Marc Vianello, consulente finanziario di Kansas City, è tornato in
laguna sulle tracce dei propri antenati. «Al mio ranch ho dato il nome
dell’isola»
C’è un filo sottile che unisce la città statunitense di Kansas City
nel Missouri e l’isola di Pellestrina: e a reggerlo è Marc Vianello, un
consulente finanziario che da anni sta cercando di ricostruire le sue
origini. Oggi ripartirà per il Nord America assieme alla moglie
Michelle, ma per quasi un mese si è intrattenuto in laguna assieme agli
amici che lo stanno aiutando da alcuni anni.
Nato a Brooklyn (New
York)nel 1953, a soli quattro anni si trasferì con la famiglia a Kansas
City perché il padre era maestro di orchestra. E a distanza di un po’
di anni è nata la curiosità per il proprio cognome, marcatamente
italiano. «Nel 1964 i miei genitori sono venuti in Italia per tre mesi, e
un giorno consultando l’elenco del telefono a Venezia, scoprirono
pagine e pagine di persone che avevano il nostro stesso cognome»,
racconta il signor Marc mentre è seduto a un tavolino in un bar del
Lido.
«Da lì si pensò a una origine veneziana per la nostra
famiglia, e a distanza di anni feci una ricerca online, trovando gli
episodi della serie tivù Casa Vianello. Quando venni da parenti a Sestri
Levante in Liguria, nel 1999, passai poi anche per Milano, e in un
albergo trovai un addetto che si chiamava come me ed era veneziano. Il
passo fu breve, e mi trovai in laguna, arrivando fino a Pellestrina».
A
distanza di quattro anni, il signor Marc a Pellestrina c’è tornato
altre tre volte, è diventato amico di tutti e accolto con grande
affetto, al punto che il consigliere municipale Nini Vianello lo ha
presentato al sindaco Giorgio Orsoni. L'anno successivo il signor Marc è
pure divenuto Cavaliere di San Marco.
«Il primo giorno che venni a
Pellestrina ero spaesato, nessuno parlava inglese a bordo della linea
11 stracolma di persone. Poi scoprii che la metà di loro si chiamava
Vianello di cognome, e mi si spalancarono le porte dell’isola. Stiamo
ancora cercando di capire le mie origini, ma forse si tratta di persone
che 120 anni fa partirono per l’America in cerca di fortuna, approdando
come tanti migranti ad Ellis Island. Si chiavano Vianello Basara, poi la
seconda parte del cognome sparì».
Tra le tante curiosità, quella
del ranch di Kansas City, il cui nome nel 2001 divenne proprio
Pellestrina. «Dovevamo dargli un nome, dopo il primo viaggio con mia
moglie a Venezia, decidemmo per questo», assicura Marc Vianello. «Un
ranch che è sei volte l’isola con cavalli, mucche e piantagioni di grano
e soia. Non un luogo di relax, ma una questione di affari, e la
produzione aumenta di anno in anno».
Talmente grande, che
all’interno ci possono transitare anche orsi e puma, per intendersi. «Il
futuro? Chissà, se troverò una casa a buon prezzo, potrei anche
acquistarne una a Pellestrina, ma il mio desiderio sarebbe anche quello
di fare qualcosa per questa isola. Progetti ce ne possono essere, ma i
residenti non vedono molto di buon occhio uno sviluppo turistico.
Vedremo, intanto va esaltata la bontà e l’amicizia manifestate da queste
persone, gente speciale che per me è diventata una grande famiglia.
Continuo a essere americano, ma sto diventando un po’ pellestrinotto».
L’italiano
lo sta imparando da autodidatta, e lo parla anche bene, intanto ha
imparato pure la voga alla veneta, e sabato si è fatto 10 chilometri in
laguna con una gondola a quattro remi. Tutti stravedono per lui, lo
hanno riempito di regali tra forcole e merletti.
A Pellestrina ci
tornerà forse il prossimo anno, non prima di essere passato anche dai
parenti a Sestri Levante. Intanto ha lasciato un cospicuo contributo per
realizzare un’opera artistica dedicata ai donatori di sangue
dell’isola, e che spera di veder presto concretizzato».
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