venerdì 30 novembre 2007
Il magico Cagnaccio a Scorzè
giovedì 29 novembre 2007
A Pellestrina arriveranno i campionati Italiani, Europei e Mondiali di pallacanestro giovanile
Lorenzo Mayer
Telecom, l'impossibile trasloco di linea
Scrivo per informare tutti i cittadini sulla tempestività di intervento della Telecom in caso di trasloco della linea telefonica. Io abito in un'isola della laguna di Venezia, a San Pietro in Volta, e il 4 giugno scorso ho traslocato in località Portosecco , spostandomi di circa un chilometro dall'abitazione precedente. Immediatamente ho provveduto a richiedere il trasloco della linea telefonica, e con molta sorpresa la Telecom mi aveva stimato il termine ultimo per il completamento dei lavori in quindici giorni, fissandomi fin da subito un incontro, avvisandomi prima via e-mail, e poi con una serie di Sms. A quell'incontro però non si è presentato alcun tecnico Telecom, l'unica persona presente ero io, ed infastidito ho iniziato a chiamare il 187. Da lì a pochi giorni mi hanno fissato un ulteriore appuntamento, e naturalmente anche in quella seconda occasione non si è presentato nessuno, e così è iniziato un susseguirsi di slittamenti e, soprattutto, di mie telefonate al 187, purtroppo senza ottenere risposte concreta.
Dalla fine di ottobre ho cambiato strategia, e, oltre a contattare il servizio clienti, ho iniziato ad inoltrare dei fax al numero 803308187, invitandoli a chiamarmi al cellulare per chiarire le cause che impedivano il trasloco della linea telefonica. Nel frattempo, sul complesso residenziale dove mi sono trasferito, sono venute ad abitare altre quattro famiglie, e tra queste ci sono anziani e bambini, tra cui una persona anziana che non può utilizzare il "telesoccorso" non potendo avere una linea telefonica. Ora a sei mesi dalla mia richiesta di trasloco, sono venuto a conoscenza, non certo dal servizio clienti Telecom, che il Comune di Venezia non autorizza la Telecom ad effettuare dei nuovi scavi, non avendo la stessa provveduto a sistemare il suolo pubblico in occasione di precedenti concessioni. In conclusione, mi ritrovo ad essere senza telefono da sei mesi, senza poter avere nessuna stima di completamento del trasloco, e cosa ancor peggiore, sono costretto a pagare il canone Telecom, altrimenti i lavori di trasloco possono venire bloccati.
Giuseppe Ghezzo Venezia
mercoledì 28 novembre 2007
Pellestrina. Quando l'attesa di un'idroambulanza è infinita
Erano le 20.30; alle 22.15 gli operatori del Suem dell'isola, che l'avevano in carico, sono stati avvisati che l'idroambulanza non sarebbe mai arrivata perché era in avaria. All'uomo è stato riferito quindi di recarsi a casa e di presentarsi in distretto il mattino dopo, domenica, alle 7.30.
L'uomo arriva puntuale, ancora dolorante e con la gamba gonfia, sperando che l'idro arrivi subito. E, invece, beffa nella beffa, attende altre tre ore, fino alle 10.30, prima di imbarcarsi sul mezzo che lo porterà nel nosocomio veneziano, dov'è ricoverato oggi, ormai non più per un sospetto, ma per una trombosi.
Perchè tre ore di ritardo? La famiglia racconta di un'idroambulanza con una maniglia danneggiata, che non permetteva l'entrata del malato, e di un altro mezzo partito senza aver effettuano il pieno di carburante.
E allora? Naturalmente questo caso non era un codice rosso, certo che, nonostante tutti i discorsi e le rassicurazioni sulla sicurezza e bontà della sanità veneziana, Pellestrina non può certamente stare tranquilla.
«Sono venuto a conoscenza del caso - dichiara il consigliere di Municipalità Alessandro Scarpa Marta - e devo dire che sono rimasto disgustato. Avevamo prodotto in commissione un documento in cui si facevano precise richieste all'Ulss per la nostra isola. Come sempre, perché non ci sono interessi per una popolazione di poco meno di 5.000 anime, non si è mosso nulla. Devo dire che la situazione è grave, perché questo raccontato è soltanto uno dei tanti episodi che accadono senza che nessuno sappia nulla, per paura e timore di non so che cosa. Chi deve intervenire - conclude - aspetta a farlo quando ci scappa il morto? Pellestrina chiede risposte».
Annalisa Busetto
Contro il Mose ricorre anche il Wwf
«Il Comune è citato solo in quanto gli è stato comunicato ufficialmente il ricorso come soggetto interessato - spiega Angelo Pozzan, già avvocato civico che, insieme a Alfiero Farinea è uno dei legali che ha preparato l'atto - il ricorso del Wwf in realtà è molto simile a quello del Comune e se ne differenzia perché è maggiormente puntato sulla tematica ambientalista».
Il Wwf , quindi, si concentra sul carattere vincolato della zona di Santa Maria del Mare, area protetta anche in quanto sito di interesse comunitario. Il punto nodale però è lo stesso del ricorso del Comune. Cioè l'ipotesi che la delibera della Commissione di salvaguardia fosse illegittima in quanto emanata successivamente all'inizio dei lavori. In caso venisse accolta la richiesta dei ricorrenti, il Comune sarebbe autorizzato ad emettere un atto di sospensione urgente dei lavori che, a quel punto, sarebbero abusivi.
«Mi auguro che il Tar decida in tempi brevi - conclude l'avvocato Pozzan - altrimenti si rischia di intervenire quando è troppo tardi». Altri ricorsi del Wwf contro il Mose erano stati respinti dal Tar nel maggio del 2004, dopo un iter lunghissimo e complesso. Il primo ricorso era già stato presentato nel 2001 contro la decisione del Comitatone di dare l'ok ai lavori alle bocche di porto. A questo ricorso se ne aggiunsero altri tre presentati insieme a Italia Nostra, Lipu e altre associazioni, sulla decisione del Cipe di inserire il Mose tra le opere strategiche, sulla mancanza di Via nazionale e su altre delibere minori.
Dopo vari rinvii l'udienza era stata fissata nel febbraio 2004. Ma la decisione slittò di nuovo a maggio e fu sfavorevole per le associazioni ambientaliste.
Pierluigi Tamburrini
martedì 27 novembre 2007
Si riunirà il 5 dicembre la camera di consiglio del Tar...
Pl.T.
giovedì 22 novembre 2007
Uno slogan per la città: il primo premio alla scuola media De Conti di Sant'Anna
La fantasia, l'inventiva di un migliaio di ragazzi, tutti studenti delle medie inferiori di Chioggia, Sottomarina e Pellestrina , a servizio del turismo. L'idea di un concorso per uno slogan accattivante è della filiale di Chioggia della Cassa di Risparmio di Venezia per celebrare l'83. Giornata del risparmio. All'iniziativa hanno partecipato 47 classi sulle 69 costituite tra Chioggia, Sottomarina e Pellestrina . Ieri ci sono state presso l'auditorium di San Nicolò le premiazioni. Primo premio assoluto alla terza I della sezione di Sant'Anna della media De Conti. L'immagine stilizzata di Chioggia è accompagnata da questo slogan: "viaggio di sola andata". Come a dire che chi vi giunge resta ammaliato da una realtà che lo costringe a restare. Gli altri elaborati, tutti belli ed originali, alcuni anche di grande qualità grafica, hanno preso in considerazione le caratteristiche di Chioggia, "città d'aMare", l'insularità di Pellestrina , la realtà di Sottomarina, la spiaggia e tutto il resto.
La Cassa di Risparmio ha previsto tre premi per ogni plesso scolastico, più il primo assoluto andato alla terza I di Sant'Anna. Questo logo rappresenterà l'intestazione dei documenti dell'Asa, Associazione albergatori di Sottomarina, che ha sostenuto l'iniziativa. Quanto ai premi, la giuria li ha assegnati alla 2 I, 1 E e 3 f (rispettivamente primo, secondo e terzo) della scuola Pascoli-Galilei, alla 1 A, 2 B, 2 C della Pellico-Olivi, 2 H, 2 C, 3 I della De Conti, 3 B, 3 A, 1 A della Loredan di Pellestrina . Alla premiazione con studenti, docenti e dirigenti scolastici, il sindaco Romano Tiozzo, gli assessori Nicola Pecchie e Massimiliano Malaspina, il presidente dell'Apr di Venezia, Alessandro Peruch, Renzo Bonivento e Giuliano Boscolo per l'Asa.
G.B.
martedì 20 novembre 2007
Conto alla rovescia per il piccolo museo della laguna sud
Il progetto, nacque qualche anno fa, con l'ultimo Consiglio di Quartiere, rinforzato dal fatto che, l'Associazione "El Fughero" era intenzionata a lasciare proprio all'istituzione tutti i materiali realizzati durante la sua attività, in primis i plastici sulle difese a mare nel corso dei secoli.
Sparito il quartiere, l'eredità è stata raccolta dall'AAII (associazione abitanti in isola), che ha riproposto alla Municipalità il progetto, accettato in toto senza esitazioni. E' stata avviata cosi' una convenzione, e si è dato inizio al lavoro, in collaborazione anche con l'architetto Renato Vidal del Comune di Venezia. Gli ambienti adattati a quello che si profila essere un magnifico percorso di storia dell'isola, sono alcuni locali della ex scuola elementare di S.Pietro in Volta.
Due sono le stanze quasi completate, e che daranno l'avvio all'esposizione: la rosa, dal colore delle sue pareti, che, con una struttura particolare, realizzata in cartongesso, ospiterà i plastici del Fughero, sulla storia delle difese a mare, e la nera, che mostrerà con video ed immagini, l'isola prima e dopo l'alluvione del 66.
Un exscursus storico quindi, che svelerà ai visitatori (il museo è già stato inserito nei circuiti didattici del Comune), il vero volto di quest'isola, realizzato con materiali d'impatto, come foto, video, testimonianze, soprattutto sull'alluvione, e d'ingegno, come appunto i plastici e le ricerche.
«Ma non è finita qui - aggiunge Rossella Favero, dell'AAII - poiché vi è il progetto di ampliare l'esposizione con una sala dedicata alla pesca, la principale attività che da secoli caratterizza Pellestrina ».
Intanto continua la ricerca del materiale, anche multimediale, sugli antichi mestieri che andrà ad aggiungersi a quello numerosissimo già raccolto. «Un ringraziamento particolare - dicono dall'AAII - va alla Municipalità che ha permesso la realizzazione di tutto, ed in particolare al delegato alla cultura, Stefano Stipitivich che ha creduto fino in fondo al nostro progetto e ci ha supportato».
Annalisa Busetto
"L'isola che c'è", Pellestrina nel libro di don Angelo Busetto
venerdì 16 novembre 2007
Ecco perchè il Tar deve fermare il Mose
Il ricorso al Tar del Veneto contro i cantieri del Mose a Pellestrina
è pronto. Il Comune lo sta notificando in questi giorni a tutte le
parti interessate: oltre alla Commissione di salvaguardia e alla
Regione, il Magistrato alle acque, il Consorzio Venezia Nuova, i
ministeri alle Infrastrutture e all'Ambiente. Un malloppo da una
cinquantina di pagine - a firma del professor Federico Sorrentino e
degli avvocati Nicolò Paoletti e Giulio Gidoni - che si chiude con la
richiesta di sospensiva della delibera del 31 luglio scorso con cui la
Commissione di salvaguardia diede il via libera al contestato cantiere
sorto sulla spiaggia di Santa Maria del Mare. E il Tar, ancora prima di
entrare nel merito, dovrà esaminare innanzitutto quest'istanza (in
genere l'udienza viene fissata nel giro di una decina di giorni). Ma su
che cosa si fonda il nuovo ricorso al Tar? Tanti gli argomenti noti:
l'autorizzazione paesaggistica contestata, l'illegittimità di un parere
che di fatto è una sanatoria, la mancanza di una Via statale (c'è solo
quella regionale). I legali del Comune, poi, sollevano anche
un'eccezione di costituzionalità perché la norma attuale non prevede il
potere di veto per il rappresentante in commissione del ministero
dell'Ambiente.
Tutto,
ovviamente, ruota attorno a questo enorme cantiere le cui dimensione
vengono ribadite, a più riprese, nel ricorso: 15 ettari di estensione
per una «piattaforma situata sopra la spiaggia e costituita da una
sovrastruttura (alta 2,60 metri, con bordi alti 3 metri) che si
protende in mare per altri 450 metri, con ulteriore struttura in
avanzamento verso il mare per l'alaggio dei cassoni di circa 200
metri», dove per realizzare i cassoni «ci sarà un movimento di
materiali pari a un milione di metri cubi». Ebbene, per quest'opera che
inizialmente doveva sorgere altrove (Cagliari, Ravenna o Brindisi) e
realizzata invece in un'area soggetta a plurimi vincoli come Pellestrina
non c'è stata una «preventiva autorizzazione paesaggistica». Il via
libera della salvaguardia, in particolare, è arrivato a lavori già
ampiamente realizzati: una sorta di "sanatoria" espressamente vietata -
sottolinea il ricorso - in materia paesaggistica dal Codice dei beni
culturali. Così la commissione non ha nemmeno potuto esaminare i dati
tecnici sull'area prima dell'intervento. Il ricorso, a questo
proposito, cita vari stralci della seduta: la battuta del
rappresentante dell'ambiente, Stefano Boato ("Manca la relazione
paesaggistica, la chiediamo perfino per altane e finestre"); ma
soprattutto alcune dichiarazioni della soprintendente Renata Codello
("Non possiamo avere la sfera di cristallo per dire con certezza oggi
se quei luoghi torneranno a essere paesaggisticamente e
morfologicamente analoghi a quelli liberi", "Non possiamo fare un
processo né ai fatti, né ai tempi, né ai materiali, perché nessuno di
noi sa di preciso quale sia il modo di smaltirli, il modo di smontarli,
cosa resti sotto"). Per il Comune «è evidente la gravità di tali
affermazioni»: «in definitiva la commissione ha autorizzato un cantiere
sulla fiducia, ossia facendo affidamento sull'impegno del Consorzio
Venezia Nuova di ripristinare lo stato dei luoghi, non avendo però
accertato né l'effettiva possibilità di tale operazione, né le
modalità, né i tempi».
Ma
il ricorso ipotizza anche altre violazioni: per la composizione della
commissione di quel 31 luglio a cui parteciparono 3 rappresentanti
della Soprintendenza (anziché 2 o 1) e 2 delle Ulss (anziché 1); per la
mancata Via statale per un'opera contro cui si era espresso sia il
ministero dell'ambiente che la commissione europea (per le direttive
Habitat e Uccelli). Infine c'è la questione dell'illegittimità
costituzionale di una commissione in cui rappresentante del ministero
dell'ambiente (che sul Mose votò contro) non ha il potere di veto per
le materie di propria competenza, a differenza di soprintendenza, Ulss,
vigili del fuoco (che votarono a favore). Su questo i legali del Comune
chiedono che si esprimi la Consulta. Ma la decisione spetta al Tar.
Roberta Brunetti
martedì 13 novembre 2007
«Per Cacciari l'ultimo tentativo di danneggiare Venezia»
Lunedi' 12 Novembre 2007
Il governatore Giancarlo Galan contesta al sindaco il ricorso al Tar per bloccare i cantieri del Mose. «E dire che aveva assicurato che non si sarebbe mai più opposto al progetto!»
L'accordo Galan-Cacciari per far fuori il presidente della Biennale era solo un episodio isolato nell'ambito di una guerra tra i due che prosegue ormai da lustri. Lo evidenzia il fatto che, non appena si torna a parlare di Mose (il sistema di dighe mobili per isolare la laguna in caso di alta marea superiore ai 110 centimetri), si ritorna alla trincea. La decisione della giunta guidata da Massimo Cacciari di impugnare la sostanziale "sanatoria" della Salvaguardia al gigantesco cantiere in cemento di fronte all'isola di Pellestrina , è stata il pretesto per dissotterrare l'ascia di guerra. L'inchiesta del Gazzettino sul degrado di Porto Marghera, oggi ridotta a rifugio di clandestini e disperati, ha offerto a Galan un'ulteriore occasione per riprendere le bordate contro un'amministrazione che egli accusa di non saper decidere, senza ricordare però che le sue dichiarazioni sulla chimica da tre anni a questa parte hanno contribuito ad alimentare quell'aria di incertezza e di disinvestimento che si respira anche tra gli stabilimenti in attività.
«È un ultimo tentativo per far danno - ha affermato ieri il governatore del Veneto - non saprei cos'altro dire nel commentare la notizia che il Comune di Venezia ha deciso di opporsi al via libera concesso dalla Commissione di salvaguardia a proposito dei cantieri del Mose. Ecco perché adesso ci troviamo di fronte all'ultimo tentativo di chi non vuole capire che così facendo fa solo il danno di Venezia e lo fa colpendo a morte la credibilità politica della maggioranza che guida quel Comune».
La decisione di impugnare il parere favorevole della Salvaguardia con cui si dava il via libera alla piattaforma di 15 ettari - tutta in cemento e già in costruzione - a Santa Maria del Mare ha destato abbastanza scalpore. Dopo il sì della Commissione del 31 luglio e il lungo silenzio che lo aveva seguito, il discorso sembrava chiuso. Invece, venerdì la Giunta veneziana ha approvato all'unanimità l'impugnazione di quell'atto a pochi giorni dalla scadenza del termine, invocando la lesione delle prerogative del Comune in campo autorizzativo. Quel cantiere esteso per 15 ettari serve per la prefabbricazione dei giganteschi cassoni in cemento armato che saranno affondati nelle tre bocche di porto e dovranno ospitare le paratoie mobili, ma sorge su un luogo soggetto a triplice vincolo paesaggistico. Il provvedimento era passato con l'assicurazione che l'opera è provvisoria e la situazione preesistente sarebbe stata ripristinata al termine dei lavori. Su questa possibilità, però, i pareri non son certo concordi.
«Non si sa se piangere o ridere - ha proseguito Galan - leggendo che il Comune si rivolge al Tar pur di accontentare la sua componente fondamentalista. E dire che il mio amico Cacciari aveva detto, dopo il famoso ultimo Comitatone, di non voler più opporsi alla realizzazione del Mose. Se solo penso - conclude - al senso di responsabilità politica dimostrata dalla Giunta di Venezia, con questo suo ultimo tentativo di causare un danno gravissimo a Venezia e alla sua laguna, non posso che temere il peggio anche per il futuro di Porto Marghera, le cui condizioni di orribile degrado sono state evidenziate proprio ieri dal Gazzettino».
Michele Fullin
domenica 11 novembre 2007
Mose, il comune ricorre al Tar
Così il Comune si è preso tutto il tempo utile: i 60 giorni normalmente previsti per l'impugnazione davanti al Tar, più il mese e mezzo ulteriore legato alla sospensione dell'attività giudiziaria dal 1. agosto fino al 15 settembre. In queste ultime settimane, in particolare, si sono moltiplicati gli incontri tecnici per valutare la fattibilità di quest'azione legale. Approfondimenti che devono aver convinto la Giunta a dare il via libero definitivo al sindaco per impugnare. «I motivi sono noti - ribadisce Calligaro - riteniamo di essere di fronte a una lesione grave delle prerogative in campo autorizzativo dell'ente Comune». Sotto accusa, dunque, la procedura. Ma il parere favorevole della salvaguardia, come noto, era stato criticato anche nel merito, per l'impatto di quello che è stato definito il "cantiere più grande d'Europa": una piattaforma di 15 ettari ricoperta di cemento, sulla quale saranno costruiti i cassoni, in una zona super vincolata come la spiaggia di Santa Maria del Mare. Il via libera del 31 luglio, tra l'altro, era arrivato a maggioranza: a favore, tra gli altri, la Soprintendenza; contro ministero dell'Ambiente e Comune.
Cacciari, all'epoca, aveva tuonato: «La decisione della commissione di salvaguardia mi appare semplicemente incomprensibile perché siamo di fronte a un intervento che con assoluta evidenza modifica profondamente e permanenetemente lo stato dei luoghi, che doveva essere sottoposto a una valutazione di tipo paesaggistico e ambientale. La decisione assunta dalla salvaguardia, che spesso di segnala per il rigoroso, a volte addirittura "punitivo" ossequio delle norme nei confronti del comune cittadino, rappresenta l'ennesimo atto che intende sanare a posteriori ciò che non era stato autorizzato, nè potrebbe risultare sanabile ai sensi delle vigenti leggi. Il Comune è deciso a far valere il proprio punto di vista in ogni sede a tutela anche delle sue specifiche e non surrogabili competenze». Questione spinosa su cui ora si dovranno esprimerere i giudici del Tar.
Roberta Brunetti
sabato 10 novembre 2007
La nuova ala del cimitero invasa dalle pantegane
La loro "comparsa" è avvenuta quest'estate sull'arenile, grazie anche alla complicità involontaria di qualche maleducato che lasciava resti di cibo sulle dighe o sulla spiaggia. Venne fatta una disinfestazione e la situazione si è calmata per un po', ma da qualche tempo topi e pantegane sono ricomparse, e le segnalazioni sono sempre più frequenti, come sempre più frequente è vederle schiacciate per la strada lato mare.
Vengono dalla spiaggia? Dagli orti? Dai terreni incolti? In isola mai come quest'anno si era notata la loro presenza. E, soprattutto, mai in cimitero. «Noi veniamo qui a pregare e a curare i nostri morti - afferma un'anziana signora -. I nostri cimiteri sono giardini, e ci sembra uno sfregio vedere in questo posto animali del genere».
Annalisa Busetto
L'immobilismo politico del Comune
martedì 6 novembre 2007
Scritte sui muri del planetario in lungomare D'Annunzio. E a Pellestrina presi di mira i lampioni
Episodi analoghi a Pellestrina . Qui danneggiamenti si sono registrati ai lampioni dell'illuminazione pubblica che sono finiti in frantumi, mandandoli fuori uso. Probabilmente si tratta di bravate commesse da gruppi di ragazzi per concludere una serata in compagnia. La situazione, sempre più ripetuta, ha però spinto il presidente della municipalità Giovanni Gusso, visibilmente amareggiato per quanto accaduto, a fare un appello ai cittadini sul comune senso di responsabilità. «Ci sono rimasto male - ha sottolineato il presidente - come comunità del Lido e Pellestrina siamo chiamati tutti ad uno scatto in avanti e salto di qualità ulteriore. Non può essere, dai furti dei fiori ai danneggiamenti, che periodicamente ci siano queste situazioni».
domenica 4 novembre 2007
Lido e Pellestrina tornano alla carica
E al Lido c'è chi vedrebbe di buon occhio anche l'ingresso all'interno del Comune di Cavallino-Treporti, piuttosto che rimanere legati al centro storico.
A dirlo è l'avvocato Francesco Mario d'Elia, leader del movimento per l'autonomia del Lido.
«Il Lido - ribadisce d'Elia - avrebbe tutti i requisiti per rendersi Comune autonomo. Voglio ricordare che c'è già, depositato in Regione, da parte del sottoscritto, un progetto di legge d'iniziativa popolare per indire un referendum sulla separazione del Lido. Questo è il primo passo per avviare l'iter e raccogliere le 5mila firme per richiedere il referendum. Il concetto è semplice: già Venezia, centro storico, è diventata ormai periferia estrema di Mestre e della sua terraferma, figurarsi il Lido che è ormai diventato l'ultimo "fronte dell'impero". Teniamo presente, infine, che il Lido ha sempre avuto uno spirito autonomista, tanto che, in occasione dell'ultimo referendum per la separazione di Venezia e Mestre, è stato l'unico quartiere dove hanno vinto i "sì". Questo segnale vuol certo dire qualcosa».
Se non sarà possibile l'autonomia, almeno l'ingresso nel Comune di Cavallino.
«Stiamo studiando - riprende d'Elia - se, dal punto di vista burocratico e amministrativo, ci sono gli estremi per realizzarla. Istituire così il Comune de "I Lidi di Venezia"». Anche a Pellestrina , dalla delegazione di zona, si respira un po' di malumore per l'accorpamento con la municipalità del Lido. Il presidente di delegazione di zona Domenico Gorin, (Forza Italia) promette novità per il 2008. «Ora staremo a vedere l'evolversi della situazione - sottolinea Gorin - il prossimo anno agiremo di conseguenza. Nella Municipalità del Lido non ci sentiamo molto considerati, ma, dopo aver lanciato più volte questo grido d'allarme, sempre inascoltato, ora non è più il tempo dei proclami. Bisogna solo entrare in azione. «La nostra isola - dice - non ha paragoni con il resto d'Italia, qui è quasi impossibile fare politica. Ho già inviato la mia relazione a Ca' Farsetti, sostenendo che, a mio modo di vedere, le Municipalità e rispettive Delegazioni, non servono a nulla».
Lorenzo Mayer