Beatrice Ballarin, 27 anni, nell’équipe di un famoso neurochirurgo
Nel futuro della scienza c’è anche
Pellestrina, rappresentata da una mente brillante che a soli 27 anni sta
aprendo le porte delle ultime ricerche sull’ischemia. Il suo nome è
Beatrice Ballarin, attualmente impegnata in un dottorato a Toronto e
parte dell’équipe di venti persone diretta dal (premiatissimo)
neurochirurgo Tymianski. Scopo della ricerca è verificare l’efficacia di
un farmaco che potrebbe rivoluzionare il settore della medicina che si
occupa della fase di rigenerazione di tessuti neuronali.
«Come molti giovani sognavo di trascorrere un periodo all'estero»
racconta Beatrice, figlia del pescatore Francesco e della casalinga
Barbara e sorella di Roberto «Non pensavo però che sarei arrivata in
Canada». I genitori l’hanno sempre spinta a studiare, ma nessuno prima
di lei in famiglia si era interessata al funzionamento del cervello.
«Ero curiosa ed è stato naturale avvicinarmi alle Neuroscienze.
L’Università di Trento è stata fondamentale perché i docenti mi hanno
incoraggiata tantissimo» spiega la giovane donna da Toronto «Se avevi
una media alta venivi premiato e sono riuscita a pagarmi quasi tutto da
sola». Il coraggio più grande però lo ha trovato in se stessa, dopo un
episodio che l'ha segnata. «Mi ero spostata in Olanda con l’Erasmus, ma
sono stata investita in bici da un'auto e ho perso per un periodo la
memoria».
Il sogno di studiare sembra svanire. Beatrice torna a casa e comincia
un lungo percorso di riabilitazione. «Sicuramente l'incidente ha inciso
su quello su cui mi sarei specializzata dopo» spiega «Quando mi sono
ripresa sono tornata in Olanda e ho ricominciato l'anno che avevo perso.
In quei mesi ho indirizzato il mio interesse anche su altri esami che
prima non avrei dato». È grazie al consiglio del professor Ronald
Deumens che Beatrice va in America, con il pensiero di tornare e andare
al massimo a Londra. Dopo aver conosciuto a Toronto Molly Shoichet,
professoressa in Ingegneria biomedica e premiata dall’Unesco per le sue
ricerche, Beatrice non ci pensa un istante e saluta definitivamente
l’Europa.
«Mi mancano la laguna e i tramezzini» racconta «ma non credo che potrei
mai fare in Italia quello che sto facendo qui». Non è solo il fatto che
in America a ogni studente viene chiesto ogni volta il proprio parere
personale. Più di tutto contano i finanziamenti alla scienza che il
governo ogni anno offre ai ricercatori.
«Qui c’è tutto» spiega «Il governo canadese ha appena investito una
quantità enorme di soldi per la scienza e se sei giovane e vuoi aprire
un tuo laboratorio vieni aiutato». In Canada la domanda che le fanno più
spesso su Venezia è se veramente qualcuno ci abita.
«Seguo, grazie a mio papà, tutto quello che accade in città» conclude «Cerco
di tornare ogni volta per i fuochi di Pellestrina e vorrei che mio
fratello venisse qui. Mi manca molto la mia famiglia. L’Italia dà
un’ottima base per la formazione, ma purtroppo non è lungimirante e non
permette ai giovani di mettere le basi per un futuro». (v.m.)
Nessun commento:
Posta un commento