domenica 25 luglio 2010

«Ci rimbocchiamo le maniche Lavoriamo per la ricostruzione»

Tutti impegnati per quantificare i danni sui tetti e togliere i calcinacci con l’aiuto dei vigili del fuoco e della protezione civile 


(a.bus.) Un fermento adrenalinico palpabile, un brulichio di
attività. Pellestrina non si è fermata ieri a piangersi addosso, anche
se alla luce del sole i disastri provocati dalla 

tromba d'aria di
venerdì pomeriggio sembravano ancora più pesanti e cattivi. No, con la
forza di volontà ci si è rimboccati le maniche, e si è iniziato a
lavorare per la ricostruzione. Uomini sopra i tetti, a controllare i
danni e cercare di sistemare il possibile, perché le case scoperchiate
sono state molto, ma molto di più di una decina, donne che cercavano di
ripulire ciò che la furia degli elementi aveva portato loro in casa o
nei giardini. Ragazzini con carriole piene di calcinacci, da depositate
fuori delle abitazioni.

      Tutti hanno fatto il loro, supportati
da quegli angeli custodi della Protezione Civile, che da venerdì


pomeriggio, insieme ai Vigili del Fuoco, dopo la pausa notturna, non
hanno smesso un attimo di lavorare; hanno potato alberi, liberato strade
da detriti e calcinacci, hanno anche dato consigli. E i pellestrinotti
hanno dimostrato quel che sono veramente senza piangersi addosso; gente
forte, abituata ad affrontare di petto le avversità senza piegarsi.
Inesistenti le scene di disperazione, tante facce attonite, spaventate e
tristi si, ma chi non lo sarebbe vedendo che un attimo può servire per
spazzare via la tua casa e la tua vita.

      «È veramente bastato un
attimo» raccontano un gruppo di amiche di San Pietro in Volta «e il
cantiere Schiavon, pur malmesso, ma simbolo di un'epoca in cui la
cantieristica era una delle principali attività dell'isola (venne chiuso
negli anni 80), si è sbriciolato. Eravamo alla finestra, intente ad
osservare la pioggia, e in un attimo, uno dopo l'altro, i grandi pini
marittimi presenti nelle aiuole, sono caduti come birilli. È bastato un
attimo, e si vedevano volare, come coriandoli, le tegole dei tetti, che
cadevano qua e la, provocando danni dovunque incontrassero qualcosa,
rompendosi a terra dove nella loro traiettoria, non vi era nulla. Scene
impressionanti, che non dimenticheremo mai».

      E venerdì si è
anche sfiorata la tragedia nel pieno della tromba d'aria, in località
Scarpa, quanto nel tratto di laguna antistante stava transitando un
barcone pieno di turisti.

      «Ho sentito urla strazianti» afferma
un residente «ma non potevo uscire. Vedevo dalla finestra questo barcone
in balia delle onde e del vento, che è anche riuscito ad agganciarsi ad
una bricola. Soltanto che questa è stata spazzata via. Meno male che il
tutto è durato pochi minuti, e, quando ho potuto uscire ho visto che
tutti stavano bene».

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