lunedì 2 agosto 2010

A Pellestrina la centrale elettrica che funziona ad alghe

Al ricercatore veneziano Guido Bordignon la medaglia del Congresso Usa
Lo studioso due mesi in Antartide a caccia di nuove specie di fitoplancton

      Traguardo ampiamente superato da questo giovane studioso
cafoscarino, invitato dallo Scripps institute di San Diego a partecipare
ad una spedizione di
ricerca al Polo sud. «Sono stato in Antartide dal
18 gennaio al 20 marzo - racconta lo stesso Bordignon - e ho fatto una
serie di campionamenti a caccia di nuove specie di fitoplancton da poter
utilizzare per produrre biocarburanti».

      É il settore di cui si
occupa Bordignon ormai da anni. Con un dottorato in scienze ambientali e
una assegno di ricerca del Fondo sociale europeo, è uno dei giovani
collaboratori del professor Luigi Ravagnan che sta lavorando alla
realizzazione di una centrale ad alghe, nell’isola di
Pellestrina,
con l’obiettivo di produrre tutta l’energia necessaria al Porto di
Venezia, di fatto senza emissioni in atmosfera. Insomma, una
rivoluzione. Assolutamente possibile, assicura Bordignon: «Questi
microrganismi hanno una quantità di grasso duemila volte superiore a
quello della colza, una pianta utilizzata normalmente per i
biocarburanti. L’idea di questa ricerca è che le microalghe presenti in
Antartide, che sono costrette a "lavorare" con molta meno luce, abbiano
un metabolismo accelerato, e siano quindi più produttive». Proprio in
questi giorni, il ricercatore sta analizzando i campioni prelevati
durante la spedizione, con la speranza di trovare qualche specie
utilizzabile non solo per i carburanti: «È stato già dimostrato che le
alghe come carburante sono competitive con il petrolio, se questo ha un
prezzo di 120 dollari al barile - continua l'esperto - per cercare di
aumentarne il valore vorremmo utilizzarle come bioraffineria, ed
estrarne dei prodotti chimici complessi come i flavonoidi».

      Intanto, un primo banco di prova di questa nuova fonte di energia alternativa sarà proprio a Pellestrina,
in un centro di acquacoltura che da settembre comincerà ad ospitare i
bioreattori della nuova centrale ad alghe. Una centrale pilota,
ovviamente, per produrre le prime alghe e verificarne la resa.

     
«I risultati, in questo campo, ci sono già, in Spagna - conclude il
professor Ravagnan -. Si tratta di vedere la resa nell’ambiente
lagunare. A gennaio contiamo di entrare in funzione».

      Roberta Brunetti

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