lunedì 1 novembre 2010

Barchino contro il palo, un morto

31 ottobre 2010

E’ morto due giorni dopo l’incidente in laguna, all’ospedale Civile di
Venezia, dove era stato trasportato semisvenuto. Il 56enne Massimo
Scarpa «Generosi» abitava a Portosecco, nell’isola di Pellestrina,
a due passi dalla chiesa di Santo Stefano. Mistero su quello che è
accaduto mentre rientrava a casa a bordo del suo barchino.  Il
pubblico ministero Roberto Terzo ha aperto un fascicolo sulla vicenda
per chiarire soprattutto la causa della morte, anche se per ora
non sembrano coinvolte altre persone, ma gli accertamenti disposti dal
magistrato, sia quelli medico legale sia quelli di cui sono stati
delegati i carabinieri di Pellestrina, dovranno chiarirlo
definitivamente. La spiegazione più semplice è che abbia sbattuto
la testa e che in due giorni l’emorragia interna lo abbia
lentamente ucciso.  Due giorni fa, alcuni giovani dell’isola, che erano
seduti sul molo del porticciolo di Portosecco hanno visto
arrivare il barchino di Massimo «Generosi» che, appena attraccato, ha
chiesto aiuto. Gli hanno prestato soccorso e lo hanno portato a
casa sua, a poche centinaia di metri. Dopo aver raccontato che era
finito contro un palo nel canale di Malamocco è svenuto ed è stato
accompagnato in fretta all’ospedale dei Santi Giovanni e Paolo,
dove è deceduto 48 ore dopo.  Era andato agli Alberoni per fare benzina
e il barchino è stato recuperato ed in effetti sulla prua c’è
un’ammaccatura, il segno evidente che l’imbarcazione poco prima era
finita contro un ostacolo - stando a Massimo «Generosi» - uno dei
pali che in cemento piantati nei pressi dell’Ottagono. Ma lui era
un pescatore esperto, addirittura armatore del peschereccio d’alto mare
«Anita Madre 3» e figlio di pescatori. Viaggiava di giorno e
quindi neppure il buio, che crea difficoltà spesso nel distinguere gli
ostacoli se non sono illuminati, può essere stato la causa
dell’incidente.  Gli amici hanno trovato nel fondo del barchino
il suo cellulare e qualcuno di loro ha avanzato l’ipotesi che Massimo
abbia risposto ad una chiamata e che, parlando al telefonino, si
sia distratto prestando meno attenzione alla guida e che così sia finito
contro un palo o una «bricola». Avrebbe sbattuto la testa e, non
perdendo completamente conoscenza, sarebbe riuscito ad arrivare
fino a Portosecco. A causa dell’impatto il cellulare gli sarebbe caduto.
Ma l’apparecchio potrebbe essere finito sul fondo della barca
semplicemente perchè era appoggiato vicino a lui, finendo giù a causa
del colpo contro il palo.  Probabilmente i carabinieri,
recuperando e controllando l’imbarcazione, riusciranno a stabilire
contro quale ostacolo sia finito il 56enne pescatore, esaminando
l’ammaccatura e i resti che sicuramente sono rimasti appiccicati,
pezzi di legno o di cemento. Certo, però, che non riusciranno a capire
la causa dell’incidente, non riusciranno a spiegare come mai un
esperto pescatore possa essere finito contro un palo in cemento o una
«bricola» di legno di giorno.

 Giorgio Cecchetti

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