Ha lottato contro la malattia e ha
voluto restare nella sua casa di Pellestrina fino all’ultimo, in quella
isola dove tutto è cominciato e dove il cantiere che portava il suo nome
è stato un riferimento per molti. Davino De Poli lo ricordano in tanti,
in queste ore. «È sempre stato una forza motrice, peccato che il giusto
riconoscimento arrivi solo dopo la morte», spiega un figlio a nome
della famiglia. «I fatti raccontano quel che lui ha rappresentato a
livello imprenditoriale e per l’isola, riuscendo a costruire in un
fazzoletto di terra navi da 17 mila tonnellate, non solo vaporetti come
qualcuno pensa. Nei momenti di difficoltà lo hanno spesso lasciato solo.
Abbiamo perso un pilastro della nostra famiglia, ha avuto sempre una
grande forza d’animo, capace di fare la differenza nonostante i colpi
bassi subiti. Davino era un sognatore e per molte ragioni crediamo che
abbia fatto bene a seguire questo istinto, riuscendo a rendersi un punto
di riferimento per noi e per molti altri».
Il presidente della
Municipalità di Lido e Pellestrina, Danny Carella, aggiunge: «Davino De
Poli è stata una persona che ha fatto la storia di Pellestrina negli
ultimi decenni, fino alla chiusura del cantiere navale. Sono umanamente
molto dispiaciuto». Infine Alessandro Scarpa ‘Marta’, consigliere
comunale delegato per le isole. «La morte di Davino De Poli è una grave
perdita per la nostra isola», commenta. «Vanno ringraziati lui e la sua
famiglia per quello che hanno dato non solo a livello personale, ma per
tutto ciò che
il cantiere navale ha rappresentato per l’isola, con una ricaduta
positiva che per decenni hanno ricevuto bar, ristoranti, chi affittava
alloggi e soprattutto i residenti. Centinaia di pellestrinotti hanno
lavorato alla De Poli, me compreso per 5 anni appena finiti gli studi». (s.b.)
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