In fiamme quattro casette di legno, bruciate anche lastre di eternit. Rogo di origine dolosa: è il secondo caso
Fiamme a Ca’ Roman, ancora una volta. Nella notte tra giovedì e ieri,
poco dopo le 4, l’incendio è divampato nell’area dell’ex villaggio
delle suore canossiane non lontano dal cantiere del Mose, anche se non
sembra esserci alcun legame con il sistema di dighe mobili e l’inchiesta
giudiziaria che ha decapitato buona parte della classe dirigente della
città. La zona, tra l’altro, non è nuova a episodi di vandalismo di
vario tipo, soprattutto nella parte dell’oasi protetta.
Le
fiamme, di probabile origine dolosa, hanno interessato quattro
fatiscenti casette di legno delle quali due sono andate distrutte. I
vigili del fuoco hanno lavorato per quattro ore di fila, fino alle otto,
per avere la meglio sulle fiamme che avevano interessato di circa 200
metri quadrati. Preoccupazione anche perché alcune delle coperture delle
casette erano di eternit. L’allarme è stato dato da alcuni pescatori
che passavano nei pressi dell’isola anche se le lingue di fuoco, verso
le 5, erano ben visibili anche da piazzetta Vigo a Chioggia, dalla quale
Ca’ Roman dista pochi minuti di vaporetto. Le fiamme hanno riguardato
l’area nella quale dovrebbero sorgere 42 nuove villette la cui
costruzione però è stata congelata da una sentenza del Consiglio di
Stato dell’anno scorso che si era espresso rovesciando la decisione del
Tar su ricorso presentato da Italia Nostra e da alcune associazioni
ambientaliste. Le fiamme non hanno intaccato la zona della riserva
naturale, gestita dalla Lipu, almeno non questa volta. Le fiamme però
erano divampate venti giorni fa, il 18 maggio, nel primo pomeriggio. In
quell’occasione erano stati due i focolai: il primo aveva riguardato un
fronte di 40 metri di prato, il secondo alcuni cespi di ammofila, la
classica pianta delle dune. Anche in quell’occasione era stato
necessario l’intervento dei vigili del fuoco.
«L’incendio all’ex
villaggio del suore è molto preoccupante», dice Michele Pegorer,
responsabile dell’oasi «perché è il secondo incendio in poche settimane,
e anche se spetterà alle forze dell’ordine stabilirne le cause, sono
episodi sospetti, ce si sommano ai vari episodi di vandalismo che
abbiamo sempre regolarmente denunciato ai carabinieri di Pellestrina».
Ieri notte sul posto sono intervenuti anche i carabinieri della
compagnia di Chioggia, e in particolare della stazione di Pellestrina,
ma le indagini sono affidate ai vigili del fuoco, la cui relazione che
dovrà accertare anche l’eventuale presenza di un accelerante - come ad
esempio la benzina - sarà fondamentale per accertare la probabile
origine dolosa delle fiamme. «C’è qualcuno che ce l’ha con questa parte
dell’isola», prosegue Pegorer, «e questi episodi cominciano a essere
davvero preoccupanti».
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