanta milioni di euro per spostare i
cantieri Actv a Pellestrina e al Tronchetto. E all’Arsenale i bacini di
carenaggio sono vuoti e abbandonati. Protestano i lavoratori per una
scelta ormai diventata definitiva. Che ha decretato l’uscita dalla città
storica di un’altra attività produttiva importante come la manutenzione
delle navi Actv. E il degrado di una struttura storica (i Bacini) unici
nel loro genere in Adriatico, costruiti per rendere efficienti e rapide
le manutenzioni delle chiglie.
Da qualche mese l’attività di
manutenzione si è spostata negli ex cantieri de Poli a Pellestrina.
Un’ora di navigazione per andare, un’ora per tornare. «Ma purtroppo è
una scelta già operativa, che non abbiamo fatto noi», dice il presidente
dell’azienda di trasporto pubblico Luca Scalabrin, «purtroppo
irreversibile perché abbiamo fatto milioni di investimenti per le nuove
strutture». Non si può tornare indietro, dunque. E la città è destinata a
perdere un’altra attività, tra l’altro storica: la riparazione di navi e
barche che si faceva in Arsenale.
«Noi siamo disponibili, abbiamo
anche le competenze necessarie», dicono i rappresentanti dei 30
lavoratori della Cav (Costruzioni Arsenale Venezia) che dopo lo scandalo
Mose sono rimasti senza lavoro, «qui si potrebbero riparare le barche
delle flotte delle aziende. Risparmiare e creare lavoro. Il 31 dicembre
scatta per loro il licenziamento, perché l’azienda di proprietà del
Consorzio Venezia Nuova sarà sciolta. E così professionalità ed
esperienze andranno perdute.
Ma la politica raramente ragiona con
visioni strategiche. Dunque, gli investimenti per rilevare gli ex
cantieri De Poli dopo la procedura fallimentare producono adesso la
chiusura della cantieristica in Arsenale.
Nel piano di Actv che si
sta mettendo in atto anche il cantiere di Sant’Elena sta per essere
dismesso e abbandonato. Stavolta in favore del Tronchetto, dove è quasi
pronta la nuova struttura che dovrà ospitare le piccole manutenzioni. A
Sant’Elena intanto non è ben chiaro cosa succederà. C’è un progetto
alternativo pronto da anni, elaborato dall’ex dirigente di Urbanistica,
l’architetto Franco Bortoluzzi. Verde pubblico e case, negozi, servizi.
Un modo per rivitalizzare
l’area di Castello est marginalizzata dal turismo e senza lavoro. Il
cantiere però anche qui se ne andrà, in parte al Tronchetto, in parte a
Pellestrina. Un’operazione che – come si può leggere nel bilancio Actv
2013 – è costata finora 49 milioni e 800 mila euro.
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