«Il Comune è citato solo in quanto gli è stato comunicato ufficialmente il ricorso come soggetto interessato - spiega Angelo Pozzan, già avvocato civico che, insieme a Alfiero Farinea è uno dei legali che ha preparato l'atto - il ricorso del Wwf in realtà è molto simile a quello del Comune e se ne differenzia perché è maggiormente puntato sulla tematica ambientalista».
Il Wwf , quindi, si concentra sul carattere vincolato della zona di Santa Maria del Mare, area protetta anche in quanto sito di interesse comunitario. Il punto nodale però è lo stesso del ricorso del Comune. Cioè l'ipotesi che la delibera della Commissione di salvaguardia fosse illegittima in quanto emanata successivamente all'inizio dei lavori. In caso venisse accolta la richiesta dei ricorrenti, il Comune sarebbe autorizzato ad emettere un atto di sospensione urgente dei lavori che, a quel punto, sarebbero abusivi.
«Mi auguro che il Tar decida in tempi brevi - conclude l'avvocato Pozzan - altrimenti si rischia di intervenire quando è troppo tardi». Altri ricorsi del Wwf contro il Mose erano stati respinti dal Tar nel maggio del 2004, dopo un iter lunghissimo e complesso. Il primo ricorso era già stato presentato nel 2001 contro la decisione del Comitatone di dare l'ok ai lavori alle bocche di porto. A questo ricorso se ne aggiunsero altri tre presentati insieme a Italia Nostra, Lipu e altre associazioni, sulla decisione del Cipe di inserire il Mose tra le opere strategiche, sulla mancanza di Via nazionale e su altre delibere minori.
Dopo vari rinvii l'udienza era stata fissata nel febbraio 2004. Ma la decisione slittò di nuovo a maggio e fu sfavorevole per le associazioni ambientaliste.
Pierluigi Tamburrini
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