martedì 28 febbraio 2012

Cercando “Nei disegni del padre”

Dal suo silenzio operoso e dignitoso, Aldo Vianello “riemerge” una volta l’anno con una nuova raccolta di poesie. La poesia di Vianello, originario di Pellestrina, ha spesso accenti di un realismo cupo e insieme trasognato. Un autore che, al di là della sua dimensione volutamente di nicchia, è già stato tradotto in inglese con due sue raccolte, l'ultima delle quali, Selected poems, a cura della Anvil Press Poetry, mentre è la Supernova ad aver pubblicato le ultime opere letterarie italiane. Grandi poeti come Ezra Pound, Diego Valeri o Aldo Palazzeschi, hanno scritto per lui. A lui è stato reso omaggio anche con una pubblicazione curata da Michele Carotenuto uscita lo scorso anno per iniziativa della University Research, in cui si accenna, nel saggio introduttivo, alla teologia “ribelle” e sacrilega di Vianello. «Non vuoto – scrive Carotenuto a proposito di essa – il nostro cielo è abitato da Dio, ma esso è un padre patrigno, per la sua onnipotenza responsabile di tutti i mali degli uomini (compreso il libero arbitrio che, non poteva non saperlo, li avrebbe perduti). Un Dio giustiziere tremendo, inesorabile, crudele anche verso il Figlio». E Nei disegni del padre si intitola anche la nuova raccolta di liriche di Vianello – edite sempre da Supernova – richiamando, ancora una volta, il suo personalissimo rapporto con la trascendenza e con l’accettazione di se stesso. Scrive: «Troppe sono le bestie/nella gabbia toracica/ e stanco è il cervello/a contenere il creatore delle stesse./Quasi tutte/hanno la “musana”/di chi mi somiglia. O ancora: «Quanto dureranno/le staffilate invisibili/sulla mollicciata curva/delle mie spalle?/ Un segno di caduta/è ancora l’inizio dei tempi./Precipitare a testa in giù/è stata una lezione/di peggioramento». Su tutto, al di là del lucido e fiero pessimismo esistenziale, un governo della lingua e delle sue espressioni che le rende insieme nitide e laceranti. (e.t.)

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