mercoledì 5 maggio 2010

Fondi Ue, De Poli accusati di truffa

Indagine chiusa sui tre milioni concessi per due navi
Chiesto il rinvio a giudizio anche di quattro funzionari

L’ipotesi dell’accusa è quella di una truffa, per ottenere fondi
ministeriali con l’avallo della Ue: 3 milioni e 200mila euro, liquidati
nel 2007 ai Cantieri navali De Poli per la costruzione di due navi, a
cui non sarebbe spettato alcun aiuto. Nei giorni scorsi il pubblico
ministero Barbara De Munari ha chiesto il rinvio a giudizio di Davino,
Giovanna e Chiara De Poli, nonché di altre sei persone: del direttore
del cantiere, Massimo Juris; di quello dei lavori delle due navi,
Roberto Smeraldi; di un dirigente del ministero dei Trasporti, Pasquale
Carretta; nonché di tre funzionari del Rina, il Registro navale,
Alessandro Cardamone, Massimo Volta e Paolo Sanza. Per tutti l’accusa è
di concorso in truffa, per aver fatto passare per chimichiere, delle
navi che in realtà erano delle gasiere. A Cardamone e Volta viene
contestato anche il falso ideologico. L’udienza davanti al giudice per
l’udienza preliminare, Michele Medici, è già stata fissata per il
prossimo 17 maggio.

      Le richieste di finanzimento risalgono al
2004 e vennero definitivamente liquidate tre anni dopo. Un milione e
600mila euro per nave, come compenso una tantum, previsto per alcune
tipologie di navi, come appunto le chimichiere. Quelle costruite nei
cantieri De Poli, però, erano delle gasiere, sostiene l’accusa, che non
avevano diritto ad alcun aiuto. Una tesi confutata dal difensore dei De
Poli, l’avvocato Alessandro Rampinelli, secondo cui quelle navi era
delle chimichiere, con in più degli impianti compressori (in disarmo)
per utilizzarle, se del caso, anche come gasiere. Una circostanza che
non sarebbe stata vietata dal regolamento della Ue sui contributi e che
soprattutto sarebbe stata esplicitata nello stesso progetto presentato
al ministero, in cui si precisava che quegli impianti compressori non
andavano conteggiati ai fini del contributo. Una tesi contro l’altra. Se
ne riparlerà in udienza.

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