giovedì 18 ottobre 2012
Morìa di vongole, scatta l’esposto contro il Magistrato alle acque
di Alberto Vitucci Vongole avvelenate dai lavori in laguna. La morìa si
allarga, e le cooperative denunciano il Magistrato alle Acque e
scrivono una lettera-esposto all’Unione europea. Una infuocata assemblea
di pescatori ha dato mandato all’avvocato romano Gianfranco
Jacobelli di presentare un esposto alla Procura della Repubblica. Per
danno ambientale ma anche per il risarcimento dei danni provocati.
Milioni di euro per una settantina di cooperative che hanno perso quasi
interamente il loro prodotto ittico. «Hanno aderito una trentina di
consorzi, decine di cooperative», dice Emanuela Naso, che da tempo
sostiene la lotta dei pescatori di Chioggia e Pellestrina, «si
sentono presi in giro perché le loro denunce non trovano ascolto.
Ma adesso vogliamo andare fino in fondo». «Dal punto di vista tecnico»,
spiega l’avvocato, «siamo in presenza di un danno ambientale e
patrimoniale enorme. I fatti sono successi alla fine di agosto, le
autorità hanno dato la colpa al caldo e all’anossìa. Ma noi ci
sentiamo di escludere che tutto questo sia successo per il caldo».
Dunque? «Riteniamo si tratti dell’influsso dei vicini lavori di scavo
legati al Mose». Con i pescatori e alcuni periti di parte,
l’avvocato ha compiuto un lungo sopralluogo nel tratto di laguna
incriminato. «Allo stato», dice, «ci sentiamo di escludere che la
causa di quel disastro sia dovuta al caldo. Anche perché in anni
precedenti i periodi di caldo sono stati più lunghi e intensi, e
nulla di tutto questo era mai successo». Riesplode dunque la
battaglia per le vongole. Due anni fa era stata una cooperativa di
Chioggia, l’Acquamarina dei fratelli Doria, a denunciare per prima
la strana morìa che si verificava in corrispondenza dei grandi lavori
del Mose. Acqua torbida, sedimenti fuori della norma. E i
caporozzoli distrutti. La questione approda anche a Report, la
trasmissione di Raitre di Milena Gabanelli. Sotto accusa allora è
il presidente del Magistrato alle Acque, Patrizio Cuccioletta. Da cui,
accusano i pescatori, dipendono le concessioni per la pesca e la
tutela della laguna. Ma anche i lavori del Mose che sarebbero alla base
della grande morìa. Il Magistrato alle Acque smentisce che vi sia
una correlazione diretta tra i due eventi. Ma l’estate scorsa il
fenomeno si ripresenta. Adesso le aree interessate sono diverse
decine di ettari. «Ci vogliono mandar via», dicono i pescatori, «in
laguna non c’è più posto per la pesca». La cooperativa scrive anche al
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. «Il presidente è
l’unico che ci ha risposto», dice la signora Naso, «gli altri
tacciono». Ma adesso i pescatori sono decisi a dare battaglia. E alzano
il tiro. Naso e l’avvocato Jacobelli hanno anche fondato un
movimento (Mvb, movimento Base Italia) e si sono rivolti all’Europa.
«Questi lavoratori», dicono, «stanno perdendo il lavoro non a causa
della crisi ma oer colpa degli enti di Stato. Che non hanno vigilato a
sufficienza sulla qualità delle acque lagunari». Nelle prossime
ore, dice l’avvocato, «presenteremo alla Procura la documentazione e
l’esposto. Avvenimenti che coprono gli ultimi due anni. E che dopo la
morìa del 2011 non hanno mai ricevuto risposte convincenti da parte
degli enti». L’allarme lanciato dai pescatori che chiedevano
analisi sulla torbidità delle acque, spiegano le cooperative, è stato
raccolto con molte settimane di ritardo. Anche il sopralluogo del
Magistrato alle Acque è avvenuto a distanza di sei mesi. E la nuova
gestione guidata da Ciriaco D’Alessio, continuano, «non pare aver
modificato granché». Ed ecco la richiesta alla magistratura. «Non
vogliamo perdere il lavoro per colpa dello Stato».
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