
La tecnologia del Mose è stata comparata con circa 15 grandi barriere mobili in tutto il mondo. Gli studenti del MIT hanno cercato di capire se e quanto la “lezione del Mose” potrebbe essere utile anche negli Stati Uniti, considerando che Boston sta valutando l’opportunità di costruire una barriera di quattro miglia per ridurre il rischio di inondazioni e contenere l’effetto dei cambiamenti climatici.
Gli studenti hanno lavorato in gruppi multiculturali e multidisciplinari, passando attraverso il lavoro sul campo e la raccolta di dati. Un gruppo ha formato un think tank per sviluppare strategie di ripopolamento, formulando piani per rinnovare gli spazi urbani con le tecnologie contemporanee.
Un gruppo ha prodotto un’analisi statica e spaziale del rischio di alluvione nella laguna veneziana e ha analizzato i dati storici per creare proiezioni per gli anni 2050 e 2100. Un terzo gruppo ha costruito ampie mappe e condotto interviste per analizzare a fondo il contesto ed esplorare l’impatto e la percezione del progetto Mose tra gli abitanti di Pellestrina.
Dei dieci studenti del Mit che hanno partecipato al workshop, otto hanno deciso di continuare la loro ricerca per un ulteriore periodo di due mesi. Alloggiati da Iuav e dal Consorzio Venezia Nuova, hanno continuato a lavorare su modelli statistici meteorologici, problemi urbani e prototipazione di un impianto elettrico per controllare i portali Mose.
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