Il comune di Venezia, di cui Pellestrina fa parte, sta facendo di tutta
l'erba un fascio: se sia giusto o no poco importa. Le case comunali
costruite negli anni '50 non hanno i ripostigli per i bisogni materiali,
così per necessità sono nati i "casoni". Da precisare che il suolo
pubblico occupato non è utilizzabile pur volendo in nessun modo, almeno
che non vengano impiantati degli alberi. Circa due anni fa sono venute
delle persone incaricate dal Comune per smantellarli, accompagnati dai
carabinieri per evitare eventuali scontri come fossimo dei delinquenti.
Gli stessi carabinieri hanno fotografato l'interno dei casoni per vedere
cosa ci fosse dentro. In seguito però tutto è stato sospeso. Circa
venti giorni fa il comune ha mandato nuovamente degli addetti per la
demolizione che, ci dicono, avverrà il 27 marzo. Ora mi domando: visto
lo scarso interesse economico (e ripeto senza dare alcun fastidio al
suolo pubblico) il Comune può, con un poco di buon senso, fare un passo
indietro? Lasciando le cose come stanno ci sarebbe anche un altro
vantaggio economico: il Comune, infatti, ha deciso di demolire quelli
esistenti e di costruirne degli altri. Invece, se i casoni fossero
lasciati dove sono, le persone di una certa età sarebbero anche più
tranquille.
Gianfranco Vianello San Pietro in Volta
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