giovedì 14 marzo 2013

Invalido a 11 anni, l’Inps non risponde

Da quattro mesi attendono le carte dall’Inps che permettono al figlio di vedersi riconosciuta la disabilità, ma la cassetta della posta è sempre inesorabilmente vuota. È la vicenda che sta vivendo una famiglia di Pellestrina, il cui figlio undicenne è affetto da un ritardo psicomotorio dalla nascita, che lo costringe su una sedia a rotelle. Il 19 novembre scorso, nella sede di distretto dell’isola, i genitori avevano accompagnato il figlio per sottoporlo alle visite di rito che deve fare ogni cinque anni, per vedersi riconosciuta e confermata la disabilità e conseguente invalidità. «Il problema è che a quelle visite non hanno fatto seguito i verbali inviati per posta dall’Inps», spiega Margareta, la madre del ragazzo. «La revisione è un obbligo cui dobbiamo sottoporre nostro figlio per poter far fronte alle regole imposte dalla Legge 104 e per il riconoscimento della sua invalidità. Ma nostro figlio non è ovviamente un falso invalido, e lo si capisce anche senza sottoporlo alle visite, e senza quei documenti rischia di perdere tutti gli aiuti di cui può godere, compresa la maestra di sostegno a scuola». Il ragazzo frequenta la quarta elementare a Pellestrina, ma la patologia plurima che lo affligge richiede degli aiuti che sono fondamentali anche per la famiglia. «Non parliamo di denaro», aggiunge la madre, «ma nel caso di mio marito dei tre giorni mensili di cui può disporre per seguire direttamente il figlio. C’è poi la questione dell’esenzione dei ticket sanitari, il pass dell’auto per la Ztl quando abbiamo bisogno di accompagnarlo a qualche visita e appunto la questione scolastica, che riteniamo un aspetto fondamentale per la sua crescita. Senza insegnante di sostegno sarebbe tutto molto più difficile». Ma da quattro mesi tutto tace sul fronte della documentazione. «Abbiamo solo un certificato che ci è stato rilasciato all’atto della visita, ma che non vale nulla, così come ormai non vale niente la documentazione relativa alla visita precedente che era stata fatta nel 2007», prosegue la madre del ragazzo. «In pratica, è come se lui non avesse nessun problema e non gli fosse stata riconosciuta l’invalidità in passato. È assurda tutta questa situazione, e noi ci troviamo in grande difficoltà. Stiamo parlando di elementi che sono un diritto per nostro figlio, non stiamo rubando nulla ne chiedendo qualcosa di più di quanto non sia già previsto dalla legge. Il nostro è un appello all’Inps perché faccia in fretta». Simone Bianchi

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