Chiesta la rimozione dei pezzi della nave che si arenò nel 1978
A volte ritornano, ma se si tratta dei pezzi di un relitto che
riemergono dalla sabbia in spiaggia, la cosa si fa pure
preoccupante. È ciò che da qualche giorno accade a Pellestrina, proprio
lungo l’arenile alle spalle del centro abitato. Lì nel lontano 1978
si era incagliato un mercantile greco, il Chios Aeinaftios. Adagiato
sulla murata di dritta, c’è rimasto per oltre una decade, quasi a
voler caratterizzare il degrado di una spiaggia che a quel punto
ricordava più fantasmi che estate giocose tra le onde. I lavori del
Magistrato alle Acque per il rifacimento e la messa in sicurezza
della spiaggia di Pellestrina avevano eliminato questo problema. Almeno
in apparenza, perchè se è vero che il relitto era scomparso,
rimosso per la precisione, nessuno si sarebbe mai immaginato che
l’erosione da record che in questi anni ha contraddistinto
l’arenile di questa isola, avrebbe finito con il riproporre una mattina
di febbraio i resti della chiglia del mercantile ellenico.
Arrugginiti, taglienti, sostanzialmente pericolosi. Tra la sabbia e
le onde sono rispuntati in maniera chiara e aggressiva. C’è ben poco da
stare tranquilli, perchè finirci sopra non deve essere per nulla
piacevole. Ma qui non c’è di mezzo lo Schettino di turno o la nave da
crociera di dimensioni tali da fare ombra su Pellestrina, bensì
parecchi metri di acciaio senza forma che ora i residenti vorrebbero
veder sparire. Immediata ieri è partita una interpellanza al sindaco
Orsoni da parte del consigliere comunale Alessandro Scarpa Marta,
uno che quel relitto se l’è visto davanti ogni giorno per molti anni,
abitando proprio a Pellestrina. «Chiedo che la zona venga messa in
sicurezza al più presto», scrive, «e di attivarsi verso gli enti
competenti per capire chi ha fatto i lavori di demolizione in
questo modo». Simone Bianchi
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