martedì 6 ottobre 2009

Vittoria Risi, dall’hard all’arte


È un sogno che si avvera. Finalmente. Cullato fin da piccola sui banchi
di scuola quando - tra un problema e un dettato - si divertiva a
colorare con disegni fantastici i fogli bianchi del suo grande album. E
ora, dopo i successi raccolti come attrice hard in tutta Italia e non
solo, Vittoria Risi - veneziana doc di Pellestrina - si accinge ad
affrontare una nuova avventura umana nel mondo dell’arte. È una sfida
difficile, forse la più importante quella che l’aspetta, per lei
sicuramente la più attesa e desiderata. Il 23 ottobre prossimo,
infatti, si inaugura a Ca’ Vendramin Calergi - sede del Casinò
veneziano - la sua prima personale di pittura dal titolo "Il tempo
perduto". Nell’occasione esporrà sette grandi tele tutte incentrate sul
tema della vita, che riflettono uno stile originale e già chiaramente
collaudato, che lei stessa ama definire «astratto atmosferico». «Con
questa mia mostra - spiega con un pizzico di emozione Vittoria Risi -
vorrei poter esprimere a tutti la mia passione per un momento culturale
a cui mi sento quasi di appartenere, vale a dire il periodo letterario
di Proust, con le sue nostalgie legate al ricordo emotivo. Ma un po’ mi
ispiro anche a Turner per le sue atmosfere romantiche, che sfociano
quasi in una sorta di irreale astrattismo. Ecco è proprio questo forte
senso nostalgico della memoria e dell’immagine che vorrei trasmettere
con i miei quadri». Emozioni e sensazioni che prendono forma e colore -
come Vittoria confessa - in un meraviglioso contesto della natura: è la
laguna di Venezia, infatti, che accompagna la nascita dei suoi dipinti.
Uno scenario sicuramente familiare - anche se lontano dalla sua isola -
quello che lei ha scelto come suo atelier, un rifugio segreto dove ama
dar sfogo alla sua antica passione, nata prima all’Istituto d’arte e
perfezionatasi poi all’Accademia. «Nelle sue opere - annota il famoso
pittore veneziano, Ludovico De Luigi - affiora un lato altamente
poetico, anzi la sua vera e profonda identità. Sognate e sognanti
astrazioni dove gli oggetti perdono la loro connotazione materiale, per
lasciare il posto all’anima».


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