Per la truffa alla Comunità europea di cui sono accusati la famiglia
De Poli e alcuni funzionari pubblici, soltanto due, ieri davanti al
giudice veneziano Michele Medici, hanno chiesto il rito abbreviato: il
direttore della società olandese «Ar.Co.In. Holding» controllata dai De
Poli, Massimo Juris, per il quale il pubblico ministero Giorgio Gava ha
chiesto una condanna a un anno e sei mesi di reclusione, e il dirigente
del ministero dei Trasporti Pasquale Carretta, per il quale il pm ha
chiesto l’assoluzione. Il rappresentante dell’accusa ha ribadito la
richiesta di rinvio a giudizio per la truffa dei fratelli Davino e
Giovanni De Poli e per la figlia del primo Chiara, per il direttore
tecnico del cantiere di Pellestrina Roberto Smeraldi. Infine, Gava ha
chiesto il proscioglimento dei tre funzionari del Registro navale
italiano Alessandro Cardamone, Massimo Volta e Paolo Salza.
Inizialmente erano accusati di truffa aggravata e falso
ideologico per i finanziamenti ottenuti dall'azienda di Pellestrina
dalla Comunità europea. Sotto inchiesta erano finiti i tre De Poli, il
direttore generale del cantiere Juris e il direttore dei lavori delle
navi finite nel mirino, l'ingegnere Roberto Smeraldi. Lo stess i
funzionari del Rina di Venezia e Genova Cardamone, Volta e Sanza, il
dirigente del ministero dei Trasporti di Roma Carretta, che si occupava
delle procedure per i finanziamenti europei e dei controlli. Due le
navi per le quali i De Poli avevano chiesto e ottenuto i fondi da
Bruxelles. La normativa Ue prevedeva un finanziamento di un milione e
mezzo per ogni nuova chimichiera costruita secondo regole tali da
scongiurare gli inquinamenti. Invece, i De Poli avrebbero varato due
gasiere, ottenendo egualmente i fondi grazie alla complicità dei
funzionari del Rina del ministero.
Ieri, il pm ha chiesto il proscioglimento di tutti dal reato
di falso, visto che il perito nominato dal magistrato aveva sostenuto
che le due navi possono essere utilizzate in modo diverso. Prossima
udienza il 23 luglio.
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