Il giudice veneziano Michele Medici accoglie le tesi della difesa
Tutti assolti. Per il giudice veneziano Michele Medici non c’è stata
truffa alla Comunità europea nella costruzione delle due gasiere, che
dovevano essere chimichiere, nel cantiere De Poli di Pellestrina. Ieri,
infatti, il magistrato ha assolto perché il fatto non sussiste i due che
avevano chiesto il rito abbreviato, l’ex direttore generale Massimo
Juris, poi passato alla società olandese «Ar.Co.In. Holding» controllata
dai De Poi, e il dirigente del ministero dei Trasporti Pasquale
Carretta (ol pubblico ministero Giorgio Gava aveva chiesto la condanna
del primo a un anno e mezzo e l’assoluzione del secondo). Ha, poi,
prosciolto con la stessa formula sia coloro per i quali il
rappresentante della Procura aveva chiesto il rinvio a giudizio, Davino,
Giovanni e Chiara De Poli, sia quelli per i quali aveva chiesto il
proscioglimento, i tre funzionari del Registro navale italiano
Alessandro Cardamone, Massimo Volta e Paolo Salza. Gli indagati erano
difesi dagli avvocati Alessandro Rampinelli e Luigi Ravagnan di Venezia,
Flavio Nicolosi di Roma e Mario Scopeti di Genova.
Dieci giorni fa Davino, Giovanni e Giancarlo De Poli erano
stati assolti, dal giudice monocratico di Mestre, per un’altra presunta
truffa, in questo caso nei confronti di un imprenditore che vantava un
notevole credito nei confronti del cantiere di Pellestrina. La
carpenteria Corsi di La Spezia aveva fonito ai De Poi sei enormi
serbatoi per oltre 700 mila euro e non erano stati pagati, come del
resto molti altri creditori. Ma, stando all’imprenditore ligure, avevano
ordinato i serbatoi sapendo che non avrebbero potuto pagarli perché si
trovavano già in grave crisi economica. La difesa, invece, aveva
sostenuto che nel momento di ordinare i serbatoi i De Poli speravano
ancora di farcela, ottenendo una prestito di 15 milioni di euro dalle
banche.
Stando alle accuse per la truffa alla Cee, la normativa Ue
prevedeva un finanziamento di un milione e mezzo per ogni nuova
chimichiera costruita secondo regole tali da scongiurare gli
inquinamenti. Invece, i De Poli avrebbero varato due gasiere, ottenendo
egualmente i tre milioni di fondi grazie alla complicità dei funzionari
del Rina e del ministero dei Trasporti italiano che avrebbero
convalidato il raggiro. Ma già il pm aveva chiesto il proscioglimento di
tutti dal reato di falso, visto che il perito nominato dal giudice
Medici aveva sostenuto che le due navi potevano essere utilizzate sia
per trasportare sostanze chimiche sia gas. La difesa, tra l’altro,
sarebbe riuscita a dimostrare che all’interno delle due navi c’era tutta
la strumentazione utile per poter trasformare da chimichiere in gasiere
e viceversa e, quindi, che non c’era stata alcuna truffa e neppure
alcun atto era stato falsificato.Ora, il cantiere De Poli, dopo essere
stato liquidato grazie al concordato preventivo, che ha evitato il
fallimento, è gestito dall’Actv.
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