mercoledì 8 dicembre 2010

Nube tossica in laguna, per la difesa non ci sono colpe

Sono iniziate le arringhe degli avvocati per l’incendio alla Polimeri del 2007

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 I vertici della Polimeri Europa non avrebbero colpe per l’incendio all’impianto di craking di Marghera, il 3 luglio di tre anni fa. Tutto sarebbe stato causato dal cedimento di una tubazione, indipendente da qualsiasi responsabilità dell’azienda. Eccola la tesi della difesa, nel processo che si sta celebrando, con rito abbreviato, davanti al giudice per l’udienza preliminare di Venezia, Antonio Liguori. Sei dirigenti devono rispondere, a vario titolo, dell’accusa di disastro colposo: in seguito a quell’incidente, infatti, si sprigionò una nube tossica che investì in pieno Pellestrina.
      In loro difesa, la Polimeri Europa ha fatto scendere in campo una schiera di avvocati, per lo più milanesi. Ieri hanno cominciato il professor Carlo Federico Grosso e Luigi Stella. Se nella sua requisitoria il pubblico ministero, Lucia D’Alessandro, aveva insistito sulla mancata manutenzione di una valvola che, con il suo malfunzionamento, sarebbe stata all’origine dell’incendio, gli avvocati hanno fornito una diversa ricostruzione dell’accaduto. Hanno sostenuto che quella valvola non aveva problemi - come sostengono, invece, i consulenti dell’accusa - che non c’è la prova che sia stata all’origine della fuoriuscita di olio, che semmai tutto va imputato al cedimento di una tubazione. Una tesi contro l’altra, insomma, su dettagli molto tecnici.
      E non è ancora finita. I difensori dovranno concludere la loro arringa nell’udienza di venerdì prossimo. A quel punto, il giudice potrebbe decidere di ascoltare i consulenti tecnici per dei chiarimenti su aspetti emersi nel corso della discussione. Infine, la parola tornerà al pm e alle parti civili (si sono costituiti il ministero dell’Ambiente, il Comune e il Wwf) che faranno le loro richieste. E vista la complessità del caso, è probabile che per la sentenza ci sarà bisogno di un altro rinvio.

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