sabato 27 ottobre 2012
Ca’ Roman diventerà riserva naturale
L’Oasi di Ca’ Roman diventerà una riserva naturale. L’annuncio è stato
dato ieri nel corso di un convegno promosso per festeggiare i vent’anni
di gestione dell’oasi da parte della Lipu. Una collaborazione, quella
tra Comune e Lipu, che si fa sempre più concreta guardando al futuro.
«Siamo impegnati a sviluppare l’oasi e a farne una riserva naturale», ha
detto ieri mattina l’assessore Gianfranco Bettin. «Siamo impegnati a
difenderla anche da progetti di investimento che, pur legittimati da
leggi, devono a nostro parere essere sottoposti a vincoli e prescrizioni
che ne riducano l’impatto». (s.b.)
giovedì 25 ottobre 2012
L’Oasi festeggia i primi 20 anni Nido perfetto di fratini e fraticelli
L’Oasi di Ca’ Roman compie vent’anni e sono previsti incontri e visite
guidate a partire da domani e per tutto il fine settimana, che
saranno coordinate dalla Lipu. Si tratta di una delle due sole oasi
presenti nell’area del centro storico e isole, l’altra è quella
degli Alberoni, gestita però dal Wwf locale. Nel corso degli anni
l’Oasi di Ca’ Roman ha acquisito sempre maggior importanza,
dimostrandosi un luogo unico e particolarmente favorevole per la
nidificazione degli uccelli migratori, ma anche per le specie stanziali.
Di notevole rilevanza il ritorno di fratini e fraticelli che,
negli anni, erano quasi scomparsi a causa della antropizzazione dei
luoghi. Ecco che i festeggiamenti per questo ventesimo anniversario
della convenzione tra la Lipu e il Comune di Venezia diventano un
traguardo importante che l’associazione animalista e ambientalista
desidera condividere con la popolazione. Domani dalle 9 alle 13 è
previsto un convegno a Ca’ Farsetti con il saluto delle autorità e
interventi tecnici delle figure gestionali che hanno collaborato
allo sviluppo dell’area in questo ventennio. Sabato e domenica, invece,
ci saranno due giorni di attività all’interno dell’oasi per bambini
e famiglie, con laboratori e sorprese. Inoltre chi si iscriverà alla
Lipu in questa occasione, potrà prenotare la guida degli uccelli
Svensson (la migliore guida ornitologica sul mercato, per la prima
volta in edizione italiana) e ottenerla con uno sconto superiore al 50
per cento. Anche chi è già socio Lipu potrà comunque usufruire del
vantaggio. In caso di maltempo, le attività del fine settimana si
svolgeranno nell’aula magna della scuola media Loredan di
Pellestrina. Se invece le condizioni lo permetteranno, ci sarà per
molti la possibilità di vedere da vicino molte specie di uccelli, anche
rari.
Simone Bianchi
Simone Bianchi
lunedì 22 ottobre 2012
Addio al Foresto. Raccontò a colori la nostra storia
di Anna Sandri Si dice che vivesse in solitudine e in un altrove anche
quando la sua casa e il suo lavoro erano a Milano, e i suoi colori
raccontavano la nostra storia brillando dalle copertine della “Domenica
del Corriere”. Chi lo conosceva parla di come già allora fosse
capace di sparire, agli altri e a se stesso, senza porsi troppi problemi
se questo comportava un ritardo insanabile nella consegna di un
lavoro, perché si sa che la cronaca non aspetta. Da Milano infine
se n’era andato; aveva girato un po’ il mondo, infine era approdato a
Pellestrina e lì davvero era riuscito a scomparire. È morto in un
modo che suscita pena in chi rimane, ma che è quello che lui voleva e
aveva perseguito per la vita; un nome come un altro su una cartella
clinica del reparto di geriatria dell’Ospedale di Venezia, nessuna
traccia e nessuna commemorazione per giorni e giorni fin quando un
amico e collega degli anni giovanili, Viviano Domenici, non
racconta -più che una morte, una vita - sulle pagine del “Corriere della
Sera”. De Gaspari Giorgio, Milano 1927- Venezia 2012. Dietro quel
nome c’è una lunga storia di talento, una lunga vita a suo modo
avventurosa, se per avventura si intendono anche tortuosi viaggi
dentro se stessi, il coraggio e la coerenza di vivere davvero come si
vuole, senza aver mai paura di pentirsi quando è troppo tardi.
Giorgio De Gaspari è stato uno dei più grandi illustratori italiani
del Novecento; tra gli anni Cinquanta e Sessanta, probabilmente il più
grande. Ha firmato numerose copertine per la “Domenica del
Corriere”, ispirate a veri fatti di cronaca e ad altri assai ricamati,
come allora usava. Lavorava con Dino Buzzati, al quale era legato
da amicizia, ma anche per case editrici e per altre riviste, alle quali
consegnava tavole che vibravano di colore e di modernità. La
decisione di mollare tutto e di andarsene non l’ha mai spiegata.
Forse se n’è andato in giro per il mondo per qualche anno, come
riportano le più recenti (benché datate e comunque necessariamente
stringate) note biografiche che lo riguardano; poi l’approdo a
Pellestrina, luogo incantato nel quale puoi vivere bene e isolarti
quanto vuoi. Se anche si venisse a sapere dove sei, per gli altri
sarebbe un viaggio raggiungerti. Quarant’anni senza contatti con il
mondo, meno che mai con le case editrici. Fino a lui era arrivata
qualche anno fa la curatrice di una mostra che prevedeva ampio
materiale suo: l’aveva invitata ad andarsene senza nemmeno aprire
la porta; e alla rassegna di Lucca, lo scorso anno si raccontava di
identica sorte toccata a un altro curatore, impegnato a organizzare
una personale su di lui. Chi lo conosceva, e l’aveva anzi conosciuto
prima che scegliesse un mondo solo suo, dice che vivesse di
ritratti ai turisti in Piazza San Marco, quando e se ne aveva voglia,
firmati come “el foresto”; perennemente schivo, la matita unico
mezzo che avrebbe potuto far riconoscere, dietro il viso scavato di un
vecchio, l’uomo di fascino che era stato, e di cui resta scarna
documentazione fotografica. Se n’è andato come aveva scelto di
vivere: anche la solitudine ha un suo colore.
venerdì 19 ottobre 2012
«La morìa di vongole? colpa dell’estate torrida»
Il Magistrato alle acque D’Alessio respinge le accuse al Mose, ma
Bettin rilancia «I pescatori di Burano mi hanno confermato che
l’equilibrio lagunare si è rotto»
«È vero. L’equilibrio della laguna è cambiato, le correnti si sono modificate e il mondo della pesca lagunare è in grande difficoltà». L’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin conferma l’allarme lanciato dai pescatori di Burano, Chioggia e Pellestrina. «Li ho incontrati la settimana scorsa», dice, «e mi hanno sottoposto la nuova emergenza». A Chioggia e Pellestrina 70 cooperative sono rimaste quasi senza lavoro. La semina dei caparozzoli non dà frutti, il prodotto è scomparso. I pescatori hanno dato mandato a un legale, l’avvocato Gianfranco Jacobelli, di presentare una denuncia alla Procura contro il Magistrato alle Acque. «Da due anni denunciamo questa situazione», dicono, «le risposte sono arrivate con grande ritardo. A noi risulta che la qualità dell’acqua è stata modificata dai lavori del Mose e dagli scavi in laguna».
«Li incontrerò presto, anche il Comune mi ha chiesto di partecipare e a un incontro e lo farò volentieri», risponde Ciriaco D’Alessio, da un anno presidente del Magistrato alle Acque, «ma voglio dire chiaramente che per quello che ci risulta la morìa di vongole registrata non dipende dai nostri lavori. Non ci sono stati sversamenti di materiali, avvelenamenti. Forse la situazione è stata determinata dal caldo eccezionale di quest’estate. Purtroppo i tagli ai finanziamenti e il vincolo di legge di spendere i soldi del Cipe solo per il Mose ci lega ulteriormente le mani». Ma i pescatori non ci stanno. «Noi non molliamo», insiste Emanuela Naso, portavoce dei pescatori, «Bisogna fare chiarezza sui questa vicenda, emblematica per quanto riguarda il potere delle grandi lobby e dei poteri forti. Chi darà da mangiare alle famiglie?» Le cooperative hanno avviato studi e perizie per dimostrare che la scomparsa del seme del Tapes piliphinarum, il tipo di vongola verace più diffuso in laguna non è certo dovuta al clima ma al cambiamento della qualità dell’acqua. Sedimenti che si sollevano, compresi quelli inquinanti depositati sui fondali dei canali portuali. «Qualcuno ci deve dare una risposta», dicono i pescatori, che hanno scritto anche all’Europa e al presidente della Repubblica, «perchè noi restiamo senza lavoro per colpa dello Stato e non della crisi». Vicenda scoppiata due anni fa dopo la denuncia della cooperativa Acquamarina dei fratelli Doria. Poi approdata a Report, emersa di nuovo in questi giorni, dopo che la morìa dell’agosto 2012 ha coinvolto decine di aziende e di cooperative. «Una cosa è certa», dice Bettin, «la laguna è oggi squilibrata. Forse un nuovo equilibrio arriverà, ma ci vogliono tempi lunghi».
«È vero. L’equilibrio della laguna è cambiato, le correnti si sono modificate e il mondo della pesca lagunare è in grande difficoltà». L’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin conferma l’allarme lanciato dai pescatori di Burano, Chioggia e Pellestrina. «Li ho incontrati la settimana scorsa», dice, «e mi hanno sottoposto la nuova emergenza». A Chioggia e Pellestrina 70 cooperative sono rimaste quasi senza lavoro. La semina dei caparozzoli non dà frutti, il prodotto è scomparso. I pescatori hanno dato mandato a un legale, l’avvocato Gianfranco Jacobelli, di presentare una denuncia alla Procura contro il Magistrato alle Acque. «Da due anni denunciamo questa situazione», dicono, «le risposte sono arrivate con grande ritardo. A noi risulta che la qualità dell’acqua è stata modificata dai lavori del Mose e dagli scavi in laguna».
«Li incontrerò presto, anche il Comune mi ha chiesto di partecipare e a un incontro e lo farò volentieri», risponde Ciriaco D’Alessio, da un anno presidente del Magistrato alle Acque, «ma voglio dire chiaramente che per quello che ci risulta la morìa di vongole registrata non dipende dai nostri lavori. Non ci sono stati sversamenti di materiali, avvelenamenti. Forse la situazione è stata determinata dal caldo eccezionale di quest’estate. Purtroppo i tagli ai finanziamenti e il vincolo di legge di spendere i soldi del Cipe solo per il Mose ci lega ulteriormente le mani». Ma i pescatori non ci stanno. «Noi non molliamo», insiste Emanuela Naso, portavoce dei pescatori, «Bisogna fare chiarezza sui questa vicenda, emblematica per quanto riguarda il potere delle grandi lobby e dei poteri forti. Chi darà da mangiare alle famiglie?» Le cooperative hanno avviato studi e perizie per dimostrare che la scomparsa del seme del Tapes piliphinarum, il tipo di vongola verace più diffuso in laguna non è certo dovuta al clima ma al cambiamento della qualità dell’acqua. Sedimenti che si sollevano, compresi quelli inquinanti depositati sui fondali dei canali portuali. «Qualcuno ci deve dare una risposta», dicono i pescatori, che hanno scritto anche all’Europa e al presidente della Repubblica, «perchè noi restiamo senza lavoro per colpa dello Stato e non della crisi». Vicenda scoppiata due anni fa dopo la denuncia della cooperativa Acquamarina dei fratelli Doria. Poi approdata a Report, emersa di nuovo in questi giorni, dopo che la morìa dell’agosto 2012 ha coinvolto decine di aziende e di cooperative. «Una cosa è certa», dice Bettin, «la laguna è oggi squilibrata. Forse un nuovo equilibrio arriverà, ma ci vogliono tempi lunghi».
giovedì 18 ottobre 2012
Una crisi che colpisce centinaia di famiglie
Grido d’allarme lanciato dai presidenti delle cooperative di pesca di
Pellestrina Rossano Gorin e di Burano, Domenico Vidal. Il pesce
scarseggia, i costi aumentano. E in tanti non ce la fanno più, si
indebitano con le banche e sono costretti a vendere la casa. Eppure la
laguna dovrebbe essere il luogo ideale per sviluppare attività di
pesca controllata e allevamento. Progetti di cui si parla da decenni,
mai decollati. Negli anni Novanta era stato introdotta in laguna
una specie di caporozzoli, i Tapes philipinarum, che crescevano
rapidamente e offrivano grandi quantità di moluschi ai pescatori.
Rapidamente i caparozzoli importanti avevano colonizzato la laguna,
rendendo quasi introvabili quelli autoctoni, i Tapes decussatus.
L’assalto alla laguna e il danno ambientale aveva convinto a
regolamentare la pesca e a puntare sull’allevamento. Zone assegnate alle
cooperative, coltivazione delle sementi. Ma adesso è arrivata la
morìa.(a.v.)
Morìa di vongole, scatta l’esposto contro il Magistrato alle acque
di Alberto Vitucci Vongole avvelenate dai lavori in laguna. La morìa si
allarga, e le cooperative denunciano il Magistrato alle Acque e
scrivono una lettera-esposto all’Unione europea. Una infuocata assemblea
di pescatori ha dato mandato all’avvocato romano Gianfranco
Jacobelli di presentare un esposto alla Procura della Repubblica. Per
danno ambientale ma anche per il risarcimento dei danni provocati.
Milioni di euro per una settantina di cooperative che hanno perso quasi
interamente il loro prodotto ittico. «Hanno aderito una trentina di
consorzi, decine di cooperative», dice Emanuela Naso, che da tempo
sostiene la lotta dei pescatori di Chioggia e Pellestrina, «si
sentono presi in giro perché le loro denunce non trovano ascolto.
Ma adesso vogliamo andare fino in fondo». «Dal punto di vista tecnico»,
spiega l’avvocato, «siamo in presenza di un danno ambientale e
patrimoniale enorme. I fatti sono successi alla fine di agosto, le
autorità hanno dato la colpa al caldo e all’anossìa. Ma noi ci
sentiamo di escludere che tutto questo sia successo per il caldo».
Dunque? «Riteniamo si tratti dell’influsso dei vicini lavori di scavo
legati al Mose». Con i pescatori e alcuni periti di parte,
l’avvocato ha compiuto un lungo sopralluogo nel tratto di laguna
incriminato. «Allo stato», dice, «ci sentiamo di escludere che la
causa di quel disastro sia dovuta al caldo. Anche perché in anni
precedenti i periodi di caldo sono stati più lunghi e intensi, e
nulla di tutto questo era mai successo». Riesplode dunque la
battaglia per le vongole. Due anni fa era stata una cooperativa di
Chioggia, l’Acquamarina dei fratelli Doria, a denunciare per prima
la strana morìa che si verificava in corrispondenza dei grandi lavori
del Mose. Acqua torbida, sedimenti fuori della norma. E i
caporozzoli distrutti. La questione approda anche a Report, la
trasmissione di Raitre di Milena Gabanelli. Sotto accusa allora è
il presidente del Magistrato alle Acque, Patrizio Cuccioletta. Da cui,
accusano i pescatori, dipendono le concessioni per la pesca e la
tutela della laguna. Ma anche i lavori del Mose che sarebbero alla base
della grande morìa. Il Magistrato alle Acque smentisce che vi sia
una correlazione diretta tra i due eventi. Ma l’estate scorsa il
fenomeno si ripresenta. Adesso le aree interessate sono diverse
decine di ettari. «Ci vogliono mandar via», dicono i pescatori, «in
laguna non c’è più posto per la pesca». La cooperativa scrive anche al
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. «Il presidente è
l’unico che ci ha risposto», dice la signora Naso, «gli altri
tacciono». Ma adesso i pescatori sono decisi a dare battaglia. E alzano
il tiro. Naso e l’avvocato Jacobelli hanno anche fondato un
movimento (Mvb, movimento Base Italia) e si sono rivolti all’Europa.
«Questi lavoratori», dicono, «stanno perdendo il lavoro non a causa
della crisi ma oer colpa degli enti di Stato. Che non hanno vigilato a
sufficienza sulla qualità delle acque lagunari». Nelle prossime
ore, dice l’avvocato, «presenteremo alla Procura la documentazione e
l’esposto. Avvenimenti che coprono gli ultimi due anni. E che dopo la
morìa del 2011 non hanno mai ricevuto risposte convincenti da parte
degli enti». L’allarme lanciato dai pescatori che chiedevano
analisi sulla torbidità delle acque, spiegano le cooperative, è stato
raccolto con molte settimane di ritardo. Anche il sopralluogo del
Magistrato alle Acque è avvenuto a distanza di sei mesi. E la nuova
gestione guidata da Ciriaco D’Alessio, continuano, «non pare aver
modificato granché». Ed ecco la richiesta alla magistratura. «Non
vogliamo perdere il lavoro per colpa dello Stato».
giovedì 4 ottobre 2012
Case all’asta e pesca, la crisi peggiora
Pellestrina Una dozzina di famiglie che si sono già viste finire
all’asta la propria abitazione e una crisi della pesca che si fa
sempre più sentire. Questi i temi finiti venerdì sul tavolo della IX
commissione di Ca’ Farsetti, per discutere del futuro del settore e
in particolare per gli addetti di Pellestrina e Burano. Nei giorni
scorsi il grido d’allarme delle cooperative delle due isole era già
stato portato all’attenzione della commissione Attività produttive
del Comune, dal presidente della Piccola coop di Pellestrina, Domenico
Gorin, e da Luigi Vidal in rappresentanza dei pescatori di Burano.
Molte le problematiche e gli oneri che caratterizzano il settore. Si
parla infatti di 400 euro all’anno da riconoscere al Gral per
ciascun ettaro di laguna utilizzata dai pescatori, oltre ai costi
aggiuntivi derivati dall’aumento del gasolio per il funzionamento
delle imbarcazioni utilizzate, e non da meno sono le difficoltà emerse
di recente con la moria di molluschi che ha colpito una parte della
laguna. In una lettera inviata dal presidente del Consiglio comunale
Roberto Turetta, al presidente della IX commissione Ennio Fortuna e
all’assessore alle Attività produttive Antonio Paruzzolo, si chiede
quindi di monitorare la situazione, a fronte delle grosse difficoltà
che molti pescatori si trovano di fronte in questo momento,
compreso il rischio di riduzione del reddito e anche perdita della casa
per chi aveva acceso mutui con gli istituti di credito. Il tutto,
anche nel tentativo di garantire posti di lavoro e la professionalità di
un settore in cui la produzione eccelle, e da sempre è un punto di
riferimento nella economia cittadina che ruota attorno al pescato
tra le attività svolte in laguna e quelle in mare. Nella nuova riunione
della commissione che si è svolta a Ca’ Farsetti, il consigliere
Alessandro Scarpa “Marta” ha chiesto al presidente Ennio Fortuna la
convocazione in tempi brevissimi di Regione, Provincia e Magistrato
alle Acque per discutere della situazione e per trovare soluzioni in
favore degli addetti del settore, evitando che possano ripetersi
situazioni di grande disagio per numerosi addetti del mondo della
pesca. (s.b.)
Palasport di Pellestrina lite tra Comune e Demanio
È battaglia legale tra il Comune di Venezia e l’Agenzia del Demanio che
pretende da Ca’ Farsetti il pagamento entro un mese di circa 250
mila euro per l’indennità di occupazione dell’ex Batteria “Daniele
Manin” a Pellestrina, un’area di proprietà demaniale che
l’Amministrazione occupa da decenni e dove ha realizzato un
palazzetto dello sport. Una battaglia che si trascina da anni, da
quando, nel 2004 il Comune era stato chiamato in giudizio in
Tribunale dall’Agenzia del Demanio che pretendeva il pagamento di oltre
520 mila euro da parte dell’ente locale per l’occupazione senza
averne diritto dell’area dell’ex Batteria Manin. Il Tribunale, con una
sentenza di circa due anni più tardi, accogliendo le eccezioni del
Comune, dichiara prescritto ogni diritto del Demanio all’indennità
di occupazione per i periodi precedenti al 15 dicembre 1999. Su questa
base, l’Agenzia chiedeva al Comune il pagamento di circa 176 mila
euro di indennità di occupazione dall’aprile del ’99 alla fine del
dicembre 2003, poi lievemente ridotto, mentre il Comune liquidava
circa 170 mila euro al Demanio per il periodo compreso tra il 2004 e
l’ottobre 2011. Per lo stesso periodo però l’ente demaniale
richiedeva l’ulteriore pagamento di altri 90 mila euro di diritti
di occupazione dell’area. Il totale di quanto l’Agenzia recalama ancora
dal Comune è perciò di circa 250 mila euro, che però Ca’Farsetti
non vuole pagare, almeno in questa misura. Secondo la Giunta - che ha
autorizzato il sindaco a promuovere un’azione di accertamento
negativo nei confronti dell’Agenzia del Demanio per la pretesa di
pagamento - la richiesta sarebbe ingiusta ed esagerata perché
parametrata ai canoni di mercato per aree analoghe, mentre l’uso
pubblico che il Comune ha fatto dell’ex Batteria Manin - facendovi
sorgere un palazzetto dello sport - prevederebbe un forte
abbattimento dei canoni di mercato. Di qui l’opposizione di Ca’
Farsetti, che contesta anche la legittimità di una parte del
pagamento perché riferito a periodi precedenti a cinque anni fa, che
sarebbero caduti in prescrizione. Il palazzetto dello sport di
Pellestrina è una struttura moderna, costruita dal Comune con fondi
della Legge Speciale, la cui copertura era stata fortemente danneggiata
dalla tronba d’aria che ha colpito l’isola di Pellestrina circa
due anni fa. Una struttura fondamentale per la comunità ma sui cui il
Comune deve ancora lottare per i costi dell’area. (e.t.)
Tutti nell’oasi per osservare gli uccelli
Eurobirdwatch è uno degli appuntamenti più attesi nel corso dell’anno
dalla Lega italiana per la protezione degli uccelli. Questa
settimanale oasi di Ca’ Roman a Pellestrina e di Gaggio a Marcon
vivranno di due momenti dedicati al pubblico, appassionati o
curiosi di natura che siano. Per l’oasi di Ca’ Roman l'evento prevede
un'escursione dopodomani alle 10.30. Il personale Lipu darà un
cannocchiale per l'osservazione a distanza degli uccelli. Stesso
programma domenica dalle 10 nell’oasi di Gaggio. (s.b.)
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