venerdì 6 giugno 2008

Mose, il Comune chiede i danni


Nuovo ricorso al Tar per i cantieri di Pellestrina. Si ipotizza un risarcimento di decine di milioni di euro




Un risarcimento danni milionario per i cantieri del Mose a Pellestrina
. Lo chiederà il Comune di Venezia con un nuovo ricorso al Tar del

Veneto, già chiamato a
pronunciarsi sul contestato via libera concesso
dalla commissione di salvaguardia a quest'opera quasi un anno fa. La
decisione è stata presa ieri dalla Giunta, che ha dato mandato al
sindaco a procedere alla richiesta dei danni da quantificare meglio con
un'apposita perizia. Si tratta di un atto in qualche modo conseguente
ai due ricorsi già presentati da Ca' Farsetti su questo fronte. Il
primo, depositato alla fine dell'anno scorso, puntava il dito sulla
mega-piattaforma già sorta a Pellestrina
per ospitare la lavorazione dei cassoni del Mose. Il secondo,
presentato come "motivi aggiunti" ad aprile, estendeva il ricorso anche
alla prossima realizzazione del villaggio per 400 operai a Santa M
aria
del Mare. Ora arriva questo terzo ricorso, che focalizza l'attenzione
sui danni che le due opere arrecherebbero al Comune. Danni ambientali,
per lo sconvolgimento di un'area particolarmente preziosa. Ma anche
danni legati alle competenze del Comune che sarebbero state
"scavalcate". Totale? Si parla di decine di milioni di euro. Una cifra
del tutto ipotetica, che ora dovrà essere quantificata da una perizia
che il Comune affiderà a degli esperti.

Insomma
nuova materia per il Tar, che entrerà nel merito della questione nei
prossimi mesi. Probabilmente entro l'anno. Oltre ai ricorsi del Comune
ci sono anche quelli delle associazioni ambientaliste, che pure
contestano il mega-cantiere, con annesso villaggio. Sotto accusa c'è
soprattutto quella gettata di cemento, estesa per 15 metri sulla
spiaggia di Santa Maria del Mare, dove avverrà la prefabbricazione dei
cassoni. Per il Magistrato alle acque e il Consorzio Venezia Nuova è
un'opera provvisoria che sarà smantellata, senza pregiudicare lo stato
dei luoghi. Ma non la pensano così Comune e ambientalisti, per cui
quell'opera è priva di "autorizzazione paesaggistica" e destinata a
pregiudicare irreparabilmente un habitat unico.

Roberta Brunetti




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