Luca Mizzan (Museo di storia naturale): «La laguna si sta trasformando,
non c’è da stupirsi» Orate, testuggini, persino foche e un tonno, alghe
giganti: cambia la flora e la fauna
L’ecosistema lagunare sta mutando e per
molti non è un segreto. Negli ultimi anni soprattutto pescatori e
appassionati di attività subacquea hanno visto modificarsi la laguna
veneziana, tra specie che si sono ridotte e altre che hanno iniziato a
occupare sempre più spazio. La scorsa settimana è scattato sulle spiagge di Lido e Pellestrina un allarme meduse per colpa del cosiddetto “polmone di mare” (rhizostoma pulmo), ma dietro a tutto questo non c’è il solo cambiamento climatico.
«L’innalzamento delle temperature o l’acqua più pulita sono solo modi semplicistici di spiegare la cosa», afferma Luca Mizzan, direttore del Museo di Storia Naturale di Venezia. «C’è tanto da dire e moltissimi aspetti ancora da capire completamente».
Come si può provare a spiegare il cambiamento?
«Negli ultimi quindici anni abbiamo visto mutare molti aspetti. I lavori per le dighe mobili del Mose hanno cambiato spazi e correnti alle bocche di porto e
così pure la creazione della soffolta (diga sommersa) davanti a quasi
tutto il litorale. L’escavazione dei canali ha fatto il suo e il
risultato è che le specie che un tempo prediligevano la laguna tra fango
e sabbia, ora stanno per essere soppiantate da altre che vivono più tra
gli scogli. Perfino i ricci di mare sono in aumento».
Tra biologi marini discutete delle modificazioni ambientali?
«Certamente. E continuiamo a raccogliere campioni e informazioni utili.
Le cause sono molte e vanno dal clima alle correnti, dalle temperature
alla presenza o meno di predatori diretti. Ma una teoria precisa non è
fattibile».
La laguna è a rischio nel suo complesso?
«Diciamo che si sta trasformando in un golfo di mare. I cambiamenti ambientali sono stati numerosi negli ultimi anni».
Qualche esempio?
«Tutti a Venezia conoscono i passarini, pesci simili alle sogliole. Bene: questi in laguna sono quasi scomparsi. Dove si pescavano una volta le mormore, ora ci sono quasi solo orate, e anche tante. E un maggior numero di orate crea il calo della popolazione di seppie,
perché ne sono un predatore incallito. E la gente si è accorta pure di
questo. A volte riceviamo delle segnalazioni di presenze che neppure
riusciamo a comprendere tra telefonate o disegni alla buona fatti dalle
persone. Una volta archiviavi dopo una vana ricerca, ora non lo puoi più
fare. Pensiamo alla foca delle ultime due estati: si credeva a uno
scherzo e invece era vero. Ma pure alla megaptera segnalata al largo in
mare, e poi prontamente verificata. In Adriatico balene e foche non sono
proprio comuni, eppure ci sono arrivate, ma sul bacàn hanno rinvenuto
perfino degli esemplari già morti di razze con un pungiglione».
Un tempo si urlava di stupore per un delfino, oggi si vede davvero di tutto.
«È una situazione in continua evoluzione. Basti pensare alle alghe: chi aveva mai visto un sargasso fino a dieci anni fa in laguna? Ora li trova ovunque lungo
le fondamenta veneziane e delle isole, e si estendono anche per 2-3
metri. Ma è lo stesso discorso delle alghe giapponesi che raggiungono
anche i 4-5 metri e si sviluppano invece dal fondo alla superficie. Le
vedi e pensi ci sia bassa marea, invece non è così».
Altre specie particolari notate di recente?
«Penso ai gronghi, alle castagnole o ai saraghi pescati in vari punti
dentro la laguna o fuori tra le soffolte. Ci sono anche molti più
branzini, anche in inverno, e ormai c’è gente che si è trasformata in
pescatore professionista. Ma davanti a Santa Maria del Mare, in piena
laguna, in mezzo metro d'acqua hanno pescato pochi mesi fa anche un
tonno di due quintali lungo quasi due metri».
E le meduse non sono da meno.
«Il fenomeno degli ultimi giorni è di sicuro anomalo, ma nel contesto
di quel che vediamo non c’è da stupirsi. Le rhizostoma pulmo, i polmoni
di mare, li abbiamo notati anche in laguna già ad aprile con l’acqua
fredda. Una volta comparivano in agosto con l’acqua molto calda, poi
sono proliferati. Raggiungono le dimensioni anche di 60 centimetri e
possono pesare fino a 15 chilogrammi. Con le forti correnti entranti
alle bocche di porto le abbiamo viste perfino di fronte a Sant’Alvise,
Fusina o alla Giudecca. Non hanno predatori diretti a queste latitudini:
la tartaruga liuto o il pesce luna sono rari. Quindi la loro fioritura
può diventare inarrestabile».
Sono pericolose?
«Possono essere leggermente urticanti, ma solo se una persona se le
spalma addosso. Se ti sfiorano non provocano eritemi: a riva sono già
morte o moribonde. Poi in questi giorni ci sono pure le cosiddette
meduse quadrifoglio (aurelia aurita), della dimensione di un piattino,
del tutto innocue. Verso agosto c’è invece il solito rischio di
incappare in altre specie più dolorose in caso di contatto».
Nulla di cui aver comunque paura.
«La gente magari si ricorda di essere stata punta e allora pensa che
più grande è una medusa e più pericolosa può essere. Invece non è
proprio così. A Jesolo, tempo fa, alcune persone rimasero bloccate su
una piccola piattaforma per i tuffi ancorata di fronte alla riva, poiché
circondate dalle rhizostoma pulmo. Furono recuperate dalla Guardia
costiera...».
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