
Ancora una volta i De Poli dimostrano di avere capitali da investire nella loro società olandese, mentre in Italia avevano dichiarato di non avere un euro, tanto da aver scelto la strada del concordato preventivo in modo da scaricare i loro errori e la gestione fallimentare del cantiere sui creditori. Se le banche sono riuscite a recuperare almeno una parte dei crediti e la maggior parte dei dipendenti sono passati all’Actv, il nuovo proprietario degli impianti di Pellestrina, grazie all’attività del commissario Emilio Borella nominato dal Tribunale (oltre a vendere l’azienda ha messo all’asta anche le tre navi che erano in cantiere), molti artigiani e numerose piccole imprese non hanno ancora visto un soldo. Tra loro più di qualcuno ha dovuto chiudere i battenti e sospendere l’attività perché impossibilitato a pagare i dipendenti e i fornitori a causa del mancato pagamento dei lavori effettuati per i De Poli.
Prima di chiedere e ottenere il concordato preventivo dal Tribunale i De Poli non hanno pagato stipendi e Tfr ai dipendenti, che per avere quei soldi che spettavano loro hanno dovuto attendere più di un anno. Stando ai conti, il passivo del cantiere era di ben 136 milioni di euro e, alla fine, solo una piccola parte di quel debito è stata coperta. Quando lo storico cantiere dell’isola stava rischiando il fallimento, due potevano essere le strade percorribili per evitarlo, quella che i componenti della famiglia mettessero a disposizione le loro proprietà immobiliari e i loro conti in banca oppure il concordato preventivo. È stata scelta la seconda perché i De Poli sostennero di non avere un euro, mentre nel giro di pochi anni con la società olandese hanno messo in piedi una flotta di più di una decina di navi.
Giorgio Cecchetti
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