sabato 17 aprile 2010

Non ce l’ha fatta il bimbo investito

Due famiglie vicine di casa distrutte dal dolore

Purtroppo non ce l'ha fatta. È durata solo poche ore la lotta contro la
morte di Brahim Nesib. È morto ieri, poco dopo mezzogiorno, all'ospedale
di Padova
dov’era ricoverato, il bimbo di 8 anni travolto da un'auto
giovedì intorno alle 19.30, a Pellestrina. Il piccolo è stato investito
da una Ford Fiesta mentre era in bicicletta, al ritorno dalla spesa al
supermercato insieme alla mamma. La mamma, Luciana Gavagnin, si trova
ancora ricoverata all'ospedale dell'Angelo di Mestre, ma le sue
condizioni sono in miglioramento. Quando le è stata comunicata, nella
giornata di ieri, la morte del bambino, la mamma ha accusato un malore. A
provocare l'incidente è stato un giovane di 23 anni, dell'isola, che
alla guida della sua auto era diretto verso Santa Maria del Mare.
Arrivato
all'altezza dei cantieri navali De Poli, ha perso il controllo
del veicolo travolgendo in pieno la mamma e il bambino. Secondo la mamma
dell'investitore i due ciclisti proseguivano in fila indiana, con la
madre dietro il figlio. Quando ha sentito la macchina la mamma si
sarebbe portata verso il centro strada, spiazzando l'automobilista in
arrivo. Resta però da capire quale fosse la velocità dell'auto. Sulla
dinamica dell'incidente stanno indagando i carabinieri di Pellestrina,
mentre il conducente del veicolo è stato accompagnato nell'ospedale di
Chioggia per essere sottoposto agli esami tossicologici, dei quali non è
ancora stato
comunicato l'esito. Un dramma nel dramma, visto che
l'automobilista conosceva le due persone investite. Subito dopo
l'incidente è arrivato sul luogo l'elicottero del Suem: è stata una
disperata corsa contro il tempo che però, purtroppo, non è riuscita a
salvare la vita al piccolo Brahim. I tre mezzi coinvolti nell'incidente
sono ora sotto sequestro, in attesa dello sviluppo delle indagini. La
notizia della morte di Brahim ha destato profonda commozione nell'isola.
Il bambino, nato nel 2002, frequentava la seconda elementare alla
scuola Zendrini. Ogni giorno, però, andava a salutare le maestre
dell'asilo, cui era rimasto legato. Appassionato di calcio, grande
tifoso dell'Inter, giocava nei «pulcini» del San Pietro in Volta ed era
soprannominato Ibrahimovich nell'isola per la sua abilità calcistica e
per la somiglianza del suo nome con quello del campione. Un amore per il
calcio probabilmente trasmessogli dalla mamma, casalinga, che negli
anni
Novanta aveva militato nel Nettuno Lido in serie D. Il bimbo
abitava nella casa dei nonni a Portosecco. Era molto affezionato allo
zio Massimo, che lo seguiva quotidianamente.


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