Dal Massachusetts a Pellestrina il workshop di due settimane insieme ai ragazzi dello Iuav
Osservare il Mose e studiare le sfide
ingegneristiche e il cambiamento climatico che implica il progetto:
questo l’obiettivo del workshop intensivo che ha impegnato per due
settimane a Pellestrina dieci studenti del Massachusetts Institute of
Technology (Mit), guidati dai docenti Paola Malanotte Rizzoli e Andrew
Whittle (MIT) e sette dello Iuav , guidati dalla docente Laura Fregolent
.
La tecnologia del Mose è stata comparata con circa 15 grandi
barriere mobili in tutto il mondo. Gli studenti del MIT hanno cercato di
capire se e quanto la “lezione del Mose” potrebbe essere utile anche
negli Stati Uniti, considerando che Boston sta valutando l’opportunità
di costruire una barriera di quattro miglia per ridurre il rischio di
inondazioni e contenere l’effetto dei cambiamenti climatici.
Gli
studenti hanno lavorato in gruppi multiculturali e multidisciplinari,
passando attraverso il lavoro sul campo e la raccolta di dati. Un gruppo
ha formato un think tank per sviluppare strategie di ripopolamento,
formulando piani per rinnovare gli spazi urbani con le tecnologie
contemporanee.
Un gruppo ha prodotto un’analisi statica e
spaziale del rischio di alluvione nella laguna veneziana e ha analizzato
i dati storici per creare proiezioni per gli anni 2050 e 2100. Un terzo
gruppo ha costruito ampie mappe e condotto interviste per analizzare a
fondo il contesto ed esplorare l’impatto e la percezione del progetto
Mose tra gli abitanti di Pellestrina.
Dei dieci studenti del Mit che hanno partecipato al workshop, otto hanno deciso di continuare la loro
ricerca per un ulteriore periodo di due mesi. Alloggiati da Iuav e dal
Consorzio Venezia Nuova, hanno continuato a lavorare su modelli
statistici meteorologici, problemi urbani e prototipazione di un
impianto elettrico per controllare i portali Mose.
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