Per i colleghi il tentativo di rimediare ad un’avaria del peschereccio ha causato la morte di Luigino Vianello

«È un genere di un guasto piuttosto subdolo», commenta un motorista d'alto mare, in pensione da alcuni anni. «Dall'esterno - spiega - non si nota nulla perché la corrosione procede internamente alla valvola, oppure nei manicotti di gomma rinforzata. Va da sè che, per questo, si tratta di elementi che possono scoppiare da un momento all'altro, senza alcun preavviso». Secondo il motorista, l'unica prevenzione realmente efficace consisterebbe, dunque, nella sostituzione frequente della presa d'acqua e delle relative connessioni al motore. Si tratta di operazioni che dovrebbero, tuttavia, essere eseguite in cantiere, sotto la guida di un maestro d'ascia. «Da qualche tempo a questa parte, però - conclude il marinaio - gli armatori puntano al risparmio. La pesca risente assai pesantemente del rincaro dei carburanti, delle norme imposte dall'Unione europea e soprattutto della crescente rarefazione delle specie ittiche. In parole povere, molti pescatori si sono ridotti a rischiare la vita solamente per poter assicurare il giusto decoro alle proprie famiglie».
Luigino Vianello, sposato e padre di due ragazze, potrebbe dunque essere rimasto indirettamente vittima di una situazione di crisi che, secondo le cooperative ittiche, sarebbe degenerata oltre ogni previsione. Sta di fatto che, nell'arco di un decennio, la flottiglia costiera si è quasi dimezzata e che molti armatori hanno depositato il libretto di navigazione per poter demolire il proprio peschereccio.
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