La percezione dell’opera nella quotidianità
Così è cambiata l’oasi dei nostri giochi d’infanzia
Il lido di Ca' Roman è un
angolo tipico dei litorali veneziani. È un'area di 40 ettari che si
trova nella zona sud della laguna di Venezia, a ridosso della bocca di
porto di Chioggia. L'area di Ca' Roman si è formata inizialmente come
semplice isolotto sabbioso all'interno della laguna, con l'accumulo di
detriti e sedimenti, si è poi modificata quando furono costruite la
diga dei Murazzi - che ha origini lontane, fin dai tempi dei romani; è
stata ristrutturata e rafforzata nei secoli e collega ancor oggi Ca'
Roman a Pellestrina - e la diga nord del porto di Chioggia.
Già
nell'Ottocento questo lido è stato utilizzato dagli austriaci come
presidio militare, per controllare gli attacchi via mare, mentre
durante la seconda guerra mondiale è diventato un avamposto strategico
tedesco per il controllo degli attacchi alleati aerei e via mare: per
questo in tutta l'area sono ancora visibili il Forte Barbarigo,
edificato dagli austriaci, e i resti di numerosi fortini o bunker in
cemento armato, eredità della seconda guerra mondiale. Ca' Roman
comunque è interessante soprattutto sotto l'aspetto
ecologico-naturalistico: infatti, rappresenta uno dei biotopi litoranei
più significativi della costa alto adriatica, ed è ancora possibile
osservarvi specie animali e vegetali ormai rare; per questo è un'oasi
protetta, gestita dalla Lipu, con divieto di caccia.
Per gli isolani di Pellestrina
, l'oasi di Ca' Roman è però soprattutto un luogo dai molti ricordi.
Andavamo lì per stare tranquilli con noi stessi e con la natura, oppure
ci andavamo con zii, fratelli, nonni e amici per esplorare i bunker,
per fare un bel giro in bici o semplicemente per farci una passeggiata.
Piena di dune, popolata da uccelli e da altri animali, si poteva
passeggiare per il bosco e arrivare fino al faro, che si trova in fondo
alla diga, oppure ci si poteva distendere per prendere il sole in
spiaggia.
Tutto
questo, da quando sono iniziati i lavori del Mose, non è più possibile,
perché molte zone sono state recintate, la diga è stata interrotta e
nei sentieri si trovano molte tubature che "ostacolano" il passaggio.
Inoltre, a causa dei lavori si sentono, incessanti e rumorosi, i via e
vai delle ruspe. «Prima che iniziasse la costruzione del Mose»,
racconta Marco, «quando c'erano le belle giornate, io e il mio papà
salivamo in barca, passando per il porto, ci fermavamo in un "ormeggio"
a metà della diga e, una volta attraccati, scendevamo e cominciavamo a
pescare. Se si era fortunati si poteva prendere un branzino...».
Luca
V. - un nostro compagno - 13 anni, racconta che, quando era piccolo,
d'estate ci andava in moto con suo fratello e provava una sensazione di
felicità e libertà. L'ultima volta che c'è stato, è entrato nei bunker
situati al centro dell'oasi. Ma la cosa più divertente era andare a Ca'
Roman quando c'era il ghiaccio. Aveva una gran paura di cadere in acqua!
Daniel
C., 12 anni, racconta: «Io, con mia mamma, i miei zii, i miei nonni,
andavo a Ca' Roman a fare delle passeggiate ogni domenica. Però io e
mio zio Toni andavamo anche a esplorare posti nuovi e avventurosi, come
i bunker e la pineta. Nei bunker con lo zio Toni entravamo con funi e
moschettoni, ci arrampicavamo e, una volta dentro, accendevamo la pila
e proseguivamo addirittura per minuti nei tunnel. Avevo un po' di
paura, ma era tanto emozionante. Ora, qualche volte, vado là a vedere i
lavori del Mose».
Ma
tutto questo stravolgimento servirà a risolvere il problema dell'acqua
alta? Quando le paratie mobili verranno riempite di aria e si
alzeranno, fermeranno l'afflusso dal mare? Il sistema difenderà
Venezia? Lo abbiamo chiesto a un gruppo di nostri concittadini. Per
alcuni isolani il Mose, se funzionerà a dovere, sarebbe un sistema
valido; però altri non sono d'accordo: sostengono che i costi per
costruire e mantenere l'opera sono eccessivi. Altri invece ritengono
che sia un'opera sicuramente importante e con dei buoni fini, visto che
è stata progettata per salvaguardare Venezia dalle inondazioni.
Maurizio V., un pescatore, ci riferisce che, per quanto ha potuto
osservare, i lavori hanno causato molti problemi; la sua impressione è
che si siano allontanati molti pesci. Ma non sono solo gli isolani a
non essere tutti d'accordo, anche alla Lipu (Lega Italiana Protezione
Uccelli) pensano che proseguire il progetto del Mose sia una scelta
sbagliata e pericolosa per la laguna Veneta e per tutti gli animali
presenti.
Secondo
noi e per molte altre persone, è una grande opera e, se funzionerà,
sarà un bene per Venezia, ma non crediamo lo sarà per la sua laguna
che, secondo noi, ne risentirà. Per questo motivo noi e altre persone
speravamo che il Mose non divenisse realtà.
Mattia Vianello, Mattia Menetto, Gianluca Serramondi, Daniel Calabrò, Luca Vian, Marco Scarpa
classe 2.A media "Pietro Loredan"
Pellestrina
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