sabato 2 ottobre 2010

Diossina, class action di Pellestrina

30 settembre 2010

L’incubo diossina sta provocando rabbia e timori sull’isola di
Pellestrina. Le prime reazioni ieri, dopo le notizie relative alla nube
che avrebbe raggiunto nel luglio di tre anni fa l’area di San
Pietro in Volta dopo il rogo alla Polimeri di Marghera. Ciò ha scatenato
dure reazioni.  Cittadini, associazioni e ambienti politici
minacciano l’azione legale collettiva. «Come presidente della
Municipalità e come cittadino di Pellestrina farò di tutto per scoprire
come stanno davvero le cose - taglia corto Giorgio Vianello - Se è
vero quanto sta emergendo dal processo, è una pura follia che non
si sia detto nulla alla gente. Qui ci sono i termini per arrivare a una
class action da parte dei residenti. Adesso cercheremo di
ragionare sul da farsi. Di sicuro potrebbero partire delle raccolte di
firme, ma tutto ciò è scandaloso. Perchè Comune, Asl 12 e altri
enti preposti non hanno parlato alla popolazione? Forse aspettavano che
la cosa finisse nel dimenticatoio o nemmeno loro sapevano perchè
altri hanno taciuto?». Il timore principale, adesso, è quello
legato alla salute dei cittadini. «Come prima cosa interpelleremo i
medici di base e gli ospedali per capire se si sono manifestate
patologie particolari in questi ultimi tre anni - garantisce Vianello -
ma si dovrà andare a fondo della vicenda». Oggi il problema finirà
anche sui banchi del Consiglio comunale a Cà Farsetti. «E’ il
minimo - sostiene il consigliere Alessandro Scarpa “Marta” - Già tre
anni fa chiedemmo spiegazioni, ma tutto finì senza esito. Adesso
salta fuori che ci sono state misurazioni oltre ogni limite, situazione
che a Pellestrina ci spinge nella direzione di rivolgerci agli
avvocati per tutelare gli abitanti esposti alla diossina senza saperlo.
Ne chiederò conto al sindaco Orsoni. Ma in quel periodo dove erano
Cnr, Arpav, Asl 12, Comune e gli altri enti preposti al controllo?
Non si può giocare con la salute della gente e, vista la sostanza di
cui si parla, con la vita stessa delle persone». La diossina è
infatti una delle sostanze tossiche più pericolose. Molte zone di San
Pietro in Volta sono adibite a orti privati, e c’è chi ora teme si
essersi cibato di prodotti divenuti pericolosi per la salute. «Non
sappiamo più cosa dire o fare, sembra che la cattiva sorte si sia
accanita su quest’isola - commenta Lorenza Vianello dal direttivo
dell’associazione Tra Mare e Laguna - Non bastavano la crisi economica, i
problemi della pesca, la chiusura dei Cantieri De Poli e le tante
famiglia rimaste senza lavoro. Poi ci si è messa la tromba d’aria di
due mesi fa, e adesso scopriamo di essere stati esposti alla
diossina. Sinceramente non ne possiamo più e non sappiamo a chi
appellarci. Ma perchè non ci è stato detto nulla e lo scopriamo solo
adesso, a tre anni di distanza, che siamo stati investiti in pieno
da una nube tossica?». Ieri sull’isola non si parlava d’altro nella
preoccupazione generale. D’altro canto, secondo i tecnici del
Magistrato alle Acque che hanno raccolto i dati dalle centraline poste
a Pellestrina, nei giorni successivi all’incendio, i valori di
diossina riscontrati sull’isola - in particolar modo nella zona di
San Pietro in Volta - sono stati cento volte superiori ai limiti di
legge. E dalle immagini ricavate dai satelliti che il giorno
dell’incendio alla Polimeri fotografarono l’area di Pellestrina, si
vedrebbe chiaramente la nube sopra San Pietro in Volta. Ma di
tutto ciò, la popolazione non venne minimamente a conoscenza.
-
(Simone Bianchi)

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