sabato 29 luglio 2006

Caparozzolanti, la Regione boccia la Provincia

Il Tombolino non è classificato dal punto di vista igienico-sanitario, il prefetto Nardone propone l’area Marotta

 

Sul fronte della pesca ieri si è vissuta un'altra giornata di passione, però tutta consumata nelle felpate stanze della Prefettura e non in laguna. Per tutto il giorno i pescatori sono anzi rimasti all'oscuro di quanto stava avvenendo, perché altrimenti li avremmo già rivisti in Bacino San Marco, e non è detto che ciò non avvenga oggi.

Il fatto è che ieri mattina la Regione ha bocciato di brutto la determinazione della Provincia che consentiva ai caparozzolanti di Pellestrina di andare a pescare nel Tombolino, e che il giorno prima aveva posto fine alla protesta dei vongolari che avevano bloccato il traffico a Mestre e poi avevano occupato con le loro vibranti il Bacino San Marco.

I pescatori chiedevano di poter lavorare, ma il Tombolino (tra il ramo sud del Melison e il Canale che va a San Leonardo) non è classificato dal punto di vista igienico sanitario, e l'altroieri il problema era stato aggirato con due ordinanze dei sindaci di Mira e di Venezia, sotto la cui competenza ricade l'area, che per ragioni di ordine pubblico avevano dichiarato temporaneamente idonea alla molluschicoltura la zona.

Ieri mattina sull'accordo è calata la mannaia della Regione, sotto forma di una diffida ai servizi veterinari delle Ulss di Venezia e Dolo - Mirano inviata da Giovanni Vincenzi, dirigente del Segretariato regionale Sanità e Sociale. «Si raccomanda alle SS.LL - il testo - la necessità che vengano adottate tutte le misure indispensabili atte a impedire l'immissione sul mercato di "vongole veraci" provenienti da aree non classificate». La pesca nell'area del Tombolino, ha aggiunto, «risulta non ammissibile».

Visto quanto accaduto l'altroieri, il prefetto, Guido Nardone, non ha perso un minuto a convocare una riunione con i vertici delle organizzazioni dei pescatori e con la Provincia, vertice che si è concluso verso sera con una possibile alternativa di pesca, finora inutilmente molto ambita dai caparozzolanti: la Marotta. Un'area di 100 ettari tra il Canale dei Petroli e il Canale Fisolo, idonea dal punto di vista igienico sanitario e ricca di vongole, ma vietata dal ministero dell'Ambiente per l'alto rischio di perdita dei sedimenti dovuta alla pesca con le vibranti.

Sembra, infatti, che il direttore generale del Ministero, Gianfranco Mascazzini, sia stato convinto a revocare il divieto a fronte dell'impegno, già ufficializzato dai caparozzolanti di Pellestrina , di comprare loro negli Stati Uniti le cosiddette "panne Boston" necessarie per ricatturare il sedimento disperso dalla pesca. Lunedì la risposta ufficiale, nel giorno in cui, invece, i pescatori credevano di poter andare a lavorare al Tombolino. Spetterà alla presidente del Consorzio La Cavana, Gina Tiozzo, il difficile compito, oggi, di informarli della situazione e di tenerli a freno.

Silvio Testa

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