La famiglia Vianello vive a fianco dei cantieri De Poli, al confine sud, e da una quindicina di anni ha aperto un contenzioso, lamentando l'eccessiva rumorisità dell'attività, ma anche l'aria resa irrespirabile dalle vernici utilizzate per le navi in costruzione. Una prima tregua era stata raggiunta con la sigla di un accordo transattivo, con il quale i cantieri si impegnavano a non superare il livello di 70 decibel di giorno e di 60 la notte. Ma la famiglia Vianello sostiene che questi livelli sono sempre violati, di almeno 5 decibel, giorno e notte, e ha riaperto le "ostilità". E la situazione sarebbe decisamente peggiorata da quando l'azienda ha ripreso l'attività dopo il sequestro penale conseguente all'incidente mortale verificatosi all'interno dell'azienda: attualmente, lamenta Giovanni Vianello, le navi in costruzione sono tre, una delle quali praticamente di fronte alla loro abitazione. «Una situazione non più sopportabile», dichiara.
I legali della famiglia, gli avvocati Elio Zaffalon e Antonella Pietrobon, hanno quindi presentato una denuncia penale al pm Giorgio Gava, segnalando, tra l'altro un asserito aumenti di casi di tumore nella zona. E, sul fronte civilistico, hanno depositato un ricorso d'urgenza chiedendo al Tribunale di ordinare ai cantieri di rispettare le prescrizioni. Il ricorso è stato rigettato dal giudice ed è pendente reclamo. Ma i Vianello non si sono arresi e, dopo aver sollecitato un intervento dell'Ufficio Ambiente del Comune, si sono presentati al Magistrato alle acque, l'ente da cui dipende la concessione per lo spazio acqueo utilizzati dai De Poli.
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