martedì 6 ottobre 2009

Il business delle vongole da «abusive» a regolari


E’ una nuova primavera per i caparozzolanti. Ma solo per quelli che
hanno vinto il terno al lotto di avere la concessione davanti a Fusina.
E, tra tutti, in particolare di quelli che si trovano più vicini al
Petrolchimico - come la coop. Agrimol. Del resto, si sa, da sempre le
vongole che crescono davanti all’area industriale sono "deluxe" grazie
all’acqua calda e a tutte le schifezze che escono da Marghera. Le
vongolette si "gonfiano" e diventano quelle prelibatezze che ci
troviamo nei piatti. Quelle vongole sono talmente piene di veleni che
da sempre è vietata la pesca nelle zone a ridosso del Petrolchimico e
in canale dei Petroli. Questo non toglie che da sempre davanti al
Petrolchimico ci sia ogni notte la ressa, con vongolari che arrivano da
Chioggia e da
Pellestrina, da Mestre e da
Punta Sabbioni. Ma fino ad un paio d’anni fa, almeno, si lottava ad
armi pari tra forze dell’ordine e caparozzolanti. Adesso invece è
cambiato tutto. Grazie alla Provincia. Non quella nuova, quella vecchia
di Davide Zoggia - e chissà se è un caso che Vania Falcone della coop.
Agrimol sia andata in lista con Zoggia portando a casa la bellezza di
185 voti per l’ex presidente alle ultime elezioni.

      Ma veniamo
alla storia, raccontata pari pari da uno che di mestiere fa proprio
questo, il caparozzolante. Partiamo dalla zona. La chiamano zona delle
dighette - 200 ettari di laguna - tra Fusina e la cassa di colmata, a
pochi metri dal canale dei Petroli. Lì si sono piazzate un certo numero
di cooperative di pescatori di Chioggia,
Pellestrina
e San Pietro in Volta. La zona è da sempre ritenuta una "nursery" delle
vongole e per anni e anni era stata tenuta libera proprio perchè il
novellame cresceva come da nessun’altra parte. I vongolari parlano di
un tappeto di vongole che arrivava a due metri di profondità e che si
rinnovava con estrema facilità forse proprio grazie alle acque calde
della centrale Enel di Fusina. Fatto sta che le vongole che nascono lì
sono considerate buone, non inquinate. Ecco perchè riuscire a piazzare
un allevamento di vongole da quelle parti era come vincere un terno al
lotto. I primi a piantare il paletto davanti a Fusina sono stati quelli
della cooperativa Agrimol - una trentina di soci - di Chioggia e della
cooperativa Camel - 30 soci - di San Pietro in Volta. La concessione
aveva sollevato un vero vespaio un anno e passa fa, al punto che la
Provincia - assessore Luigi Solimini - era stata costretta a rilasciare
le concessioni anche ad altre coop. e cioè Faro azzurro, Covemo, Opm e
La cavana, che insieme rappresentano quasi la metà degli operatori
della molluschicoltura lagunare, che operano tra Chioggia,
Pellestrina
e San Pietro. Certo, non era stata una cosa semplice. Gli esclusi
semplicemente prima avevano minacciato ritorsioni in stile guerra delle
vongole dei tempi passati e poi si erano rivolti alla Procura. Solimini
ha messo d’accordo tutti distribuendo qualche ettaro di laguna a testa.

      E adesso sono tutti tranquilli. Vediamo perchè. Il meccanismo
- racconta il caparozzolante - è questo. «Noi abusivi andiamo a pescare
davanti al Petrolchimico, come sempre. Poi, quando la barca è piena,
andiamo a scaricare le vongole del Petrolchimico dentro la concessione
lagunare. Le vendiamo ad 1 euro al chilo, 25 euro per una cesta da 25
chili. Chi ce le compra le lascia lì un po’ e poi le porta al centro di
depurazione, a Chioggia o al Cavallino. Tanto i controlli vengono fatti
a campione ed è difficile che li beccano. E così le vongole da
avvelenate si trasformano in vongole veraci, genuine, pronte al
consumo.» Facile, no?

      E rapido perchè una vongola ci mette
almeno 18 mesi a diventare di medie dimensioni e due anni per diventare
bella grossa. Ma quelle del Petrolchimico sono direttamente pezzature
giganti, senza dover aspettare. Ma che cosa è cambiato rispetto ad un
paio di anni fa? Anche allora si utilizzava lo stesso metodo, pesca e
poi pluff, le vongole che finiscono dentro l’allevamento. Non lo
facevano tutti, però...

      La differenza è che, prima di questa levata di ingegno della Provincia, i caparozzolanti che partivano da Chioggia o da Pellestrina
per andare a fare razzia di vongole davanti al Petrolchimico di Porto
Marghera dovevano mettere in conto le "improvvisate" della Finanza. E’
vero che davanti alla sede di San Giorgio ci sono da sempre le
"vedette" che, per modici 100 euro al giorno, stanno di guardia e
avvisano, via telefono, se parte anche solo un canotto dalla Guardia di
Finanza, ma il rischio era elevato comunque. Per quanto potenti fossero
le barche, comunque il tragitto Petrolchimico-Chioggia è lungo,
lunghissimo. E poi la Finanza aveva "sgamato" questa storia delle
vedette e i caparozzolanti, per evitare di farsi prendere, erano
costretti addirittura, ogni volta che arrivavano le Fiamme gialle, a
disfarsi del telefonino buttandolo in acqua. Altrimenti gli agenti
ricostruivano tutte le telefonate ed era un guaio. Ma adesso è tutto
più facile. Dalle concessioni all’area del cosiddetto "ponte di
Brooklyn" del Petrolchimico, sono esattamente 640 metri - assicura il
caparozzolante. Una sgasata e sei dentro la concessione e lì nessuno
può farti più niente. Sei in regola.

      E così ogni giorno e ogni
notte le barche escono, vanno a pescare davanti al Petrolchimico e
riempiono le concessioni di vongole avvelenate. Che finiscono nei
nostri piatti.



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