sabato 28 gennaio 2012

Scarpa: «La popolazione deve essere coinvolta»

«Il porto off-shore può essere un’occasione di sviluppo, il Mose non lo è stato»

(a.b.) Continua a Pellestrina il dibattito sulla proposta del presidente dell'autorità portuale, Paolo Costa, di realizzare, nel 2017, un porto per l'imbarco e lo sbarco delle grandi navi da crociera. Il luogo individuato, S.Maria del Mare, dove si stanno realizzando i cassoni per il Mose. Tra la gente perplessità e possibilismo. A dar voce a questi pensieri, il consigliere di municipalità Danny Carella: «La realizzazione del porto a Pellestrina potrebbe rappresentare una irripetibile opportunità di sviluppo per il territorio, sia a livello occupazionale che turistico-ricettivo. Tuttavia se tale idea dovesse concretizzarsi è essenziale che la popolazione sia coinvolta nel progetto e che si facciano prima le considerazioni su un eventuale impatto ambientale e sui rischi di inquinamento che tale progetto potrebbe portare». La stessa argomentazione è espressa in un'interpellanza, presentata dal consigliere comunale Alessandro Scarpa al sindaco. Si chiede "se legata a quest'operazione esista un progetto di sviluppo per l'isola tenendo conto che con i cantieri del Mose (a Pellestrina ne sono presenti due, uno a S.Maria del Mare, l'altro a Cà Roman) fin dall'inizio si parlava di grandi opportunità occupazionali, di lavoro per l'isola, di un positivo ritorno nell'indotto, ma che a tutt'oggi non si è constatato nessun beneficio". E soprattutto «di tener conto della fragilità del litorale dell'isola, in particolare della morfologia della zona interessata dal futuro porto di S. Maria del Mare, lembo di terra emersa che in alcuni punti è di soli 200 metri di larghezza che si erge a dividere il Mar Adriatico dalla Laguna di Venezia». 

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